Osaka

Serie: Lascia che passi la notte


Durante il viaggio in treno verso Osaka, Andrew racconta ad Annalisa di come ha perso la sua migliore amica Mineko.

Aprile 2022

 Annalisa rimase in silenzio. Sapeva che per certi dolori l’unica risposta era l’ascolto, un abbraccio o una mano stretta erano un rifugio più accogliente di tante parole di circostanza. Proprio come Sebastiano aveva fatto con lei.

Andrew, però, era sfuggito al suo contatto, forse si era pentito di essersi confidato. Era come se l’avesse rifiutata. E questo, non sapeva perché, le procurava una sensazione di malessere.

Il senso di colpa non tardò ad arrivare. Si preoccupava di un tizio che conosceva da pochi mesi e non del figlio e del marito che aveva lasciato in Italia e da cui non sentiva la fretta di tornare. Davanti a pensieri come quello, si ritrovava a chiedersi se sua madre non avesse ragione, se non fosse davvero un’egoista senza speranze. 

“Hai intenzione di rimanere seduta ancora molto?” 

Sussultò e si accorse che Andrew era in piedi e il treno stava per fermarsi.

Annalisa si tirò su e afferrò lo zaino.

“Ti va di camminare o vuoi prendere la metropolitana?” le chiese dirigendosi verso l’uscita. “Il parco di Nishinomaru è a quindici minuti da qui.”

“Andiamo a piedi. Là c’è il castello di cui mi parlavi?”

“Esatto, oltre a seicento piante di ciliegio. Uno spettacolo niente male.” 

Una volta sulla banchina, Annalisa si guardò intorno. La stazione di Osaka era imponente come quella di Tokyo, forse anche di più e con un aspetto futurista. Il soffitto altissimo era composto da pannelli di acciaio e vetro, da cui si riversava la luce calda del giorno, c’erano negozi e corridoi sopraelevati. Presero l’ascensore, Andrew schiacciò il tasto corrispondente all’undicesimo piano e le fece l’occhiolino. “Dicono che questa sia una delle stazioni più belle del Giappone, devo fartene vedere almeno una parte.”

Quando le porte si aprirono, Annalisa si ritrovò davanti una piazza con al centro un rettangolo d’erba, varie panchine e due orologi posizionati alle estremità opposte dell’aerea, uno dorato e uno argentato. “Questa è la Piazza del Tempo e dello Spazio, direi che è facile capire il motivo.”

A sorpresa, non si fermarono lì, Andrew puntò verso una scalinata dal lato opposto e, una volta in cima, Annalisa rimase senza parole. Erano all’aperto, circondati da grattacieli, con fazzoletti di terra coltivati come orti e panchine alle estremità. “La Fattoria del cielo” le spiegò lui.

“Certo che voi giapponesi sapete scegliere nomi poetici.”

Lui le sorrise, non c’era più nessuna traccia di tristezza e nostalgia nei suoi occhi e Annalisa, come le capitava spesso quando erano insieme, si sentì nel posto giusto. Il volto di Alex e quello di Sebastiano spuntarono a tradimento nella sua mente. Non avrebbe dovuto esserci spazio per un altro uomo nella sua vita.

Se Andrew percepì qualcosa del suo turbamento non lo diede a vedere e, lungo il tragitto verso il castello, le raccontò alcuni dettagli storici. “La sua origine risale al 1583 per merito di Hideyoshi Toyotomi, uno dei padri dell’unificazione del paese, soprannominato il Napoleone del Giappone. L’edificio è stato distrutto varie volte, sia per guerre che per un incendio ed è stato totalmente ricostruito nel Novecento.” Un furgoncino giallo con il disegno di un gatto si fermò a un semaforo e loro attraversarono. “La torre principale è alta cinque piani e decorata con foglie d’oro e tutto il castello è circondato da un ampio fossato.”

Ad Annalisa venne da sorridere. “Hai imparato tutto questo in quella famosa gita?” Si pentì della frase immediatamente. L’episodio richiamava il nome di Mineko e, nonostante gli occhiali da sole, intuì che lo sguardo di lui si fosse rabbuiato.

“Scusami” le uscì in un soffio, “non avrei dovuto.”

Ormai erano arrivati al parco e alle imponenti mura del castello. La fortezza spiccava da un’altura  con la sua facciata bianca e oro tra il rosa dei ciliegi. Ogni piano era sormontato da un tetto spiovente verde, la forma della struttura richiamava tre triangoli l’uno sopra l’altro. 

“Non hai detto niente di male” si decise a dire lui senza guardarla. “Ma è strano ricordare Mineko ad alta voce. Lo faccio solo con mio padre e, qualche volta, con la madre di lei.”

Si inoltrarono nel parco, qualcuno sui prati si stava già preparando per un pic nic.

“Mineko ha perso suo padre quando aveva un anno e il mio avrebbe tanto desiderato una figlia.” Andrew si spostò di lato per cedere il passo a una ragazza in bicicletta. “Quei due si sono adorati dal primo momento che si sono visti,  era l’unica con cui lui si apriva davvero e parlava di mia madre. Non lo giudicava, né gli dava consigli, riusciva a farlo stare meglio con la sola presenza.” Inspirò. “Proprio come con me.”

