Il viaggio
Maria Luminosa Gentilerrima si affacciò all’unico binario della fatiscente stazione del paesello, incastonato nel budello di roccia di quella depressa vallata in cui viveva da sempre, abbarbicata al sogno di raggiungere quella città del centro Italia nota per la torre storta ed ivi incontrare finalmente il bel Roberto, che da mesi le scaldava il cuore con messaggi social carichi di dolce passione. Il loro incontro cibernetico era stato casuale ma, da allora, lui aveva fatto breccia nel cuore di quella ragazza compressa in un contesto ottuso e retrogrado che le impediva di esprimere la propria creativa interiorità.
Roberto Piparolo Scuoiaciuchi era un facoltoso commercialista rimasto precocemente vedovo, di età superiore alla sua; ma a Maria ciò non importava. Maria Luminosa era rimasta affascinata dal suo modo discreto e dignitoso di vivere il dolore, dalla sua cultura e dalla sua conoscenza del mondo. Per questo, dopo avere carpito informazioni sulla sua residenza, aveva deciso, per quel ponte festivo, di andarlo a trovare a sorpresa. Non sapeva come avrebbe reagito ma valeva la pena seguire il cuore e rischiare.
Le sue silenziose ruminazioni ad occhi aperti vennero sgraziatamente infrante da un berciante “Ueee Maria. Dove andasse?” urlato da “Peppiniello ‘o ciotto”, lo zotico del paese, così definito a causa della invalidante storpiatura lasciatagli da una poliomelite infantile non curata, intento nel suo abituale giro finalizzato a raccattare qualche bevuta. Maria, infastidita, gli dette le spalle; in risposta, Peppiniello iniziò a vomitarle contro offese atroci e volgarità di ogni genere. I paesani presenti iniziarono a sghignazzare crudelmente nei confronti di quella ragazza così particolare, da tutti ritenuta altezzosa e svitata al punto da non meritare difesa alcuna da quell’aberrante e becera aggressione verbale. Il treno finalmente arrivò salvandola da quella umiliante gogna. Dopo molte ore di viaggio, Maria Luminosa raggiunse la frazione dove l’unico Roberto Piparolo Scuoiaciuchi della provincia della città dalla torre storta abitava. Si trattava di una villetta a schiera, molto diversa da quella che si era immaginata.
In ogni caso, suonò al campanello.
La porta di ingresso venne aperta da un ragazzone con le spalle larghe, l’espressione gioviale ed il sorriso simpatico. Maria Luminosa si raggelò all’idea che quel coetaneo potesse essere il figlio di Roberto. Il ragazzone la osservò incuriosito.
“Salve. Posso esserti utile?” domandò bonariamente.
“Stavo cercando Roberto Piparolo Scuoiaciuchi” rispose Maria Luminosa.
Il ragazzone si irrigidì “Per quale motivo?” domandò con sguardo adesso indagatore.
“Sono una sua amica” rispose Maria Luminosa con un filo di voce.
Il ragazzone sgranò i suoi occhioni. ”Cosa?” esclamò.
“Roberto è in casa?” azzardò Maria Luminosa confusa.
Il ragazzone la osservò ed infine esclamò ”Roberto Piparolo Scuoiaciuchi sono io!”.
Le sue parole trafissero come una lancia il cuore e la mente di Maria Luminosa. Ricordò solo le urla del ragazzone che la chiamavano mentre tutto diventava buio.
Risvegliarsi fu come riemergere dall’abisso.
Maria si rese conto di trovarsi distesa su un divano.
“Come va?” domandò con voce gentile una donna che sedeva davanti a lei, accanto al ragazzone che le aveva aperto la porta.
“Dove mi trovo?” domandò Maria spaesata.
“In casa Piparolo Scuoiaciuchi. Io sono Ambretta e lui mio figlio Roberto” rispose ridendo la donna.
La somiglianza col ragazzone era addirittura inquietante.
“Ci deve essere un equivoco” biascicò Maria
“In che senso?” domandò la donna.
“Io ero a venuta a trovare Roberto Piparolo Scuoiaciuchi di professione commercialista” disse con voce flebile.
Maria e Roberto scoppiarono a ridere.
“Da queste parti l’unico Roberto Piparolo Scuoiaciuchi è mio figlio. Lui però è un idraulico. A scuola era duro come le pine verdi ma con i tubi è un drago”
Maria scosse il capo disorientata.
Infine iniziò a raccontare la sua storia, esibendo la chat e la foto del profilo social di Roberto Piparolo Scuoiaciuchi.
“Ma quello è Alfilio!” urlarono all’unisono madre e figlia.
“Chi è Alfilio?” domandò frastornata Maria.
“E’ l’ex assessore comunale, morto lo scorso inverno durante una battuta di caccia” replicò grevemente il vero Roberto.
“Sicuramente è qualche stronzolo dei tuoi amici del bar che si è divertito a prendere in giro questa povera ragazza usando la buon’anima di Alfilio! Non è bastato averlo impallinato nella schiena! Me lo devono ancora dimostrare che l’ hanno scambiato con un cinghiale per errore!” urlò la madre.
