Il primo appuntamento, come va a finire
Serie: Un giorno, il succedersi degli eventi, ritenuto preordinato, necessario e indipendente dalle finalità umane
- Episodio 1: Tobia
- Episodio 2: Freud e l’invenzione del telefono
- Episodio 3: Il numero galeotto
- Episodio 4: La notte porta un coniglio
- Episodio 5: Il primo appuntamento
- Episodio 6: Il primo appuntamento, come va a finire
- Episodio 7: Un fato vigliacco e fellone
- Episodio 8: Il dubbio, dopo la burrasca
- Episodio 9: Scostamenti del cuore
- Episodio 10: Un’altra notte sulla città
- Episodio 1: Tranquilli, c’è tempo
- Episodio 2: E infine…
- Episodio 3: Dietro le quinte
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Tobia colse, in questo frangente, lo svantaggio di abitare in una grande città rispetto a un paesino, o di non essere un podista allenato, o forse ancora di non essere un provetto meccanico in grado di ripararsi da solo la motocicletta… le distanze da coprire a piedi richiedono un sacco di tempo.
Quando lasciò la fermata della filovia era l’ora dell’appuntamento, impiegò a coprire il percorso del mezzo pubblico quasi un’ora e ancora non era arrivato.
Nella sua mente, uno gnomo archivista vagliava la gamma delle possibilità di ciò che lei avrebbe potuto attuare per ingannare l’attesa, inclusa la geremiade nei suoi confronti, ma non voleva considerare, tra tutte, l’eventualità più realistica: che se ne fosse andata.
«No, Isotta non lo farebbe mai.» Disse, mentre le gambe gli dolevano per reggere il passo e i suoi polmoni avevano dato forfait. Il luogo dell’incontro, come ovvio: era deserto.
«Se solo ci fosse stata una cabina telefonica sul luogo del nostro incontro… Avrei potuto a mia volta fermarmi a un telefono pubblico e avvertirti del ritardo, in fondo c’era lo sciopero! Mica è stata colpa mia…» fu la strategia difensiva, durante la chiamata che le fece quella sera. E funzionò.
Isotta concesse le attenuanti e la condanna fu lieve: «Avrei creduto avessi una maggiore prestanza atletica per essere uno con un nome da cane…» commentò scherzosamente. Lui aveva confessato di avere le gambe a pezzi, dopo quel lungo percorso (andata e ritorno…). Dunque, concesse a Tobia un nuovo appuntamento, pregandolo di non lasciarla in attesa, questa volta.
***
La questione del nome da cane, Tobia non l’aveva mica digerita troppo… tornò a pensarci nei giorni a seguire. A lui piaceva il suo nome, anzi lo trovava interessante: in ogni caso non avrebbe mai creduto potesse essere un nome da cane.
Ma certo che no, in effetti: Toby… Toby qui! Porta il legno… Bravo, Toby. Ecco, appunto.
Ma ciò che aveva udito provenire dal giardinetto sotto casa non era altro che una stupida storpiatura, un arrangiamento anglofono con quella maledetta “Y” finale… Era quella, decise, che conferiva la dignità di nome da cane, e come non citare qui, del resto: Fufy, o Blacky, ma poi anche Boby (che rispetto al celebre cantante perde anche una “b”); e ancora Micky o Rocky… Senza la “Y”, be’, è tutta un’altra cosa.
Ah, conosco bene l’origine del nome Tobia risale alle sacre scritture, se ne parla diffusamente nel libro della storia di Tobi (senza “Y”), figlio di Tòbiel, figlio di Anàniel, figlio di Aduel, figlio di Gàbael, della discendenza di Asiel, della tribù di Nèftali. Al tempo di Salmanàssar, re degli Assiri, egli fu condotto prigioniero da Tisbe, che sta a sud di Kades di Nèftali, nell’alta Galilea, sopra Casor, verso occidente, a nord di Sefet…
Ebbene sì, diciamolo, lui detestava quel nome.
E poi, che mania di appioppare ‘sti nomi di origine ebraica, tutti con lo stesso significato: gradito al Signore, il Signore è bello, il Signore è buono… Ma che palle!
Da piccolo lo visse come una condanna, da quando i suoi compagni scoprirono che era il nome del cane di Cenerentola… eh già, il cane: negli anni cinquanta Tobia fu conclamato “nome proprio di cane”. E tutti hanno visto Cenerentola, anche Isotta.
Ma bando all’onomastica, ora che sapete come andò il primo appuntamento è tempo che cominci a raccontarvi della seconda opportunità che Isotta concesse a Tobia.
