Oltre il buio del Paraná (parte prima)
Serie: Di ombre e luce
- Episodio 1: Prologo
- Episodio 2: Premonizioni
- Episodio 3: L’addio a Milano
- Episodio 4: Dall’Europa all’America
- Episodio 5: Anahí, tra sogni e tradizione
- Episodio 6: Una bambina sotto la luna
- Episodio 7: Dove finisce il mare
- Episodio 8: Straniero tra fratelli
- Episodio 9: Quando il vento cambia
- Episodio 10: Il battito della città nuova
- Episodio 1: Una parte di me resta qui
- Episodio 2: Tra le righe del massacro (parte prima)
- Episodio 3: Tra le righe del massacro (parte seconda)
- Episodio 4: Orizzonti
- Episodio 5: Oltre il buio del Paraná (parte prima)
- Episodio 6: Oltre il buio del Paraná (parte seconda)
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Il carro avanzava a scossoni, sollevando nuvole di polvere che graffiavano la gola.
Anahí teneva stretta la sorella, che tremava e stringeva il sacchetto di semi al petto come un talismano. Quando infranse la promessa e si voltò, sua madre era già scomparsa dietro la curva del sentiero, inghiottita dagli alberi.
Il carrettiere era un uomo taciturno. Fumava un sigaro e ogni tanto schioccava la lingua per incitare il cavallo. Si chiamava Don Emilio, cugino lontano della madre.
«Sono della famiglia» aveva detto all’alba, mentre assicurava meglio il carico. «Vi porto fino al fiume.»
Viaggiarono lungo una strada di terra che correva tra campi e file di eucalipti. Ogni tanto Don Emilio indicava un gruppo di alberi o un avvallamento.
«Là è nato vostro padre» disse, accennando un sorriso. «E laggiù, vostra madre, da ragazza, correva più di tutti.»
Karai spalancò gli occhi. «La mamma? Sei sicuro?»
«Come il vento, piccola. E tirava sassi meglio dei maschi.»
La bambina ridacchiò, poi si fece seria. «Torneremo?»
Anahí si chinò verso di lei: «Arriveremo da papà. È questo che conta».
Il sole era alto quando apparvero le prime case. Don Emilio indicò loro la cittadina di La Paz. Anziché proseguire, imboccarono un sentiero e si fermarono presso un ranchito. Nell’aria aleggiava il profumo delle cipolle che sfrigolavano piano.
Una donna uscì asciugandosi le mani nel grembiule. «Benvenuti, paisanos. Sedete all’ombra.»
Sotto una tettoia di canne, un ragazzo soffiava sulla brace, mentre un uomo, seduto su uno sgabello, accordava la chitarra con pazienza.
«Ci stiamo preparando per un asado» sorrise lei, orgogliosa. «Non è molto, ma è di cuore.»
Don Emilio fece un cenno: «Qualche boccone e ripartiamo. Il pomeriggio è lungo».
Il ragazzo posò la carne sulla parrilla e presto l’odore dell’asado si mescolò a quello della terra. Una bambina tagliò il pane e portò acqua da un secchio. «Bevete, che è fresca.»
«Siete le nipoti della abuela Yvotyty?» chiese il chitarrista, pizzicando due note pulite. «Era una donna coraggiosa. Le assomigli, tu, grande.»
Anahí abbassò lo sguardo: «Vorrei assomigliarle di più».
«Il coraggio si impara andando» la donna posò una mano sul capo di Karai «mangiate, adesso. E che il fiume vi lasci passare, quieto.»
Mangiarono in silenziosa compagnia. Il padre di famiglia riempiva il mate e lo passava di mano in mano.
«Dove andate?» chiese porgendo il vaso a Anahí.
Lei esitò un attimo. «Da nostro padre. A Córdoba.»
«Allora tornerete con scarpe lucide e parole nuove.»
Dopo un breve riposo, risalirono sul carretto. La luce dorata scivolava sui campi e sui bassi morros. Un cane li seguì per un tratto, poi sparì. Quando intravidero le prime case di Paraná, il sole stava già calando.
