Paura e compiacimento
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morirò d’estate
- Episodio 2: Bastardo
- Episodio 3: Fame d’amore
- Episodio 4: Mind to mind
- Episodio 5: Uomo fritto
- Episodio 6: Mutande nuove
- Episodio 7: Sarai felice
- Episodio 8: In gabbia
- Episodio 9: Chiamato per nome
- Episodio 10: Campo Base
- Episodio 1: Morto e risorto
- Episodio 2: Tutto questo per me?
- Episodio 3: Nuova possibilità
- Episodio 4: Amare per primo
- Episodio 5: La gallina che becca
- Episodio 6: Nato sbagliato
- Episodio 7: Il primo passo
- Episodio 8: Visto, sentito, compreso
- Episodio 9: Vicolo stretto
- Episodio 10: Paura e compiacimento
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Entrai nel vicolo, guidato e incoraggiato dalle parole della dottoressa.
Sulla destra, le mura aranciate della parrocchia del mio paesino si stagliavano contro il cielo. Sulla sinistra, invece, vecchie case in pietra grezza e tetti a spiovente sembravano raccontare storie del passato.
Il vicolo era deserto e io camminavo guardandomi attorno. Proseguii, fino ad arrivare in un angolo che si allargava in una piccola piazzetta, dove mi fermai a guardare.
C’erano tre bambini che giocavano a palla e due panchine in pietra poste ai lati della piazza.
Rimasi a guardare i bambini giocare per qualche minuto, quando improvvisamente sentii in lontananza, il rumore di una moto.
Mi girai istintivamente: era una vespa 50 special bianca, con a bordo un signore sulla quarantina, stempiato e magro. Indossava una tuta blu e una giacca in jeans.
Sembrava avvicinarsi a me, sorrideva.
Un’ondata di panico mi travolse. Urlai, ma la mia voce sembrava intrappolata nella gola.
«Tranquillo Luca, ci sono io, apri gli occhi» sussurrò la dottoressa Mori, e in quel preciso istante, tutto scomparve ed io mi ritrovai seduto, sulla poltrona della dottoressa.
Ero sudato, tremolante e con gli occhi pieni di lacrime.
«Tieni» disse la dottoressa, porgendomi dei fazzolettini di carta.
«Mi scusi» non so perché sto piangendo.
«Non devi scusarti di nulla» rispose dolcemente la dottoressa.
«Per oggi va bene così!» proseguì. «Se ti va, ci vediamo giovedì prossimo».
«Va bene» risposi, cercando di ricompormi.
Uscii dallo studio della dottoressa, con ancora il cuore che batteva all’impazzata e la bocca secca, come se avessi mangiato un cucchiaio di sabbia.
Non volevo tornare a casa, ma non volevo neanche farmi vedere in giro in quelle condizioni.
Decisi allora di andare in chiesa, dove avrei sicuramente incontrato Suor Lucia o Padre Andrea, ma avrei comunque evitato gli sguardi della gente.
Quando arrivai, stranamente non c’era nessuno. Guardai di sfuggita la Madonna in gabbia ed entrai in chiesa.
Rimasi lì, in silenzio, non so per quanto tempo, fino a quando non vidi in lontananza Padre Andrea avvicinarsi.
«Ciao Luca, purtroppo devo chiudere la chiesa» disse, poggiandomi una mano sulla spalla.
«Sì, stavo andando via» risposi alzandomi e cercando di nascondere il mio stato d’animo.
Salutai accennando un sorriso e uscii.
Mi fermai davanti alla Madonna, la cui immagine sembrava chiamarmi, e con gli occhi che si stavano, di nuovo, riempiendo di lacrime, sussurrai: «Aiutami!». Poi andai via, senza mai alzare lo sguardo.
Trascorsi i giorni successivi con addosso la sensazione di essere perso, senza una direzione, senza sapere cosa fare.
Quando arrivò il giovedì, ero combattuto, non sapevo se andare all’appuntamento o lasciare perdere.
Avevo intrapreso quel percorso terapeutico per stare meglio e invece stavo peggio.
«Vado per l’ultima volta» dissi tra me e me, cercando di convincermi.
