
L’intervista
Gazzettino Trans-Alpino – 30 settembre 2025
Breve introduzione a questa intervista: Pasquale Galbusera è l’autore del romanzo “La strisciata di Nibiru” un racconto per certi versi angosciante e claustrofobico.
«Pasquale, lei ha scritto un romanzo post apocalittico, ha un senso?»
«Lei è qui a chiedermelo, trova che questo sia sensato? Possiamo passare al tu, per cortesia?»
«Va bene. Puoi spiegare cosa ti ha spinto a scrivere una storia che non ha nessuna attinenza con la realtà?»
«Nessuno scrive storie reali, sono tutte fantasie, sia le fregole delle casalinghe insoddisfatte che tanto ama Volo quanto le avventure fantastiche di quel ragazzino che ha fatto la fortuna della Rowling. Cristo! Lo sanno anche i bambini che chi scrive inventa!»
«Hai ragione, intendevo chiedere il perché di un post apocalittico, ce n’era bisogno?
«Assolutamente no, ma tengo a precisare che l’ho scritto per me, perché amo il genere, ma sono stanco di situazioni che vedono sopravvissuti combattere con zombie, mutanti, radiazioni, bande di vandali e fanatici religiosi. Il dopo può essere diverso.»
«Sembra quasi tu ne sia certo, che ci sia una fine intendo»
«Potrà esserci o no. Il mio è solo un viaggio della mente, un viaggio che hanno fatto tanti scrittori, dalla Shelley del 1800 a Jack London nei primi del ‘900, fino a Saramago o McCarthy nel tempo attuale. Tutti con una loro splendida visione.»
«Ma tu, a questa visione, cosa aggiungi?»
«Un modo diverso di affrontare l’evento. Niente di straordinario: sopravvissuti che tentano di mantenere etica e cultura per affrontare un difficile futuro. Secondo me ha poco senso che i pochi umani ancora vivi dopo un’apocalisse pensino solo ad annientarsi l’un l’altro, trovo più logico che si uniscano nel tentativo di sopravvivere al meglio delle loro possibilità.»
«Ma non pensi che ciò che scrivi sia una fuga dalla realtà attuale?»
«Me la poni in maniera diversa ma questa domanda me l’hai già fatta. Perché sei qui a farmi l’intervista? Pensi che ciò che ho scritto possa essere interessante oppure vuoi che ti dica la mia su Gaza? Sull’Ucraina? Sulla verginità della Madonna? Sulle sommosse in Nepal? Sulle elezioni in Moldavia? Su quel pirla di Trump o la pescivendola che ci governa? Cazzo! In ogni mia pagina puoi trovare ciò che penso. Che cazzo di domande mi fai!»
«Perché usi questo tono astioso?»
«Perché certe domande mi sembrano stupide, e mi fanno innervosire, ma non ce l’ho con te, sei un bravo ragazzo e stai facendo il tuo lavoro. Andiamo avanti.»
«Cosa propone di nuovo o diverso il tuo racconto?»
«Una cosa fondamentale è l’ambientazione sulle Alpi, quindi in Europa, mentre la quasi totalità dei romanzi post apocalittici vede il Nord America come palcoscenico. Altra cosa è la causa, peraltro non chiara, della catastrofe: è esclusa la responsabilità umana mentre sembra quasi certo un evento cosmico, casuale o indotto lo scopriranno i lettori più avanti, che, se spoilero troppo, non compreranno più il libro. Infine la reazione umana, direi dignitosa e propositiva e non selvaggia e distruttiva.»
«C’è un messaggio che dovrebbe trapelare dal tuo scritto?»
«Per questa domanda potrei odiarti. Non sono un filosofo e non sono un maestro, quindi non ho lezioni da dare. Però, per chi lo avverte, c’è molto amore per l’uomo, una fede che si aggrappa alla magnificenza di cui è capace, dimenticando, più o meno volutamente, gli abissi di orrore e stupidità in cui, sovente, inciampa.»
«Ho letto, in alcune recensioni, una critica relativa a povertà descrittiva, cosa significa?»
«La condivido, questa critica. È una mia carenza. Non mi riesce naturale soffermarmi a descrivere nei dettagli un ambiente, le sfumature dei colori, la densità dell’aria o l’intensità dei suoni, me ne rammarico, ma, evidentemente, non è ancora nelle mie corde, cercherò di migliorare. Piuttosto, cerco di approfondire la personalità dei miei attori e, ti dirò, neanche di quello sono troppo soddisfatto: loro sono molto più belli e complessi di come io li rappresento. Anche su questo aspetto devo lavorare.»
«Altri lamentano mancanza di sesso e azione.»
