M’arzo e lotto

Oggi – otto marzo – sono le otto e sono ancora a letto. Anch’io, come direbbe Mafalda, in dialetto romano, mò m’arzo e lotto. Senza questo intento di volere, o dovere controvoglia, affrontare le piccole battaglie quotidiane della vita, forse starei ancora sotto il piumone, morbido e caldo, a dormire; oppure a leggere un libro noioso che non riesco a finire e mi farebbe ricadere nel sonno. Ho il televisore in camera, potrei stare distesa, a guardare qualche programma soporifero in TV, per appisolarmi di nuovo. Tutto sommato; però, preferisco alzarmi; mi è venuta fame, ho voglia di biscotti, con panna e cioccolata, per affrontare meglio la giornata, per essere più combattiva. Mi domando perché questa idea fissa di dover lottare sempre, contro qualcuno o qualcosa, e non solo per la sopravvivenza. Mi chiedo se sia davvero inevitabile, se sia un atteggiamento giusto e necessario. Sono lontani i tempi dei grandi ideali, delle assemblee scolastiche, o politiche o amicali, con l’ambizione di cambiare il mondo, di renderlo un posto migliore. Scioperi, manifestazioni in piazza, slogan, striscioni, proteste varie. Tutte queste illusioni per noi boomer sono crollate; forse sarebbe già abbastanza se le condizioni di vita nel nostro pianeta non degenerassero troppo rapidamente. Mangiare e bere, dormire e smanettare con lo smartphone, forse sarebbe meglio, almeno per oggi; invece di consumare energia fisica, benzina e pazienza, in mezzo al traffico caotico, tra i molti conducenti che sembrano avere tutti la stessa urgenza del 118. Non dico che vorrei festeggiare; non vedo alcun motivo; anzi credo sarebbe un insulto per tutte quelle donne del mondo, mogli e madri, figlie o nipoti, sotto le bombe e senza cibo o lungo le rotte migratorie, che rischiano di finire in fondo al mare, o stuprate, torturate e uccise.

Ci ho pensato a lungo e dopo varie perplessità mi sono convinta che vale ancora la pena di lottare:

1) Contro la guerra, pregando per la pace; evitando o superando conflitti personali;  moltiplicando la virtù dei piccoli gesti e ritrovando, nel silenzio, un po’ di armonia;

2) Contro il potere dei piccoli tiranni, dei padri padroni, dei mariti dominanti, dei compagni possessivi, dei colleghi maschilisti, dei capi schiavisti… Ogni volta con dignità e fermezza o ricercando un’altra svolta.

3) Contro la falsità delle vane promesse, delle lusinghe e dell’odio, nascosto dietro un amore apparente, assumendo dosi omeopatiche di sano egoismo e un’overdose di pillole lievitanti per far crescere l’autostima.

4) Contro l’arroganza: ignorando l’insolenza, tracciando la distanza e spargendo sorrisi e gentilezza, a passo di danza.

5) Contro l’ignoranza. Arma e scudo per tutte: la conoscenza, di parole nuove  e nuove fonti, per attingere gocce di sapienza. Più forti e libere in ogni scelta, senza il giogo della dipendenza.

6) Contro la rabbia insegna il Maestro: il nostro vento più forte. Respiro, soffio e quel che sento lo trasformo in canto.

7) Contro la violenza di genere, fisica e mentale. Parlare e non tacere può essere vitale; facendo rete tra donne; unite ci si potrebbe pure salvare, tra amiche o colleghe, compagne o cugine, lontane o vicine.

8) Contro i geocidi della nostra Terra. Ogni giorno una lotta armata e variopinta, con più fiori e piante. E semi sparsi in casa e fuori, in piazza e in rete, sostenendo le gemme verdi a oltranza, che crescono, lottano e danno speranza.

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Discussioni

  1. Delizioso e potente allo stesso tempo! Vari registri, scorrevole e leggero a dispetto del tema! Brava! Non mi soffermo sul soggetto che tratti con così tanta cura e potente delicatezza perchè sarebbe superfluo. Arriva dritto!

    1. Grazie Piergiorgio, non avrei mai pensato che qualcuno potesse cominciare a leggere i miei racconti partendo da qui, dopo quasi tre mesi. E` un racconto particolare a cui tengo tanto. Grazie.

  2. Riflessioni, le tue, che non sono di tutti. Senza un’idea non ci si alza dal letto, ma poi bisogna vedere qual è questa idea. Ci sono persone, come te, che hanno una visione al plurale della vita e ci sono altri votati a un serrato individualismo. Io, per quel che posso, lotto contro l’individualismo ed è una lotta che include tutti i punti che hai elencato e molti altri. Non so può fare molto, ma si può educare chi ti sta vicino.

