Indagine su un mercante greco
Provincia di Siria, 14 d.C.
«Capisco» mormorò Porzio Claudio Massimo. Si grattò il mento, doveva farsi la barba, se la sarebbe fatta dopo.
«Mio padre era un brav’uomo, non meritava questa fine, pugnalato in quel modo» si lamentò il giovane.
«Devo indagare. Indagherò con i miei uomini. Puoi andare» Claudio lo congedò, e il giovane abbassò la testa, per poi obbedire.
Claudio, rimasto solo nella sua tenda, rifletté che sentiva la mancanza delle schermaglie contro i Parti. Da qualche tempo a quella parte, fra Repubblica di Roma e Impero dei Parti c’era la pace, e i centurioni come lui si dovevano prestare a incarichi di polizia. Non intendeva fare un passo indietro, ma almeno qualche scaramuccia in cui potesse usare il gladio… Uscì dalla tenda e si avviò fuori dal castrum, voleva iniziare sul serio le indagini.
Il mercante greco, Menandro, proveniva da una schiatta di mercanti le cui origini risalivano all’arrivo dei Macedoni in Siria. Il tempo era trascorso, il regno greco-ellenistico dei Seleucidi era crollato e, adesso, erano i Romani a comandare in quella zona. Comandare significava anche tutelare l’ordine.
Come si poteva tutelarlo se un assassinio restava impunito?
Claudio fece le sue indagini. Domande a chiunque potesse sapere qualcosa, interrogatori, rilevamenti, senza ottenere alcun risultato interessante, alla fine chiamò a sé alcuni legionari e ordinò: «Arrestate il figlio di Menandro». Se non ricordava male, si chiamava Anassimandro, notare la rima.
Anassimandro era lì, poco lontano, a lamentarsi con alcune donne e un maggiorente della città. Quando i legionari gli vennero incontro, sorrise, ma vedendo che l’avevano circondato e lo stavano costringendo a seguirli, la sua espressione mutò:
«Perché?».
«Sei stato tu a uccidere tuo padre» rivelò Claudio.
«Menzogna».
«No, tu menti. L’hai ucciso per l’eredità. L’ho scoperto perché tutti sono innocenti, e l’unico con il movente sei tu. Te lo si legge negli occhi».
Anassimandro sputò a terra. «Volevo i suoi soldi, e allora? Non si decideva a morire di vecchiaia». Fece un sorriso malvagio. «L’ho solo aiutato».
«Quel che volevo da te era proprio questo: la tua confessione». Si rivolse ai legionari. «Portatelo via».
Obbedirono.
Claudio si sentì felice del piccolo successo, stava per subentrare la noia, quando un legionario annunciò:
«I Parti! Hanno sconfinato».
Una bella notizia. Prima Claudio si sarebbe fatto la barba.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Kenji, mi piace molto questo tuo progetto di indagare romanzando l’aspetto storico-bellico, un po’ alla Valerio Massimo Manfredi, saltando inoltre di epoca in epoca. E’ molto interessante, e particolarmente gustoso per chi abbia conoscenze storiche approfondite.
Grazie mille, ma non sono Valerio Massimo Manfredi! Grazie soprattutto per la tua lettura
Una bella storia…da sviluppare. Ha molte potenzialità. Bravo 👏
Si tratta di un racconto autoconclusivo. Ho sempre tante idee; se a ciascuna dedico troppo tempo, ne accumulo molte altre. Comunque grazie!
Però aveva visto giusto Claudio. Bravo, Kenji!
Grazie!