«Questa è una stronzata. Descrivere amplessi potrà anche essere arte, ma sono dell’idea che il sesso è una cosa che facciamo tutti, ognuno come gli aggrada e raccontare come lo fanno i miei attori, perché è ovvio che lo facciano, mi sa tanto di voyeurismo e preferisco evitarlo. Per gli amanti del genere potrei consigliare di lasciar perdere i miei scritti e dedicarsi alla lettura di Henry Miller o di Erika Leonard. Per quanto riguarda l’azione ce la metto quando trovo giusto che ci sia, non è un dogma e comunque c’è, non continuata e ossessiva ma c’è. Dirotto, chi cerca più dinamismo, sui libri di Kenji Albani, un caro collega che racconta storie ricche di azione e adrenalina.»
«Ci sono scrittori che ami particolarmente e che ti hanno influenzato?»
«Sto pensando, piuttosto, se ci sono scrittori che amo e che non mi abbiano influenzato. Dai, è ovvio che ciò che hai amato leggere te lo porti dentro e, in qualche modo, lo riproponi. Ti faccio solo qualche nome: Dostoevskij, London, Bradbury, Calvino, King, Hemingway, Saramago… ma ne avrei a decine da citarti e, ovviamente, non mi metto al loro livello, non sono colleghi, sono modelli da cui prendere spunto.»
«Cosa vorresti scrivere in futuro?»
«Sarei felice di scrivere una storia d’amore. È banale? No, credimi! L’amore è il soggetto preferito fin dall’antichità e molti pensano che non sia più possibile scrivere un romanzo sentimentale che stupisca i lettori ed è questa la sfida più grande: scrivere una storia d’amore che piaccia, che non sia una replica, che non sia assurda e che non sia solo sesso. Il giorno che riuscissi a farlo comincerei a considerarmi uno scrittore.»
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Ciao Giuseppe! Quanto ho adorato questa intervista, e sono perfettamente d’accordo con Galbusera sotto ogni argomento.
Alla parola “post-apocalittico” il 95% delle persone pensa a zombie, mutazioni, alieni, distruzione e violenza di ogni genere. In poche parole, l’essere umano che, per un motivo o per un altro, sbarella totalmemte.
Io credo che post-apocalittici in cui vige la ricostruzione e il mantenimento della dignità umana abbiano molto più da insegnarci rispetto ai classici “bunker anti atomici e ammazzarsi per le risorse”.
Questione sesso? Perchè introdurre scene di questo tipo se non sono funzionali alla trama o non aggiungono qualcosa di utile?
Caro Giuseppe, spero che un giorno avrò l’onore di stringere la mano a Galbusera. 🪻🪻
Carissima Mary, prima o poi avremo modo di conoscerci e io ti abbraccerò con molto affetto, lo stesso che con le tue parole dimostri a questo vecchiaccio. Grazie, grazie, grazie!
Amo l’atteggiamento dell’autore durante l’intervista! Mi ha fatto pensare a un video che ho visto anni fa, un’intervista a De Chirico (pittore) mentre dipingeva. Soffrivo per lui! Quante domande banali… Il tuo personaggio ha risposto bene, mi è piaciuto 😅 probabilmente farei come lui.
Grazie Arianna! Penso che fare un’intervista sia difficile, spesso si cade nel banale e a volte, proprio per non essere banali, si fanno delle domande assurde, improponibili. Ricordo, su tutti, due grandi intervistatori: Gianni Minà, che chiacchierava con chi aveva di fronte come fosse un amico di sempre e Oriana Fallaci, molto preparata e intelligente ma, qualche volta, faziosa. Un abbraccio!
Ho apprezzato tantissimo il tono diretto e nostrano del nostro scrittore. Non so perche, mentre leggevo immaginavo un tono dialettale, nostrano. Sembra burbero in apparenza, in realtà ho la sensazione sia semplicemente e deliziosamente se stesso.
Ciao Irene, el Galbusera el m’ha dit de mandarte ste do righe: “M’averia fat piazer ciacerar en dialet ma quel por putel nol capiva, e alora ho fat fadiga mi e me son sforzà de parlar talian, così almen capis tuti, anca quei amici zo al sud. Te mando en baso, bela siora!”
Belin Giuse, come diciamo dalle nostre parti, non glielo meni mica il belino a questo scrittore! Mi piacerebbe conoscerlo…
Vedrò di fartelo conoscere prima o poi! 😉
Non merito la citazione, ma grazie!
Secondo me la meriti Kenji.
Rimango un fetentone 😉
Leggendo in questi giorni il tuo libro, ti sto ammirando per la capacità che hai di creare un ambiente, abilità che ritengo a me manchi. Vedi come vanno le cose?
A proposito, domani o dopodomani finisco e passo il libro al consorte, che sarà più veloce di me. Verso domenica dovremmo riuscire a farti, con la serietà che meriti, la “recensio” su Amazon.
Grazie Francesca. I racconti raccolti in “Diversamente sole” non mi fanno pensare a nessuna mancanza di abilità da parte tua, anzi, la sensibilità che usi e le descrizioni delle varie situazioni femminili sono sempre precise, coinvolgenti e soprattutto fanno meditare. Io ci metto fantasia, tu molta realtà e il tuo è uno scrivere molto più difficile. Ti abbraccio!
