
Il Nono Segno
Serie: Uccello di Tuono
- Episodio 1: Scosse
- Episodio 2: 7th Street
- Episodio 3: Wakinyan Tanka
- Episodio 4: La Strada del Cielo
- Episodio 5: Le Colline Nere
- Episodio 6: Chapel
- Episodio 7: Rushmore
- Episodio 8: Nuvola Rossa
- Episodio 9: Badlands
- Episodio 10: Il Nono Segno
STAGIONE 1
Era inusuale vedere dei poliziotti lassù.
Rick, in piedi davanti alle volanti, discuteva con l’ispettore, uno smilzo dall’aria sveglia, giacca cravatta e un dossier in mano di quelli usati per gli schedari.
– Deckard, non posso. Stavolta no. Vuoi che ci rimetta le chiappe? Sta a noi del dipartimento informare i familiari.
– Ascolta William, sono distrutto: il corpo martoriato che vedi laggiù è quello del mio migliore amico. E poi sono stato io a chiamarti… lascia qui i tuoi scagnozzi, dì che stai andando dalla moglie. Loro ti vedranno partire e a nessuno verrà in mente di ficcarci il naso.
L’ispettore del dipartimento si passò una mano tra i lunghi capelli, pensieroso. Rick incalzò:
– E poi Vincent avrebbe voluto così: non è un caso che proprio io sia stato incaricato di rintracciarlo.
– Vediamo: che ci guadagno?
– Di questo non preoccuparti, Wil. Ho tenuto in tasca una soffiata di quelle uniche, da tirare fuori alla prima buona occasione…
e qui ripeté, sorridendo amaramente:
– la prima buona occasione…
Scrollò il capo incredulo, poi riprese:
– Lasciami fare e nel giro di un mese avrai la tua promozione.
– Va bene, Deckard. Ricorda però che se qualcosa va storto, io perdo la poltrona ma tu dì pure bye bye alla tua licenza.
Accompagnò quest’ultima frase con un saluto plateale della mano.
Rick si mise in viaggio. Il tragitto fu breve ma agitato: non riusciva a ritrovare la solita freddezza. Alternava momenti di rabbia e disperazione; le lacrime scendevano giù senza preavviso. Entrando a Rapid City decise di fare una sosta per ricomporsi.
Cosa dire ad Abigail? Forse era stato frettoloso, avrebbe dovuto lasciar fare alla polizia. E poi ce l’aveva a morte con lei; anzi, temeva perfino di farsi sfuggire quello che pensava nel più profondo:
– Brutta stronza, guarda cosa hai fatto!
Magari un goccio di gin avrebbe aiutato… tirò fuori la fiaschetta dalla giacca e la portò alla bocca. Ma si bloccò a qualche millimetro dalle labbra: Vince meritava qualcosa di più di un epitaffio alcolico. Era il momento di tirare fuori le palle, quelle vere.
Si dette una calmata e partì. Dopo pochi minuti stava da lei.
Abigail attendeva dietro la finestra. Quando vide arrivare l’auto, si catapultò fuori e restò immobile davanti alla porta aperta, sotto il portico.
Rick scese dall’auto. Aveva deciso di dirle tutto, degli incontri con Harry, della cocaina… tutto immortalato sulle foto che teneva in tasca. Quelle che, a distanza di qualche minuto, sarebbero state sotto gli occhi di lei. Ma di colpo, il dramma umano squarciò un velo nel rancore. Ebbe un attimo di esitazione e tanto bastò.
Ad Abigail fu sufficiente un solo sguardo per cadere in ginocchio. Andò giù come una foglia morta. Ma ciò che uccise Rick fu sentirne il lamento doloroso, interminabile. Quello di un animale ferito a morte. Di colpo ogni intento, qualsiasi proposito negativo scomparve dalla testa di Rick. Fermo a metà del vialetto d’ingresso, rimase impietrito a osservare quella donna distrutta da una pena invincibile.
Il Tempo trasforma gli errori come fa con certe promesse: li rende molto più grandi di noi. E troppe sono le vite spezzate da un unico, miserabile sbaglio. No, non avrebbe infierito su di lei… quelle foto sarebbero rimaste per sempre un segreto tra lui e Vince.
Ma non fece in tempo a muoversi che un rombo di tuono, proveniente da lontano, pervase l’aria. Una manciata di secondi dopo, il mondo sembrò scoppiare. Il portico venne giù e con esso buona parte del tetto, seppellendo Abigail. Tutt’intorno un inferno di antifurti impazziti, urla di panico e gente che fuggiva.
Rick, sprezzante del pericolo, si lanciò tra le macerie gridando come un ossesso.
