Misantropica follia (una storia di mr. B)

Se l’essere umano è riuscito a sopravvivere nonostante glaciazioni e surriscaldamenti globali vari, lo deve alla propria capacità di adattamento. Mario non è certo il migliore esempio di suddetta categoria, ha spalle possenti che lo fanno somigliare a una bestia da soma e un cervello in ferie dal giorno in cui è nato, ma è pur sempre un uomo: la capacità di adattamento è insita nel suo DNA.

Dopo cinquant’anni trascorsi divorando qualsiasi cosa gli passasse sotto il naso, ha deciso di cambiare registro dedicandosi anima e corpo al veganesimo. La carne provoca i tumori, lo sanno pure i tori, proprio per questo appoggiano le regole del mangiar sano. In verità Mario se ne frega altamente del mangiar sano e di tutto quello che gli ruota attorno; la carne costa e lui non ha soldi da buttare. Gli ultimi che gli restavano li ha utilizzati per comprare un vecchio fienile che cade a pezzi. Lassù, lontano lontano, sul cucuzzolo della montagna. Mario detesta la compagnia delle altre persone; meglio i cani, pensa, decisamente meglio i cani.

Il vento ulula infilandosi tra le crepe e i pertugi. Ingobbito su un mucchio di fieno, l’informe mole ad occupare buona parte dello spazio disponibile, Mario sta trafficando con un cellulare che definire vecchio sarebbe riduttivo.

Maledizione, non prende! Se continua così giuro che lo butto via; chiamo quelli del telefono e dis dico che non o soldi da buttare. Certo che li chiamo; li chiamo sì!

Nonostante la mancanza di connessione, può comunque dare un’occhiata ai suoi vecchi post: cani che sorridono, cani che piangono, cani che si baciano, cani deceduti che salgono una scala di nuvole per raggiungere il paradiso (o forse una ciotola di bocconcini)…cani che fanno questo e cani che fanno quest’altro.

Spegne il cellulare e lo scaglia lontano da sé con un movimento feroce del braccio lardoso. La bufera di neve all’esterno non accenna a placarsi, ma lui non se ne preoccupa; esiste qualcosa di meglio che starsene isolati in montagna con le uniche creature che riescono a capirti?

Bobi, Rochi, venite qua.

I due cani, magri all’inverosimile, gli si avvicinano con la coda tra le gambe. Guaiscono lamentosi a ogni movimento delle stanche zampe.

Vi manca la Sara?! No no, a noi non ci serve quella stupida donna igniorante! Se ne stava sempre a guardare i programmi alla televisione invece di farsi una coltura. No che non ci serve la Sara, giusto Rochi?

L’animale lo guarda con occhi di latte.

Pure Carlo giù al cantiere capisce poco. Quando incontra i superiori non abbassa la testa; io invece li riverisco e ci lustro le scarpe con la lingua, non perché li rispetto, ma perché bisogna aver paura di quelle persone. Testa bassa e sgobbare come un somaro. Chi non a paura è un uomo morto. Voi cani lo capite quando uno è più forte, lo capite sì, vero Bobi?

Bobi non ha né la possibilità, né la forza, né tantomeno la voglia di rispondere. Il silenzio non è forse una forma di assenso? Mario ne è convinto e va bene così. Si lascia sommergere dal fieno e gode del suo tepore; non deve manco accendere il riscaldamento. Afferra una manciata di patate da uno zaino e se le infila in bocca, quindi ingurgita della lattuga acquistata il mese prima al discount. Rumina, rumina e rumina.

Rochi, Bobi! Mangiate pure voi!

Un ululato. Un suono rabbioso.

Dovete mangiare che questa bufera non passa più.

All’esterno il vento sibila come se stesse ridendo.

Mangiate per la miseria! Cho patate e verdure, mangiate! Volevate bene alla Sara, ma l’era una scualdrina! Mangiate che lei non merita il vostro dolore.

La neve scende, ammanta l’intero mondo, affossa l’universo. Mario, Bobi e Rochi, nessun altro esiste.

