Misantropo

Non mi dispiace affatto ammettere che odio tutte quelle pecore bianche che si raggruppano e, con speranza statistica, fanno affidamento sul fatto di non essere quella che sarà acchiappata dal lupo.

Forse non sanno che, al di là del recinto dove il pastore le ha relegate, ci sono verdi praterie; certo, non prive di pericoli, ma credetemi: scavalcare la staccionata ne vale sempre la pena.

Oggi, quasi con tono perentorio, mi sono sentito dire: «Ma perché non sei entrato nel nostro gruppo WhatsApp? Ti ho mandato l’invito!»

A quella cornacchia ho risposto stizzito: «Ma ci mancherebbe altro!»

Una volta, per errore, sono entrato a far parte di uno di quei recinti virtuali e, quando una di quelle dannate pecore si metteva a belare, tutte le altre dietro a ruota: beh, beh, beh.

Gruppi di mamme, gruppi di suore, gruppi di lavoro, gruppi della palestra, gruppi di amici che, quando scrivi che hai bisogno di qualcosa, non ti risponde mai nessuno; insomma, non mi stupirei se venisse creato anche un gruppo di eremiti.

Giovani paranoici che si sentono male se non fanno parte di un gruppo.

Baby gang dove timidi e insignificanti mocciosi si trasformano in leoni perché protetti dal branco.

Mamme schizofreniche che non accettano di avere figli che magari vogliono solamente starsene soli e così, forzatamente, li costringono a far parte di qualcosa, incuranti di guastarne per sempre lo spirito leopardiano e un sano nichilismo.

«Ma che schifo!» Eppure, c’è chi si sente infastidito quando vede qualcuno senza una chiara etichetta stampigliata sulla fronte e, da grande stronzo, belando più del dovuto, sembra voler attirare l’attenzione del cane pastore in modo che lo riporti all’ordine: «Maledette pecore!»

Mi dicono d’essere un asociale: «Sì, sono asociale e allora!»

Lo ripetono tutti come un mantra: «Siamo una grande famiglia, siamo una società, siamo un bel gruppo!»

Ad uno di loro, un giorno che non ero tanto per la quale, gli risposi: «Ma tu chi cazzo sei?»

Rimase inebetito e, come se gli avessi fatto la domanda più difficile del mondo, si guardò attorno cercando qualcuno che rispondesse al suo posto.

E che dire di quei timorati di Dio che parlano a Radio Maria con voce soave e piena di falsa speranza? «Vi rifuggo!» Siete tutta gente che si lava i peccati con belle parole e poi fate l’esatto contrario, protetti dall’assoluzione di un sedicente pastore che, con quattro Ave Maria, vi purifica da ogni peccato.

Io non sono e non sarò certo un Santo, e questo Dio lo sa benissimo, senza dovermi confessare da un propinatore di incenso e acqua santa che vuole farsi i cazzi miei.

Non sopporto nemmeno quei fasulli ambientalisti, smidollati figli di fiori appassiti che, senza un lavoro, ti puntano addosso il dito criticando.

Uno di questi, un giorno, mi disse: «Ah, tu lavori in una fabbrica tessile che inquina!»

A quell’idiota che galleggiava nel bar di paese beccando unte patatine confezionate, gli risposi: «Ehi, ragazzo della via Gluck, mi sembra che i jeans che indossi provengano da Bangalore e saranno sicuramente stati tinteggiati in una fabbrica senza nessun tipo di regola.»

Questo bifolco, irritato e senza più parole in bocca, andò via con un fumoso Nissan Patrol preso a scrocco dal padre piastrellista.

Odio quando vedo i politici litigare tra loro e ripetere ad oltranza: «NOI, VOI, NOI, VOI, NOI, VOI» e, alla fine dei soliti inconcludenti dibattiti, tutti a casa con le proprie immutate convinzioni, la propria superbia e pronti nuovamente a prevaricare sull’altro.

In questi casi, rimpiango la civiltà orientale, dove chi urla di più viene considerato un perdente, perché in quel momento sta perdendo il controllo di sé e non è disposto ad ascoltare gli altri.

E non mi parlate di quei dottori succubi delle case farmaceutiche che, alla prevenzione, preferiscono la cura, ma non tesa a guarirti, bensì a renderti un drogato di merda.

Appena varchi la porta del loro studio, già vedi alle loro spalle scaffali di pillole e, più ne prescrivono, più si fanno le vacanze gratuite pagate da qualche casa farmaceutica.

Una volta il dottore, prima di prescriverti qualche medicina, ti ribaltava come un calzino.

Oggi, invece, appena accenni un sintomo, già ti senti dire: «Prenda questo farmaco, poi, per bilanciarlo, prenda quest’altro e, siccome quest’ultimo potrebbe causare un po’ di reflusso, prenda pure questo!»

Una volta andavi a fare gli esami del sangue e, se il giorno prima non ti eri bevuto due litri di nero e mangiato venti salamelle, tutto era normale.

Come per il colesterolo, hanno abbassato tutte le soglie di pericolo e, adesso, tutti quelli che prima stavano bene, al primo esame del sangue, si sono ritrovati una valanga di asterischi e vengono additati come malati e giù pillole a gogò.

A volte accendo quel dannato televisore e vedo i reportage dai vari fronti di guerra e non posso credere che, malgrado gli ultimi due conflitti mondiali, ne stiamo preparando un terzo.

Ubbidienti soldatini, non vedete che siete annullati nel vostro umano intelletto?

«Sull’Attenti!»

«Fianco dest!»

«Fianco sinist!»

Siete solo delle marionette in mano ai potenti che vi hanno rinchiusi psicologicamente in recinti chiamati nazioni, chiamati religioni, chiamati finti ideali.

Che senso ha sentir dire: «Abbiamo mandato un contingente armato a tutela della pace.» «Abbiamo mandato armi, ma solo perché si possano difendere.»

Odiosi ipocriti sul libro paga dei signori della guerra, mandate dei fiori e del buon vino per la pace.

Ci sono tantissime altre cose che odio, ma, se devo essere onesto, non sopporto nemmeno me stesso.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. Forse sbaglio, ma mi è sembrato che il protagonista, pur denigrando i suoi simili, gli somigli un po. Non riesce a esprimersi senza rabbia e rancore, sembra quasi invidi ciò che disprezza. Forse è questo che non sopporta di sé. Non è poi così dissimile dagli altri.
    O magari è soltanto odioso di suo. D’altronde, misantropi simpatici non me ho mai visti 😅