Inizia il gioco!

Serie: Nemesis


Nemesis (gioco da tavolo)

Un tepore insolito mi avvolse, come un abbraccio, e mi fece aprire gli occhi. Quella piacevole sensazione svanì in un attimo, quando vidi lampeggiare la luce di emergenza e mi resi conto di dove mi trovassi. Ero talmente stanca da non riuscire nemmeno a muovere un dito, così tentavo inutilmente di spingere il mio corpo a destra, poi a sinistra, ma i muscoli non volevano collaborare.

Nonostante l’ovvio disorientamento, capii subito ciò che stava accadendo: la temperatura della camera stava aumentando automaticamente a causa di un’emergenza in corso. I dewar si stavano aprendo e noi ci stavamo svegliando.

Il mio stomaco iniziò a brontolare, avevo la gola secca e una gran sete. Ma ciò che mi spinse ad alzarmi più in fretta possibile, fu più che altro l’urgenza di capire cosa stesse accadendo: non avevo idea, infatti, di cosa avesse attivato lo stato di emergenza per cui quelle maledette luci continuavano a lampeggiare fastidiosamente, facendomi impazzire.

Finalmente, usando tutte le mie forze, riuscii a mettermi seduta e a guardarmi intorno: gli altri membri dell’equipaggio erano ancora immersi nell’azoto liquido, ognuno all’interno del proprio dewar: mi ero svegliata per prima e speravo tanto di non rimanere l’unica.

Con grande fatica riucii ad alzarmi, ma dopo un primo passo caddi per terra: un dolore lancinante, come se ogni singolo osso del mio corpo si fosse spezzato.

Mentre stavo lì distesa, mi apparvero davanti, simili ad ologrammi, due enormi carte. Su ogni carta era descritta una missione, ma non riuscivo a capirne il senso. Arrivai a leggere qualcosa di sconvolgente, prima che lo strano miraggio svanisse: per completare la missione sulla carta alla mia destra, avrei dovuto fare in modo di essere, alla fine, l’unica sopravvissuta. In alternativa, avrei dovuto uccidere il numero tre. Solo che non avevo la minima idea di chi potesse essere il numero tre!

Le misteriose carte sparirono, lasciandomi decisamente confusa. La spiegazione che mi diedi fu che un cervello sopravvissuto ad anni di ibernazione non avrebbe potuto immediatamente funzionare come prima e che un’allucinazione, in fondo, sarebbe stata comprensibile.

Riuscii a mettermi in piedi e, questa volta senza cadere, raggiunsi l’armadio. Ritrovai la mia roba lì dove l’avevo lasciata: il Rifle e la tuta, piegata all’interno di un borsone sul quale era stato applicato un adesivo con su scritto “Scout, numero 1”. Avrei giurato di non aver mai visto quell’adesivo, ma ormai avevo capito di non poter fare molto affidamento sulla mia mente.

Trovai anche qualcosa da mangiare e da bere e recuperai le forze più velocemente di quanto mi aspettassi.

A quel punto notai qualcosa di strano: il dewar più distante dal mio, l’ultimo sulla destra, davanti alla porta, era aperto. Pensai, con enorme sollievo, di poter contare finalmente sulla compagnia di un altro membro dell’equipaggio (non sapevo, infatti, quanto tempo avrebbero impiegato gli altri per svegliarsi).

Mi avvicinai lentamente per non spaventarlo, avevo appena sperimentato quanto potesse essere traumatico un risveglio simile. Stavo quasi per toccare il bordo della capsula, quando ritirai immediatamente la mano: c’era del sangue, non era un buon segno. Guardai meglio e mi accorsi che le tracce di sangue partivano dal dewar e seguivano un tragitto preciso sul pavimento, come delle impronte, fino alla porta.

Mi feci coraggio e mi avvicinai: lui era lì, privo di vita, con la pelle già grigiastra, gli occhi spalancati e fissi, la bocca aperta in un’espressione di sorpresa e dolore congelata sul viso.

Trattenni la nausea e osservai anche il suo addome: una profonda ferita si estendeva dalla zona dell’ombelico fino alla parte inferiore del torace.

Non riuscivo a capire: eravamo in sei, solo noi all’interno della nave. Chi avrebbe mai potuto fare una cosa simile? Avrei dovuto scoprirlo.

Dopo aver lasciato l’ibernatorio, seguii le tracce di sangue lungo il corridoio e raggiunsi una camera con la porta già aperta, evidentemente a causa del sistema di allarme che aveva aperto tutte le porte.

D’un tratto, al centro della camera, apparve un enorme dado nero che volteggiava in aria, mostrando ora un numero, ora una X. Quando cadde sul pavimento, si fermò su un lato, rivelando uno strano simbolo: tre segni paralleli, come se fossero stati tracciati da artigli mostruosi.

Poi, esattamente come le carte che mi erano apparse poco prima, anche questo ologramma sparì.