Ciao Giuseppe, complimenti per l’idea dell’intervista e per quella alla base del libro. Sono sempre più curiosa di leggerlo.
Grazie Melania. Aspetto sempre il rientro di una Annalisa felice di essere mamma e, perché no, pronta ad apprezzare l’amore di Sebastiano. A presto!
Ciao Giuseppe. Mi è piaciuta moltissimo questa intervista, che ho trovato vivace e sincera, e che mi ha colpita per il tono diretto e disincantato del protagonista. Dietro la rudezza e il linguaggio si percepisce un autore vero, appassionato, allergico ai cliché e alle mode. Galbusera ci parla del post-apocalittico con una visione inaspettatamente umana e ottimista: non distruzione, ma resistenza e dignità (e dietro a questo concetto si sente tanto l’autore e la sua produzione).
Ho apprezzato anche l’onestà dell’intervistato nel riconoscere i propri limiti e il rifiuto di scrivere per compiacere. È schietto, a tratti provocatorio, ma profondamente autentico.
Complimenti Giuseppe, davvero un buon testo 🙂
Tu sei sempre molto generosa, ma, ovviamente, mi fanno sempre un gran piacere i tuoi apprezzamenti. Scoperto che non sei astemia attendo con impazienza di alzare un calice assieme a te. 😉
Mamma mia 🤭 speriamo prestissimo e, solo così per dire, birra per sempre ☺️
Mi è piaciuto il ritmo dell’intervista: rapido, pungente, sincero. L’idea del post-apocalittico “alpino” con gente che salva cultura ed etica, spacca. E l’ammissione dei limiti suona vera, non una posa.
Grazie Lino! I limiti li abbiamo tutti, riuscire a vederli ci può aiutare a superarli e a essere più soddisfatti di ciò che scriviamo. Mai smettere di migliorarsi!
Un’intervista che a un tratto prende una piega ironica e un po’ incazzosa… davvero divertente. Per altro, è una propaganda stimolante che fa venir voglia di proseguire nella lettura del tuo racconto per scoprire quel qualcosa che hai accennato, sentra troppo spoilerare… Grazie Giuseppe per questa tua proposta
Ma grazie a te Paolo! Alcune risposte “nervose” sono vere, sorte dopo una piccola discussione con un caro amico che mi accusava di non avere “profondità politica” (!)… Cristo! Scrivo cose di fantasia non saggi!
Bello questo racconto-articolo. Ottimo anche il finale e spero che tu cominci al piú presto a “scrivere una storia d’amore che piaccia, che non sia una replica, che non sia assurda e che non sia solo sesso”.
Maria Luisa, finite le gite nell’aldilà comincerò a scrivere una storia dove l’amore, quello di coppia che quello per l’umanità ce lo metto sempre. Grazie, ti abbraccio.
“Per gli amanti del genere potrei consigliare di lasciar perdere i miei scritti e dedicarsi alla lettura di Henry Miller o di Erika Leonard.”
Vale anche per me.
“Descrivere amplessi potrà anche essere arte, ma sono dell’idea che il sesso è una cosa che facciamo tutti, ognuno come gli aggrada e raccontare come lo fanno i miei attori, perché è ovvio che lo facciano, mi sa tanto di voyeurismo e preferisco evitarlo.”
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“(…) per chi lo avverte, c’è molto amore per l’uomo, una fede che si aggrappa alla magnificenza di cui è capace, dimenticando, più o meno volutamente, gli abissi di orrore e stupidita in cui, sovente, inciampa.»
É questo, soprattutto, che ho avvertito anch’io, leggendo il tuo libro. Uno dei motivi principali per cui l’ ho apprezzato tanto.
Bellissima l’idea di introdurre, tra gli altri scrittori da leggere, un Openiano. La prossima volta che un mio personaggio legge un libro, gli farò dire che è una mia opera. Faccio una comparsata alla Hitchcock… tanto sono nel fantasy. Bravissimo, Giuseppe! 👏🙂
Il merito della prima citazione di un Openiano va a Maria Luisa, ho trovato l’idea molto carina, quindi, dovendo parlare di azione, ho citato Kenji che ne è uno specialista. Grazie Concetta.
Madonna, che sberla🤣! Quasi mi viene da chiedere chi sia l’intervistatore, mentre questo signore che risponde alle domande lo vorrei conoscere dal vivo, sicuramente con uno come lui non ci si annoia facilmente!
Ciao Loris, l’intervistatore è un ragazzo che sta facendo pratica nella redazione di un piccolo giornale, il signore che risponde è un vecchiaccio ormai acido, ne starei alla larga! 😉
Nah, l’acidità non mi spaventa, specie se celata sotto qualche ruga😊! Un grande saluto a te