Il maresciallo Ercole Lo Piccolo

Serie: Le rose e le rouge


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Valentina continua a riordinare gli appunti della storia di Clara. Un racconto della sua infanzia in classe con Biagio, interrotto bruscamente da una telefonata di Viola, sorella di Rosa, preoccupata perché non riesce a sentirla da alcuni giorni.

Valentina aveva trascorso la notte insonne, passando dal letto al bagno e dal bagno alla cucina. Ed era stata in ansia tutta la mattina. Rischiando di perdere il posto di lavoro, aveva chiuso il chiosco mezz’ora prima del solito per precipitarsi alla stazione dei carabinieri. Percorrendo quel breve tratto di strada, uno dei dubbi che l’avevano angosciata durante la notte era diventato un atroce sospetto. Da quando Rosa era sparita non si era più visto neanche Carletto che, con una scusa o con un’altra, passava spesso nei pressi del cimitero, per tentare nuovi approcci con la sua amica o chiedere di lei quando non c’era. Le era tornata in mente una frase del giorno in cui Rosa stava inforcando la bici per andare via, mentre lui si stava arrivando.

«Perché scappi sempre? Tanto prima o poi ti acchiappo» le aveva detto con un sorrisetto malizioso.

Un altro sospetto che l’aveva tormentata a lungo era stato il comportamento di Carmelo, figlio del barista napoletano, noto “Cinese”.

L’ultima volta che era stata in quel bar il ragazzo l’aveva fissata di sottecchi in modo strano; oltretutto quel giorno era arrivato in ritardo, con la camicia un po’ slacciata. Un particolare a cui Valentina non aveva dato importanza era il polsino destro senza il bottone. Lo aveva notato quando il padre gli aveva intimato di mettersi a posto la camicia.

Nel paese lo consideravano un mezzo scimunito: non aveva amici, non aveva una ragazza e la domenica sera, quando il bar era chiuso, si sedeva in piazza tra i vecchietti.

Riflettendo e temendo il peggio, Valentina era arrivata davanti all’ufficio del maresciallo Ercole Lo Piccolo. Lui aveva spento la radio e subito dopo l’aveva invitata ad accomodarsi.

«Le piace Vivere?» le aveva chiesto con enfasi.

«Beh, sì, certo.»

«E La solitudine

«Dipende» aveva risposto lei perplessa.

«Scommetto che Roma le piace.»

«… Certo.»

«È brava la Pausini.»

Valentina avrebbe voluto replicare che preferiva Giorgia ma, non le sembrava il caso di contrariare il comandante.

«Dunque, mi dica.»

Valentina aveva riferito la situazione che si era verificata negli ultimi tre giorni; ormai quasi quattro. Quattro giorni in cui non aveva visto, né sentito la sua cara amica Rosa. E che in casa sua non c’era nessuno, aveva detto al comandante. Lei era andata a controllare quando Viola, che stava a Roma, l’aveva chiamata disperata perché non riusciva a mettersi in contatto con la sorella.

«Si è fatta qualche idea? Ha dei sospetti?»

Valentina si era trattenuta: prima di riferire i suoi dubbi a quell’uomo in divisa che si era divertito a farle quel giochetto sulla Pausini,  preferiva fare lei stessa degli accertamenti.

«Dopo quel messaggio sulle iacche… iacche che?»

«Jacarande.»

«Dopo ha provato a richiamarla?»

«113 volte, maresciallo.»

«E perché non ha chiamato il 112?»

«Inizialmente ho pensato che la mia amica stesse studiando per la tesi di laurea o fosse in giro per alberi.»

«In giro per alberi?»

«Sì, lei ha la passione per le piante: le osserva, le abbraccia e… ci parla.»

«Quindi la sua amica non è una persona normale. E un po’… picchiatella.»

Valentina le ripeteva spesso “tu sei tutta matta”, ma che lo dicesse il maresciallo, con quell’atteggiamento di superiorità da campione esemplare dei normali non le piaceva proprio.

«No, maresciallo, mi perdoni, ma Rosa, la mia amica, è semplicemente una persona sensibile, amante della natura, dei fiori, degli alberi… E le dirò di più: è una persona molto empatica che riesce a sentire, oltre le apparenze, ciò che provano le persone, quando parlano con lei. Non ho mai conosciuto una ragazza così… Come posso spiegarle? Così capace di comprensione e di compassione.»

«Ho capito: “una santa”. Santa Rosa di bidda nosta.  Comunque faremo dei controlli, non si preoccupi. Appena rientra la pattuglia darò disposizioni, tranquilla. Tenga conto, però, che dispongo di pochi uomini. Il primo maggio saranno quasi tutti impegnati a presidiare la sagra di Sant’Efisio. Comunque stia serena, vedrà che la sua amica, dopo qualche altro girotondo intorno a qualche fusto di Pino, giovane e bello, torna a casa.»

Valentina era uscita dalla caserma con un furore che rasentava l’ istinto omicida, tenuto a freno a stento dalla sua capacità razionale residua.

Non aveva ancora pranzato e la sua pancia stava borbottando; avrebbe potuto fermarsi a prendere un tramezzino al bar, ma aveva preferito svoltare, accelerando il passo, verso il Corso Goretti.