E quindi, torniamo alla mattina della caffettiera che sbrodola il caffè penserete voi… Non precisamente: quella non fu nemmeno la seconda volta.
Andiamo a curiosare nella mente di Isotta, un po’ di sano gossip, per così dire, lontano dal cuore di Tobia, ma soprattutto dalle sue orecchie.
La bella Isotta, quando conobbe Tobia, frequentava un altro uomo. Chi fosse non ha importanza, per semplicità lo chiamerò l’altro; tuttavia, si era pure invaghita dell’uomo col nome da cane. E ben più di quanto lui stesso sospettasse. Proprio per questo motivo, aveva sospeso le avance dell’altro, ma apertamente: certe donne hanno questa capacità.
In modo cristallino, e con la naturalezza di una mantide, aveva confessato allo sventurato di avere bisogno di tempo, decretando che l’avrebbe tenuto nel congelatore sino a che avesse capito cosa volesse veramente (ovvero, se per caso preferisse Tobia, ma al meschino questo dettaglio non era concesso… guai a eccedere in trasparenza), per poi riaprire il dialogo tra loro (o ripescarlo come niente fosse) se l’avesse desiderato. L’altro capì.
Ma che cosa, capì?
Semplice: che non doveva pressarla con domande e richieste di vederla, che doveva starsene buono in un angolo e aspettare. E lui, che si vantava di saper capire le donne, aspettò.
Mi piace Isotta! Ma evitiamo di farlo sapere ai due ignari contendenti.
Sospeso l’altro – con le tasche farcite di naftalina – in attesa che il suo cuore le parlasse, Isotta conduceva il gioco con Tobia per il quale il suo coinvolgimento era nutrito dal fatto che la divertiva: la faceva ridere, appagandola con un’attenzione unica, tutta per lei.
Non vi sorprenderà, quindi, sapere che Tobia l’aveva conquistata proprio facendo il deficiente, ma poiché lui questo lo sospettava solamente, mi guarderò bene dal dirglielo, per quanto come sapete: anche se lo facessi…
Se proprio devo dirvela tutta, lui l’adorava, Isotta e l’avrebbe inseguita in ogni luogo, persino nella camera d’ibernazione se fosse toccato a lui, perché forse gli uomini sono così, hanno bisogno che le donne facciano un po’ da contrappeso e un po’ di contrappasso, al loro ego.
Serie: Un giorno, il succedersi degli eventi, ritenuto preordinato, necessario e indipendente dalle finalità umane
- Episodio 1: Tobia
- Episodio 2: Freud e l’invenzione del telefono
- Episodio 3: Il numero galeotto
- Episodio 4: La notte porta un coniglio
- Episodio 5: Il primo appuntamento
- Episodio 6: Il primo appuntamento, come va a finire
- Episodio 7: Un fato vigliacco e fellone
- Episodio 8: Il dubbio, dopo la burrasca
- Episodio 9: Scostamenti del cuore
- Episodio 10: Un’altra notte sulla città
Ci mancava solo il nome da cane e direi che si è chiuso un bel cerchio di disgrazie! 😹
Mi piace Isotta: sa quello che vuole e lo dice con il giusto garbo e altrettanta decisione; ha compreso le difficoltà che ha dovuto affrontare il povero Tobia, senza mancare la frecciatina per fargli capire che con lei non si scherza.
Che Tobia adori Isotta credo non sia più un segreto per nessuno, e nemmeno per Isotta.
Non che mi sia troppo simpatica questa ragazza: ma tanto non tocca a me farci i conti (e soprattutto, una ragazza non farebbe per me).
Certo è che se qualcuno mi dicesse che ho un nome da cane non so come andrebbe a finire. E poi Isotta: con quel nome che si ritrova non è nelle condizioni di prendere in giro nessuno.
Uno viene dalle Scritture, l’altra dai romanzi cavallereschi: una bella gara.
Mi piace sempre molto il tuo modo di raccontare, Paolo, grazie.
Grazie a te Francesca, per tuo tempo e i tuoi commenti carichi di interesse. Ho mescolato un po’ di ingredienti e… be’, in cucina son sempre stato un po’ un pasticcione! A presto
Temo che, comunque vada, non sarà un successo per nessuno dei due contendenti. Una donna che la primo, mancato, ma giustificato, appuntamento, sottolinea che lui ha una nome da cane, non promette niente di buono. Ho il sospetto che gli ostacoli tra lui e lei fossero provvidenziali per potersi salvare. Ma Tobia e non solo lui, quando gli o ci prende la fissa per qualcuno/a, riesce a vedere e accettare i segnali di avvertimento?
