Nuovi colleghi

Serie: Wiccats.


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: I colloqui di lavoro con il direttore ed il capo settore del reparto che necessita di personale, si svolgono quasi sempre dopo un'attenta valutazione dell'andamento delle vendite e dei costi di tale reparto. Per questo motivo, è preferibile lasciare che i clienti si disperino da soli, piangendo.

Mizu stava scuotendo la testa.
Quando tornò a guardare Davide, aveva un’espressione di rimprovero affettuoso, ma il tono serio fece cadere un macigno di afflizione sul sacchettino di velluto bordeaux che conteneva l’essenza del mago.

– Digli che mi sento una vera merda! Non credevo fosse una magia d’attacco. Non c’erano indicazioni nel Libro… Digli che troverò il modo di farmi perdonare – si tormentava la barba mentre si scusava con il gattino.

– Filetti di tacchino! –

– Cosa? – chiese Davide con una rinnovata attenzione.

– Va matto per i filetti di tacchino! Quelli che avevi comprato tempo fa… ricordi? Erano tre snack: filetti di tonno, di pollo e di tacchino. Lui adora quelli! – consigliò il micio nero.

– E tu? Quali sono i tu— –

– TONNO! Tonno! A me piacciono quelli con il cartone blu! – urlò Mizu con già l’acquolina in bocca assumendo una posa attenta con la coda alta e tremolante.

Davide uscì che erano ancora le otto del mattino, aveva un’incredibile voglia di piangere, di urlare tutta la sua frustrazione, scacciare via il senso di colpa a furia di sberle auto inflitte, ma non poteva farlo: il suo corpo non produceva liquido acquoso salato e non sentiva alcun dolore colpendosi. Prima di uscire fuori chiuse gli occhi, cercando di cancellare il ringhio carico di paura con cui Snupy lo aveva allontanato quando aveva cercato di salutarlo con una carezza.
Aprì il portone del palazzo ed iniziò ad incamminarsi per andare in negozio.

– Mi scusi! – La voce di un uomo anziano lo riportò alla realtà strappandolo da quel sibilo felino tanto doloroso.

– Sì? Buongiorno. Mi dica – si rivolse al signore sull’ottantina, fermo sul bordo del marciapiede, come se fosse uno dei suoi clienti.

– Ma lei ga visto gente forèsta questa notte? – chiese con un tono complice cercando di mascherare il dialetto veneto. Era sicuramente un inquilino del palazzo, ma Davide non aveva idea di come si chiamasse o di quale appartamento occupasse.

– No, non mi pare di aver visto gente sospetta… Perché? È successo qualcosa? – chiese al vicino di casa con lo stesso tono complice.

– El me ga’ incueà ea machina! Diofà! –

– Quale… che macchina ha? – Il mago commesso stava cercando di trattenersi dal ridere.

– Eh… jera na Renòl quattro ross… rosella, la gera tanto vecia – lo disse quasi commosso guardando una versione nuova fiammante dello stesso modello di macchina posteggiata dove aveva lasciato la sua la sera prima.

– Ha la chiave? – Davide porse la mano aspettando che il suo vicino gli consegnasse il portachiavi in cuoio che rigirava nervosamente.

– Cossa vuol fare? – il vecchietto allungò la mano e affidò il piccolo anello metallico con la chiave e il marchio dell’auto al ragazzotto che abitava al quarto piano del suo stesso palazzo.

– Volevo provare a vedere se… – Lo sportello di quella macchina nuova si aprì senza problemi.

– M-ma? –

– Ha controllato se la targa è la stessa? – Davide fece due passi in avanti e lesse i numeri impressi sulla targhetta sotto al radiatore: – Piddì diciotto, ventuno e trentasei? È questa? –

– Non può essere! Unoottodue, unotresei! È lei! Xe proprio ela! Ma xe nova! Non pol essar! – L’uomo entrò all’interno della macchina carezzandone il cruscotto e lo strano cambio frontale. Sembrava stesse annusando l’odore dei materiali: ecopelle e tessuto, quell’inconfondibile aroma di plastica nuova, il sorriso dell’anziano si allargò per il piacere.

– Mi sa che questa è la sua macchina! No? Provi a metterla in moto – Davide indicò lo sterzo facendo il gesto di girare la chiave.

La macchina si mise in moto al primo tentativo.

Durante il tragitto verso l’enorme negozio di elettrodomestici, il mago si sorprese a ripensare alla risata graffiata e tossicchiante dell’anziano signore sulla sua macchina nuova. Si era inventato una scusa molto stupida sulla nuova trasmissione televisiva dove riparavano e rinnovavano delle macchine a caso e poi ne intervistavano i proprietari sorpresi e storditi.
Il
vecchietto se l’era bevuta in pieno sistemandosi i capelli sul riflesso dello specchietto retrovisore.

Il vialone che ospitava una serie infinita di negozi e un centro commerciale si stagliava imperioso e trafficato. Davide stava pregustando una giornata finalmente normale: clienti rompiballe e clienti gentili, bancali di merce da catalogare, etichettare e sistemare; la sua amata macchinetta del caffè nella sala ristoro che non poteva più sfruttare per mancanza di papille gustative, di esofago e di uno stomaco e i colleghi con le loro vite banali e travagliate da problemi insormontabilmente sciocchi. Accennò un sorriso cercando di lasciarsi alle spalle la paura del suo Snupy mutilato e risanato, i piedi di un tecnico indonesiano troncati da una seppia nera gigante e il sorriso sadico di una bambina di trecentocinquanta anni che mascherava un patto demoniaco con qualcosa di sconosciuto.

