L’ultima opportunità – parte 1

Vedo le cose in modo diverso, da quando sono morto.

La questione è complicata.

Da vivo, pensavo che dopo che fossi morto non ci sarebbe stato più niente. Certo, da bambino avevano raccontato anche a me del paradiso, del purgatorio e ovviamente dell’inferno. Il primo dicevano fosse splendido ma, a me sembrava solo noioso; il purgatorio lo immaginavo come una specie di zerbino per pulire i piedi prima di entrare nel posto noioso; l’inferno mi faceva paura.

Oh, quando io ero bambino, c’era anche il limbo: uno strano parcheggio per bimbi sfigati che non ho mai capito bene… qualcuno ne parla ancora? Forse no.

Sono teorie fantasiose, più o meno aderenti a un credo religioso che non ho mai avuto davvero, neanche quando mi costringevano ad andare a messa la domenica; mi lasciavano indifferente. A parte la paura dell’inferno. Ho confusi ricordi, a scuola, di certe ore dove un prete ci terrorizzava proponendo ambientazioni di segrete medievali: i boia – con le corna e la coda – infliggevano pene atroci ai malcapitati. Coloro che, fintanto che avevano avuto l’occasione, non si erano ravveduti. Da piccolo, era un po’ come dover considerare di meritarsi un castigo lungo come un ergastolo… è curioso come da piccoli la vita possa sembrare un’eternità.

No, dicevo, l’idea che aveva preso forma da adulto era che dopo non ci fosse più nulla, la vita sarebbe stata un unico percorso terreno, non per tutti uguale, ma quando finiva: finiva tutto, per tutti quanti. Da un punto di vista biologico, restava una vaga consolazione: sotto forma di concime, si continuava a far parte del pianeta; inutile illudersi e anelare qualcosa di più.

E invece, eccomi ancora qui, ora, che il mio trapasso non lo chiamerei neanche morte.

In questo momento, un attimo prima ero a casa nel mio letto, mi trovo in una sala d’aspetto. Poltroncine comode, una luce accogliente, manca forse qualche rivista, non so neanche quanto tempo dovrò aspettare… in compenso c’è una finestra; ho un po’ di timore e non scosto la tenda. Nella stanza sono da solo, anche da vivo non mi dispiaceva la solitudine, mi dava modo di pensare, senza interferenze; ma va detto che in questo momento, l’incertezza su cosa stia aspettando, un po’ mi lascia attonito. Faccio caso solo adesso che sto indossando un pigiama, di quelli celeste che si usavano tempo fa. È strano, io dormo sempre coi boxer e la maglietta. Qualcun altro deve avere un problema di pudore… Sì, lo ammetto, son sempre stato a disagio a spogliarmi, anche quando andavo dal medico, peggio fu dopo che andò in pensione (tradimento!), sostituito da una dottoressa.

Mentre aspetto, mi accorgo che c’è un quadro sulla parete di fronte alla finestra, non l’avevo notato. Pennellate di colore libere, ricordano la mano di Van Gogh, fanno emergere dalla tela un paesaggio senza tempo; nessun elemento che evochi un’epoca o un luogo preciso: un bosco, una radura, un torrente… be’, se non altro si direbbe la Terra. Ma cosa sto aspettando? Possibile che nessuno sappia che sono qui?

Qualunque roba sia questo aldilà, o aldiqua visto che ormai mi ci trovo, l’organizzazione lascia a desiderare.

D’un tratto si apre una della due porte. E penso solo in quel momento che non ho nemmeno verificato se fossero aperte o chiuse, ma subito penso che ho fatto bene, meglio non mostrarsi troppo intraprendenti… Entra una donna. È in pigiama come me, ma a lei sta molto meglio.

Mi sorride e inclina il capo, dalla mia poltroncina, ricambio il cenno di saluto, ma abbasso subito lo sguardo, per non essere invadente. Giocherello con le dita. Lei no. Sento che non si è mossa di un millimetro, dopo che aveva richiuso la porta e fatto due passi nella sala. So che mi sta guardando ancora, anzi mi fissa: sono un po’ a disagio. Non che sia una brutta donna, anzi. In quei pochi secondi in cui l’ho guardata, ho notato che ha una figura piacevole; è minuta, ma con un portamento elegante, nonostante il pigiama che, ribadisco, su di lei fa un altro effetto. Non è formosa, dicevo… non mi sono mai piaciute particolarmente le donne formose, so bene di non rappresentare la maggioranza del mio sesso, ma preferisco un seno piccolo a uno prosperoso, che poi i gusti son gusti, ma… cazzo! non so più come intrecciare le mani, guardo fuori dalla finestra? No, meglio di no. Accavallo le gambe e faccio finta di cercare qualcosa nella tasca della giacca del pigiama… Va bene, rialzo lo sguardo, ma solo un attimo: ecco, lo sapevo, è ancora lì che mi guarda, e appena sollevo gli occhi riaccende il suo sorriso… un bel sorriso, devo dire. La sua espressione è dolce e… non avevo notato i suoi occhi, sono verdi, come il mare che si vede in certe cartoline. Boia! Ma perché continua a guardarmi? E non dice niente, poi. Forse dovrei dire qualcosa io, giusto per rompere il ghiaccio, in fondo, credo che ci troviamo nella stessa situazione, siamo qui, stiamo aspettando non si sa bene cosa, ma evidentemente siamo morti entrambi… potrei chiederle com’è morta, o no…?

