La svolta

Serie: Buio al tramonto


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Nick e suo padre si scontrano violentemente. Quello che Nick non immagina è che lo attende un momento di svolta.

Capitolo 1 


5

Ci furono le fotografie dei grattacieli appese al muro, lo sguardo accigliato e vagamente divertito della Signorina Parker, il rumore dei passi veloci, i suoi e quelli di suo padre che lo trascinava sulla moquette e il dolore all’avambraccio destro. Poi la temperatura scese di colpo, e quando le sue spalle urtarono le mattonelle dure l’odore di acqua di fogna mischiato a un sentore di lavanda gli aveva già invaso le narici.

“Adesso dimmi” sibilò George tra i denti serrati, “dimmi cosa dannazione pensi di fare?”

Nick aprì la bocca, ma dalle labbra non gli uscì nulla. Cosa poteva dire? Aveva torto e questo era tutto. Se avesse preferito non dover svolgere quegli incarichi che tanto lo angosciavano, avrebbe potuto prendere il fagotto e andarsene a vivere per conto suo, come gli aveva suggerito sua madre.

“Allora?!” George lo teneva per le spalle, e lo scrollò. “Vuoi spiegarmi cosa cazzo c’è in quella tes-”

Quello che accadde nel momento in cui il delirio di George Robertson venne troncato aveva un che di grottesco, tanto che Nick fu su punto di scoppiare a ridere, quando la testa di suo padre si piegò di scatto all’indietro, e sul suo volto si dipinse un’espressione tanto di stupore quanto di paura. Ma quando notò l’ematoma che iniziava a formarsi sotto al suo mento, nel punto in cui era stato colpito dalla mano di suo figlio; e quando, nel balbettare qualcosa di incomprensibile, dalle labbra di George uscì un fiotto di sangue color rosso scuro, gli venne da vomitare. Si portò una mano alla bocca per reprimere un conato ma non accadde nulla, eppure il suo stomaco sembrava agitarsi pesante nella sua pancia.

George, che sembrava voler aumentare sempre di più la sua distanza dal figlio, continuava a toccarsi le labbra in un gesto al limite dell’ossessivo, guardando prima i polpastrelli tinti di rosso, poi suo figlio, quindi di nuovo le mani sporche di sangue, che ormai gli era colato dal mento sulla camicia rossa in tante minuscole goccioline.

Per un lungo istante la scena restò immutata, fino a quando George non parlò. La sua voce era soffocata, come se ogni traccia di aggressività fosse stata cancellata da quel singolo pugno ricevuto sotto al mento.

“Io non lo so.”

“Non lo sai cosa?” gridò Nick. La sua voce era come piegata, incrinata dalla disperazione. Entrambi non sapevano cosa avrebbero dovuto fare, o cosa sarebbe dovuto accadere ora.

“Non lo so” ripeté George. “Ma forse dovresti andartene” e così dicendo si recò barcollando al lavandino più vicino, si tolse la giacca e la poggiò su un portasciugamani, quindi iniziò a lavarsi le mani con il sapone, in una sequenza di gesti che non avrebbero suggerito nulla al di fuori del normale, se non fosse stato per l’acqua scarlatta che vorticava attorno allo scarico.

Senza aggiungere una parola, con un nodo in gola che quasi gli impediva di respirare, Nick varcò la soglia dell’anticamera del bagno lasciando George Robertson a curarsi da solo le sue ferite.

Attraversò l’ingresso passando davanti alla reception, i capelli spettinati e la camicia mezza fuori dai pantaloni – la signorina Parker, stavolta, non provò nemmeno ad alzare lo sguardo – e in un attimo tutto si concluse. Si trovò per strada, e mai l’aria della città gli era parsa tanto fresca. Si fece coraggio; si disse che avrebbe dovuto andare avanti e si diresse, a piedi, verso il Millennium Park.

* * * 


Era da poco seduto su una panchina – una di quelle più lontane dal sentiero principale del parco, più affollato a quell’ora – quando squillò il cellulare. Nick lo lasciò suonare nella tasca, ignorandolo. Quando, dopo aver lasciato morire la terza chiamata, pensò che a chiamare poteva anche essere qualcuno di diverso dai suoi genitori, si affrettò a rispondere.

“Pronto?”

“Hey, Nicholas. Stavo per mollare.”

