L’uomo e il gatto dello spazio

Serie: Starcat!


A Skooter, perché sappia che rimarrà per sempre il mio Punk.

Manca circa un mese alla fine della missione. L’umore di Neil negli ultimi giorni è cambiato, sembra molto serio e concentrato. Io lo so che cerca di non farmi preoccupare, però lo conosco e se ha quella faccia è perché sta per succedere qualcosa di grande.

All’improvviso suona un allarme e si accendono delle luci rosse. Prendo talmente paura che mi si rizza il pelo sulla schiena e si gonfia la coda. L’espressione dell’umano si fa ancor più cupa. Vola vicino al computer e chiama qualcuno sulla Terra: vedo la sua bocca serrata e le rughe sulla fronte farsi più profonde, la voce dall’altra parte ha un tono serio.

«Adesso ascoltami bene: ti porterò in una stanza in cui non sei mai stato e ti lascerò la corda lunga cosicché potrai fluttuare sul posto. Oggi, la nostra vita cambierà per sempre.»

Neil mi porta in questa famigerata stanza e mi imbraga al pavimento. Sembro uno di quei palloncini da esposizione nei discount.

Esce. Io rimango lì, in attesa, davanti a questo oblò chiuso, tutto nero.

All’improvviso un fischio, una luce accecante che mi fa strizzare gli occhi. Quando li riapro mi affaccio al finestrino e, per la prima volta, osservo la Terra: è un’enorme palla blu e verde con qualche chiazza bianca. Allargo le pupille, ma non vedo le case, le auto, i parchi e le persone. Penso a quando mi nascondo tra la siepe del giardino e mi sembra tutto così grande e rumoroso… non avrei mai immaginato che, in realtà, tutto è così piccolo e silenzioso. Penso anche ai nostri vicini che spesso litigano, domandandomi se continuerebbero anche dopo aver visto di essere invisibili passeggeri di un mondo così grande.

Finalmente sento bussare e quando allungo il collo, vedo Neil con il casco e la tuta bianca. Si tiene aggrappato alla casa volante e si muove in maniera lenta e goffa. Prende degli strumenti dal marsupio e lavora sugli oblò rimasti chiusi: svita, riavvita, controlla e alla fine li spinge con forza a uno a uno verso l’alto. Finalmente le luci rosse si spengono.

Quando arriva davanti all’ oblò mi saluta con la mano. Mi vedo riflesso nel vetro del casco: sono un gatto minuto dal pelo giallo come il Sole, ho la coda storta perché si è rotta in un incidente quando ero cucciolo, occhi verdi e allungati, i canini lunghi che escono dalla bocca e lentiggini su labbra e naso.

Io sono Skooter. Sono Starcat.

Oggi torniamo a casa. Lo ammetto: la casa volante mi mancherà, con anche le sue scomodità, ad eccezione della puzza di carne bruciata e polvere da sparo.

Neil mi fa salire all’interno di un abitacolo molto più piccolo delle stanze in cui abbiamo vissuto.

«Sei contento, Skooter? Potrai salire ancora sulle mie gambe, una volta atterrati.»

Mi accomodo nel borsone blu; lo osservo mentre schiaccia tanti tasti colorati e parla con qualcuno sulla Terra. Poi anche lui si accomoda sulla sedia.

«Ho una sorpresa» annuncia alzando una levetta sulla sua testa.

Riconosco immediatamente la canzone: è quella che parla di un uomo che aspetta nello spazio, cantata da quel tizio strano con una pupilla aperta e una chiusa e una saetta dipinta in faccia.

«Torniamo a casa» dice Neil con gli occhi lucidi.

Mi sveglio cullato dal profumo della colazione (quella buona, non quella in bustina della casa volante). In cucina Neil canticchia e balla sgraziato con il pentolino delle uova e del bacon in mano. A me prepara una ciotolina con tonno in latta e pezzetti di carote al vapore. Lo guardo di sbieco, perché l’ultima volta che ho mangiato questa prelibatezza mi sono risvegliato in una gabbietta e più leggero.

Finito il pasto si dirige in camera per vestirsi: ha la cravatta e le scarpe costose, quelle che ne compri un paio solo se sei un astronauta, giacca elegante e profumo. Mette il gel per capelli e ne mette un po’ anche a me facendomi una piccola cresta. Dice che “sono un Punk”.

Salgo in macchina e per tutto il viaggio guardo fuori dal finestrino le persone che scendono in strada e applaudono. Adesso ho la certezza che non stiamo andando dal veterinario, quel giorno nessuno mi ha applaudito.

Entriamo nell’edificio con lo stemma blu, la scritta bianca e il ricamo rosso. Siamo scortati da amici e parenti, compreso Steve che mi prende in braccio e dice che sono diventato più famoso del mio padrone.

Io e Neil ci separiamo per qualche minuto, solo per permettergli di indossare la tuta spaziale.

A quel punto saliamo sul palco acclamati come “l’uomo e il gatto dello spazio”. Ora capisco: comparirò anche io in TV!

