J. Dieu
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
- Episodio 5: Colpa d’Albino
- Episodio 6: Rosa furiosa
- Episodio 7: E strunz
- Episodio 8: Pierre de Ronsard
- Episodio 9: A tavola senza cadaveri
- Episodio 10: Il signor Marino
- Episodio 1: In fuga da Pietro
- Episodio 2: Il buono, il cattivo e il maresciallo
- Episodio 3: François Dubois
- Episodio 4: Laura
- Episodio 5: Viola Testa
- Episodio 6: Calogiuri
- Episodio 7: I vecchi
- Episodio 8: Elia Boidu
- Episodio 9: La bestia
- Episodio 10: La festa
- Episodio 1: Il fantasma del bar
- Episodio 2: Uccel di bosco
- Episodio 3: Una notte spettrale
- Episodio 4: Ciccino
- Episodio 5: Mitza Manna
- Episodio 6: Su Tiau
- Episodio 7: Il sosia
- Episodio 8: J. Dieu
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
STAGIONE 4
Sul tavolino basso del salotto il cellulare aveva iniziato a vibrare, mentre Valentina, distesa sul divano, consumava, avidamente, il secondo racconto di Giallo Sardo.
“Pisano si morse la lingua e non osò ribattere che solo cinque settimane prima quell’alto ufficiale si sarebbe inchinato a ogni volere impartito dal comando tedesco con la stessa dedizione con cui ora si genufletteva ai nuovi padroni. Ma preferì ubbidir tacendo. Del resto era questo il motto dell’arma. (…)”
Un’antologia firmata da numerosi autori e quel racconto, Il Colonnello, era di Francesco Abate, scrittore, giornalista de L’unione Sarda ed ex disc jockey, ben noto e apprezzato per i suoi numerosi romanzi. Valentina aveva continuato a leggere, mentre sospirava e un po’ fantasticava. Se riuscissi, con la storia di Clara, a costruire una trama così credibile e intrigante, come fa lui. Un giallo leggero, svelato da una giornalista, di sicuro più modesta, ma curiosa e tenace, nello stile di un’altra Clara.
Il pensiero in quel momento era andato a Clara Simon, l’investigatrice, grande protagonista del bellissimo romanzo di Abate, I delitti della salina.
Lo smartphone aveva ripreso a vibrare e intanto scivolava giù, verso il bordo di legno laccato, rosso amaranto.
Valentina aveva continuato a ignorarlo. Bambini di cui preoccuparsi non ne aveva, né a scuola, né al catechismo, né altrove. Il marito era soltanto una delle sue tante fantasie dell’età puberale. Orfana sin da piccola. Sorelle o fratelli mai nati e pure la nonna materna, defunta, incenerita e sparsa tra gli alberi dei suoi boschi tanto amati.
L’unica che la chiamava spesso, la sua carissima amica Rosa, aveva smesso di chiamare chiunque.
La solita rottura di scatole dei call center. Subito dopo aveva avuto un ripensamento. Poteva essere Clara. Allungando il braccio aveva tentato di afferrare il telefono e, finito sul tappeto, aveva visto il nome del contatto.
E mò questo, che vuole? Aveva esitato per una frazione di secondo, fissando il display del cellulare, poi, sbuffando, lo aveva riposto sul tavolino.
Dopo aver raddrizzato il cuscino e poggiato la testa sul bracciolo imbottito del sofà, aveva ripreso il libro. La concentrazione era calata. Leggeva e rileggeva le stesse frasi, mentre la sua mente continuava a divagare.
Chissà cosa gli serve, questa volta. L’ultima notte insieme, dopo i soliti vecchi approcci da grande esperto di love bombing, si era subito dileguato. Voleva recuperare la macchina, carpire informazioni, ed essere certo che sarei cascata di nuovo ai suoi piedi. Purtroppo per me, il collezionista di polli e pollastre, ha raggiunto il suo scopo. Altro che “Je t’aime”. Lui non cercava qualcuno da amare e neppure qualcun che lo amasse davvero; caso mai chiunque lo adorasse come un dio, senza riserve. Solo attenzione, ammirazione e conferme. Il plauso, non di una donna o di un uomo soltanto, ma di un’intera platea, per sentirsi splendido.
Valentina aveva ripensato a tutte le volte che l’aveva fatta sentire uno scarto, una presenza inutile, un intralcio alle sue mire, quando stavano insieme ad altri. Riusciva a rubare il centro della scena a chiunque, da protagonista brillante e desideroso di accalappiare nuove prede. Se lei osava pronunciarsi, con l’intento di inserire qualche dettaglio in più al suo assolo, lo sguardo fulminante la gelava all’istante, dalla bocca ai piedi. Non c’era posto per lei, in quel suo gioco teatrale, di finzioni e bugie, da divo superstar. E poi a casa o in ristorante, quando erano soli, lui si concentrava sul vino e sul cibo che consumava con avidità, rispondendo a malapena, con un cenno meccanico del capo. Nessun coinvolgimento emotivo per le parole pronunciate al vento, soltanto da lei.