Vi voglio bene, amici miei. Diamine se vi voglio bene. Vi voglio bene sì!

Ma gli “amici” non lo ascoltano più; gettatisi a capofitto sopra un mucchio di fieno accatastato in un angolo, cominciano a scavare freneticamente.

Via da lì.
Il fieno si spande, solletica le narici.
Maledizione. Etciù!

Le parole di Mario cadono nel vuoto e la rabbia fermenta nel suo stomaco. Si avvicina ai due animali, li afferra per il collo e li solleva come si trattasse di piume. Mugugna spazientito nell’osservare quello che hanno portato alla luce: un polpaccio, una mano senza tre dita e il lobo di un orecchio adornato da una minuscola sfera brillante. Resti putrefatti di un essere umano.

Eccola la Sara, siete contenti?! Vi mancava così tanto che non riuscivate proprio a stare senza di lei!

Rochi e Bobi si dimenano, prigionieri nella morsa di Mario. Sbavano, allungano il muso in direzione di quello che vedono come un succulento pasto.

Cho le verdure, vi o detto! Lasciate stare la carne che fa venire i tumori. I tumori per la diamine, i tumori!

L’avviso di un dolore lancinante esplode nel minuscolo cervello di Mario; dal polso destro si propaga all’intero braccio. Rochi, i denti affondati nelle grasse carni del suo padrone, ringhia sommessamente.

Maledetta bestiaccia, sei come il Carlo! Non lo capisci quando uno è più forte di te!

Un enorme pugno incontra la testolina dell’animale con la potenza di un direttissimo. Un ultimo straziante verso di addio e il corpo senza respiro viene scagliato a metri di distanza.

Bobi, approfittando della distrazione di Mario, si divincola dalla presa e finisce per terra. Quando le zampe incontrano il terreno mettono in mostra tutta la debolezza derivata da giorni di assurde privazioni. I suoi guaiti sono uno stonato canto di dolore.

Ai visto il povero Rochi che fine a fatto?! Adesso lo buttiamo fuori che poi comincia a puzzare. Lo buttiamo lui e pure la Sara che a stare qui quella scualdrina combina solo casini.

Bobi se ne sta zitto, non ride e non piange, muove la coda con movimenti nervosi, scattanti. Quando il portone del fienile viene spalancato incontra il soffice candore della neve che accoglie Rochi e Sara nel suo gelido abbraccio. Al di sopra il cielo è terso, il sole è una sfera che ferisce lo sguardo.

Guarda Bobi, è un po’ come un immenso freezer. La carne si conserverà proprio bene! Sì, sì.

Lo stomaco dell’uomo bue brontola, la lingua del cane sbava la fame e, oltre i bisogni primordiali, non resta che la quiete.

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Discussioni

  1. La mia mente di lettrice aspettava che il carnefice diventasse a sua volta vittima; magari di uno dei suoi cani. Una punizione violenta ma, si sa, violenza chiama ancora altra violenza, in una catena senza fine. Quindi dico okay, anche se non c’ e` niente che va bene in una tragica realta` che tu hai saputo esprimere egregiamente. Oggi 25 novembre ne parleranno in lungo e in largo e chissa` se, oltre i fiumi di parole, si otterra` qualcosa di concreto, per prevenire la violenza di genere.

  2. “Mario non è certo il migliore esempio di suddetta categoria, ha spalle possenti che lo fanno somigliare a una bestia da soma e un cervello in ferie dal giorno in cui è nato,”
    😂

  3. Questo personaggio meriterebbe un romanzo, le sue folli discussioni con Rochi e il povero Bobi meritano più spazio. In alcuni tratti mi ricordi la maestri di king nel raccontare le discese nella follia.
    Bravissimo

  4. Ciao Dario.
    Bella storia. Originale la scelta di sottolineare il livello culturale del personaggio con gli errori grammaticali.
    Mi è piaciuta e, a dir la verità, ho tifato per la morte del personaggio ma a quanto pare deve compiere altri orrori per meritarsi una fine orrenda!
    Bravo

    1. Ciao Fabio, hai ragione nel desiderare una fine orrenda per il protagonista! Ho ancora una storia da raccontare, poi avrà quel che si merita. (PS La prima apparizione del personaggio avviene nel librick Mr B.)?

