
La signorina Bellini Sforza Contìni
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Le rose e le rouge
- Episodio 2: Jean
- Episodio 3: Tattoo
- Episodio 4: Il professore
- Episodio 5: Carletto
- Episodio 6: Il Cinese
- Episodio 7: Il giornalista
- Episodio 8: Clara
- Episodio 9: Le jacarande
- Episodio 10: Carmelo
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
STAGIONE 1
STAGIONE 2
La maestra aveva fatto l’appello, poi aveva iniziato a spiegare alcune regole di grammatica. Subito dopo aveva chiamato Clara per interrogarla, chiedendole di fare altri esempi alla lavagna. Il sole inondava l’ aula col suo tepore primaverile, attraverso l’ampia vetrata con veduta sul cortile. L’odore di formaggio marcio, sciolto rapidamente da quel calore, si era diffuso nell’aria, spargendo un sentore forte e poco gradevole di cacio coi vermi. La merenda, per la maggior parte degli alunni, era pane e nutella o la rosetta imbottita di mortadella. Biagio portava due fette di pane spalmate con crema di pecorino piccante, che la nonna avvolgeva, ogni mattina, in carta paglia, riciclata e un po’ unta.
I soliti bulletti avevano iniziato a fare smorfie, a ridacchiare e a voltarsi all’ indietro verso il loro compagno seduto da solo all’ultimo banco.
La signorina Bellini Sforza Contìni, aristocratica e schizzinosa discendente da nobile famiglia, poco prima che suonasse la campanella della ricreazione, col suo atteggiamento arcigno aveva chiesto a Biagio di andare fuori a consumare la sua merenda, di lavarsi le mani con il sapone e di tornare in classe non prima di aver buttato la carta sporca fuori, nel secchio del cortile.
A testa bassa e con le gote in fiamme, Biagio era uscito dall’aula senza fiatare. Si era seduto sui gradini che, dall’atrio di quel padiglione, conducevano al vasto spiazzo in cui sorgevano, dislocati, gli edifici delle varie sezioni scolastiche. Singhiozzava e masticava le molliche di pane e pecorino, impastate di lacrime e muco che gli colavano sul viso. Quando anche gli altri compagni erano usciti a giocare, un’orda di ragazzini scalmanati l’aveva quasi travolto. Qualcuno gli aveva fatto le boccacce, qualcun altro un gestaccio.
Non osava alzarsi per unirsi al gruppo dei compagni che si divertivano a rincorrersi. Sapeva già come sarebbe andata a finire. Qualcuno più robusto e più forte di lui, lo avrebbe spinto e buttato in qualche pozzanghera o in mezzo all’erba secca, tra gli escrementi dei cani. Era già successo.
La sua espressione di profonda tristezza si era trasformata di colpo in un sorriso raggiante quando, accanto a lui, si era seduta Clara, che gli aveva offerto metà della sua fetta di torta alle mele.
«Ti piacciono le torte?»
«Sì, molto.»
«Domenica prossima mia madre farà la torta margherita, con la crema. Ci saranno pure le candeline. Festeggio il mio compleanno. Vuoi venire?»
Biagio l’aveva guardata stupito, per quella strana torta che immaginava a forma di fiore, e soprattutto per l’invito.
Da quel giorno erano diventati amici e complici. Quando la signorina Bellini Sforza Contìni lo cacciava fuori dall’aula, subito dopo anche lei chiedeva il permesso di andare al bagno, con la fetta di torta avvolta nel tovagliolo, dentro la tasca. Da buoni compagni dividevano il pane col formaggio, poi il dolce e qualche volta anche i confetti che Clara riusciva a procurare vuotando le bomboniere conservate nella credenza della cucina.
Quando qualcuno, nella famiglia dei clienti abituali della macelleria festeggiava un matrimonio, la madre di Clara offriva loro un regalo di nozze. Un dono piccolo, medio o grande, a seconda del valore di spesa media del suo cliente. Cliente ricco, spesa ricca, pacco ricco. Cliente modesto, spesa modesta, pacco modesto e, talvolta, nessun regalo. In cambio riceveva una bomboniera; saltuariamente anche un vassoio di dolci.
Clara infilava nelle tasche, nell’astuccio delle penne e nel taschino della borsa tutto ciò che riusciva a contenere. Durante l’ora della ricreazione o prima ancora che suonasse la campanella, lei e Biagio si appartavano e mangiavano in silenzio. Lui per timidezza, lei pure.
***
Valentina aveva riletto i suoi appunti. Le sembrava di essere passata di colpo da una delle pagine horror del romanzo Carrie, a un racconto inedito del libro Cuore. Mancava soltanto Garrone o il maiale; eppure non aveva inventato niente. Lei e Clara si erano riviste, avevano parlato ancora di quando lei e Biagio frequentavano la stessa classe elementare, sezione C.
Durante il loro incontro aveva squillato il cellulare. Viola, la sorella di Rosa – che stava a Roma per lavoro -voleva sapere se sua sorella stesse bene, se l’avesse vista negli ultimi giorni. Non riusciva a mettersi in contatto con lei. Aveva provato e riprovato, con messaggi e chiamate, ma non aveva ricevuto alcuna risposta.
Valentina aveva salutato Clara e si era precipitata a casa loro, per verificare se la sua amica fosse a letto, con la febbre o chissà cos’altro.