– Abigail… Abigail! Ti prego, rispondimi!
A mani nude tirava via grossi blocchi di legno e cemento ma rallentò, disperato, quando scorse il braccio maciullato della povera donna senza vita. Si gettò a terra sfinito, sul volto una smorfia di dolore.
Il temuto Big One aveva ferito a morte la città. Nulla poté l’Uomo contro le immani forze della natura.
Ci vollero anni perché Rick si riprendesse. Ma non poté mai dimenticare quel giorno in cui la vita intera sembrò vacillare. La sua scorza dura era stata intaccata e attraverso il varco erano filtrati sentimenti, intuizioni che non avrebbe mai immaginato prima. Forse per questo lasciò tutto e si trasferì in campagna, dedicandosi a un piccolo appezzamento di terreno e vivendo di lavori manuali che rimediava saltuariamente.
Qualcuno affermò di averlo visto in una piazza mentre, ormai anziano, ascoltava le parole di un vecchio Hopi dell’antico clan dell’Orso, Piuma Bianca. Il nativo raccontava del Nono Segno e di quel terribile giorno in cui, a Rapid City, le Colline Nere avevano tuonato prima che il cielo piombasse sulla terra.
Serie: Uccello di Tuono
- Episodio 1: Scosse
- Episodio 2: 7th Street
- Episodio 3: Wakinyan Tanka
- Episodio 4: La Strada del Cielo
- Episodio 5: Le Colline Nere
- Episodio 6: Chapel
- Episodio 7: Rushmore
- Episodio 8: Nuvola Rossa
- Episodio 9: Badlands
- Episodio 10: Il Nono Segno
se, come penso, la vicenda di Vince (che a questo punto forse vince nel finale ma a costo della propria autodistruzione) è metafora della tragedia dei nativi nordamericani (quelli veri) allora la distruzione della città equivale a una sorta di nemesi: ed esprime la violenza sulla quale sono stati costruiti gli Stati Uniti. Vince compie quindi un sacrificio rituale, espressione però di disperazione assoluta: mi ha fatto tornare in mente l’ultimo mito pellerossa, quello della Grande Danza (ma correggimi, forse non è questo il nome),
Giunta alla fine, devo dire che il racconto è davvero bello. Non si tratta solo delle “emozioni” che hai trasmesso- questo lo può fare chiunque abbia inclinazione alla scrittura- ma del tuo essere spiritualmente legato alla storia e al mito di un popolo che è il grande assente dai vari giorni della memoria e al quale tu hai reso omaggio con un piccolo – nelle dimensioni- ma grande, nel cuore, nuovo epos.
Non mi vergogno a dirti, Francesca, che queste tue parole di chiusura mi hanno commosso. Sì, su tutto ci sono loro: ho voluto ricordare la bellezza di quel popolo e quello che abbiamo lasciato perdendoli.
Scrivendo alcuni episodi di questa serie, io stesso ho provato una partecipazione emotiva intensa.
Ma come hai evidenziato tu, l’intreccio c’è: la storia e le leggende dei nativi, l’amore, l’eros, il tradimento, il pentimento, l’amicizia fraterna, il suicidio. E su tutto la Natura che vince, vince sempre.
E’ la prima volta che mi capita di avere un commento passo passo con la lettura e te lo dico, è stato bellissimo. Fare il viaggio da soli è una cosa ma in due…
Non ho parole per ringraziarti ma ci provo comunque, nei limiti delle mie capacità: tanta sensibilità, un grado di empatia fuori dal comune… questa sei tu. E chissà quanto altro.
Finale triste… Mi piacerebbe visitare Rapid City!
Varrebbe davvero la pena di visitare la zona soprattutto per la bellezza delle Badlands, oltre che la storia dei nativi.
Il titolo suscita curiosità e hai fato bene a inserire quel link nei commenti, serve a chiarire questo nono segno.
Che dirti, la memoria mi ha aiutato. Ho letto il finale e mi sono ricordato dei primi due episodi: di quel “il tanto temuto…” nel primo e di Clinton nel secondo. Sei partito con i primi segnali della catastrofe, ci hai messo dentro una storia di uomini dai toni drammatici e ci hai messo dentro i nativi americani con le loro profezie e leggende; hai chiuso il cerchio con la catastrofe. Hai scritto un racconto completo, frutto di tanto lavoro, con un approccio che va molto oltre il normale dilettantismo. Lasciami dire un lavoro di qualità superiore.
