L’imperatore in incognito
70 d.C.
In Giudea tutto si confondeva. Il fumo dei fuochi con la polvere sollevata da calighe di legionari e zoccoli dei cavalli, il deserto con il cielo, i collaboratori di S.P.Q.R. con gli zeloti, i civili con i sicari.
E adesso, Lucio Claudio Valente, doveva fare attenzione al fatto che l’imperatore Vespasiano era venuto in visita, e in incognito, per assistere all’assedio di Gerusalemme.
Sono un pretoriano, è il mio dovere, si ripeteva Claudio.
Certo, ma se il comando gli voleva rendere la vita più facile, almeno che gli comunicasse chi era Vespasiano e dove si trovava al momento, invece nessuno gli aveva fornito le corrette informazioni.
Paradossale.
Claudio si doveva accontentare, soprattutto di fare il suo dovere.
Un po’ frustrato perché si sentiva sminuito, si sforzava la mente; ogni volta che vedeva qualcuno, si chiedeva se fosse Vespasiano. Il profilo dell’imperatore era noto dalle monete, non che fosse un’opera significativa, se già Vespasiano aveva i lineamenti rozzi, il disegno non gli rendeva giustizia.
Claudio montava la guardia, osservava i bastioni con le torri demolite dai colpi di catapulta, quando vide arrivare alcuni legionari che circondavano un centurione. L’ufficiale aveva molto carisma, troppo, un qualcosa di magnetico che attirava lo sguardo di Claudio. E poi, mica era un efebo! Claudio iniziò a pensare che fosse l’imperatore in incognito.
Li seguì.
Dopo un poco, Claudio si accorse che per dove quella manciata di contuberni stava passando, un po’ più avanti dei ribelli giudei stavano preparando un agguato. Tanti detriti che avrebbero travolto i legionari e il “centurione” sarebbe morto schiacciato.
Claudio lo doveva impedire. «No, no! Fermi, fate attenzione, ci sono dei rivoltosi».
I legionari si bloccarono, il centurione continuò per la sua strada.
Claudio, temendo per la vita del principe, lo rincorse e, dato che nessun legionario intendeva trattenerlo, lo raggiunse e lo tirò a sé per il paludamentum, il mantello.
«Che fai!» protestò il centurione, e adesso, Claudio, vedendolo più da vicino, si accorse che gli mancava un occhio.
Vespasiano non era guercio.
I Giudei, impazienti, scatenarono l’imboscata. Attaccarono, l’effetto sorpresa perduto, e Claudio borbottò:
«Tu non sei l’imperatore».
«È un complimento?». L’ufficiale gli diede le spalle, si lanciò nello scontro come un animale feroce.
Claudio sollevò le spalle. Gli parve che, poco lontano, ci fosse Vespasiano.
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