Dal giorno prima dell’appuntamento per incontrare Clara al bar del Cinese, non si erano più viste. Valentina aveva pensato che, matta com’era, ascoltare la storia raccontata da una donna scappata di casa e poi tornata, fosse meno interessante di sentire il fruscio delle jacarande in fiore. Non si era preoccupata neppure nei tre giorni successivi, pensando che, essendo feriali e non dovendo lavorare al chiosco, avesse avuto di meglio da fare che andare a trovarla, come faceva spesso, quando non doveva studiare per la tesi di laurea.
Il primo giorno le aveva mandato un messaggio con l’emoji che ride, per dirle di andare a farsi friggere in padella, con tutti i fiori in pastella di jacaranda sulla testa. Lei non aveva risposto, ma non sarebbe stata la prima volta che dimenticava di controllare o di accendere il cellulare.
Quando era arrivata davanti al cancello della loro casa l’aveva trovato chiuso soltanto con la maniglia. Aveva raggiunto la porta d’ingresso, suonato il campanello, bussato, chiamato ad alta voce, senza che nessuno si affacciasse. Il fratello di Rosa era andato a studiare all’Accademia Militare di Modena. Il padre era un ingegnere navale, imbarcato. Aveva girato il mondo e vattelappesca dove fosse in quel periodo. Da quando era rimasto vedovo tornava a casa raramente. Le malelingue dicevano che avesse un’altra donna e forse anche un’altra famiglia, in un’altra città. Cercare di rintracciarlo sarebbe stato inutile e forse, al momento, inopportuno.
Rosa non rispondeva al citofono, e neppure attraverso le persiane chiuse della sua camera da letto, dove Valentina aveva tentato di farsi sentire.
A quel punto, l’unica cosa che potesse fare, era di rivolgersi al maresciallo Ercole Lo Piccolo, comandante della caserma di carabinieri, poco distante dal cimitero.
Serie: Le rose e le rouge
- Episodio 1: Da Biagio
- Episodio 2: Rosso rubino
- Episodio 3: La signorina Bellini Sforza Contìni
- Episodio 4: Il maresciallo Ercole Lo Piccolo
Mi ha molto commossa l’amicizia tra Clara e Biagio, e mi ha fatto riflettere su come a volte (a volte? Quasi sempre verrebbe da dire…) i bambini i siano più saggi degli adulti. La maestra si comporta in modo pessimo, allontanando un bambino che già è emarginato di suo, contribuendo a peggiorare il suo stato di solitudine. Clara invece trova un punto di incontro, mostra di avere l’anima e il cuore di chia va oltre condizioni e apparenza, pure quando onorano di formaggio 😅
Ma Rosà che fine ha fatto?!
Sono certa che le insegnanti di oggi siano ben diverse da alcune maestre di molti anni fa, quando non solo certi bambini venivano allontanati agli ultimi banchi, ma anche castigati con metodi assai discutibili.
E Rosa? Boh?! Chi l’ha vista? Sarà andata al mare?
Che tenerezza Clara e Biagio ❤️❤️❤️❤️
Un tocco rosa nel “rouge” che cola spesso davanti agli occhi di Clara.
Speravo di dare un’immagine confortante, dopo l’episodio dell’agnello sgozzato. Un senso di tenerezza per Biagio e Clara era esattamente ciò che speravo di trasmettere; perciò 🙏 Arianna di questa gradita conferma.
È il primo meta racconto che leggo qui. L’ incastro è riuscito. La prima storia spiana la strada alla seconda. Attraverso le vicende di Biagio, ci trasmetti informazioni sulla personalità di Clara. La seconda parte è incalzante, si percepisce la premura di Valentina. Spero che non sia successo niente a Rosa🥺
Grazie Tiziana, il tuo commento mi rincuora, ho sempre il timore di ingarbugliare la doppia trama. Fra tanti personaggi che si incrociano, compaiono o scompaiono, in una storia recente e un’altra che si incastra con riferimenti al passato, non vorrei creare confusione nella lettura. Le vostre rassicurazioni sono fondamentali per orientarmi meglio nella prosecuzione di questi racconti. 🙏
Interessante la struttura su cui hai costruito il racconto, addirittura e propriamente caratterizzata da due font diversi. La prima parte è quasi elegiaca e di ampio respiro, inoltre aggiunge elementi importantissimi per comprendere la passione di Biagio nei confronti di Clara. La seconda parte del racconto, invece, è quasi claustrofobica, come una corsa giù per le scale con il rischio di cadere a ogni gradino. Sinceramente, ho pensato alle peggior cose. Aspetto a brevissimo il prossimo episodio perché non ci puoi lasciare così…
Ciao Cristiana, sto sperimentando, con un esercizio che mi diverte, una trama che in parte avevo in mente e che poi, come scrive anche S. King, in Misery, cambia a mano a mano che si va avanti con la scrittura. In parte (l’ esperimento consiste soprattutto in questo), nella prosecuzione della storia, di volta in volta, sto cercando di dare risposta alle vostre curiosità, sollecitata dai commenti. E Stimolata e ispirata soprattutto da voi autrici, come muse dell’ olimpo openiano che per me e non solo per me, siete un punto di riferimento importante. Ancora una volta, grazie per il feedback, prezioso come sempre, anche in quest’ultimo commento.
🙏 Cristiana.
Credo che sia una forma di esperimento davvero stimolante e costruttiva. Buona scrittura 🫂
Grazie Cristiana, buona giornata a te, di scrittura, lettura e vita vera.