Un signore attacca una medaglia alla tuta di Neil e gli stringe la mano. Dà anche a me una medaglia, la poggia davanti alle zampe, mi carezza e tutti applaudono. Ci fanno le foto, io con i dentini ben in vista e Neil con il casco sotto braccio.

Osservo quell’oggettino d’oro luccicante contornato di stoffa colorata. Allungo la zampina; un po’, ancora un po’… Oh, guarda, la gravità!

Serie: Starcat!


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Sci-Fi

Discussioni

  1. “Adesso ho la certezza che non stiamo andando dal veterinario, quel giorno nessuno mi ha applaudito.”
    Posso immaginare tranquillamente la scena 😂. Quando lo porta dal veterinario nessuno lo applaude, è vero. Comunque sia, un episodio davvero semplice, ma non per questo manchevole di bellezza. Complimenti Mary, versamento un nell’episodio!! ❤️ 😃

  2. Un omaggio più bello di questo, al tuo micetto proprio non lo potevi fare. Sono sicura che lo ha letto e che sta sorridendo, con la sua crestina punk e la medaglia apposta al petto, sfoggiata con orgoglio. Un abbraccio Mary.

    1. Cara Cristiana, se volevi farmi commuovere ci sei riuscita in pieno! ❤️‍🔥
      Quando ho scritto questo pezzo ho avuto lo stesso pensiero e quanto mi sarebbe piaciuto leggerglielo ad alta voce.
      Ma ora mi domando: chissà, se avesse potuto, lui cos’avrebbe scritto. 🧐
      Grazie Cristiana, per esserci. ❤️‍🔥

  3. “non avrei mai immaginato che, in realtà, tutto è così piccolo e silenzioso”
    Hai compiuto la magia di dare a un micetto l’opportunità di esprimere un concetto così saggio che, al suo cospetto, noi troppe volte siamo davvero piccoli.

  4. Ground control to Major Tom… sai che ce n’è una versione anche in italiano, cantata dallo stesso Bowe? Brava Mary, una storia a suo modo dolce.

  5. You blew my mind!
    Che bel lieto fine. Avevo paura che finisse come è finita al Tom di Space Oddity, o come a Laika. Ma vabbè, io sono quello che sogna sempre di morte.
    Il racconto è bellissimo, lo giuro. Peraltro mi piace tanto il tema, come forse si nota dai miei raccontini. E complimenti per lo splendido tatuaggio. Non commento sull’ultima cena degli attributi di Skooter, perché non è il caso. Anche la mia gattina subì la stessa sorte a suo tempo. E non me lo ha mai perdonato.

    1. Nei miei racconti, spesso e volentieri, ci scappa il morto, ma sono sempre umani. Quando si tratta di animali non ce la posso fare, è più forte di me.
      Skooter ci ha perdonato per averlo… alleggerito. 😹 Lo avevamo chiuso nel bagno degli ospiti per tenetlo in un ambiente pulito e sotto controllo, la prima cosa che ha provato a fare quando si è svegliato è stata tentare di lanciarsi nel water. E come biasimarlo! 😹

  6. “Penso a quando mi nascondo tra la siepe del giardino e mi sembra tutto così grande e rumoroso… non avrei mai immaginato che, in realtà, tutto è così piccolo e silenzioso.”
    Per un attimo mi sono sentito vicino a Skooter pure io 👏 👏 👏

  7. Che meraviglia…in ogni singola parola è sguardo di Skooter si percepisce chiaro l’infinito amore che tu hai provato e provi per lui. Non solo nell’amore ma anche nell’essere ricambiata. Mi hai fatto riflettere su quanto sia totale e incondizionato quello che proviamo per i nostri gatti…molto più che per gli umani..a volte😅
    Bravissima, mi hai davvero riempito il cuore!

    1. Che bel commento, cara Dea, e felice di averti scaldato il cuore! ❤️‍🔥
      Hai ragione e lo penso anche io: spesso l’amore dei nostri compagni felini è più puro rispetto a quello che potrebbe darci un umano. E, ovviamente, viceversa. ❤️

  8. “Mette il gel per capelli e ne mette un po’ anche a me facendomi una piccola cresta. Dice che “sono un Punk”.”
    Adoro😍😍😍

    1. Ma sai che io e i miei genitori glielo abbiamo fatto veramente? 😹 Con l’aggiunta di una goccia di colorante alimentare verde, giusto perchè senza non sarebbe stato abbastanza Punk! 😹

  9. “Penso anche ai nostri vicini che spesso litigano, domandandomi se continuerebbero anche dopo aver visto di essere invisibili passeggeri di un mondo così grande.”
    Bellissma👏

  10. ” Io lo so che cerca di non farmi preoccupare, però lo conosco e se ha quella faccia è perché sta per succedere qualcosa di grande.”
    Mi vommiove questo passaggio…di solito siamo noi a preoccuparci degli umori e del bene dei nostri amici pelosi. Qui invece metti in atto una sorta di ribaltamento, e il risultato è davvero di effetto.