L’avventura dei cavalieri legionari

Iberia, 27 a.C.

Marciare sollevando polvere era per la fanteria, la cavalleria legionaria faceva altro: cavalcare sollevando polvere.

Fausto Marzio Proximo cavalcava in cima al suo destriero, lo scudo che gli sembrava più pesante del solito e la lancia appoggiata in spalla. Stringeva una briglia con una sola mano. Era tempo di concedersi un po’ di relax.

Lui e il resto dell’unità si muoveva in una zona desertica che pareva disabitata. Marzio considerava l’idea che, intorno, non passasse nessun celtibero da anni.

Doveva ricordarsi che lui e gli altri centodiciannove cavalieri erano in missione esplorativa. Trovare una base di Celtiberi ribelli e poi segnalarla alle centurie che erano rimaste alcune miglia indietro.

Marzio represse uno sbadiglio, ci scommise che non avrebbero incrociato nessuno.

Poco dopo rimase stupito accorgendosi che, più in basso dell’altura sulla quale si era arrampicato, c’era in effetti una base di Celtiberi.

Una base itinerante.

Le carrozze in cerchio, come una sorta di fortezza semipermanente, racchiudevano le vite di molti uomini. Le loro famiglie, i loro affetti personali. Pur sempre nemici.

Marzio lo segnalò al decurione: «Hai visto?».

«Sì. E non sei stato l’unico a vederla». Il decurione annuì. «Trovati, bene. Possiamo andare».

Marzio sorrise, pregustò un po’ del riposo che meritava nelle retrovie di quel conflitto.

Il decurione lo sorprese. «Tu e altri! Rimarrete qui a tenerli d’occhio».

Marzio non ebbe il tempo di protestare, pensò che, forse, era meglio che non lo facesse sennò sarebbe stato punito per indisciplina.

Gran parte dei cavalieri andarono via.

Marzio restò con alcuni commilitoni.

Il tempo che restassero soli e la maggioranza dei cavalieri si erano allontanati, i Celtiberi li videro – se non che li avevano già visti da un pezzo – e corsero ai ripari.

A modo loro.

Con le spade molto lunghe, i cavalli scheletrici e gli elmi caratteristici neppure quelli gallici erano tanto decorati, puntarono ai cavalieri.

Marzio capì che le cose si stavano mettendo male.

Adesso, lui e gli altri potevano scegliere fra scappare ed essere puniti, poteva darsi con la morte, oppure mantenere la posizione e morire in combattimento.

Calcolando i pro – come che erano in cima a una collina – e i contro – come che erano in pochi –, Marzio, che aveva il cognomina di “Proximo”, arrivò a esclamare:

«Resistiamo». E poi: «Manteniamo la posizione».

Gli altri cavalieri gli diedero ascolto, si prepararono alla zuffa.

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