
Il mio scoop
Scrivere della morte di un ragazzo è morale o no?
Gioire della morte di un ragazzo è morale o no?
Trovare lavoro grazie alla morte di un ragazzo è morale o no?
Negli ultimi giorni mi sono fatto molti scrupoli, ma per capire le radici dei miei dubbi bisogna fare un passo indietro.
Fra il 2012 e il 2013 vissi un periodo di crisi con il softair e nelle estati di quei due anni giocai a softair in un club di Cunardo (per chi non lo sa, è un comune nella parte nord della provincia di Varese): l’A-Team Tre Valli. Lì conobbi e scambiai qualche parola con un ragazzo tosto: si chiamava Benjamin, nome per esteso Benjamin Giorgio Galli.
Torniamo al 2022. Martedì 20 settembre, nel primo pomeriggio, ero su Facebook e vedo un ragazzo di questo club (l’ex presidente) che fa un commento a una foto di gruppo di softgunner che risale a dieci anni fa.
Perché?
Mi sento curioso, do un’occhiata, vedo un commento di tale Gabriel Galli che annuncia che suo figlio è morto in Ucraina.
Lo leggo e lo rileggo perché il commento è strano, non si capisce bene, oltretutto suo figlio non lo vedevo da anni, non ce l’avevo neppure come amico su Facebook.
Cerco su Google notizie in più, ma non ne trovo. Decido di scrivere al direttore di Varese Noi (un giornale online) che lo conosco. Gli dico cos’ho scoperto, gli chiedo se è interessato a che io scriva un articolo a riguardo.
Mi dice di sì.
Per buona parte del pomeriggio lo sento via Messenger, ci scambiamo una telefonata col cellulare, alle 16:50 pubblica un articolo a mia firma (ovvio mi ha domandato se lo permettevo) scritto da lui ma con le informazioni che gli ho fornito.
Vado nel panico. Vigliacco come sono, mi faccio problemi. Non è che sarò denunciato? Non è che sarò minacciato? Non è che la mia vita si rovina? Alle 19:30 vedo il TGR e il servizio d’apertura è la news che ho trovato con proprio le stesse informazioni che ho fornito a Varese Noi.
Dopo, anche il TG La 7 ne parla, ma con più informazioni, cose che non avevo trovato.
Tutto bene. Tutto bene? Invece no, quella notte non dormo, decido di non continuare a collaborare sennò finisco male.
Alcuni amici mi convincono che io non ho fatto nulla, ho solo trovato un’informazione e così, adesso, collaboro con Varese Noi (non so quanto a lungo durerà) e ho la soddisfazione che del mio scoop ne hanno parlato non solo in tutta Italia, ma anche in Olanda (Benjamin si era trasferito nei Paesi Bassi) e in Brasile.
Cosa devo fare? Devo gioire? Ma è immorale. Non so come comportarmi…
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Credo che il compito di un giornalista sia quello di far conoscere un determinato accadimento, non ha potere sul fato. Non si tratta di speculazione, solo di una notizia (che deve essere trasmessa nel tono giusto) che può arrivare alla persona giusta: un amico, un conoscente, qualcuno che porta nel cuore un ricordo da onorare.
Poi ho cambiato idea perché pure un tizio che conosco (e non capisce nulla di giornalismo) mi ha detto la stessa cosa. Grazie del commento!
Questo tuo racconto Kenji – che sia vero o no, non importa – mi è piaciuto. più personale, più coinvolgente, meno freddo e distaccato dei tuoi libriCK precedenti che ho letto finora. Come se avessi percepito, non solo le tue abilità tecniche di scrittura e le tue conoscenze in materia di storia e di guerra, ma anche un piccolo tassello della tua grande anima sensibile. Bravo Kenji.
No, la storia è vera, se cerchi su Google Benjamin Galli vedrai articoli riportati da tutti i giornali e il primissimo articolo è delle 16:50 di martedì 20 settembre firmato da me: https://www.varesenoi.it/2022/09/20/leggi-notizia/argomenti/varese/articolo/foreign-fighter-varesino-di-27-anni-muore-in-ucraina-se-ne-e-andato-da-eroe.html
Lo leggero` volentieri.
Gioire non lo so, ma direi essere riconoscente. Riconoscente per il suo coraggio e riconoscente a te per aver scovato la sua storia e averla fatta conoscere a tutti
Hai ragione