Come ha giustamente evidenziato @ianni67 , la profezia dei Nove Segni avrebbe meritato uno sviluppo sicuramente maggiore. Ma l’occasione era troppo ghiotta per non chiudere con un tocco di mito e leggenda perchè, come dici anche tu, sin dall’inizio ho voluto dare indizi e segnali sotto vari fronti. Il problema delle scosse è stato quello di doverlo ogni tanto rinnovare, ricordarlo. Un qualcosa di sottofondo che ricordasse quanto è precaria la nostra esistenza. Spero non me ne vorranno i cittadini della magnifica Rapid City, capoluogo di un’area ricca di storia e simboli. Peraltro, la zona è sicura sotto questo punto di vista, i sismi sono stati pochi e non se ne ha memoria. In finale, solo una scelta narrativa.
Fammi dire, Francesco, che la tua valutazione mi regala una grande soddisfazione. Come ogni viaggio che si rispetti non si può andare a mille. La prima parte della serie ha avuto momenti di quasi immobilità, in cui il viaggio si è svolto “dentro”: perdendo forse consensi ma, in finale, ho voluto essere sincero con me stesso perchè se noi entriamo nel mondo, dobbiamo lasciare il tempo al mondo affinchè entri in noi. Come hai fatto tu, ultimamente, con San Pietroburgo. Grazie a te ho deciso che le scarse risorse disponibili saranno destinate per un viaggio nelle stazioni della celebre città russa.
Infine, i nativi americani meritano che qualcuno li ricordi. Impressionante come, cercando di docuentarmi, lo loro cultura si allargasse a macchia d’olio sul mio lavoro prendendo tutti gli spazi.
Grazie davvero, Francesco. Pochi lettori ma davvero ottimi e sai che c’è, non chiedo di meglio.
” lungo il percorso tracciato, seguire la strada tracciata attr”
A proposito di attenta revisione, questo commento è decisamente poco rivisto. Appena pubblicato avrei voluto correggere questa brutta ripetizione ma non ho potuto. Me ne scuso.
Della qualità degli scritti di Robért de Sablé non c’è nulla che io possa aggiungere che non sia già noto e, comunque, sotto gli occhi di chi legge già dalle prime parole.
Di questa serie, e ancor di più di questo finale, mi permetto di dire che mi è piaciuto pressoché tutto, dalle atmosfere alla caratterizzazione dei personaggi, allo sforzo vittorioso di far entrare ogni quadro in un singolo episodio.
Perché di quadri si tratta: rappresentazioni complete di una storia proiettate in una singola immagine, densa di dettagli che si puntano l’un l’altro in un percorso che il lettore è condotto a percorrere.
Dopo una prima lettura bisogna allontanarsi di almeno un metro e riguardare l’insieme alla giusta luce, poi lasciarsi condurre al punto di inizio e da lì, lungo il percorso tracciato, seguire la strada tracciata attraverso la storia. L’effetto è assicurato.
Avrei forse, da lettore di vecchio stampo, voluto trovare gli aspetti più rilevanti della leggenda cui si fa riferimento già dentro la serie, perché chi legge può essere ignorante come me e non conoscerla, e ai miei tempi Wikipedia non esisteva. Ma si tratta, quest’ultimo commento, di una contraddizione in termini, perché un lettore dei tempi passati difficilmente avrebbe potuto riportare i propri desideri all’autore dello scritto.
Quindi, caro Robért, se vuoi ignora pure questo marginale appunto, perché l’opera tutta merita solo elogi.
Sì assolutamente, Giancarlo. Solo per trovare i riferimento della profezia mi ci è voluta una settimana: sono cose poco note qui e quasi tutto è in inglese. Avrebbe meritato davvero un più grande spazio. Se ti va, leggiti segno per segno e anche tu, come me, ti sorprenderai della bellezza di questo disegno divino. E’ diversa dalla nostra Apocalisse, molto.
Grazie per i complimenti, veramente ben accetti e graditi. Come dicevo a Francesco pochi lettori ma ottimi. Una serie difficile da sviluppare, centinaia di foto tirate giù, itinerari da scegliere con cura affinchè fossero credibili (un problema è stato quello di conciliare la trama con le brevi distanze), perfine un’epoca non proprio definita, su cui ho voluto sfumare ogni possibile aggancio ma che, certamente, non è quella odierna.
Sugli errori nei commenti non ti preoccupare, sei in ottima compagnia, con il telefonino mi escono cose incredibili e tutto frutto di una ottima tecnologia moderna che, se non ricordo male, hai affrontato in in tuo testo in senso più specifico.
Grazie ancora.
La serie termina qui, ringrazio tutti coloro che hanno voluto lasciare un segno del loro passaggio.
Per chi volesse approfondire la parte relativa a Piuma Bianca e alla profezia dei Nove Segni:
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Blue_Star_Kachina