“La sposa in posa” Atelier

Serie: Quando matrimonio e patrimonio fan rima con pandemonio


Dopo la scelta dello sposo la scelta dell'abito nunziale è, forse, il momento più gravoso per una sposa e, visto il costo, anche oneroso. Su quale modello cadrà la scelta di Samantha? Entriamo nell'atelier.

L’abito della sposa deve essere perfetto. Su questo non ci piove sopra. Ecco perché sceglierlo diventa, per la sposa, un momento di grande preoccupazione e stress: sarà quello giusto per me? Non è una domanda retorica, è la domanda che si fanno tutte le spose al momento di decidere quale acquistare tra i tanti provati in un atelier di moda. La scelta non è mai facile quando a decidere sono quattro occhi, di cui due più esperti –teoricamente-. 

«Mamma, perché mi guardi così? Non ti piace neanche questo?» È Samantha, davanti a un grande specchio rettangolare retro illuminato, cuore dell’atelier “La sposa in posa”. 

«Ho perso il conto di quanti ne abbia provati.»

«Venticinque, Signorina Berluscani» è la commessa che, invece, il conto non lo aveva perso.

«Ma è troppo scollacciato, questo abito ha un décolleté troppo generoso, io mi vergognerei ad indossarlo» il commento che non ammetteva repliche della mamma di Samantha.

«Ma io no. Lo so perché dici così, tu hai sempre invidiato il mio seno prosperoso perché tu, un décolleté così, non te lo puoi permettere, e non per il costo del vestito.»

La commessa cercò di trattenersi dal ridere, ma un sorrisetto le scappò comunque. S’avvide dello sguardo indispettito della mamma di Samantha e, per rimediare, se ne venne così:

«Abbiate ancora un po’ di pazienza, la nostra collezione di abiti da sposa non è finita, non è infinita, ma posso mostrarvi ancora uno, scommetto che vi piacerà».

Ma guarda che gente, pensò la commessa recandosi nel magazzino dell’atelier, non sanno cosa scegliere perché possono scegliere tra tantissimi abiti, non chiedono neanche il prezzo, tanto per loro il prezzo è solo un dettaglio irrilevante, e non un fattore discriminante. 

Pochi istanti dopo la commessa si presentò con un paio di abiti in mano.

«Ecco signora» rivolgendosi alla madre, «uno di questi sarà quello perfetto per sua figlia, ne sono certa.»

Samantha, stanca per quei continui cambi d’abito, ritornò nuovamente nel camerino, sperando di non doverci passare anche la notte. Si spogliò velocemente, ormai era diventata esperta, come una modella professionista in una sfilata di vestiti d’alta moda. Loro sono avvantaggiate, così piatte da far invidia a una tavola da surf, entrano ed escono dal vestito con grande facilità, pensò, mentre sistemava il suo décolleté soppesando le coppe con le mani, soddisfatta perché vincevano ancora la legge di gravità.  

«Cosa ti sembra, mamma, questo può andare bene?»

«Forse ti sta un po’ troppo stretto, però, se piace a te, piace anche a me.» Con voce rassegnata la mamma di Samantha annuì, aveva capito l’antifona. Vuoi mostrare le tette a tutti? Fallo! E che c****! Pensò in silenzio. Farai contenti tutti gli uomini, quelli veri. 

«Signorina, provi anche quest’altro» è la commessa, «è lo stesso che indossa, solo di una taglia superiore, delle volte—»

«E facciamo un ultimo sforzo: Fusse che fusse la votta bbona» disse Samantha, con parole non sue. Erano parole che aveva sentito ripetere spesso a casa dal padre, ma che erano di un personaggio interpretato da Nino Manfredi.

«Questo cade a pennello. È perfetto: lo prendo.» 

«Ottima scelta, non necessita di alcuna modifica sartoriale, sembra cucito su di lei. Miccio ne sarebbe entusiasta.»

«Chi, il suo gatto?»

«Ma no! Enzo Miccio. Miccio con la doppia “c”, il famoso Wedding Planner, non mi dica che non lo conosce?» 

«Quello di “Ma come ti vesti”?» 

«Sì, signora Berluscani, e di “Mai più”.»

«Che personaggio, sempre impeccabile nelle sua mise rosa confetto. Ha una marcia in più.» 

«Sì, la marcia nuziale di Wagner.»

«Non mi faccia ridere che scoppio.»

Mamma e figlia avevano scelto l’abito. Forse era l’abito che aveva scelto loro. In realtà era l’abito scelto per loro dalla commessa. 