Era la voce di Rick Hoffmann, il suo editore. La prima sensazione fu lo sconforto. Rick aveva chiamato per un solo motivo: metterlo al corrente che il manoscritto aveva di certo le potenzialità per essere pubblicato, ma gli dispiaceva immensamente comunicargli che gli obiettivi della casa editrice erano altri, al momento…

“Scusa, io… avevo il telefono impostato su silenzioso.”

“Non ti preoccupare… ma stai bene?”

“Più o meno” disse Nick sospirando.

“Beh, per quanto tu possa aver avuto una giornata di merda, ora puoi sorridere. Ho una gran bella notizia, Nick.”

Lui non riuscì a sorridere, ma raddrizzò la schiena, e a poco a poco sentì il nodo in gola sciogliersi, e lo stomaco smettere di ribellarsi. “Quanto buona?”

“Seicentomila di anticipo sui diritti d’autore, e aspettiamo il prossimo libro per la fine dell’anno.”

Nick non parlò per un lungo istante. Era come se le parole di Rick fossero arrivate prive di significato.

“Mi prendi per il culo.”

“Se non sei sicuro, ne possiamo riparlare tra qualche mese.”

“Puoi baciarmi dove non batte il sole,” disse Nick, che nel frattempo si era alzato in piedi e aveva iniziato a camminare avanti e indietro lungo il sentiero secondario. “Ma perché così tanto.. voglio dire, mi sembra assurdo come anticipo su un esordio.”

Dalla linea giunse sonante la risata di Rick. “Beh, ammetto di non voler immaginare la faccia che ho fatto, quando mi hanno spinto a proporti questa somma, perché dire che fosse da pesce lesso è riduttivo. Insomma, anche io fatico a crederci, ma queste cifre non le decido io. Se però insisti posso farti avere un appuntamento con…”

“Ok, vada per i seicentomila” tagliò corto Nick. Ora sorrideva eccome. Avrebbe voluto urlare. “Dove devo firmare?”

“Passa anche stasera nel mio ufficio, sarò qui fino a tardi. Se hai voglia, ci beviamo qualcosa.”

“Oh, ci puoi scommettere” disse, e salutandolo riagganciò.

Per qualche istante rimase fermo lì dov’era, guardandosi attorno, ascoltando lo sciabordare delle acque del lago e il garrito dei gabbiani in cerca di cibo. Si chiese cos’avrebbe potuto fare in attesa di incontrare Rick Hoffmann, e alla fine decise che non avrebbe aspettato.

La vita per lui era iniziata. Non vedeva l’ora di viverla a modo suo. 

Senza intralci.

Continua...

Serie: Buio al tramonto


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Horror

Discussioni

  1. Non hai idea della felicità che provo per Nicholas! 😻
    In neanche una giornata si è liberato dell’oppressione del padre e ha coronato il suo sogno. Eppure, ho la sensazione che ci sia lo zampino di Eliah, non so come o perchè, ma non mi stupirei se fosse così. 🤔

  2. Molto interessante questo episodio. Inizialmente le due scene mi sembravano contrapposte, prima una lite dura col padre, poi la notizia migliore che uno scrittore possa avere…e infine la vita che inizia. Rileggendo, ho inteso il pugno al padre come una sorta di “distacco”, e in un certo senso, la vita del figlio inizia anche grazie all’errore e a questo strappo. Ma credo sia troppo facile cantare già vittoria, quel “senza intralci” dubito manterrà le promesse…

  3. La storia è molto articolata e interessante. Potrebbe, a una lettura superficiale, apparire una semplice storia famigliare con problemi e casini annessi.
    Invece, a mio parere, c’è molto che la rende particolare e l’elemento del vecchio imprenditore è sicuramente il principale.
    Abbiamo una famiglia ‘complicata’, un ragazzo che fatica a coltivare le proprie passioni, un sogno che sta per realizzarsi ma, soprattutto, abbiamo l’elemento surreale che in questo caso è spaventoso e non lascia presagire nulla di buono.
    Torno a complimentarmi per quella ‘lentezza’ nello scrivere che stai allenando bene 🙂

    1. Ciao Cristiana!
      Devo confessarti che avevo paura di dilungarmi troppo. In fin dei conti questo non è che il “Capitolo 1” (come si legge in cima ai testi dal terzo episodio, e che si concluderà nel prossimo). Credo però che questa lunga introduzione potrà essere utile al resto della storia. Spero che si così!