L’arte del destino

Sono le quattro del mattino e appoggio nuovamente la testa sul cuscino, รจ la terza volta che mi giro nel letto per non guardare la finestra. Questa, รจ la mia terza notte insonne, ed รจ la terza bottiglia vuota di vodka che conto sul comodino, mentre cerco di mettere a fuoco dove รจ iniziato ieri.

Avevo una vita ricca tre anni fa, meeting dโ€™affari, due o tre cocktail prima di cena, aperitivi di lavoro che sfamavano lโ€™assenza dei miei pasti, e poi voli di aereo presi al volo, correndo di continuo, per andare a trattare una fusione o una scissione di societร , assemblaggio o smembramento di vite, finanza applicata sulla falsariga del piccolo chirurgo. Beep, suonaโ€ฆ Beep, erroreโ€ฆ Beep, pronti si riparteโ€ฆ

Il mio trolley albergava perennemente in macchina sempre pronto grazie a Ginetta. Era lei che pensava a farmi il cambio di biancheria nascondendomi dentro la valigia una di quelle piccole saponette profumate alla lavanda per ricordarmi lโ€™odore di casa ovunque andassi.

Se la memoria non se lโ€™รจ data a gambe come una sostanziosa parte di me, fu proprio tra un gate e lโ€™altro, saltando tra Barcellona e Londra che incontrai Jilbert. Lui uomo appassionato di vita e artista del suo destino. Si, si, artista e non artefice! Perchรฉ ci vuole creativitร  e talento per vivere come Jilbert. Nessun legame, nessun bagaglio, nรฉ a mano, tantomeno da stiva. La sua chitarra? Beh non la posso definire bagaglio. Era parte del suo abito, o forse della sua anima? Era bello lui, come quelle giornate in cui decidi di abbracciare la pioggia. Fanculo lโ€™ombrello, non รจ forse simile alla carezza di un uomo lโ€™acqua che arriva dal cielo? Cโ€™รจ qualcosa di divinamente blasfemo nellโ€™essere zuppi e felici. Jilbert era esattamente cosรฌ e cosรฌ erano i nostri appuntamenti.

Jilbert non aveva cellulare. I nostri incontri erano una combinazione tra ritardi della posta, ferie anticipate dellโ€™anziano postino e rocambolesche partenze. Di lui avevo una casella postale imparata a memoria a cui presto si aggiunsero un peluche vinto per me al Prater di Vienna, una sciarpa a scacchi made in Norvegia, un pendente dellโ€™albero della vita che mi regalรฒ alla vigilia di Natale mentre passeggiavamo per il Mercado de Navidad de Plaza Mayor a Madrid e, naturalmente, un mucchio di cartoline arrivate dallโ€™Europa piรน sconosciuta con i suoi messaggi per me.

Mi rigiro nuovamente, il fianco sinistro sembra darmi piรน soddisfazione se tengo gli occhi aperti. I riflessi della luna giocano con me sulla parete di fronte. E cerco di distrarmi dando forme mistiche alle striature dโ€™ombra fissate al muro. Tutto il mio correre di prima รจ finito dentro una bottiglia di vodka secca, o avvolto dentro una cartina con skunk di ottima quality. E non mi chiedo piรน neanche perchรฉ mi serva lโ€™alcool e qualche tocco dโ€™hascisc, perchรฉ se non frano i pensieri allโ€™inferno, se perdo questa corsa, potrei ritrovarmi a tu per tu con San Pietro, che dubito voglia spalancarmi le sue porte.

Jilbert ha preso il volo e io con lui tre anni fa, il giorno di Natale, il giorno dopo lโ€™albero della vita al Mercado de Navidad. Lui non voleva che partissi da sola dalla stazione di Madrid. E io distratta a stringere il mio pendente tra le dita inguainate in morbidi guanti di cachemire, lo convinsi a prendere un taxi. Quel giorno pioveva a dirotto e con lโ€™autostop, gli dissi โ€œNon arriveremo mai in tempoโ€.

Il tassista correva verso Puerta de Atocha sotto una grandine che sembrava volesse sbriciolare lโ€™asfalto. Non cโ€™erano che un paio di anime folli come noi, che avevano deciso di sgranchire i motori allโ€™ora di punta del pranzo di Natale. Di quel viaggio ricordo solo la mano calda di Jilbert ancorata al mio braccio e poi il nulla. Credo che il mio destino si sia interrotto a Villa De Vallecas ricucendosi a parte del mio corpo solo alcuni giorni dopo e lontano dalla mia destinazione.

E ora sono qui a rigirarmi come una balena in secca dentro un letto di ricordi, le mie gambe non corrono piรน, i miei voli sono solo a terra, non gioco piรน al piccolo chirurgo e il mio vecchio postino รจ andato in pensione. E Jilbert?

Non ho piรน sue notizie da quel Natale, da quella corsa in taxi, e mi chiedo ancora cosa sarebbe accaduto se avessimo fatto lโ€™autostop come mi aveva chiesto.

Tra qualche ora arriverร  la mia fedelissima Ginetta e inizierร  a preparare il caffรจ, la vasca per il mio bagno caldo e la mia infermitร  peserร  senzโ€™altro meno della mia testa.

Questo รจ un altro Natale senza cartoline e senza destino. Infondo credo che Jilbert si fosse stancato di correre dietro alle mie corse, magari รจ in America Latina, tra il Machu Picchu e le Pampas, a pizzicare le corde della sua chitarra incantando altri dei. A volte quando riesco a frenare i pensieri mi sembra di sentire la sua anima suonare e il suo silenzio si dilegua dentro il decollo dei miei sogni. 

Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Grazie Tiz… Per quanto riguarda la trama รจ partita sola, la classica “lampadina” che si accende, il resto lo ha fatto la penna, non io, giuro! E poi la Spagna, la adoro, e quindi why not? A volte la fantasia รจ il miglior mezzo per viaggiare. Felice che ti sia piaciuto.

  2. A parte che รจ scritto divinamente, come tutto quello che scrivi; ma mi spieghi da dove salta fuori questa storia? E tutti questi riferimenti geografici? Ammiro la tua abilitร  nel creare mondi distanti dal tuo. E poi la trama ha quel velo di malinconia che contraddistingue le tue opere e che mi piace. Bello.