    1. Grazie Francesco, sono d’ accordo con te: l’ educazione e` fondamentale. L’ educazione e` prevenzione. Si educa soprattutto con l’ esempio, con la coerenza dei comportamenti, col rispetto. La gentilezza e` l’ atteggiamento piu` difficile, quando uno/a si sente minacciato/a e istintivamente, per difesa, reagisce, con le parole o con i gesti. Credo che non sia possibile ne` giusto, subire sempre in modo passivo.

  3. “ Contro l’ignoranza. Arma e scudo per tutte: la conoscenza, di parole nuove e nuove fonti, per attingere gocce di sapienza. Più forti e libere in ogni scelta, senza il giogo della dipendenza.”
    Vale la pena di lottare sapendo che ci sono persone come te, che scrivono di gentilezza, di cultura, donne che non rispondono alla violenza con altra violenza ma volano molto più in alto. Grazie ❤️ e buon 8 marzo in ritardo

    1. Grazie Zelda, ho sentito una piccola emozione, mentre leggevo il tuo commento, per quanto ti ammiro, e poi perche` le tue parole sono arrivate, incoraggianti e complici, come dovrebbero essere le parole tra donne che hanno valori e obiettivi comuni.

  4. C’è ancora tanto per cui lottare e, forse, non basterebbero 1500 parole per elencare tutti gli ideali.
    Purtroppo, la maggior parte delle persone lo ha scordato, assimilata ad una vita senza significato che qualcun altro ha cucito sulla loro pelle.
    Ecco perché questo racconto è molto importante. 👍

    1. Grazie Giuseppe, 😘 il tuo commento mi fa ben sperare perche`, a giudicare dalla foto, direi che la tua generazione ha davanti a se` tanto tempo ancora, per impegnarsi a migliorare il clima di questa giungla terrestre, non solo dal punto di vista ecologico ambientale, ma anche sociale e umano, dei diritti, dell’ educazione culturale e del rispetto. So bene che nessuno puo` fare miracoli, pero` si puo` fare ancora tanto. Siamo tutti d’ accordo, qui e ora, che bisogna ancora lottare, far sentire la propria voce, con penna digitale, matita elettorale e pennarelli sugli striscioni.

  5. Ti ringrazio per quello che hai scritto, sembrano cose tanto scontate solo perché non ci fermiamo a riflettere, per pigrizia o abitudine. Da inguaribile ottimista credo che arriverà il giorno in cui non ci sarà più una “cultura” che sopporti discriminazioni di sesso, di colore, di credo, di gusti, di idee. Dovremo lavorarci non come uomini e donne ma come persone. Un abbraccio

    1. Ciao Giuseppe, grazie a te🙏. Da quando sono entrata in questo nuovo mondo che si chiama Edizioni Open, ho incontrato virtualmente un gran numero di persone che ammiro non soltanto per i racconti che scrivono ma anche per il modo in cui commentano le altre storie. Il rispetto, l’ empatia e l’ atteggiamento solidale tra uomini e donne presenti in questo microcosmo, se fossero ampiamente diffusi anche nel macrocosmo, potrebbero essere un’ ancora di salvezza per tutti.

  6. è il primo testo che leggo qui. A un certo punto ti domandi se sia indispensabile continuare a lottare o a pensare di doverlo fare, poi concludi che ne senti ancora il bisogno e, soprattutto, la motivazione.
    È una posizione che condivido, pur essendo consapevole che per milioni di esseri umani nel mondo lottare non è una scelta ma una necessità. Fa tremare i polsi la consapevolezza di assistere ancora a genocidi, come se il ventesimo secolo non ci avesse insegnato nulla. Ma davvero la Storia insegna? Non lo so.

    1. Ciao Aristide, benvenuto. Grazie per aver iniziato la lettura da “M’arzo e lotto”. Le considerazioni del tuo commento mi inducono a pensare che sarai un autore- lettore attento e stimolante nello scambio di opinioni e informazioni o suggerimenti che potrai darci.
      Buona giornata

  7. Mi piace ogni parola di questa tua delicata riflessione per la quale ti ringrazio. Ci sono però un paio di passaggi che ho sentito dentro. ‘Contro l’ignoranza’ dobbiamo essere noi portatrici e promotrici di cultura; leggere, tanto e parlare, serve il dialogo soprattutto fra di noi. ‘facendo rete tra donne’ quanto poco capita, questo. Non ne conosco bene i motivi e sarebbe interessante occuparsene, ma credo che gli uomini siano più bravi di noi, a fare rete, intendo. Li percepisco più solidali, noi, invece, abbiamo ancora tanta strada da fare. Grazie Maria Luisa.