«Quanto è grande la città?» Gli occhi di Karai brillavano.
«Più di quanto tu possa immaginare» Don Emilio disegnò una linea con il dito «e dietro c’è il fiume.»
Sulla riva, l’acqua era scura e quieta, sembrava respirare. Sotto i salici piegati, donne con bambini e ceste aspettavano in silenzio, mentre un uomo sistemava una barca larga dal legno lucido.
«Voi due restate sul carro» ordinò Don Emilio alle ragazze e poi si diresse verso la riva. «Non vi mischiate con le altre finché non ve lo dico io.»
L’uomo della barca si chiamava Ramón, detto El Tero. Aveva baffi aguzzi e mani grandi come pale. Don Emilio gli andò incontro. «Buenas tardes, paisano.»
«Buenas» rispose l’altro, secco.
«Tero, porti le donne all’altra sponda stanotte? Ho qui le nipoti della abuela Yvotyty, devono prendere il treno.»
Ramón annusò l’aria, poi la corrente: «Si può fare». La luce lo tagliò di profilo, netta come una lama.
«Te le affido fino a Córdoba.»
Don Emilio gli allungò alcune monete e poi tornò dalle ragazze. «Io mi fermo qui.»
Karai gli si aggrappò. «Non lasciarci, per favore.»
Lui le sorrise. «Bambina, per attraversare bisogna lasciare.» La tirò a sé: «Stai vicina a tua sorella e se qualcuno alza la voce, tu alza lo sguardo».
Poi, guardò Anahí negli occhi: «Tuo padre è un uomo retto. Tu pure. Digli che ho mantenuto la promessa».
Lei gli strinse la mano. «Don Emilio, grazie.»
Ramón El Tero batté due volte sul bordo della barca. «Su, muovetevi. Il fiume non aspetta.»
Le donne si disposero per salire. Una di loro si fece il segno della croce.
Quando Karai mise piede sul legno, sentì il fiume flettersi appena sotto la suola. Si voltò verso la riva, cercando Don Emilio che era ancora lì, immobile. Lui le fece un cenno, poi si allontanò nel viola della sera.
«Ani» mormorò la piccola. «Non voglio cadere.»
«Ti tengo. Guarda me.»
«Sedete lì» ordinò la voce ruvida di Ramón, graffiata dal vento che ora soffiava da est.
Una giovane donna si fece coraggio: «Quanto è lontana Santa Fe?»
«È oltre il buio» rispose lui, e il remo affondò nell’acqua con un suono pieno.
La barca scivolò. Il fiume era nero, punteggiato di riflessi. Le braccia di Ramón si muovevano lente e precise; ogni tanto sollevava il capo, come un uccello in ascolto.
«Perché lo chiamano El Tero?» chiese Karai.
Quella seduta accanto a lei indicò il traghettatore col mento, poi sorrise: «Ah, quello. Lui sente tutto. Prima degli altri. E riconosce i pericoli del fiume».
Un vortice leggero fece vibrare la barca e un bambino singhiozzò. Ramón si voltò quel tanto che bastava: «Taci, pibe».
Il buio ormai li aveva raggiunti. Dall’altra sponda arrivavano luci tremolanti e voci lontane.
La corrente ora più forte scosse nuovamente l’imbarcazione. «È il fiume che parla» sussurrò una vecchia, quasi rivolta a se stessa.
Il legno scricchiolò. Anahí intrecciò le dita a quelle della sorellina. «Respira con me.»
«Ho paura, Ani.»
«Anch’io.» Lo disse piano, senza vergogna.
Finalmente la barca raschiò la riva. Ramón fu il primo a scendere, poi tese la mano ruvida, per aiutare le donne. Nessun sorriso. Solo gesti.
«Svelte. C’è da mangiare prima del treno» disse. «Chi ha bambini, passi avanti e non perdetevi.»