Ma dai, che idea di merda, magari è morta in un incidente… o forse peggio, potrebbe essere stata vittima di un serial killer… meglio di no. Forse è muta.

Deve essere sbigottita quanto lo ero stato io appena arrivato. Solo che io, in un certo senso, ho avuto modo di ambientarmi prima del suo arrivo. Lei s’è trovata me, seduto qui come se la stessi aspettando… si starà chiedendo chi sono? Possibile che non abbia notato che indossiamo lo stesso pigiama azzurrino? Forse lei non ha ancora realizzato di essere morta… io però non ho avuto bisogno di rifletterci, lo sapevo fin dal primo momento in cui mi sono ritrovato in questa stanza, ma forse non è uguale per tutti.

«Ma davvero non mi riconosci?»

Oh cazzo, ha parlato!

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Discussioni

  1. Con una smorfia di piacere ho seguito il trapasso verso l’ignoto del morto che parla. Succederà un 48? Lo scoprirò solo leggendoti. Nel frattempo resto nel limbo, il tempo di leggere la seconda parte. Bravo Paolo, un po’ di ironia ci vuole per sdrammatizzare la morte. Forse l’inferno molti lo stanno vivendo aldiqua, sulla terra. Spero che nell’aldilà non ci sia un altro Inferno, una condanna eterna dopo la morte non ha giustificazioni, si tratterebbe di un accanimento ingiustificato, indegno di un Dio misericordioso.

  2. Un racconto che mi ha fatto sorridere in più punti. Belle le descrizioni dell’ambiente e il modo in cui fai sentire la curiosità e la necessità del protagonista di scoprire come funziona questo aldilà, unito al timore di far qualcosa di sbagliato. Meglio aspettare, ma quanto è difficile…
    Molto bravo Paolo!

  3. Iniziamo dalla fine: geniali le ultime due righe. E vigliacche, anche: come puoi lasciarci così sulle spine?
    Mi piace moltissimo il lungo paragrafo dove compare la donna misteriosa. Hai saputo mostrare perfettamente il disagio, l’imbarazzo (ecco quando si dice show, don’t tell…) E lo hai fatto provare anche a noi. E poi l’attesa di chissà cosa, i ricordi… Che altro devo dire? Ah… sì: aspetto il seguito!

  4. Mi ha preso subito: è ironico, intelligente e scritto con uno stile scorrevole che fa sorridere anche parlando di morte. Il protagonista è realistico e simpatico, con pensieri in cui è facile riconoscersi.

  5. Bello il colpo di scena finale che lascia il lettore quasi a bocca aperta. Lui non sa cosa rispondere e noi non sappiamo cosa dire.
    Mi piace come hai condotto il monologo, saltellando di qua e di là nei ricordi e nelle considerazioni, fino all’imbarazzante incontro con la donna. Ma come va a finire?

    1. Ciao Cristiana, il secondo atto chiuderà la vicenda. Spero in modo non troppo deludente, non vorrei aver caricato troppo la molla… 😊 Grazie molte per aver letto, a presto

  6. Davvero intrigante! Spero tu non ci faccia attendere troppo per la seconda parte. Sai che le visioni sull’aldilà mi interessano molto (sarà l’età avanzata? 😉 . Bel racconto Paolo!

    1. Ciao Giuseppe, giusto il tempo tecnico per pubblicare la seconda parte… che concluderà questa breve storia. Speravo potesse destarti un qual certo interesse, ma mai avrei detto per l’età… 😊 Grazie molte per il tuo tempo

  7. Un primo episodio brillante. È finito troppo presto! Sebbene l’identità della donna sia un gancio perfetto per il prossimo episodio, sono ancora più affascinato e curioso di esplorare le regole e la natura di questo “aldilà”.

    1. Ciao Concetta, lungi da me l’idea di farti rivelare la tua congettura (magari dopo l’epilogo…), ma sono ben lieto di aver in qualche modo stimolato il tuo interesse, grazie