Va be’ ora vado avanti con questa storia per vedere come se la caverà il ragazzo.
Tobia “l’avrebbe inseguita in ogni luogo, persino nella camera d’ibernazione se fosse toccato a lui” come un fedele cagnolino🤭 Nemmeno Tristano ha sudato tanto per la sua Isotta! Un altro episodio divertentissimo.
I vezzi di un fato burlone, si contrappongono a un amore acerbo, o forse, solo al desiderio di ignari mortali. Ciao Tiziana, grazie per il tuo tempo e il commento.
Mi piace Isotta! Io i miei li ho sempre chiamati “panchinari” ma devo dire che l’espressione “mettere nel congelatore” …forse forse prendo esempio da questo bel donnino 😉
Scherzi a parte, spero che Tobia si riveli all’altezza. E che il congelato capisca…
C’ho messo un po’ a capire ‘sta cosa dei “panchinari”… è che non sono per niente sportivo, e nel mentre pensavo a nonetti intenti a dare pane secco ai piccioni… 🤣 che disastro!
Che forte! A decisione presa ho saputo che anche mia moglie, quando abbiamo iniziato a frequentarci, aveva lasciato nel congelatore un altro, per vedere come andava con me. Mi piacerebbe poterlo dire a Tobia, ma direi che non lo sappia, quindi me lo tengo per me.
Ciao Roberto, ma pensa un po’ i casi della vita… ma, in effetti, dubito che il nostro Tobia mai lo saprà. Grazie per il tuo tempo, a presto
“Aveva confessato allo sventurato di avere bisogno di tempo, decretando che l’avrebbe tenuto nel congelatore sino a che
avrebbe capito cosa volesse veramente”, e brava Isotta! Mica scema😅 Bello anche questo episodio, continuo a seguire le avventure del nostro Toby (ups, volevo dire Tobia😁).
Ciao Arianna, grazie per la tua lettura e per la citazione che mi ha fatto notare un refuso nel verbo! Quanto al nome, Tobia ormai ha capito di non avere scampo 😊. A presto
“Mi piace Isotta! Ma evitiamo di farlo sapere ai due ignari contendenti”
La voce del narratore è sempre più protagonista. Interessante questo ménage a tre, mi viene da pensare che
tra i due contendenti il terzo gode. Si vede che ti stai divertendo, come mi diverto io leggendo le peripezie amorose di Tobia. Grazie a Isotta ho scoperto che Geremiade non era il padre di Tòbiel, neanche il figlio di Anàniel, nemmeno il genero di Aduel, o il nipote di Gàbael della discendenza di Asiel, della tribù di Nèftali, era una femminina: “la” geremiade, adesso ho capito! O no?
Ciao Fabio, arguto lettore quale sei, dovrei dirti che hai colto nel segno (ma non posso farlo…). Non è nemmeno del tutto casuale il riferimento alle sacre scritture, in questo caso; benché il profeta in questione non c’entri nulla… Grazie per il tuo tempo e a presto
«Avrei creduto avessi una maggiore prestanza atletica per essere uno con un nome da cane…» Se fossi in Tobia, rincalzerei: «Hai ragione, ma la prestanza atletica non raggiunge mai la potenza dei cavalli motore di una “Isotta Fraschini”. Perché non mi sei venuta incontro? Non esistono solo Isotta la bella e Isotta dalle bianche mani che si contendevano Tristano.» Beh, su, Tobia, consolati, perlomeno di Tristano hai l’iniziale del nome. Bravo, Paolo, e grazie per il buon umore che trasmetti🙂
Ciao Concetta, ben ritrovata in questa pagina. Rispolveri la grande Isotta Fraschini, e chi di motori la sapeva lunga… Grazie a te per aver letto e per il commento apprezzatissimo.
Non volevo menzionarlo, ma mi piace accostare il tuo Tobia ad una delle canzoni più leggere di Francesco De Gregori: “Giovane eploratore Tobia”. Canzone leggera, dicevo, ma che ho sempre trovata gradevole e dolce, così come è il tuo racconto Paolo.
https://www.youtube.com/watch?v=JGgHBWIpK-4
Ciao Giuseppe, ben vengano tutti gli accostamenti del caso… come giustamente osservi tu, alla stregua di una canzone leggera, questa storiella non chiede altro che svagare chi l’ascolta. Grazie per il tuo tempo, a presto