La ragazza per le vacanze
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilÃ
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilÃ
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
- Episodio 5: Capire il passato per vivere il futuro
- Episodio 6: Rimpianti, domande e speranze
- Episodio 7: Tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare
- Episodio 8: Ceres? Come la birra?
- Episodio 9: Condanna all’oblio
- Episodio 10: Il macigno di Piero
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
- Episodio 5: Coda di paglia è sceso a Bolzano
- Episodio 6: Viaggio con Jurgen – Rivelazioni
- Episodio 7: Il diario di Giacomo
- Episodio 8: In pace con se stessi
- Episodio 9: Due chiacchiere tra amici
- Episodio 10: La ragazza per le vacanze
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Mi destò un forte rumore. L’inconfondibile clangore non poteva che provenire dalla cucina e così, più incuriosito che preoccupato, scesi, ancora in pigiama, per capire l’origine del trambusto. Trovai Jűrgen che armeggiava con la moka.
«Scusami, ti ho svegliato? Volevo preparare il caffè per entrambi ma, da maldestro quale sono, ho fatto cadere una pentola.» Il suo sorriso era disarmante. «Comunque sono le sei e mezza, l’ora giusta per il caffè, come diceva Giacomo»
«Nessun problema Jűrgen, ero già sveglio,» mentii. «mi lavo la faccia e mi vesto, torno subito.»
Quando ridiscesi l’aroma della magica bevanda che ci dà il buongiorno, era diffuso ed invitante. Me lo gustai e solo allora mi sentii sveglio.
«Stasera diamo le gocce a Marisa e Piero. Cosa gli raccontiamo?»
«Parlo io, qualcosa ne so, tu ancora troppo poco.»
«Trova parole che siano credibili, se ce la fai. Credi funzionerà ?»
«Certo, ne sono sicuro! Ceres sa quello che fa, e non fa mai nulla di inutile o dannoso. Stai tranquillo.» Rispose Jűrgen, liberando il tavolo dalle tazzine.
La suoneria del cellulare zittì ogni mio tentativo di replica: Song for a Winter’s Night, cantata da Sarah McLachlan, era il brano che avevo scelto per Marta.
«Marta?» risposi.
Jűrgen fece per alzarsi e uscire, ma lo trattenni: la sua presenza mi dava sicurezza.
«Scusami per l’ora, ma se non ti chiamo di mattina poi mi faccio vincere da mille dubbi, rinuncio, e la sera vado a letto incazzata con me e con te.»
Sentire la sua voce accelerò il mio battito.
«Ero già in piedi, incredibile no? Ho cambiato un po’ il mio stile di vita, qui.» Il mio tono, quasi stridulo, tradiva il mio nervosismo. Tirai il fiato e provai a dimostrare una tranquillità che non avevo: «Come stai?» le chiesi, allungando quelle due parole per farle suonare dolci e sincere.
«Ho avuto tempi migliori. Finché non riuscirò a liberarmi del rancore nei tuoi confronti non starò bene.» rispose, abbastanza battagliera.
«Addirittura rancore!» mi uscì. Mi sarei mangiato la lingua se avessi potuto.
«Ma allora sei il solito stronzo―»
«No, scusa, aspetta un attimo. Non è così. Negli ultimi mesi ho ripensato ogni giorno a quanto ho sbagliato,» ora ero sincero e anche la mia voce era cambiata, «non ho più insulti per definirmi ed ho solo una grande amarezza per come mi sono comportato. Qualsiasi decisione tu prenda io la accetterò, ma, se ti è possibile, perdonami.»
«Mi hai usata come ragazza per le vacanze.»
«Si, è vero.»
«Quando ti ho detto che sarebbe arrivato un figlio ti sei incazzato come se ti avessi fatto un torto.»
«Vero anche questo.»
«E quando l’ho perso non c’eri a consolarmi.»
«Purtroppo no.»
Sentivo il groppo in gola che aumentava, eravamo entrambi vicini al pianto e restammo in silenzio qualche secondo: lei per smaltire la rabbia che la stava prendendo e io per ricacciare le lacrime e per trovare parole che potessero darmi la salvezza.
«Ero uno stupido, egoista e spaventato. Stupido perché non capivo che quella confusione che mi creavi nella mente era amore, egoista perché ho pensato che mi avresti rovinato la vita e spaventato dall’idea di avere un figlio: non mi riusciva di essere adulto, figurarsi padre. Pensavo solo a me Marta, non a me e te assieme. Allora non ero pronto.»
