
La lotta eterna
Adso, che non veniva da Melk ma da Mediolanum, si strinse nel saio ed entrĂ² nella sala di scrittura. Sedette, fece un sospiro e si preparĂ² alla copiatura di alcune decine di pagine dal greco.
Stava per iniziare, ma prima guardĂ² alla finestra e rimase a bocca spalancata.
Un elefante.
Cosa ci faceva, lì, un elefante? In mezzo alle nevi, poi. Non c’era nessuno con lui, e poi era passato piĂ¹ di un millennio dal passaggio di Annibale e il suo esercito per quelle vie.
L’elefante barrì e Adso si emozionĂ². Comprese che quello non era un elefante qualsiasi, ma un simbolo della forza di GesĂ¹ Cristo.
Adso si segnĂ² e, estasiato, osservĂ² il pachiderma. Gli sembrĂ² arrabbiato, comunque nervoso.
Da dietro la montagna giunse un drago. Camminava come un enorme scarafaggio piĂ¹ che una lucertola e aveva delle alette atrofizzate.
Il drago puntĂ² all’elefante, e il rettile era molto piĂ¹ grande del mammifero; e se quest’ultimo soffriva il freddo, il mostro era piĂ¹ in forze e piĂ¹ risoluto a distruggere e a sterminare.
Adso comprese che, quel a cui stava assistendo, non era una lotta qualunque, quella si trattava di una lotta eterna. Da un lato l’elefante che rappresentava Cristo, dall’altro il drago che non aveva bisogno di spiegazioni, era il Male, che prima tenta, poi fa soffrire.
La creatura mostruosa raggiunse l’elefante il quale si impennĂ² e tentĂ² di accogliere la lucertola schiacciandogli il cranio con le zampe anteriori.
Invano.
Il drago sputĂ² una fiammata che sciolse le nevi in un torrente e aggirĂ² il pachiderma per poi morderlo.
L’elefante soffrì, si dimenĂ², riuscì a liberarsi della presa delle zanne del drago e Adso pregĂ² che non morisse, ma che neanche scappasse: Non è da GesĂ¹ Cristo fuggire, pensĂ². Lui, che si è sacrificato per l’UmanitĂ .
Se parve che l’elefante fosse un vigliacco, e Adso ne dubitĂ², il drago cantĂ² vittoria troppo presto e si impennĂ² a sua volta per provare a travolgere con la sua mole l’elefante, ma questi reagì e lo caricĂ² con un barrito, lo spinse via e il drago, non piĂ¹ simile a un insetto, precipitĂ² nel burrone.
L’elefante svanì in una raffica di vento.
Adso si riprese e, al contrario di iniziare il suo lavoro di amanuense, riportĂ² quel che aveva visto sulla pergamena di fronte a sĂ©.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Fantasy
Che divertimento! Ho fatto un balzo nel tempo e avevo di nuovo sei anni! Bellissimo. Mi è sembrato di rivivere uno di quei sogni ad occhi aperti che facevo guardando fuori dalla finestra, nel cielo, mentre la maestra spiegava. Potrebbe accadere che un editor abbia qualcosa da dire sulla forma, personalmente voglio leggere ancora. Attendo con trepidazione.
Ciao! Sì, magari qualche editor potrebbe fare delle correzioni, non sono perfetto; ma apprezzo il tuo commento, mi piace inventare