
L’intrusione
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Quello che mi apparve, all’esterno della stanza, non era un mondo molto diverso dal nostro: eravamo in un giardino ben curato e, se non fosse stato per il colore azzurro del fogliame e dell’erba e del rosa del cielo, avrei potuto pensare di essere seduto su una panchina dei Giardini Margherita, nella mia Bologna, ma questa differenza cromatica e la difficoltà di gestire un corpo che mi era impossibile definire mio, mi facevano sentire il personaggio di un cartone animato. Comunque, la compagnia degli amici era piacevole. Le mie curiosità sul loro stato e le loro, su un presente terreno che non li vedeva più come protagonisti, diedero il via a racconti a tratti pervasi da una malinconia struggente dovuta alla certezza di un percorso interrotto, di una frase lasciata a metà. Comunque, fui contento nel constatare che, pur dispiaciuti per una vita incompiuta, erano impazienti di ricominciare da capo, con un nuovo corpo e chissà in quale mondo.
Ricordo che stavamo ridendo quando, all’improvviso, sentii il mio cuore accelerare il battito e pensai fosse impossibile perché lì un cuore non lo avevo, allo stesso tempo persi il controllo dei miei sensi e un terrore sconosciuto si impossessò di me: non ero da solo nella mia mente, una presenza prepotente fece suoi i miei pensieri e i miei ricordi e io ero costretto in un angolo, spettatore inerme degli episodi più tristi del mio passato. Una veloce sequenza di immagini mi mostrò mia madre già debilitata dalla malattia e io provai la sua sofferenza e, soprattutto, la solitudine in cui l’avevo abbandonata; poi il suo viso si trasformò in quello piangente di Marta, un test di gravidanza in mano, mentre malediceva il giorno che mi aveva conosciuto. Infine, provai l’atroce sensazione dei miei occhi estirpati dalle orbite, grondanti lacrime e sangue, ma ancora in grado di vedere i danni che la mia superficialità egoista aveva fatto alle due uniche persone che ero convinto di amare.
«Bastaaaaa…»
I miei occhi si aprirono e videro la luce, le mie mani li cercarono e la certezza che fossero al loro posto si risolse in un pianto isterico che non riuscivo a fermare. La voce di Jurgen mi riportò alla realtà:
«Breve, ma intenso, ragazzo».
«Breve?»
«Neanche quattro minuti da quando sei “partito”. Ma solo pochi secondi fuori norma. Appena vista l’intensità del picco ti ho schermato e disconnesso, ma immagino sia stato devastante. Rino non può avere quella potenza, quindi, fino a che non avremo notizie sicure, sarà meglio interrompere.»
«Interrompere? No, sono stato all’inferno e non ho nessuna intenzione di tornarci! Io ho chiuso Jurgen.»
Non lo salutai nemmeno, tolsi l’alimentazione al computer senza seguire l’iter di spegnimento, mi levai gli elettrodi dalle tempie e dalla nuca e lasciai in fretta il laboratorio, desideroso di bere qualcosa di forte, di abbondante e molto forte.
Aprii le ante del mobile bar e scelsi il Jack Daniels, me ne versai mezzo bicchiere e portai la bottiglia con me: volevo assecondare il desiderio di anestetizzare la mente. Vuotai il bicchiere al primo sorso, quindi replicai, questa volta fino al bordo. I pensieri bussavano alla porta e non avevo nessuna voglia di aprire, mi sentivo violato nel mio intimo ed ero preda di una grande rabbia e di una profonda tristezza.
Quando Giacomo e l’anziano gentile si materializzarono sul divanetto davanti a me li odiai.
«Andatevene!» esclamai con astio.
«Figliolo ascolta⸺» cominciò Giacomo.
«Non ascolto niente!»
«È importante⸺»
«Ma cosa è importante? Io sono importante. Io sono vivo e voi morti, ora andatevene per favore.»
Dopo un attimo di silenzio l’anziano intervenne:
«Mi permetti di spiegarti alcune cose? Poi prometto che ti lasceremo in pace, anche per sempre se lo vorrai».
Assentii con il capo.
