Il sogno

Serie: Vilhelmiina


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Così, da quel momento, io e Maria andammo spesso in soffitta e piano piano, negli anni, finimmo per imparare a memoria le parole del libro proibito.

Ciò che accadde nei cinque anni successivi fu una serie di eventi che mi cambiarono profondamente: la nascita di mio fratello Olavi, l’improvvisa morte della mamma, che ci sconvolse tutti, e il trasferimento di Maria a Helsinki. La mia infanzia finì prima di quanto mi aspettassi.

I genitori di Maria avevano deciso di trasferirsi per motivi di lavoro e, nonostante la tristezza per la nostra separazione, lei aveva già dei progetti per il futuro: avrebbe studiato per diventare infermiera. Quanto a me, avrei iniziato a frequentare la scuola magistrale a Jyväskylä. Le nostre vite stavano prendendo direzioni diverse, e questo mi spaventava.

Il giorno prima della partenza, andammo nel bosco per un ultimo saluto al nostro rifugio. Ci rendemmo conto che erano passati anni dall’ultima volta che eravamo state lì. La pietra non c’era più e nemmeno la buca con la scatola dentro. Era rimasto solo il vecchio albero piegato ad arco che adesso sembrava molto più piccolo.

«Rimarremo in contatto, ti scriverò sempre e continuerai a sapere ogni cosa, giuro.»

«Lo so, ti scriverò anch’io. Però vorrei tanto che non andassi, sarà strano non vederti più qui.»

«Lo studio e le faccende domestiche ti terranno impegnata, nemmeno ti accorgerai della mia assenza. E poi dovrai raccontarmi tutto di Heikki.»

«Che c’entra Heikki? Cosa dovrei dirti di lui? È solo un apprendista che lavora con mio padre.»

«Ho visto come lo guardavi l’altro giorno. So che ti piace, non negarlo.»

«Anche se fosse, non cambierebbe niente: non mi ha mai degnata di uno sguardo.»

«Ma tu dovresti farti notare, invece di osservarlo sempre di nascosto.»

«Sta’ zitta, non voglio parlare di lui adesso. Ho cose più importanti a cui pensare.»

Mentivo. In realtà, da quando mio padre lo invitò a pranzare da noi per la prima volta, non facevo altro che pensare a lui. Aveva ventuno anni, io quattordici.

Anche lui viveva a Jyväskylä, ma percorreva circa quattro chilometri a piedi ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro, cioè la bottega di mio padre, che si trovava accanto alla nostra casa. Così, per comodità, pranzare insieme divenne un’abitudine.

Ai suoi occhi, probabilmente, ero solo la figlia del capo, una ragazzina insignificante che preparava la zuppa.

Dopo essere stata con Maria, la sera prima della sua partenza, tornai a casa proprio quando Heikki aveva appena concluso la giornata lavorativa. Incrociandolo, lo salutai cordialmente; lui, invece, mi rivolse un rapido sorriso forzato, poi continuò per la sua strada, immerso in chissà quali pensieri.

Quella notte feci un sogno.

Mi trovavo in un luogo sconosciuto. Ero in piedi sopra un lago ghiacciato che si estendeva all’infinito (forse era il mare, dato che non riuscivo a vederne i confidi da nessuna parte). La luce era fioca e non capivo da dove provenisse, ma sotto la superficie ghiacciata era tutto scuro e spaventoso. Pensai che, se il ghiaccio si fosse rotto, non avrei avuto alcuna possibilità di sopravvivere.

Mentre mi guardavo intorno, cercando una via di fuga, proprio davanti ai miei occhi si materializzò una nuvola grigia, che dal ghiaccio iniziò a salire, prendendo forma umana. La nuvola si divise in quattro sagome, alle quali comparvero gli occhi, i tratti del viso, la forma delle mani.

Uno di loro prese la parola: «Salve, Vilhemiina, cercavi questa?»

E mi mostrò la treccia che io e Maria, tanti anni prima, avevamo nascosto nel bosco.

«Dove l’hai presa? Chi siete voi?»

«Oh, hai ragione, prima di tutto le presentazioni. Noi siamo le Ombre.»

«Le Ombre?»

«Avremo modo di conoscerci meglio, siamo qui per aiutarti. Ricordi l’ultima pagina del libro proibito?»

«Era bianca, non c’era scritto niente.»