L’aria di Santa Fe, più pesante e umida, li avvolse. Stringendo Karai, Anahí capì di aver attraversato un altro confine. E nella sua mente risuonò la voce della nonna, come un’eco: ‘non scordare i nomi degli alberi’.
Ringrazio @bombinesoficial per le immagini e soprattutto per questa storia che mi sta regalando. Miles de gracias💜
Serie: Di ombre e luce
- Episodio 1: Una parte di me resta qui
- Episodio 2: Tra le righe del massacro (parte prima)
- Episodio 3: Tra le righe del massacro (parte seconda)
- Episodio 4: Orizzonti
- Episodio 5: Oltre il buio del Paraná (parte prima)
- Episodio 6: Oltre il buio del Paraná (parte seconda)
Ciao Cristiana, ogni volta che leggo un episodio della tua storia, mi lascio trasportare dalle sensazioni che evocano le tue parole. Hai catturato con una delicatezza straordinaria il cuore di un viaggio che è molto più di uno spostamento fisico: è un rito di passaggio, un confine tra un prima e un dopo. La scelta di focalizzarti sui dettagli sensoriali (la polvere che graffia la gola, il profumo delle cipolle, il suono pieno del remo nell’acqua) crea un’atmosfera immersiva che io ricerco sempre nelle storie che leggo. Per questo riesco a viverla insieme ai protagonisti. Brava come sempre!
Grazie Tiziana che hai sempre parole molto incoraggianti. Confesso che immaginare questo viaggio non è stato facile anche e soprattutto per non cadere in incongruenze geografiche e temporali. E così sarà sempre, fino alla fine.
Amo i dettagli sensoriali, anche da lettrice in quanto, personalmente, penso che la lettura immersiva sia il migliore dei viaggi.
“Lui le sorrise. «Bambina, per attraversare bisogna lasciare.» “
Questa battuta mi ha fatto venire i brividi👏
🌹
E io ringrazio te per la storia che stai regalando a noi. La spettavo già da un po.
Grazie Roberto e vediamo se riesco a velocizzare un po’ la cosa 😀
“Stringendo Karai, Anahí capì di aver attraversato un altro confine. E nella sua mente risuonò la voce della nonna, come un’eco: ‘non scordare i nomi degli alberi’.”
Ricordo questo passaggio e ricordo la sensazione che mi aveva lasciato nel cuore: nostalgia, paura, apprensione e un senso di perdita. Ma ora, le stesse parole, risuonano diversamente: nostalgiche, certo, ma come una promessa che verrà mantenuta nel tempo avvenire. Anahí porterà la conoscenza delle sue origini nel cuore e le donerà alla persona che amerà, e comprenderà quel mondo tutto nuovo che tanto immaginava. Che gran dono che le hai fatto, cara Cristiana. ❤️
Cara Mary è esattamente come tu hai ‘sentito’. Una sorta di trampolino da cui tuffarsi con tanti doni per la persona fortunata che saprà riceverli. Grazie
“«Il coraggio si impara andando»”
Quanto è vera questa frase: un piccolo passo alla volta, senza perdersi d’animo, un poco di sicurezza in più ad ogni metro percorso. Il coraggio di camminare, e il coraggio di riconoscere quanta strada si ha già fatto. ❤️
È molto vero quello che dici. ‘Un passo alla volta’. Ed è per questo che mi sono presa per questo romanzo il tempo giusto della scrittura. Senza fretta e respirando sempre.
Grazie Mary per accompagnarmi e per i tuoi preziosi consigli in fase di scrittura. Spero di aver fatto tutto bene, altrimenti aspetto le tue correzioni 😀
Che onore. ❤️
Onore mio…E non è finita qui. Preparati al peggio 😀
La parola “paisanos” mi ha fatto sorridere, mi ha ricordato il dialetto siciliano (paisi, paisanu): certe parole sono proprio simili! Complimenti per questo nuovo episodio, Anahí è senza dubbio il mio personaggio preferito ❤ Belle anche le immagini!
