
Morte al baro
«Non è giusto, non è valido, non è possibile!».
Luke non lo sopportava: era brutto a vedersi. Un ciccione con i baffi unti che sembrava uscito da un ristorante cinese in cui si era strafogato di involtini primavera, nuvole di drago e… ma Luke gli incollò la Beretta al naso.
«Vedi bene di stare zitto, “amico”. Noi qua siamo gente rispettabile, quindi vedi di essere riverente con noi. Ho visto tanta gente finire male per molto meno».
«Chiedo scusa, ma è solo che non è possibile. Stavolta avrei dovuto vincere» piagnucolò.
«Mi spiace, ma non ce l’hai fatta, non sei stato fortunato. Forse è meglio che ritenti».
Prima che il ciccione potesse replicare, arrivò il ragioniere. «Ehi, Luke, guarda che ‘sto qua ha un debito di cinquantamila euro. Se scommette ancora, non ci darà più nulla».
Luke annuì.
Il ragioniere andò via.
«Hai capito, “amico”, ci devi un bel po’ di soldi».
Tremolò come gelatina. «Non ne ho più. Ho dato tutto via: la casa, l’automobile… Se solo avessi una “piccola” dilazione».
«No che non te la do la dilazione». Gli abbatté il calcio della Beretta sul capo.
Intorno, i clienti tacquero. C’era chi era imbarazzato, chi spaventato.
Luke sorrise. «Tornate a giocare, non è nulla».
Poker, roulette russa, baccarà… tutti ripresero a giocare e a scommettere.
«Mi spiace, “amico”, ma ci devi dare i soldi o finisci male».
Non aveva smesso di piagnucolare. «Non ho più nulla. Sono sul lastrico».
«Capisco». Luke fece un cenno ad alcuni tirapiedi. «Prendetelo, così impara cosa succede a chi fa il furbo con me».
«No, no, ti prego, nooo!».
I tirapiedi lo presero e lo portarono via.
Luke avvicinò il capo dei tirapiedi. «Ricordatelo: il cantiere che è sospeso da mesi. Una bella colata di cemento e di lui non si saprà più nulla».
«Certo Luke, come sempre… anche se».
«Cosa?».
«È così grasso che useremo poco cemento» ci trovò da ridere.
«Vorrà dire che i muratori risparmieranno sul cemento quando riprenderanno i lavori».
«Già». Poi fece un sorriso scaltro. «Bella l’idea di barare per spennarli tutti quanti».
«Adesso vai, che se ti sentono…».
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Kenji, leggo sempre volentieri i tuoi racconti, ma sinceramente qui non ho capito molto il senso.
Può capitare
In un certo senso, i casinò sono dei “bari” legalizzati. Le regole sono dalla loro, per chi vince mille perdono.
Hai ragione. Grazie per il tuo commento!
Ciao Kenji, non fingero` che questo sia il mio genere preferito; pero` devo riconoscere che e` ben scritto (non e` una novita` nel tuo caso), e non e` privo di mordente. Ti direi anche che vedrei bene un seguito, ma so che tu mi risponderesti no finisce qui, e io replicherei: Pazienza.
Grazie per il tuo commento!