«Ti consiglio di guardare meglio, c’è un regalino per te.»

A quel punto, l’Ombra iniziò a scrivere in aria con un dito e man mano le parole prendevano forma, brillanti come il fuoco.

Riuscii a leggere distintamente solo la parola “kauneus”(bellezza), poi mi svegliai.

Era ancora notte, ma non potevo resistere fino al giorno dopo, dovevo controllare subito il libro. Accesi una candela e andai in soffitta, cercando di non fare rumore. Presi il libro e mi sedetti lì per terra, come facevo sempre con Maria. Iniziai a sfogliarlo, quasi temendo di arrivare all’ultima pagina. Poi ecco, la vidi: non era più bianca, adesso c’era un incantesimo che sembrava essere stato scritto poco prima, con un inchiostro dorato.

Iniziai a leggerlo, sussurrando ogni parola: «Katseessasi, kauneus säteilee, silmiesi loiste, sydämeni valo.» (Nel tuo sguardo risplende la bellezza, la brillantezza dei tuoi occhi, la luce del mio cuore).

Mentre leggevo, il testo si illuminava, i caratteri diventavano come di fuoco.

Nel momento esatto in cui smisi di leggere, si spense la candela e rimasi completamente al buio. Andai nel panico e strinsi il libro al petto, come se avesse potuto proteggermi. Decisi di portarlo giù con me e di non separarmene mai più.

Strisciai sul pavimento, ritrovando a tentoni la strada e, senza farmi sentire da nessuno, tornai nella mia stanza.

Mi sentii pervasa da una strana pace e riuscii a prendere sonno quasi subito, continuando ad abbracciare il libro anche sotto le coperte.

L’indomani mattina, al risveglio, il primo pensiero fu quello di controllare l’ultima pagina per accertarmi di non aver sognato ogni cosa: con mia enorme delusione constatai che era bianca. Eppure qualcosa era successo, mi sentivo diversa.

Osservai il mio viso allo specchio e non notai niente di particolare, tranne un dettaglio: fino a quel momento non avevo mai gradito il mio aspetto, era sempre stata Maria quella bella tra noi. Ora, invece, mi trovavo molto attraente, ma non riuscivo a comprenderne il motivo.

Mi balenò l’idea che, forse, l’incantesimo della notte precedente non fosse stato solo un sogno, e che mi avesse fatto qualcosa.

Rimasi nel dubbio e andai di corsa a mettere in tavola la colazione. Quella mattina avrei aiutato Maria con gli ultimi preparativi per la partenza, quindi non potevo fare tardi.

Serie: Vilhelmiina


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Il ritorno delle Ombre! Se non conoscessi la loro natura grazie ad Adiacentia, potrei pensare che siano presenze benevole che vogliono aiutare. Scommetto che hanno “letto” il desiderio di Vilhelmiina di voler conquistare Heikki… ma a quale prezzo?

  2. Queste Ombre mi attirano e spaventano al tempo stesso…mi piace molto l’atmosfera magica che stai imprimendo a questa serie. Mi ricorda tantissimo il passaggio dall’infanzia all’età adulta, dove crediamo che tutto sia magia. e qui sta succedendo davvero…

  3. Mi piace questo libro e sprattutto l’ incantesimo. Beata lei. Io ci ho provato con una crema che contiene acido ialuronico e promette miracoli ma… nessuna magia. La stessa pelle un po’ segnata dalle tante stagioni, solo un po’ piú idratata. Va beh, pazienza. Cercheró la bellezza intorno a me, anche attraverso queste belle storie.

  4. Dalle Ombre di puoi aspettare di tutto. L’incantesimo ha agito sulla protagonista, e tutto da capire se avrà effetti positivi o negativi. Avvincente! Siamo a vedere cosa succede nei prossimi episodi. Brava👏❤

  5. Pare che la magia cominci a lavorare su un aspetto “esteriore”… ma, mi domando, sarà stata davvero la magia? È un po’ un peccato l’uscita di scena repentina della madre e il salto temporale di cinque anni… lascia la protagonista senza ostacoli verso l’agognato libro. Grazie per la lettura

    1. Sì, in effetti è stato un bel salto di 5 anni😅 ma vorrei evitare di scrivere due stagioni (per questa storia penso che una stagione sia sufficiente, ma vedremo). Grazie di aver letto e commentato 🙂