IV – LA FORGIA E LA CROCE
Serie: La memoria delle acque
- Episodio 1: I – LA CADUTA DELLA CITTÀ DI VETRO
- Episodio 2: II – IL PELLEGRINAGGIO DEL FUOCO
- Episodio 3: III – LE COLLINE DI PIETRA
- Episodio 4: IV – LA FORGIA E LA CROCE
- Episodio 5: V – IL GIURAMENTO DEL FERRO Prima parte
STAGIONE 1
I – Le fondamenta
Con l’arrivo di giugno le colline si erano fatte più verdi.
Nova Ilion non era più un accampamento: le tende avevano lasciato spazio a muri, i fuochi a forni veri.
L’odore di pane e di ferro caldo si mescolava all’aria, come se il mondo stesse imparando a respirare di nuovo.
Enea si svegliava prima del sole. Camminava tra le case in costruzione, controllava i pozzi, aiutava chi sollevava le travi. Aveva il volto scavato, le mani piene di tagli. Si sentiva responsabile di tutto: delle pietre che reggevano, dei morti che non c’erano più.
Sulla piazza, Corin era piegato sulla nuova forgia. Aveva costruito un mantice di pelle di cervo e un crogiolo scavato nella roccia. Le braccia luccicavano di sudore, e ogni colpo di martello sembrava una bestemmia contro il silenzio del cielo.
«Serve ferro per i chiodi,» disse, senza voltarsi.
«L’ho trovato nel pendio, vene buone, ma dure.»
Enea lo osservò. «Usa pietra per la base, non legno. Il fuoco divora tutto ciò che somiglia a vita.»
Corin rise, con un lampo negli occhi. «Non sono più il tuo apprendista, Custode.»
Enea annuì. Il tono era di sfida, ma sotto c’era ammirazione.
Il Sigillo, sotto la tunica, restava tiepido.
Forse approvava, o forse taceva per prudenza divina.
II – Il fuoco di Corin
Quella notte la valle si illuminò.
Corin e i suoi uomini fusero il primo lingotto di ferro di Nova Ilion.
La fornace ardeva come un cuore impazzito. L’aria tremava, e la luce era più viva di qualsiasi preghiera.
La folla accorse.
Enea si fece largo tra la gente, il mantello bagnato di sudore.
Il fuoco sputava scintille che cadevano come stelle sulle spalle nude degli artigiani.
«È fuoco puro!» gridò Corin. «Non ha bisogno del Sigillo per ardere!»
Un mormorio attraversò la piazza.
Le donne si fecero il segno della croce, ma con le dita incerte.
Enea restò in silenzio, attratto e spaventato dalla bellezza di quella luce.
Corin immerse il ferro incandescente nell’acqua. Il vapore si alzò alto, avvolgendo tutti.
«Con questo ferro costruiremo ponti, lame e campane che parleranno al cielo senza inginocchiarsi!»
Enea gli si avvicinò.
«Il ferro costruisce, ma taglia anche,» disse piano. «Sta a te decidere quale dei due resti nella tua mano.»
Corin gli sorrise, stanco. «E tu, Custode, hai deciso se credi ancora nel tuo Dio o solo nella tua paura?»
Nessuno rise.
La notte si fece più buia. Il fuoco rimase l’unica cosa viva.
III – La disputa
Nei giorni seguenti la valle si divise.
Attorno alla forgia si radunarono i giovani e gli affamati di futuro.
Attorno all’oratorio, i monaci e gli anziani.
Ogni sera, la piazza diventava un tribunale senza giudice.
Enea convocò il consiglio.
«Il ferro e la fede possono vivere nella stessa mano,» disse. «L’uno costruisce, l’altra trattiene.»
Corin lo interruppe: «La fede trattiene, sì — come un laccio alla gola. Io voglio mani libere.»
Le parole bruciarono più del fuoco. Il vecchio monaco Ardel si alzò, tremante.
«Aurion è crollata per superbia! Il fuoco non è dono, è prova!»
Corin sbatté il pugno sul tavolo. «Aurion è crollata perché aspettava i miracoli. Io non li aspetto più!»
Il Sigillo s’illuminò, improvviso, sul petto di Enea.
Un lampo breve, come un respiro trattenuto.
Cadde il silenzio. Tutti guardarono quella luce, confusi tra timore e desiderio.
Enea chiuse la mano sull’amuleto.
«Forse non è Dio,» disse piano. «Forse è solo il fuoco che ricorda chi lo ha acceso.»
Corin lo guardò con qualcosa che somigliava a compassione. «Allora non temere, Custode. Lascia che ricordi noi.»
IV – La campana e la croce
Corin non dormì per tre giorni.
Forgiò una campana di ferro nero, piccola ma spessa.
Quando la sollevò, le braccia gli tremavano come se reggessero il mondo.
La appese accanto alla fornace.
«Questa parlerà per noi,» disse. «Ogni rintocco dirà che gli uomini sono sopravvissuti agli dèi.»
Enea lo fissò a lungo.
Poi prese due travi, le legò a croce e le piantò accanto alla campana.
«E ogni volta che suonerà,» rispose, «ricorderemo chi ci ha insegnato a forgiare e a pregare.»
Corin fece vibrare la campana.
Il suono si diffuse tra le colline, limpido, con una nota spezzata che sembrava pianto e promessa insieme.
Enea si inginocchiò, tracciò il segno della croce.
«Questo suono,» disse, «sarà la nostra promessa: mai più città di vetro, solo città di pietra.»
Il vento raccolse le parole e le portò lontano.
Nessuno si accorse del piccolo bagliore che attraversava il ferro della campana: la stessa luce che ardeva nel Sigillo.
Enea la vide, però, e capì. Il fuoco non dimentica. Ogni costruzione, anche la più giusta, contiene già la sua rovina
Serie: La memoria delle acque
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- Episodio 2: II – IL PELLEGRINAGGIO DEL FUOCO
- Episodio 3: III – LE COLLINE DI PIETRA
- Episodio 4: IV – LA FORGIA E LA CROCE
- Episodio 5: V – IL GIURAMENTO DEL FERRO Prima parte
“Nessuno si accorse del piccolo bagliore che attraversava il ferro della campana: la stessa luce che ardeva nel Sigillo.Enea la vide, però, e capì. Il fuoco non dimentica. Ogni costruzione, anche la più giusta, contiene già la sua rovina”
Anche il finale merita un applauso👏
“«Il ferro costruisce, ma taglia anche,» disse piano. «Sta a te decidere quale dei due resti nella tua mano.»Corin gli sorrise, stanco. «E tu, Custode, hai deciso se credi ancora nel tuo Dio o solo nella tua paura?»Nessuno rise.”
Quanta tensione c’è in questa battuta!👏
Wow, che bello!