L’Operazione Saturno

Serie: Lettere dal passato


Alcune lettere sono state ritrovate e parlano del passato: terrore, inquietudine, rabbia e angoscia sono i temi principali di questi lasciti scritti. Ma c'è altro: esse raccontano dell'ultimo atto dell'autodistruzione umana.

Giovedì, tre del mattino.

Non riesco a dormire.

Non ci riesco.

È accaduto tutto troppo in fretta.

Sto scrivendo su questi fogli di carta per cercare di mantenere la calma mentre ancora la mia mano trema e non so quando smetterà, ma con tutta probabilità, ciò non avverrà a breve termine.

Devo respirare.

Respiro.

Ancora.

Ancora una volta.

Sono concentrata, so cosa voglio scrivere, ma lo shock mi offusca la mente e tutto sembra voler svanire: forse, è un tentativo disperato di quel che ormai rimane del mio cervello per indurmi a cercare almeno qualche sprazzo di calma e magari, anche qualche ora di sonno. Ma non voglio dormire, non voglio riposare, sono terrorizzata all’idea che possa accadere ancora un altro evento spaventoso mentre riposo e in più… beh, credo di stare dimenticando come si faccia a dormire.

Sì, è così che mi sento.

È come se avessi perso il controllo su me stessa e non fossi più in grado di controllare nemmeno le azioni che prima mi venivano naturali come camminare, pensare, indurre la mia attenzione ad ascoltare un suono preciso…

Non riesco in poche parole, a focalizzare la mia concentrazione su nulla e mi sento persa, mi sento difettosa, incapace.

Oltretutto, credo di non aver memoria della maggior parte degli avvenimenti importanti della mia vita, ma ora non voglio pensarci, altrimenti penso che riuscirò a dormire solo quando sarò tre metri sottoterra – anche se in caso di decesso, ho idea che qui probabilmente, preferiscano darci in pasto ai maiali piuttosto che degnarci di una vera e propria sepoltura.

Non so cosa mi stia accadendo, ma so per certo che ho paura di tutto in questo momento e l’unica cosa che potrebbe darmi una vaga sensazione di quiete – o almeno, mi illuderò che sia così, è proprio scrivere di ciò che mi sta accadendo, di ciò che ci stava accadendo fino a poco tempo fa nella speranza di riportare un minimo di lucidità nella mia mente.

Respiro.

Ancora.

Lunedì sera.

Ero andata a casa di Nandù, la mia amica di sempre e come al nostro solito, ci eravamo sedute sul talamo della sua stanza da letto a sfogarci dei nostri problemi e soprattutto, a parlare della situazione politica e delle notizie che avevamo sentito in giro, le quali si facevano sempre più preoccupanti.

Io e Nandù abbiamo sempre cercato di evitare argomenti pesanti come gli ultimi che ho citato, ma entrambe ormai, eravamo state letteralmente bombardate con la stessa quantità di notizie e dai fatti che giorno dopo giorno, non smentivano ciò che sentivamo in giro nel nostro e nei distretti circostanti.

Ricordo però, che con lei mi sentivo tranquilla: tra noi due, Nandù è sempre stata quella pragmatica, quella che preferisce la ragione alla cospirazione e che si tiene sempre informata, approfondisce, studia e confronta dinamiche e testi per non lasciarsi sopraffare (come invece, faccio io) da emozioni che si potrebbe benissimo evitare come la frustrazione, l’ansia, lo stress, i nervi a fior di pelle…

Cazzo, fatti forza.

Respira.

Insomma, stavamo bevendo questa birra insieme ed io la stavo a sentire mentre lei cercava di fare battute sarcastiche sulla situazione folle che stiamo vivendo e inoltre, ogni tanto, notavo che qualcosa dentro di lei cercava di cambiare discorso, ma ricordo che ad uno sguardo attento, nei suoi occhi riuscivo a captare la stessa paura malcelata che con tutta probabilità, risiedeva anche nei miei, nonostante ella però – a differenza mia, cercasse in tutti i modi di passare una bella serata in mia compagnia e notavo che cercava di buttare tutto sul ridere, anche se gli argomenti erano orrendi.

Difatti, dopo la prima ora del nostro incontro, stavamo iniziando ad irritarci entrambe per le battute ed il sarcasmo che stavamo utilizzando perché in quegli istanti stavamo realizzando assieme che non avremmo più avuto una via di fuga, che da quei giorni in poi, saremmo state noi e tantissime altre persone a finire sui canali televisivi di tutto il mondo, a monopolizzare per settimane le prime pagine di ogni agenzia di stampa, di ogni canale radio e di ogni schifosa bocca di coloro che comandano, quei vermi maledet-

Inspira.

Espira.

Ce la puoi fare.

Stavo dicendo, che ormai ci eravamo stancate persino di provare a parlare di altro o cercare di fare ironia perché io e Nandù avevamo la stessa ed identica sensazione, ovvero che presto, una catastrofe di qualsiasi genere si sarebbe abbattuta sul nostro continente e tutto ciò a causa di un nemico che anni di proteste e ribellioni in tutta Europa non sono riusciti a fermare, ossia i poteri forti: quei pochi eletti che con uno schiocco di dita, possono far rovesciare dei governi e piazzare delle dittature alla luce del giorno, come se niente fosse e far seguire lo stesso regime alle nazioni circostanti, piazzando coprifuochi, razionamenti e stretta sorveglianza della popolazione come se fossimo già in guerra.

Ecco, era proprio la guerra che abbiamo follemente temuto io e Nandù per quella sera e per chissà quanti altri giorni, settimane, mesi o addirittura anni prima.

Ed era da tanto che io e lei provavamo a far finta di nulla, preferendo le risate ai musi lunghi, ma tutto ciò non è servito.

Non è mai servito.

Serie: Lettere dal passato


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