Serie: Nemesis


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Discussioni

  1. Intrigante, staremo a vedere dove vuoi portarci. Per quanto riguarda: lessico, grammatica e descrizioni nulla da eccepire, scritto bene… staremo a vedere in seguito con i dialoghi. Ah, se solo tu eliminassi gerundi e avverbi di modo in mente, il tutto risulterebbe quasi perfetto. 🙂

  2. Non dev’essere facile portare nero su bianco un gioco da tavolo, e già questo fatto è degno di nota! 😸
    Mi è piaciuto tantissimo questo inizio, mi ha ricordato quei film di Fantascienza ambientati nelle navicelle nello spazio, in cui i poveri passeggeri si risvegliano dalle capsule di ibernazione… molto Alien. 😼
    E, proprio come un film, questo episodio mi è passato davanti agli occhi come un film!

  3. Wow! Intrigante. Un inizio col botto. Mi incuriosisce questa storia fantasy con un incipit sul risveglio dopo una lunga ibernazione.
    Brava Arianna, hai una mente vulcanica capace di spaziare da un genere all’altro con grande talento creativo.

  4. Ciao Arianna. Ottimo incipit! Mi sa che la posta in gioco sarà molto, molto alta; non sono una brava giocatrice, ma i giochi da tavolo, come gli scacchi, i dadi e le carte, hanno qualcosa di misterioso e affascinante. Brava, Arianna. 👏👏👏

    1. Ciao Concetta, questo è un esperimento: giocando a Nemesis mi è venuta l’idea di trasformare la partita in un racconto, ma vedremo cosa ne uscirà fuori 😁. Grazie davvero, le tue parole mi incoraggiano a proseguire ❤

  5. Ciao Arianna,
    non conoscevo questo gioco da tavolo, sembra molto interessante. Mi è sempre piaciuto scrivere background o diari delle partite che giocavo, quindi sono molto preso da questa storia, ma allo stesso tempo è la prima volta che leggo un’avventura trasposta con tanto di carte e dadi. È un’interessante variante, vediamo se pagherà alla fine della storia, per ora è molto coinvolgente ma il rischio di rompere la sospensione d’incredulità è dietro l’angolo, dovrai essere molto brava per evitarlo.
    Come ti ha detto Emiliano, la parola dewar si ripete tantissimo. Di contro mi è piaciuto molto il risalto che hai dato alle percezioni sensoriali al momento del risveglio.
    Leggerò sicuramente il seguito.

    1. Ciao Marco, grazie di essere passato! Sì, in effetti ho ripetuto spesso la parola dewar, è che davvero non sapevo come chiamarlo 🙈 “capsula” mi sembrava un po’ banale, ma proverò a correggere l’errore. Quindi, se ho capito bene, anche tu ami i giochi da tavolo 🙂 posso chiederti qual è il tuo preferito? (Il mio non è Nemesis 😁 diciamo che tra I miei preferiti ci sono sicuramente Ark Nova, Terraforming Mars, 7wonders Duel e Feast for Odin❤️)

      1. Non sono un grande giocatore, di quelli che hai nominato ho giocato solo a 7 wonders duel e solo grazie a un mio amico che invece è innamorato di questi giochi (infatti ogni carta del gioco aveva il suo bel rivestimento, non so se rendo l’idea di quanto ci tenga 😀 ). Io invece giocavo solo ai classici d&d (troppo poco), cluedo, labirinth, risiko, poi la mancanza di amici nella mia città mi ha portato verso i videogame. Ma se posso dirti un gioco di cui mi sono innamorato, anche se forse è più corretto chiamarlo gioco di carte, è Lupus… mi sono visto anche quella ciofeca di film che ne hanno tratto.

      2. Per chiarire, mi sono scritto diversi diari a background di personaggi e partite che giocavo a giochi di ruolo online, in effetti anche non giochi di ruolo. Mi ricordo che una volta ho voluto giocare di ruolo a Elite Dangerous e ogni giorno facevo un diario in cui ricamavo parecchio su missioni che in realtà erano anche abbastanza monotone e ripetitive del tipo “porta questa merce lì, porta questi passeggeri di là, uccidi questi banditi”. Ma in realtà giocavo di ruolo pure con i regoli a 6 anni, ho sempre avuto molta fantasia 😀

  6. Ciao Arianna! Molto intrigante come inizio! Mi sono ritrovato all’interno di uno strano miscuglio di generi: un leggero aroma di Hunger Games, un cucchiaino di Among Us, una spolverata di Deadman Wonderland e tecnologia da nave interstellare diretta chissà dove. Ammetto che vengo attratto da questo tipo di racconti e quindi sono curioso di capire e anche di sapere.
    Unico appunto che potrei farti (dovuto al mio gusto personale) è l’uso ripetuto del vaso di Dewar che rallenta un po’ la lettura. Potresti far riferimento alla crionica, criogenesi e tutto l’immenso armamentario sci-fi… <3 Intanto ti seguo volentieri!

  7. Non sono appassionata di giochi e la mia conoscenza si ferma a Jumanji 🙂
    Tuttavia, ho davvero avuto l’impressione di essere io la pedina del gioco stesso.
    Davvero brava, come sempre. Ti seguo volentieri!

  8. Ciao Arianna, mi sono sentita subito buttata nella mischia senza tante spiegazioni, insieme alla tua protagonista. Inizio intrigante e inquietante, gli ingredienti sono buoni. Seguo con tanta curiosità questo gioco dall’aria molto pericolosa. Brava!