    1. Ciao Cristiana, sono d’ accordissimo con te, sulla difficolta` delle donne di fare rete. Scattano spesso piccoli meccanismi psicologici legati alle fragilita`, forse, alle insicurezze, magari, che impediscono la solidarieta` incondizionata. La sorellanza, di questi tempi, e` sempre piu` rara. Tant’e` che ho eliminato un punto del testo, che si riferiferiva al lottare pacificamente e in modo costruttivo contro l’ invidia. L’ ho dovuto cancellare perche` – troppo spesso – dobbiamo riconoscerlo – e` un “peccato” che appartiene soprattutto al genere femminile, da donna a donna.
      Dovremmo sentirci tutte piu` sicure di noi stesse (imperfette ma indulgenti), per riconoscere e sostenere il valore delle altre.
      Grazie Cristiana. Un abbraccio.

    1. Che gioia questa tua considerazione. Sento sempre un po’ di imbarazzo quando cerco di esprimere l’ importanza di poter fare ricorso alle nostre immense risorse spirituali. Ci siamo emancipati su tante cose, spesso riusciamo ad essere spregiudicati in modo disinvolto, ma le questioni dell’ anima di solito le lasciamo sottintese, oppure le neghiamo; o le nascondiamo, come se fossero diventate un tabu`.
      Grazie davvero.

  8. “per tutte quelle donne del mondo, mogli e madri, figlie o nipoti, sotto le bombe e senza cibo o lungo le rotte migratorie, che rischiano di finire in fondo al mare, o stuprate, torturate e uccise.”
    ti direbbero grazie per il pensiero di queste righe. E anche io. Ciao, cara M.Luisa.

    1. Grazie a te Bettina; purtroppo le mie parole non basteranno ad aiutare nessuna delle donne che vivono nella striscia di Gaza o in Ucraina. Vorrei fare o dire di piu`, ma non so ancora come.
      Un abbraccio.

  9. Sai, io ho un atteggiamento tiepido verso il femminismo. Io penso che le donne debbano farsi valere ma senza fare troppo le vittime, cioè vedendo maschilisti dappertutto, né comportandosi come vigliacche. Ad esempio io abito a Varese e nella primavera di qualche anno fa fu inaugurato un parcheggio multipiano. Per pubblicizzare l’evento, furono distribuiti cartelloni pubblicitari con il volto di una donna sorridente che diceva: “Con il parcheggio multipiano sono arrivata in orario a lavoro e il mio capo è felice”. Una europarlamentare del partito opposto a quello del mio sindaco ha strillato al maschilismo solo per questo e io sono scoppiato a ridere dicendomi che la sua era solo una polemica per “partito” preso: sono queste le finte battaglie, le strumentalizzazioni, che mi rendono diffidente verso le battaglie femministe

    1. Ciao Kenji, atteggiamento “tiepido” direi che va bene, per un uomo. L’ importante e` non essere gelidi o troppo ardenti e poi violenti, come ci dimostra troppo spesso la cronaca nera, le morti sul lavoro di uomini e donne e tanto altro su cui non si puo` continuare a stendere solo un velo pietoso.
      Un forte abbraccio. In questo 8 marzo mi hai fatto un grosso regalo: un lungo e gradito commento, come mai prima d’ ora.😘

  10. Se posso sintetizzare: un manifesto. Su cui non si può che essere d’accordo. Aggiungo che, se è pur vero che i grandi ideali sono ormai cenere, la scrittura (ad esempio) può essere un modo per tenerli in vita. Quali che siano. Variegati o meno. Visionari o concreti.

    1. Grazie. In realta` chi nasce quadrato non puo` morire tondo e chi nasce o cresce idealista, difficilmente diventa un bieco materialista. E i grandi sogni universali, forse, sono ancora braci, sotto la cenere.

    1. Ciao Hugo, hai ragione. Lo spunto per queste poche parole l’ ho trovato in una vignetta che vidi l’8 marzo dell’anno scorso, attribuita a Mafalda, che ho citato nel testo.
      Grazie e buona giornata anche a te.

  11. C’è bisogno di un commento? Io credo di no. Ma non commentare significherebbe forse ignorare o, peggio, non apprezzare. E qui allora bisogna lasciare una traccia di tutta la stima che ho per te e di tutta la partecipazione che sento per quello che hai scritto. Che sono enormi.

    1. Ciao Giancarlo, grazie 🙏.
      Per tutta la stima che ho anch’ io per te, se gli uomini con le tue doti e le tue qualita` umane (che sono tanti), fossero molti di piu, credo che il 🌏 sarebbe quel posto migliore che sognavamo tanto.