Sempre più assente, anche quando c’era: lontano nei pensieri e distante persino negli amplessi più intimi. Nessuna empatia e nessuna pietà, neppure se piangeva, chiedendo spiegazioni, quando lui spariva per giorni, senza avvisare prima, né giustificare dopo.
Finché un giorno lo aveva incontrato in città, per caso; mentre parcheggiava la sua auto, per poi entrare in casa Dubois. Aveva le chiavi del cancello – che strano – pensava lei. E dopo aver percorso il vialetto centrale del giardino, davanti all’ingresso c’era lui che lo aspettava. Si erano abbracciati, guardati e poi baciati. Valentina li aveva osservati, attraverso la siepe di falsi gelsomini, lungo la recinzione che separava il villino a schiera, dalla strada. Non era un abbraccio formale tra due colleghi e neppure un bacio tra due amici che non si incontrano da parecchio tempo. Loro si vedevano ogni giorno in redazione e poi, evidentemente, dopo aver scritto articoli, letto, riletto e corretto, li aspettava un altro letto.
Il problema non era soltanto il tradimento e che lui fosse gay o bisex o – fluido – come usava scrivere spesso nei suoi testi – firmati J. Dieu – per condividere una tendenza ormai diffusa. Il vero problema insolubile era il vuoto assoluto di un’anima glaciale.
Il cellulare aveva ripreso a vibrare.
«Ma che palle, grosse, senza l’albero di Natale!» aveva esclamato Valentina che non amava gli addobbi natalizi.
All’ennesima ripetizione del suono si era decisa a rispondere.
«Ciao Clara, scusa se non ho risposto subito, pensavo fosse il solito scassa bocce.»
«Vale, dovresti farmi un favore: il furgoncino non parte. Devo portare i sacchi di crocchette al canile di Biagio. Possiamo usare la tua?»
«Mi dispiacere Clara. Non ho più nessuna vettura. Il proprietario se l’è ripresa.»
«I cani sono affamati. Biagio sta male. Dobbiamo trovare una soluzione.»
Per qualche istante silenzio assoluto, come se la linea telefonica fosse caduta.
«Ho un’idea: chiamo Viola, poi ti faccio sapere.»
«Pensi che lei possa accompagnarci?»
«Neanche Viola ha la macchina, però di automobili ce ne son fin troppe.»
Prima di chiamare Viola, Valentina aveva cercato nella rubrica del cellulare il numero del professor Bellu.
«Buonasera professore, scusi se la disturbo. Dovrei chiederle un favore. Si tratta di un’emergenza. Potrebbe prestarmi la sua Punto?»
«Cara Valentina, a lei la presto volentieri, per tutto il tempo che vuole. Io non guido più. Da quando mi hanno travolto con lo squallore di certe storie, anche le mie cataratte sono peggiorate. Non vedo più a un palmo di naso.»
«Grazie professore. A buon rendere.»
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Il fantasma del bar
- Episodio 2: Uccel di bosco
- Episodio 3: Una notte spettrale
- Episodio 4: Ciccino
- Episodio 5: Mitza Manna
- Episodio 6: Su Tiau
- Episodio 7: Il sosia
- Episodio 8: J. Dieu
Valentina vive la sua vicissitudini amorose con la stessa ironia delle donne che hanno compreso i propri errori. Mi fa impazzire. Brava Maia Luisa.
Sì, credo anch’ io che Valentina stia prendendo le distanze da Jean, consapevole di aver fatti parte della sua collezione di “polli e pollastre” e abbia decisi di dire basta.
Il tema della dipendenza affettiva che rende difficile la separazione immediata e definitiva dai soggetti narcisisti patologici, overt o covert, é una delle cause che possono provocare certi drammi di cui si parla quotidianamente.
Grazie Tiziana.
Quel tizio narcisista mi ricorda tanto una persona che ho conosciuto tanti anni fa, l’hai descritto perfettamente! Meglio stare alla larga da certi individui. Spero che Valentina abbia imparato la lezione.
Narcisista é la parola giusta per definire la personalitâ patologica di Jean Dieu. Inizialmente volevo usarla, ma poi ho lasciato la parola per la diagnosi ai mie cari lettori e lettrici. Grazie Arianna.😘
Un racconto egregiamente strutturato, con grande forza evocativa ed estremamente realistico nella descrizione della connessione tra anime sole
Bravissima!
Grazie 😘
Grazie Gabriele, il tuo apprezzamento mi gratifica e mi onora, conoscendo le tue capacità di autore e di lettore attento e acuto.
Un episodio intrigante e ben scritto che esplora i temi dell’amore, della solitudine e dell’amicizia.
La storia è piena di colpi di scena e sorprese che mi hanno tenuto “incollato”.
👏🏼👏🏼👏🏼👏🏼
@Currauzzu Ciao Corrado, non potrò mai competere con Francesco Abate che sto iniziando a leggere con grave, imperdonabile ritardo, da sarda, amante dei gialli, quasi coetanea e quasi “vicina di casa” , di questo nostro amato scrittore contemporaneo.
Un consiglio di lettura, se vuoi, anche per te, a scelta, tra i dodici romanzi già pubblicati da Francesco Abate.
Intanto grazie🙏