
La seconda birra
Serie: L'ultima birra insieme
- Episodio 1: La prima birra
- Episodio 2: La seconda birra
- Episodio 3: L’ultima birra
STAGIONE 1
Paolo ha giĆ le mani sulle mie spalle, sono calde e morbide, lāolio alla lavanda scivola sulla mia pelle in modo delicato, cāĆØ nellāaria il profumo del sesso, quello non dichiarato ma che sai perfettamente che sarĆ avverato, ogni tanto sorseggia della birra dalla bottiglia e quando torna sul mio corpo, i brividi di freddo mi fanno eccitare ancora di più, e devo sforzare la mente ad essere più lucida possibile.
āSei molto tesa.ā
āUn periodo pieno di dubbi.ā
āIo?ā
āNo, no. Anche se potrei non avere più tempo per tutto questo.ā
āPeccato.ā
āGiĆ .ā
āQualunque sia il problema io la vedo come un omicidio, lo ammazzi e non ci pensi più.ā
Rabbrividisco di nuovo e questa volta per puro terrore, sapendo che quello che ha detto lui ĆØ una possibilitĆ che continuo a vagliare.
āPiù facile a dirsi che a farsi.ā
Mi gira davanti a lui, occhi negli occhi, e mi toglie la maglietta piena di schizzi di colore.
āBasta volerlo. Ma la birra? Non hai toccato nemmeno quella di oggi.ā
āĆ che vedi, io proprio non posso.ā
Paolo mi guarda con occhi nuovi e mi abbraccia senza il minimo segno di passione.
āLorenzo lo sa?ā
āNo. Per questo voglio tornare presto.ā
Mi rimette la maglietta addosso e mi sfiora la guancia delicatamente.
āAndrĆ tutto bene. Vieni, ti accompagno io a casa.ā
Per tutto il tempo nella macchina di Paolo ho desiderato che il mio problema fosse anche suo, invece ĆØ Lorenzo che devo affrontare e in un attimo ho assimilato che nulla, dentro la mia vita grigia e placida e monotona, ha un senso preciso e giusto, nemmeno io.
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Ha detto che stasera torna a casa a presto, lo spero.
Devo parlare, devo dirle tutto.
Sono notti che faccio finta di dormile accanto, beato e tranquillo, ma ĆØ lei quella che sta bene in questa vita piatta, senza mai un balzo, una propensione in avanti.
Lei che torna dal lavoro, io che se esco prima lāaspetto e preparo la cena, il sesso ogni tanto, tanto per farlo, i regali di Natale, la solita birra al nostro anniversario, questo non può più bastarmi, non ora che passati i ventāanni non cāĆØ una spinta naturale e innata alla follia, ho bisogno che qualcosa mi scuota, ho bisogno di sentirmi vivo oltre il tempo.
Vado al frigorifero e mi prendo una birra, lāaspetto sul divano, deciso, irremovibile.
La porta di casa si apre con lentezza.
āLorenzo, che ci fai lƬ?ā
āDevo parlarti.ā
āAnche io.ā
āComincio io, sennò non lo faccio più. Ti lascio, ĆØ finita, me ne vado.ā
āSono incinta.ā
Un pugno diretto nello stomaco, un rifiuto totale, un senso di vomito insistente e quella dannata sensazione di essere impotente davanti a lei.
āCazzo Anita no, sono giĆ fin troppo relegato in questa vita, non passerò il mio tempo a mantenerlo e fargli delle pappette, sbarazzatene.ā
āAspetta, parliamone almeno.ā
āTu non hai capito, io me ne vado, ti mollo, mi fai schifo, io non voglio essere te, tu ti sei accontentata, sei una mediocre. Voglio di più.ā
āUn figlio ĆØ qualcosa di più.ā
āUn figlio ĆØ qualcosa di troppo. Che poi ĆØ mio?ā
āChe figlio di puttana, di chi vuoi che sia?ā
āNoi non scopiamo praticamente mai, da qualche parte andrai pure a sfogarti.ā
āIl bambino ĆØ tuo.ā
āSbagliato, ĆØ solo tuo Anita, solo tuo. Sei sola. Questo figlio non dovrebbe essere di nessuno. Io comunque non ne voglio sapere, che tu lo tenga o no, io non ci sono.ā
Mentre sbatto la porta alle mie spalle mi sembra di sentire Anita piangere, mi scolo la bottiglia fino allāultima goccia, questa ĆØ la nostra ultima birra insieme, tutto quello che chiedo ora ĆØ di essere libero.
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