Grazie di cuore Arianna che mi accompagni sempre in questo viaggio.
La parola ‘paisanos’ me l’ha suggerita Julian @bombinesoficial ed è proprio tipica di Entre Rios. Sta a significare la fratellanza fra le persone che, in quelle terre, sono di animo gentile e accogliente. Lui ci teneva che ci fosse 🙂
Ciao Cristiana! Felice che il viaggio di Anahí sia ripreso😊 Ho seguito questa attraversata (fisica e metaforica) con gli occhi di quando da bambino leggevo i libri d’avventura: ne ho sentito i suoni e visto i colori come da un mondo lontano e affascinanate. Il tuo modo di tratteggiare con poche parole i caratteri complessi di ogni personaggio (anche delle comparse) rende tutto più denso e sfaccettato, pur senza far perdere il filo del discorso e il suo ritmo cinematografico👏🏻
Il viaggio della nostra Anahi è talmente geograficamente lungo che l’abbiamo previsto in tre capitoli. Alle piccole manca ancora la notte trascorsa in una città sconosciuta e la visione del treno per la prima volta nella loro vita.
Ho immaginato tanta paura ma anche tanta fascinazione che spero di riuscire davvero a trasmettere.
Grazie di cuore Nicholas.
Tra le cose belle delle storie c’è anche il modo in cui nascono. Ho avuto la fortuna, dall’inizio, di poter seguire da vicino il modo in cui questa storia ha deciso di venire al mondo. Questo mi fa sentire parte di qualcosa di meraviglioso, soprattutto perchè il lavoro che tu e Julian ci state regalando è davvero meraviglioso. Più ti leggo, più mi vien da dire che niente, non c’è un granello da correggere, una virgola da spostare. La tua scrittura ha raggiunto una maturità e un livello che rasentano la perfezione. Qui ritrovo con piacere Anahi – mi era mancata, lo ammetto. Il suo destino e quello di Pietro sembrano andare in parallelo, ma destinati a incontrarsi, perchè hanno un motore comune che li muove: diventare se stessi. Pietro però è arrivato già uomo, già fatto. Lei invece sta crescendo sotto i nostri occhi, ed è bellissimo ed emozionante seguirla. Grazie Cristiana, e grazie Julian!
Ho girato il tuo ringraziamento al nostro Julian @bombinesoficial con il quale ho un confronto continuo. Non mi era mai capitato di raccontare una storia non mia e la sua narrazione dei fatti è fondamentale e dà credibilità alla storia.
Poi, però bisogna metterci del proprio, altrimenti diventa una semplice ‘cronaca’. La parte narrativa è fondamentale ed è in quella che ci devo mettere del mio. Diciamo un mix.
Grazie Irene per esserci sempre 🙂
“Stringendo Karai, Anahí capì di aver attraversato un altro confine. E nella sua mente risuonò la voce della nonna, come un’eco: ‘non scordare i nomi degli alberi’.”
Sono andata a rileggermi i primi episodi. Questa frase mi aveva colpito molto già allora. In questo episodio, e il finale me lo conferma, ho avvertito di nuovo quel “cambio di testimone” (non è molto letteraria come espressione, ma rende l’idea, spero me la perdonerai…)
Anahi sta raccogliendo l’eredità di un’intera stirpe di donne, in sè, e con sè. Ha un passato importante, e l’unico modo di affrontare il futuro è accogliere questa eredità, accettarla come parte di lei. Questa ragazza però sembra destinata a portare qualcosa in più, una novità. Nel suo futuro non c’è soltanto la tradizione, mi sembra, ma anche quel passo in più, quello scostarsi da ciò che è stato per permettere a qualcosa di nuovo e diverso di nascere. Insomma, una stradina mai percorsa. Un semino da piantare che a sua volta verrà raccolto dalle donne che verranno dopo di lei. E chissà che non stia già lì, nell’abbraccio alla piccolina che sta con lei.
Grazie Irene perché hai centrato davvero il punto focale.