Jűrgen posò la sua mano sulla mia, non solo per fermarmi le dita che picchiettavano nervosamente sul legno del tavolo.
«Ed ora sei… pronto?» Nella sua voce captai dubbio, ma anche speranza.
«Non lo so. Ma vorrei che tu mi aiutassi a scoprirlo. Vieni qui.»
«Così però giochi in casa.» la sua voce era più dolce, quasi scherzosa.
«Se lo vorrai giocheremo in casa entrambi.»
«Verrò, ma non ti permetterò di uccidermi un’altra volta. A presto.»
Interruppe la telefonata senza permettermi di salutarla. La sua voce incrinata mi suggerì che non volesse farmi sentire il pianto liberatorio provocato da quel tardivo chiarimento. Ero felice e speravo che, superata l’emozione, lo fosse anche lei.
«Non avrei saputo parlare meglio, bravo Thomas!» concluse Jűrgen «Ora, però, andiamo a ingozzarci di torta da Marisa.»
Entrammo dalla cucina, per salutare gli amici e Piero, dopo qualche battuta e con viso supplichevole, mi chiese: «Potresti farmi un favore? Mi servono delle cose e non ce la faccio a scendere, andresti tu?»
«Se offri cappuccino e torta di Marisa puoi chiedermi ciò che vuoi.»
«Faccio i cappuccini, il reparto dolci è tutto tuo.» rispose sollevato.
Finita la colazione, Piero mi diede istruzioni per le commissioni. Si trattava di passare alla pescicoltura e ritirare delle confezioni di filetti di trota e altre di salmerino. Il pesce persico del lago d’Idro sarebbe arrivato in mattinata e a cena, i membri della Società Pescatori del Sarca, avrebbero gustato quanto richiesto.
«Ci sarebbe un’altra cosa. Non che manchi, ma so con chi ho a che fare e il vino non è mai abbastanza. Scenderesti fino alle Sarche? Ti carico le damigiane sul pickup, una per il Cabernet e una per il Teroldego.»
«Si badrone.» scherzai.
«Bravo ragazzo! Mi raccomando, il pesce prendilo al rientro, altrimenti arriva cotto.»
In effetti il sole già picchiava duro e la giornata si preannunciava torrida, pur essendo solo ai primi giorni di giugno.
Guardai Jűrgen: «Vado in missione, mi fai compagnia?»
«Ti spiace se resto a casa? Dovrei rivedere delle cose, smontare le memorie e, se mi avanza del tempo, continuare quel libro che mi hai prestato, Isabel, è veramente bello.»
«No tranquillo. Ti serve niente?»
«Ho tutto, grazie Thomas.»
In macchina pensai a lungo. Mi suggerii tanti buoni propositi, ma il pensiero finale fu: lascia che sia, lo scopriremo assieme se è vero, se è possibile e se sarà duraturo. Comunque ero leggero, abbastanza felice e ottimista.
Sbrigai le commissioni senza nessun problema: alla cantina non c’era ressa e il ragazzo della distribuzione mi tenne una lezione facendomi degustare i vini autoctoni del Trentino; alla pescicoltura imparai la differenza tra trote e salmerini. Caricato tutto rientrai in valle.
Piero, soddisfatto, mi consegnò un biglietto: «Hai diritto a una cena da consumare entro il 31 dicembre, non perderlo.» Era il suo modo, scherzoso, per ringraziarmi.
Quando entrai nel vialetto di casa trasalii: Jűrgen e una ragazza chiacchieravano amabilmente, seduti al tavolo sotto l’abete. Marta era arrivata.
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Spiragli
- Episodio 2: Le anime non hanno sesso
- Episodio 3: Domande, risposte e richieste
- Episodio 4: Una cosa che mi scalda il cuore
- Episodio 5: Coda di paglia è sceso a Bolzano
- Episodio 6: Viaggio con Jurgen – Rivelazioni
- Episodio 7: Il diario di Giacomo
- Episodio 8: In pace con se stessi
- Episodio 9: Due chiacchiere tra amici
- Episodio 10: La ragazza per le vacanze
E qui la faccenda s’imbrusca. Bravo Giuseppe.