La vita ragionata col cuore (mi rado di rado)

Non sto vivendo. No, da un po’ di tempo a questa parte, non sto vivendo. Mille eventi online. Vorrei davvero partecipare a tutti. Tutti quanti… Io la buona volontà ce l’ho… Clicco, liko ma poi non vado mai. Faccio, in sostanza, ‘na vita de merda. Con la r bella arrotata. Che gratta. Che uccide. Merrrda. Merrrda. A stento trovo il tempo di mangiare qualcosa, i denti me li lavo di notte, quando mi sveglio da un incubo, ansioso, agitato. In carenza d’ossigeno. Sudato e con le palpitazioni. La gente non vuole che tu sia vero. Sincero. Schietto. Perché se anche tu lo fossi, se fossi in grado di ragionare col cuore, anziché col cervello… se ti mettessi nei panni degli altri, se non parlassi a sproposito… se agissi, e anziché accendere un cero o pregare la dea bendata… facessi del tuo meglio per cambiare la tua, l’altrui situazione.. beh, saresti un uomo (o una donna) retto-a. Vera. Reale. Non un Santo. O una Santa. Ma un essere umano conscio dei suoi limiti, delle sue paure. Che però vive. Senza filtri, maschere, strutture che la società vuole, ti costringe ad avere. Vita di merda, si diceva. C’ho l’ansia. L’ansia di non riuscire a fare tutto, a farlo bene. Che il tempo passa, scorra ed io mi ritrovi con un pugno di mosche in mano mentre scorrono i titoli di coda. Perché sembra che il valore, l’esser bravo in qualsiasi cosa, nella vita… non abbia più valore – perdonate lo squallido giuoco di parole… La gente è confusa, non sa quello che vuole. Non lo sa più. Forse non l’ha mai saputo… Chiede che tu sia presente nella sua vita solo per ignorarti, per farti del male (così crede, almeno…), per sfotterti o per regalarti risposte del cazzo. C’ho l’ansia. L’angoscia… penso a tutte le spese cui devo far fronte… ai disastri tecnologici che vivo… ai miei genitori anziani.

Mi sta sfuggendo la vita di mano. Si. Mi faccio un bagno a settimana. Mi rado una volta a settimana. Sia in alto che in basso. Esco pochissimo se non per “dovere” – i pagamenti da effettuare, la spesa, le “riunioni”… -: finirò per non uscire più, lo so. Come lo sfregiato su quel film di cui non ricordo il nome. Era interpretato da Mel Gibson se non erro. Mi dispiace… mi dispiace ma sto sbagliando. Stiamo sbagliando. La società sta sbagliando. Dobbiamo invertire la rotta, tornare al porto, in salvo e prenderci del tempo per noi. Vivere con meno frenesia, meno ansia. Vivere. Vivere, “semplicemente”. Si, d’accordo… la vita non è mai stata semplice… non lo sarà mai. Mai. Ma… un po’ più “rilassata”, si. Prendersi i propri spazi. Vivere con più efficacia e meno menefreghismo (si, è cacofonico. È ai limiti della decenza. Concordo con Voi letterati). Perché stiamo sbagliando: ragioniamo col portafogli, al posto del cuore ed il cervello – quello che una volta era collegato al petto – è andato in pensione. Le cose belle stanno bene in tv, nel telefim che vedi mentre stiri o che ascolti mentre fai i piatti… non devono capitare, non possono capitare a nessuno di noi. Ma non è così! Puoi dire ti amo, se lo pensi! È una cosa bella, non è peccato, non significa essere vulnerabili. Non sai cosa risponderà l’altro. Bisogna provare o non si riesce sconfitti! Cambiamo registro, sconvolgiamo le esigenze e le credenze comuni. Le convenzioni sociali. Spettiniamogli i capelli. Usciamo anche se piove. Fitto. Baciamo e abbracciamo in pubblico chi amiamo. Senza vergogna. Ecco cosa dovremmo fare. Invece la realtà attuale delle cose ci limita la fantasia, il sogno… l’esistenza. La nostra vita è monotona, monogama, triste, a tratti.  Infelice. Ci precludiamo ogni possibilità, soffochiamo l’istinto, ci togliamo la voglia di emergere da sotto al naso. Perché, ci diciamo, non ne vale la pena.

Perché siamo stanchi di lottare, stanchi già dalla nascita. Piatti. Atterriti. Perché non crediamo in noi stessi, siamo sfiduciati. E poi, uno su mille ce la fa, a far qualcosa di buono. E noi lo invidiamo. Siamo gelosi dei suoi successi, anziché partecipi, felici per lui. Con lui. La colpa… il nostro male, alla fine siamo noi. Ma possiamo, dobbiamo cambiare la rotta: se tutti fossimo sinceri – e non ditemi che è utopia! – sarebbe molto più facile. O forse no, alla fin fine… si litigherebbe ugualmente. E le guerre sarebbero ancora più all’ordine del giorno. D’altronde la coscienza non si vende al mercato… Forse il trucco è davvero fregarsene di tutto e tutti. Andare avanti per la propria strada. Asfaltare tutti quanti quelli che incontriamo sul nostro cammino. Senza mezze misure, mezzi termini. Senza aiutare nessuno. Fregare il prossimo come, quando e meglio che puoi. Fregartene fregandolo. E mentre in Africa muoiono perché non hanno cibo, perché sono senza servizi igienici, più che per le guerre che sconvolgono dall’alba della notte dei tempi… tu bevi champagne (c’era il 3 x 2… che fai, non lo prendi?), mangi caviale (del supermercato) e fingi che tutto va bene. Fingi… a te, fondamentalmente va tutto bene. Insomma… all’ uovo di Pasqua non cambia mica nulla se ha o no il ripieno, giusto? Il dramma sta tutto che crediamo agli amuleti e non in noi stessi… non agiamo sulle nostre vite, ci limitiamo ad osservarle scorrere. E se qualcuno si “ribella”… lo invidiamo. Una società invidiosa è una società malata, ignorante e menefreghista. Punto. E allora domani cambio vita. Si cambia registro. Sconvolgo i piani che hanno scritto, scelto, sceneggiato, deciso per me. Domani cambio vita. Cambio. Si, domani…

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Discussioni

  1. Abbiamo aggiunto una copertina. La realtà asciutta, nichilista e indifferente descritta nel tuo monologo meritava di essere rappresentata da un cuore grande. L’immagine è stata presa da un tuo tweet.

  2. Ho iniziato la giornata leggendo questo fiume in piena di verità scomode, un elenco brutale di contraddizioni della nostra società. Forse anch’io DOMANI faró qualcosa per cambiare 🙂