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Devo avvisare il Cavaliere, lui è stato gentile con me quando ho urtato con la mia vecchia Panda 4 X 4 il suo bolide giallo, beato chi ha la telecamera posteriore, io vado a occhio. Mi è venuto un colpo vedendo quel segnetto sulla fiancata della Lamborghini, non costerà una fortuna, pensai. Pensai male, costava cinquemila euro più IVA. La pittura era speciale, come speciale era quella fuoriserie. Venni a saperlo dal Cavaliere stesso perché, una decina di giorni prima, aveva inavvertitamente urtato un panettone stradale aprendo quella stessa portiera, e quella era la cifra che aveva sborsato per la riparazione. Ma non bastava, caddi dalle nuvole quando mi accorsi che l’assicurazione era scaduta da un mese. 

«Signorina, la vedo agitata, si è cacciata in un bel pasticcio.»

Balbettai. Dove li trovavo cinquemila euro? Non avevo neanche i millecento per l’IVA.

«La ripagherò a rate, la prego. Col mio lavoro la vita è dura, lei non può capire.»

«Dove lavora?» Mi chiese quel signore dal viso conosciuto, ma al quale non riuscivo a dare un nome.

«All’atelier “La sposa in posa”».

«Avrei una proposta da farle, mi ascolti.»

Pensai in un primo momento a una proposta indecente, avevo superato i primi “anta”, ma mi difendevo bene, ero una Milf ancora piacevole agli occhi di quel vecchio (porco?). Rimasi incredula sentendo quelle parole, forse non ero il suo tipo. Fisicamente, intendevo. Ciò mi dispiacque un po’. Mi chiese tutt’altro, non era la persona ricca e arrogante che immaginai vedendola scendere dalla Lamborghini gialla. La sua era una proposta, per così dire, strana. L’ascoltai attentamente, e alla fine accettai. Forse ce la potevo fare. Dovevo farcela, altrimenti… altrimenti avrei dovuto trovare in qualche modo quei soldi, magari scassinando un bancomat. 

E, infatti, ci riuscii. Furbescamente alla signora Berluscani proposi degli abiti che sapevo, per esperienza, non le sarebbero piaciuti, ne rimarcavo i difetti inesistenti, fino a proporle il ventiseiesimo abito, quello veramente bello. Con la scusa di farle provare uno di taglia superiore le feci indossare una copia identica all’originale, solamente che costava venticinquemila euro in meno. Quell’abito lo vidi sfogliando le pagine di un sito di vendite online a soli duecentocinquanta euro e, quasi con un solo click, il giorno prima l’acquistai; mi venne recapitato in 24 ore. Ringrazio ancora il signore, non il Signore nell’alto dei cieli, ringrazio il signore dei pacchi, quello che abita nell’alto dei grattacieli. Si trattava di una perfetta imitazione dell’abito in esposizione nell’atelier dove lavoravo. I cinesi sono davvero incredibili e imbattibili, soprattutto nei costi.  

«Pronto, Cavaliere? È andato tutto secondo i piani, grazie. Grazie ancora!»

 

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Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. Mitico Berluscani, si mette la figlia in tasca senza troppi sforzi!!🤣🤣🤣 Mi unisco ai complimenti degli altri: sei molto bravo. Nei dialoghi come nella caratterizzazione dei personaggi. Mi sono divertita un mondo a leggere questo episodio

    1. Se hai riso🌾 ho centrato 🎯 l’obiettivo. Puoi quindi fare un buon risotto 🍛alla Fabius P. Grazie per i complimenti, Tiziana🏆. A volte mi sottovaluto, non sempre con me sono obiettivo, nonostante l’abbia centrato. Cosa? Ma l’obiettivo! Spero tu non abbia nulla da obiettare a questo mio post obiettivamente demenziale. Buona serata e grazie 1.000.

  2. E’ simpatico questo episodio, con lo stratagemma, dietro le quinte dell’atelier, escogitato dal cavaliere. Sono piacevoli anche i riquadri offerti dalle didascalie dei dialoghi coi pensieri dei personaggi. Grazie, Fabius, per la piacevole lettura.

    1. Se ti ha divertito sono contento. Io spesso leggendo i testi di scrittori estremamente validi e meritevoli mi annoiano già dalla seconda pagina. Allora per non addormentarmi mi butto a scrivere, almeno mi diverto con le mie battute. Scusa Paolo, penso di aver raschiato il fondo del barile, però ho trovato un vecchio calendario della Barale e, anche a seconda vista, mi è parso molto meritevole.

  3. Concordo, parola per parola, su ciò che ha scritto Giuseppe. E poi, comunque, lo sai quanto abbia sempre ammirato la tua capacità di scrivere battute a volte sottili, a volte sferzanti e giustamente pungenti. Inoltre mi piace anche stavolta, la scelta dei soggetti presi di mira per lo scherzetto da venticinquemila euro.
    Ottimo anche il titolo “La sposa in posa”.

  4. Oh, vediamo di dare il giusto peso alle cose! Io ti trovo geniale, per come scrivi e per le situazione che proponi, con fantasia, coerenza, plausabilità e divertimento. Davvero Fabius, spesso ti sminuisci, ma alla tua scrittura non manca nulla e la mia ammirzione è più che giustificata. Abbraccio.