Quello che Seba fa nei miei confronti. Cos’è che le aveva detto un giorno, seduto accanto al suo letto? Si ritrovò a sussurrarlo in italiano. “Non posso tirarti fuori dal tuo inferno, ma posso tenerti per mano mentre lo attraversi.”

“Cosa?” 

Si fermarono poco lontano dallo specchio d’acqua che riempiva il fossato. Un bimbo sui quattro anni lanciava del cibo ad alcune anatre, una coppia giovane alle sue spalle lo guardava amorevole.

Annalisa ignorò la domanda di Andrew e lui seguì il suo sguardo.

Parlò senza la solita nota provocatoria con cui si divertiva a stuzzicarla. “Stai pensando che dovresti essere con tuo marito e tuo figlio?”

“Dovrei, ma quando c’ero desideravo essere altrove.” Le parve che degli artigli le stessero graffiando la gola dall’interno. “Vorrei davvero essere una buona moglie e una brava mamma, ma non lo sono, sennò non sarei qui.”

Il bimbo rise e si voltò a cercare lo sguardo dei suoi genitori, la madre si abbassò e gli disse qualcosa con un sorriso dolce.

“Non è amore rimanere accanto a qualcuno per forza, probabilmente è per questo che tuo marito ti ha lasciato andare.”

Lei si girò di scatto, come se stesse per ricevere la rivelazione di cui aveva bisogno. Gli uccellini cinguettavano dai rami vicini.

“Non ti ha lasciato spegnere, ha capito che questo era l’unico modo per salvarti.” Con un dito si sistemò sul naso gli occhiali da sole. “Mollare la tua mano per farti trovare il tuo equilibrio.”

“E se non ne fossi capace?”

“Le cadute aiutano a imparare.”

Serie: Lascia che passi la notte


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Discussioni

  1. Provo tanta compassione per lei. Una compassione letterale che mi fa sentire quello che lei sente. Dalla tua penna è uscito un personaggio bellissimo, tremendamente inquieto e sempre in evoluzione. Camminare vicino a Annalisa, è spesso come ascoltare la propria voce.
    Credo che la possiamo chiamare ‘eroina’ nel senso greco del termine, ne ha tutte le caratteristiche.
    Ad un certo punto sono anche arrivata a credere che Andrew non esista, ma sia piuttosto la voce della coscienza. Ovvio che non è così, che lui è carne e spirito, ma è anche colui che la sta aiutando a crescere.
    Aggiungo, in merito a questo episodio, che le descrizioni della città sono talmente belle e complete che sembra di essere là.
    Sei sempre bravissima.

  2. Continua a colpirmi la tua abilità nel descrivere il Giappone. sembra davvero di essere lì e davvero ci dai l’impressione quasi di esserci nata!
    Mi ha colpita molto il finale di questo episodio. Annalisa sta ancora lottando tra la colpa di aver lasciato Sebastiano e il figlio, e il diritto a seguire la propria strada. Qualsiasi sia l’inferno che deve attraversare, ormai è chiaro che dovrà farlo da sola…ma non è per nulla facile.

  3. Devo saperlo: sei stata in Giappone? Le descrizioni della stazione di Osaka sono talmente dettagliate… E poi riesci a trasmettere la magia di quei luoghi, come se li avessi visti tu stessa.

  4. Davvero bello questo episodio. Il sottofondo dele ambientazioni è sempre ben curato e mai invadente. La vicenda con la conflittualità di Annalisa prosegue e aggiungi sempre qualche elemento che aiuta chi legge a inquadrare il personaggio, e a immedesimarsi. Brava. La situazione, in questo frangente, mi pare abbia assunto una connotazione che definirei di pace: non dico idilliaca, ma è come se, per così dire, tutti i pezzi trovassero un senso nell’essere in quella posizione, in quel momento. Grazie per la lettura

  5. I complimenti per la tua scrittura sono sempre d’obbligo, è stato un capitolo coinvolgente che mi ha davvero trasportato nel luogo descritto. Non è mica una cosa semplice. Respect.

  6. Tra i ciliegi e le “fattorie del cielo”, mi hai fatto sognare di essere lì. Forse non andró mai ad Osaka, ma con questo tuo racconto é come se ci fossi stata anch’io. Complimenti Melania per la bella atmosfera che ci fai respirare.

  7. Bellissima la descrizione di Osaka. È da anni che sogno di visitare il Giappone, e questo episodio ha dato nuova linfa al mio desiderio.
    Sei bravissima, Melania. Questa parte, è un intreccio di emozioni silenziose e riflessioni profonde. Il turbamento di Annalisa, il suo senso di colpa, il conflitto tra ciò che è giusto e ciò che sente, sono raccontati con grande sensibilità e autenticità.
    Il dialogo con Andrew è carico di sottintesi e verità non dette, ma al tempo stesso è un conforto sincero. Le loro parole, e soprattutto i silenzi, arrivano dritti al cuore.
    PS: Un Andrew così me lo sogno la notte!! 😍

    1. Che bello Tiziana! Lo scopo delle mie descrizioni è quello di incuriosire e affascinare, quello che provo io quando scopro certi posti e cerco di trasmetterne la bellezza. È vero, il rapporto tra Annalisa e Andrew è un equilibrio sottile, stanno diventando amici, ma c’è anche attrazione e tensione.
      I tuoi commenti sono sempre un bellissimo regalo♥️
      P. S. Anche io subisco molto il fascino di Andrew. 😂