La morte della nonna non è la svolta, è solamente un ‘campanello d’allarme’. La svolta vera è l’abbandono del villaggio, che non significa dimenticare le proprie radici, quanto piuttosto imparare a ‘lasciare’ e andare davvero, conservando però nel cuore tutte le esperienze fatte, positive e negative. Credo che niente vada rifiutato perché tutto è bagaglio.
Se penso ai nostri figli, sono certa che di noi non conserveranno gli insegnamenti verbali, quanto piuttosto il ricordo dei nostri gesti e azioni, del nostro essere vivi, lo faranno proprio per poi trasmetterlo a loro volta.
Un abbraccio a te.
Piacevole e dolce leggerti, come sempre. Grazie Cristiana!
Grazie a te Giuseppe. In questo romanzo mi sento ancora ‘fuori dalle mie corde’. Però sto cercando di trovare il giusto equilibrio fra i due tipi di scrittore che fanno a pugni nella mia testa.
“«Bambina, per attraversare bisogna lasciare.»”
bellissime queste immagini. Il viaggio non è soltanto fisico, ma sta accadendo qualcosa di più grande. Anahi sta crescendo…
Esatto. Lei cresce soprattutto dentro e si sta preparando a quello ‘scambio’ che sarà fondamentale per la sua formazione.
“«Il coraggio si impara andando» “
❤️
Credo che per ‘andare’ non ci sia età migliore. Ogni età è quella giusta. L’importante è ‘andare’
«Allora tornerete con scarpe lucide e parole nuove.»
Bellissime parole di saggezza.
Il desiderio di Anahi è quello di imparare a leggere. Penso che sia anche il desiderio di tanti bambini che ancora oggi non hanno accesso all’istruzione. Bisogna per forza farle questo regalo.
“«È oltre il buio» rispose lui, e il remo affondò nell’acqua con un suono pieno.”
👏 👏 👏
Un’ espressione che mi ha colpito per la sua originalità.
Ho cercato anche io di essere là e ho pensato al rumore sordo che fa il remo quando tocca l’acqua per la prima volta e quella sorta di paura che si sente
Bellissime le immagini da te descritte e non solo quelle raffigurate. Dialoghi che colpiscono per l’ intensità che trasmettono. Ho apprezzato soprattutto la bontà e la saggezza contenuta nelle parole della donna che offre un cibo semplice, ma di cuore. La figura rassicurante di don Emilio e quella un po’ rude ma affidabile del barcarolo, sono belle anche senza sorrisi. Ho percepito un tono lieve in questo tuo racconto, come se una musica soave accompagnasse i viaggiatori fino a Santa Fe.
Come già ci siamo dette a commento del tuo ultimo episodio, lavorare con i dialoghi non è affatto semplice e la buona riuscita non è mai assicurata.
Io sono una scrittrice di getto e spesso, nei miei racconti, prevale la parte narrativa che permette a me di fare uscire quella intimità che voglio di percepisca.
Con questo romanzo, invece, sto imparando la costanza nella scrittura e mi accorgo del lavoro che devo affrontare per far sì che la storia prosegua nella maniera più coerente e accattivante possibile. In questa sfida, i dialoghi hanno un ruolo, a mio avviso, fondamentale. Però bisogna lavorarci sopra e, personalmente, lo sento molto faticoso. Sono contenta che un po’ di resa venga fuori. Grazie Maria Luisa.
un lujo! 🙂 ☮ ❤ Ⓐ Cris.. sos lo más!
Somos 🙂
Gracias siempre.
Allora, Cristiana.. tu fai viaggiare il lettore, assieme ai personaggi, in mezzo a luoghi sconosciuti, lo stordisci con profumi e sensazioni.. insomma credo sia questa la magia della scrittura, e tu la usi con grande maestria
Grazie Furio. Ciò che scrivo non può in alcun modo sganciarsi da quello che ho avuto la fortuna di vedere, toccare e sentire. Diversamente, non so fare.