Il parcheggio del negozio MediaMars, che gli dava da vivere da almeno cinque anni, cominciò a comparire da dietro il muro del negozio di divani accanto al suo. Riconobbe anche la macchina di una delle cassiere che imboccava il parcheggio. L’auto diede due colpetti di clacson e la sagoma della proprietaria salutò agitando teatralmente entrambe le mani in direzione di Davide, che rispose piegandosi in avanti e agitando la mano destra con il suo miglior sorriso da buongiorno amichevole.

Superò i panettoni di cemento gialli che delineavano la zona pedonale e si diresse verso la porta di servizio per l’ingresso dei dipendenti.

Sei colleghi erano raggruppati davanti alla porta aperta, sembrava stessero cercando di entrare contemporaneamente spingendosi l’un l’antro.

Lo stregone riconobbe il suo collega e amico Giorgio seduto su uno dei dissuasori a panettone.

– Oh, Giorgio buongiorno! Che sta succedendo? Che è ‘sta folla? – salutò Davide posando una mano sulla spalla del ragazzo occhialuto e leggermente sconsolato.

– Ciao Da’! Ma che ne so! Pare abbiano assunto una tipa in reparto con Ariele, ma sono voci incontrollate… – rispose il collega sospirando.

A fatica uscì, spingendo e bestemmiando, il più antipatico dell’intero negozio: Michielin del reparto TV: – Diobbono! Pare non abbiano mai visto una figa nella loro inutile vita! –

Serie: Wiccats.


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco

Discussioni

  1. A parte le risate per il signore veneto e per gli atteggiamenti maschile nei confronti della nuova e bellissima collega… 😹
    Sai che mai come prima di questo episodio mi sono resa conto della tristezza che provo per Davide e il suo corpo “insensibile”? Le sensazioni piacevoli, come un caffè, e quelle spiacevoli, come piangere, contribuiscono a renderci umani, ma lui non le sente più.
    Commento molto diverso dagli altri, lo so, ma è uscito spontaneo. 😼

    1. ♥ È per questo che ti voglio bene Mary!
      Davide sta “vivendo” una non vita. La cosa che mi piace è che comunque prova ad accettare la cosa, a farsela andare bene lo stesso. Per carità, non è più un secchio per i pavimenti e il suo aspetto inganna chiunque, ma deve fingere di respirare, dovrà fingere di andare in pausa pranzo o in bagno… per fortuna prova ancora la gamma completa delle emozioni umane, anche se con un filtro diverso. Sto finendo la cover e il disegno per la prossima stagione e posso rivelarti che sta venendo una roba alla Crank, hai presente il film con Jason Statham totalmente folle? Ecco.

  2. spassosissimo l’ottantenne veneto 🙂 mi sembrava di sentirlo! E così Davide se ne va al lavoro convinto di lasciarsi ogni cosa alle spalle, e appare una figona nel reparto TV! Mi piace questo finale aperto…sai che tocca inventare la quarta stagione ora, vero?
    (sono a PC e non ho i cuoricini ma te ne mando tantiiiiiii)

    1. Ciao Dea! Beh, non potevo non omaggiare la mia seconda casa: Padova. Ho passato gli anni più belli in Veneto e raccontare di Davide che si ritrova circondato da bellezze esotiche e decisamente letali mentre lavora dove lavoravo io anni fa, mi diverte non poco. Sono già a metà della stagione conclusiva e ho anche iniziato una copertina un po’ più “action” per rendere ancora più appetibile la serie. Mi manca solo il tempo! Mannaggia! Però ho appena finito l’ultima illustrazione per La ragazza delle meduse e adesso sono alle prese con le illustrazioni bonus!
      Grazie mille Dea! Lo sai che tutti i tuoi cuoricini li raccolgo e li conservo neanche fossero rubini! ♥

  3. Ciao Emi, questo episodio ha solleticato la bambina che se ne sta rannicchiata dentro di me come il seme di una matrioska. Una bambina che sente spesso il bisogno di qualche bella favola della buonanotte. Soprattutto leggendo la parte in cui Davide riesce a utilizzare nel modo migliore il potere della magia per riparare la macchina semidistrutta, trasformandola in un’ auto nuova fiammante, l’ ho sentita che scalpitava, tutta giuliva.
    Il finale, invece, mi ha lasciato una fortissima curiosità.
    Quindi… a presto.

    1. Ciao Emme! Di tanto in tanto mi vado a guardare il tuo video promozionale per il lancio del libro, così posso leggere i tuoi commenti con l’imitazione della tua voce nella mia testa. 😀
      Le macchine danneggiate dai calcinacci e dai frammenti della ringhiera, avevano solo qualche ammaccatura e la Renault 4 dell’anziano vicino era semplicemente logorata dagli innumerevoli anni di servizio.
      E questa per me era la scusa ideale per far venire a Davide una specie di ispirazione stravagante… Ma è qualcosa che verrà più avanti! Ora devo organizzarmi per la nuova copertina, ma prima devo finire le illustrazioni per il cartaceo della Ragazza delle meduse! Non hai idea di quanto mi piacerebbe mostrarti, discutere, prepararti dei biscotti e un buon tè e raccontarti dei djinn e della smontatrice seriale di U.F.O.
      Ho anche iniziato a leggere la tua nuova serie Le rose e le rouge ♥, ma vado a rilento per mancanza cronica di tempo! Ma adoro come sempre le tue descrizioni e soprattutto le emozioni dei tuoi personaggi che contagiano anche chi legge.
      Grazie mille Emme! Come sempre.