Maria sgranò gli occhi terrorizzata.
“Certamente non può essere stato mio figlio” riprese ricomponendosi “E’ anche semianalfabeta. Figuriamoci se sa scrivere queste belle frasi!”.
“Grazie mamma!” urlò Roberto.
Maria, per quanto frastornata, iniziava a trovare quel siparietto confortevolmente simpatico.
In fondo doveva immaginarlo che era una follia attraversare tutta la nazione per inseguire quel sogno social; forse, solo ora lo capiva, era stata la necessità di vivere un’avventura che le permettesse di evadere dalla triste quotidianità del paesello.
Adesso l’ avventura era finita.
Si alzò dal divano e, sorridendo con amarezza, disse con un filo di voce: “Vi ho disturbato anche troppo. Grazie per l’aiuto”
“Ma dove va?” esclamò la madre di Roberto “E’ appena arrivata e si rimette in viaggio? Ne approfitti per visitare la città. Roberto l’accompagnerà. Noi abbiamo una stanza per gli ospiti.”
Roberto guardò la madre contrariato.
“Cosa c’è? Devi andare da quei rintronati dei tuoi amici??”
“Non vorrei disturbare” replicò Maria.
“Ma quale disturbo? Non vorrà mica andarsene pensando che da queste parti siamo tutti dei degenerati come gli amici debosciati dell’imbecille di Roberto?!” incalzò la donna.
Maria iniziò a ridere, capendo che dietro quei modi risoluti si celava una persona dall’animo buono e gentile.
Roberto iniziò a ridere a sua volta, sorridendo a Maria. Era un sorriso semplice, di quelli che ti penetrano il cuore, perché, anche se non appesantito da roboanti frasi ad effetto, sincero, caldo e genuino.
Ciao a tutti, sono Marietto Piparolo Scuioiaciuchi e questa, più o meno, è la storia di come i miei genitori, Roberto Piparolo Scuoiaciuchi e Maria Luminosa Gentilerrima, si sono conosciuti. Non ci sono state né carrozze né parate né sfarzosità, ma solo due persone che si sono amate e rispettate per tutta la vita, nella semplicità, nella schiettezza e nella trasparenza. Perchè, in fondo, il vero Amore non è qualcosa di difficile ma è la cosa più semplice del mondo; solo che, troppo spesso, ce lo dimentichiamo, inseguendo chimerici fuochi fatui e rendendo assurdamente difficile ciò che sarebbe maledettamente semplice ed a portata di mano.
Una bella storia con la sua morale, e poi il ragazzo, in quanto idraulico, è anche un buon partito. Bravo, Gabriele🙂
Ci avvisiamo.alls ricerca di finali ad effetto quando il vero finale è maledettamente semplice ed a portata di mano.
Buona serata Concetta!
Ci avvitiamo alla ricerca
Grazie!
Bella storia interessante. Un po’ grottesca nella prima parte, confortante nel mezzo, ottimista nel finale; quasi una favola della serie: “E vissero tutti felici e contenti”.
Ogni tanto mi piace ricordare che nel mondo c’è anche tanta luce, anche se forse meno intrigante nell’immediato, ma, alla lunga, insostituibile oasi di conforto
Bello! Ho molto apprezzato questo librick
Sono contento!
Grazie
Questa storia di Maria e Roberto è un racconto inaspettatamente delicato, senza rinunciare all’ironia, capace di trasformare un incontro nato da un profilo tarocco su internet in una grande storia d’amore autentico.
Interessanti e molto attuali le tematiche: la fiducia, l’identità e la scelta consapevole di amarsi. Il finale, narrato dalla voce del figlio, come opportuno colpo di teatro, trasforma il racconto in una calorosa memoria «famigliare».
Ogni tanto, quando meno te lo aspetti, la mano, da ferro, può diventare inaspettatamente piuma.
Ovviamente l’errore tattico più grave sarebbe quello di adagiarsi sul delicato cullare della inattesa amaca, in quanto sollievo transeunte ed effimero, al quale seguirà inesorabile, proprio nel momento del rilascio da rilassamento, la punta del ginocchio affondata proditoriamente nelle costole
Ciao Gabriele, hai scritto una favola moderna, grottesca e malinconica, che racconta il pericolo delle illusioni digitali e la bellezza inaspettata che si nasconde nella realtà, quando si ha il coraggio di viverla. Bravo. Le tue storie mi strappano sempre un sorriso.
Ciao Tiziana, ogni tanto un raggio di semplice speranza non guasta.
Ho immaginato l’interazione tra la classica figura della ragazza sognatrice, desiderosa di evadere dalla ristrettezza culturale del paesello depresso, ed i personaggi pittoreschi, tipo Roberto ed Ambretta, di cui le frazioni agresti della campagna delle mie terre sono abbastanza saturi.
Una sorta di “Benvenuti al Centro”.
Grazie!