  5. Dario che storia… il tuo racconto è scarno, privo di inutili frivolezze che rispecchiano in toto il suo protagonista, elementare, nudo di qualsivoglia sentimento al limite del primordiale. Molto bella la scelta di scrivere i dialoghi con gli errori grammaticali che sottolineano ancora di più l’ignoranza che permea la vita di quell’uomo. Speravo però che la sua ferocia risparmiasse i due poveri animali che invece sono forse le prime vittime della sua brutalità.
    Bel racconto come sempre.
    Alla prossima lettura

    1. Ciao Raffaele, ti confesso che nella prima stesura del racconto i due cani, stremati dalla fame, finivano per cibarsi del corpo di Mario! Povero signor B, non potevo certo ucciderlo in quel modo, ha altre storie da raccontarci!?

  6. Ciao Dario, questa tua serie fa “veramente” paura. Nel senso che uno degli incubi che più mi sconvolge è quello della follia cui non si può porre rimedio, una corruzione scritta nel dna che non si può correggere. E’ difficile “accettare” che al mondo possono esistere persone inumane al punto da non poter essere salvate, ma, purtroppo, così è.

    1. Hai ragione! Purtroppo le persone come mr B esistono, anche se fortunatamente non arrivano ai suoi livelli.
      Per quanto riguarda fare una serie, preferisco che le storie dell’uomo bue (ebbene sì, ce ne saranno ancora) rimangano a sé, che stiano in piedi da sole. Grazie, Micol!?

  7. Un racconto in cui il protagonista travolge con la sua follia ogni cosa che lo circonda, persino i lettori! Hai descritto in maniera così vivida certe scene che a un certo punto sembravo quasi percepire la stessa aria respirata dall’uomo bue… permeata non tanto di cattiveria quanto di pura instabilità mentale (e anche più). Questo è un genere in cui, a mio avviso, ti districhi molto bene: il tuo stile ne esce sempre a testa alta con una poetica decadente al punto giusto. Bravissimo, mister D. 🙂

  8. Sublime, decadente,un elogio dell’ ignoranza di basso rango.Si percepisce l’ istinto primordiale che emerge.Mi è piaciuto tantissimo

  9. Un racconto gotico-moderno, pura decadenza e corruzione, e ovviamente follia all’ennesima potenza. MR. B è proprio un soggettino interessante. Sarebbe bello vederlo alle prese con una controparte che gli facesse da voce di controcampo. Sarebbe davvero sfizioso… ?

    1. Ciao Massimo, magari seguirò il tuo consiglio. Ho in mente altre “avventure” per il nostro simpaticissimo Mario…(però preferisco non realizzare una serie.)
      La cosa assurda è che mr B è ispirato a una persona che conosco (in parte almeno?)

  10. Inizio a conoscere sempre di più la tua follia… un personaggio degno de “il silenzio degli innocenti” a mio parere, una pazzia che non risparmia nemmeno le sue bestiole, e lo scenario da te ottimamente descritto mi ha immerso realmente in un’atmosfera lugubre e malata. Il finale conferma quanto Mario non sia mai stato vegano… e questo frammento “Quando il portone del fienile viene spalancato incontra il soffice candore della neve che accoglie Rochi e Sara nel suo gelido abbraccio. Al di sopra il cielo è terso, il sole è una sfera che ferisce lo sguardo.” è pura poesia! Complimenti Dario! Alla tua prossima follia?!

    1. Troppo gentile, Antonino! Sono felice che apprezzi la follia ignorante di Mario(alias mr.B). Se vuoi conoscere meglio questo personaggio puoi dare un’occhiata al mio racconto MR. B, pubblicato qui su EO. Ciao e, come dici tu, alla prossima follia!!!!