Il cancelletto era chiuso con un catenaccio e le persiane, in pieno giorno, erano tutte chiuse. Forse Rosa era tornata ed era andata via di nuovo, chiudendo il cancello con catena e lucchetto. Era rimasta per qualche minuto ad osservare meglio la facciata della casa: una piccola plafoniera sopra la porta d’ingresso sembrava accesa. L’intensa luce solare si confondeva con quella artificiale molto più flebile.

Valentina aveva scavalcato il muretto sormontato da una ringhiera in ferro e, con un’agilità da Olio Cuore, in un attimo si era ritrovata davanti alla porta. Le suole delle scarpe avevano scricchiolato come se ci fosse della sabbia sul pavimento. Che quella pazza se ne fosse andata al mare, senza avvisarla… aveva pensato per un momento. Subito dopo, attraverso una delle pareti laterali aveva sentito il rumore di uno scroscio d’acqua. Quindi aveva ragione: qualcuno c’era dentro casa. Chi, se non Rosa? aveva concluso Valentina, mentalmente.

Si era attaccata al campanello, ma nessuno si decideva ad aprirle. Sarebbe rimasta lì fino all’alba del giorno dopo, se fosse stato necessario. Avrebbe potuto chiamare l’erculeo Lo Piccolo per forzare la porta, ma piuttosto che rivolgersi a lui, in quel momento avrebbe preferito chiedere aiuto persino a Giangi, il giornalista del D × D, suo rivale. Quando si era stancata di stare in piedi si era seduta sul pavimento sabbioso del pianerottolo e aveva iniziato a dare colpi alla porta, con calci e pugni.

«Apri Rosa, tanto lo so che sei lì.» Poi aveva riprovato a chiamarla col cellulare. «Il numero da lei selezionato è inesistente o al momento non raggiungibile».

Che il campanello fosse guasto? Quindi si era spostata verso la finestra della camera da letto di Rosa. Aveva infilato il naso tra le fessure delle persiane per sbirciare meglio. C’era un barlume di luce che proveniva da un’altra parte della casa.

Serie: Le rose e le rouge


Avete messo Mi Piace4 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. “Comunque stia serena, vedrà che la sua amica, dopo qualche altro girotondo intorno a qualche fusto di Pino, giovane e bello, torna a casa.”
    Io, personalmente, a questo maresciallo darei uno schiaffone in piena faccia.

    1. Eh già. Poi qualcuno dice sia colpa delle donne che non sporgono denuncia, quando accadono le tragedie, come se fra tante vittime di violenza molte di loro non avessero segnalato, denunciato e chiesto protezione, invano.

  2. Cara Maria Luisa, sono sinceramente spiazzata da questo episodio che a tutti gli effetti, non mi diverte per niente. Nel senso, naturalmente, che ho vissuto in maniera empatica tutte le ansie di Valentina. Hai descritto davvero bene quello che troppo spesso accade: cioè il fatto che quando una persona è in pericolo, si tende piuttosto a minimizzare o addirittura a non ascoltare. Io non lo so come finirà e starò sulle spine fino a quel momento, però vivo e faccio mia la paura dell’amica. Sai una cosa? Vorrei avere il libro fra le mani per poter svoltare pagina e leggere il seguito! Un episodio che si discosta dai precedenti e una storia che si dirama su vari piani narrativi. Davvero brava

    1. Grazie Cristiana, anch’io vorrei vedere al più presto, sullo schermo del mio PC, i prossimi sedici (?) episodi ben definiti, con un’epilogo che sia efficace nel dare un senso compiuto a questa storia tra il rosa e il rosso. Devo, però, districare ancora molti nodi dei fili con cui continuare a tessere la trama. Le poche idee confuse che avevo quando ho iniziato la serie, a volte sfumano o cambiano, mentre continuo ad elaborare e a scrivere altri episodi.
      Sul maresciallo Lo Piccolo la prima idea vaga era di inserire qualche battuta tipica del vasto repertorio di barzellette sui carabinieri, parafrasandone una delle tante. Poi, però, miscelando vari elementi reali di cronaca e di esperienze vissute, é venuto fuori questo personaggio che ancora non si sa bene se “ci é o ci fa”. In tutto i casi, anche stavolta, le tue considerazioni mi saranno d’aiuto, e non soltanto come supporto psicologico. Leggendo le vostre sensazioni trovo spesso l’ispirazione per aggiungere qualche altro elemento che non avevo previsto, oppure colgo suggerimenti, volontari o involontari, per ulteriori modifiche in corso d’opera. Ancora grazie, quindi, per tutto.
      🙏

    1. Ciao Arianna, grazie. Spero di poter continuare, se non altro, almeno a destare un po’ di curiosità e, magari, tra un episodio un po’ amaro e un altro più dolce, anche qualche sorriso.
      Un abbraccio.

  3. Il dialogo con il maresciallo mi ha ricordato su voce a volte è proprio difficile farsi prendere sul serio…
    Già dell’episodio precedentee avevo sospettato che Carmelo fosse coinvolto nella scomparsa di Rosa, o forse c’entra Carletto?
    Che è successo?
    Sto sperando a una “fuga” consapevole, per non temere il peggio…

    1. I femminicidi e la violenza di genere sono delitti, ormai, quasi quotidiani,
      ma… speriamo bene. Una pazzerella come Rosa, sempre attratta dai fusti secolari, potrebbe essersi persa in una bosco; oppure… ha incontrato il lupo cattivo. Staremo a vedere.
      Ciao Irene, un abbraccio.