«Ho assistito, impotente, a ciò che hai vissuto e credo di capire come ti senti.» fece una pausa, «Nessuno nel mondo intermedio può avere la potenza che è stata usata contro di te. L’anima, disgiunta dal cervello umano, conserva la sua potenzialità ma non ha potenza, la riacquisterà poi, quando le sarà assegnato un nuovo corpo. Anche noi giudicanti, pur dotati di capacità maggiore, abbiamo molti limiti, non possiamo leggere la memoria delle anime se le stesse non ce ne danno il permesso ed è per questo che la tua presenza è necessaria: nel momento in cui Rino proverà ad entrare nella tua mente sarà costretto ad aprire la sua e, tramite te, potremo leggerla e sapere con certezza il suo ruolo in questa storia. L’attacco che hai subito non è opera di Rino, non ne ha la forza e non sapeva del tuo arrivo, quindi, è ovvio che uno dei giudicanti ha tradito la Legge pur consapevole dell’impossibilità di restare impunito.» il suo dispiacere era evidente. «Ora, se mi racconti ciò che è successo, cercherò un modo per aiutarti.»
La sua pacatezza nel parlare ebbe il potere di ridurre la mia tensione. Anche lui, pensai, era entrato nella mia mente ma senza violenza e senza rubare, chiedeva, e io, finalmente quieto, risposi, raccontando nei minimi dettagli quanto avevo provato.
«Ha scovato i tuoi sensi di colpa» disse, «li ha amplificati e ammantati di terrore, niente di difficile, quello che mi stupisce è la potenza usata: voleva annientarti e con qualsiasi altra mente gli sarebbe riuscito, ma la tua è solida ed ha resistito.»
«Solida? Ma se ero impotente.»
«Ma sei qui, parli con noi e sei quello che eri prima. Ho richiesto l’intervento di una mente superiore che è già arrivata ma, per individuare chi ha tradito la Legge, abbiamo bisogno che tu accetti un altro viaggio. Ti assicuro che non avrai da temere per la tua incolumità.»
«Questo me lo avevano garantito anche Giacomo e Jurgen, ma dopo quello che ho vissuto come posso fidarmi?»
«Un Giudice sarà qui per tutelarti e, credimi, nessuno può contrastare la sua volontà, interviene solo nel caso di una grave violazione e quanto accaduto qua è, parole sue, inammissibile. Thomas, noi non siamo morti, siamo solo in un altro posto, ma siamo vivi: non siamo né fantasmi, né cartoni animati, ma anime in viaggio bisognose di aiuto.»
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
- Episodio 3: Modulo Umano Standard
- Episodio 4: L’intrusione
È struggente vedere i ricordi di Thomas e come qualcuno si è insinuato prepotentemente nella sua mente facendoglieli rivivere in modo cosí traumatico. Non lo avrei biasimato se avesse deciso di non voler piú avere a che fare con il progetto.
Veramente bravo, Giuseppe, non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo! 🪻🪻
Bello, Giuseppe, complimenti. È coinvolgente e, per quanto, assurdo: credibile!
Sovente capita di leggere costruzioni che, con la scusa di essere storie fantascientifiche o surreali, non si reggono in piedi, dove si ricorre a complicati deus ex machina per far tornare i conti. Grazie per la lettura
Grazie a te Paolo! Un commento, il tuo, che mi fa molto piacere. Pur scrivendo di fantascienza, distopia e paranormale cerco sempre di stare a contatto con la realtà, sarà che manco di fantasia, ma, se non c’è un minimo di plausibilità non mi trovo a mio agio.
È stato molto toccante il momento in cui sono riemersi i ricordi dolorosi della sua vita, poco prima di svegliarsi. Davvero bello ❤️ Bravo, Giuseppe.
Ciao Arianna, devo mettere Thomas nelle condizioni di capire che l’orrore ce l’ha dentro e sarà libero dolo quando lo affronterà.
Devo leggere tutto, ecco il problema di restare troppo latitanti. Ce la faro!
Non farti fretta. Comunque è un problema anche mio. Ho recuperato la serie di Roberto e quella di Melania ma sono in ritardo con tanti, ma non voglio sentirmi in colpa!😜
Nemmeno io, solo rammarico.Una volta riuscivo a leggere anche di notte, invece di dormire, ora non più.