Arrivai all’appuntamento, come sempre in anticipo, e trascorsi quei minuti di attesa, cercando di trovare le parole giuste, per dire alla dottoressa che non volevo più continuare con gli incontri.
«Entra pure Luca» disse, accoglendomi, come sempre, con voce calda e rassicurante.
Mi accomodai nella mia poltrona, sentendo il cuoio scricchiolare sotto di me, e istintivamente, mi strinsi le mani, come a volermi proteggere, non so da cosa.
«Ti va di continuare, da dove eravamo rimasti?» chiese, con voce gentile.
«Sì!» risposi, anche se avrei voluto dire di no.
«Bene! Chiudi gli occhi e prova a rilassarti. Libera le tue mani e prova a ritornare in quel vicolo».
Chiusi gli occhi, seguendo le indicazioni della dottoressa.
Lentamente, le immagini del vicolo cominciarono a tornare.
Vidi le mura aranciate della parrocchia, le vecchie case in pietra grezza, i bambini che giocavano a palla nella piazza. E poi, sentii il rumore della moto. La vespa 50 special bianca, con a bordo l’uomo stempiato e magro.
Il panico cominciò a salire, ma provai a controllarlo, a non lasciarmi travolgere.
«Cosa vedi, Luca?» chiese la dottoressa Mori, con voce calma e rassicurante.
«La vespa» risposi, con la voce tremante. «L’uomo sulla vespa. Mi sta guardando, mi sta sorridendo».
«E cosa senti?» chiese ancora la dottoressa. «Paura» risposi, senza esitare.
«Paura di cosa?» continuò.
«Paura di lui. Paura di quello che può farmi».
La dottoressa rimase in silenzio per un momento, poi chiese: «Luca, chi è quell’uomo? Lo conosci?»
«Non lo so» risposi. «Non lo conosco. Ma mi fa paura».
«Va bene, Luca. Ora voglio che tu faccia qualcosa. Voglio che ti avvicini a quell’uomo, a quella vespa».
Io esitai, sentendo il panico crescere ancora di più. Ma poi, qualcosa dentro di me si mosse. Mi avvicinai alla vespa, guardai l’uomo negli occhi e dissi: «Chi sei? Cosa vuoi da me?»
L’uomo sorrise, e in quel momento, tutto cambiò.
Lo riconobbi, era Tano, un amico di famiglia.
Improvvisamente mi ritrovai bambino, avrò avuto dieci, undici anni.
«Ciao Luca» mi disse, fermandosi e spegnendo la vespa.
Non risposi, mentre continuavo a guardarlo incuriosito.
«Oggi sei proprio bello» continuò, avvicinandosi a me.
Sentii, la sua mano, sfiorarmi la patta del pantalone.
«Hai paura?» mi chiese sottovoce Tano.
«No!» risposi, anche se ero impietrito dal terrore.
«Posso continuare?»
Annuii, mentre sentivo la sua mano intrufolarsi tra le mie mutande.
Mi guardavo intorno impaurito ma anche compiaciuto dalle attenzioni che stavo ricevendo.
I bambini continuavano a giocare a palla, mentre io ero lì, fermo, con un uomo che mi toccava le parti intime, dicendomi che ero bello e che mi voleva bene.
Urlai fortissimo e mi ritrovai, di nuovo adulto e nello studio.
«Calmati Luca» mi disse la dottoressa Mori.
«Sei al sicuro qui» continuò, mentre io cercavo di trattenere il panico che si stava impossessando di me.
«Ok Luca, fermiamoci qui per oggi» disse la dottoressa Mori.
«Se ti va, ci vediamo la prossima settimana. Va bene sabato?».
«Sì!» risposi con la voce ancora spezzata dalla paura e dalla vergogna.
Mi allontanai, a testa bassa. Mi sentivo sporco, come se avessi addosso un velo di sudore e di fango.
Camminavo a passo spedito, quando improvvisamente, un dolore lancinante mi colpì, partendo dal basso ventre e arrivando fino alla testa.
Affrettai il passo, ma non feci in tempo ad arrivare a casa, che vomitai per strada.
In quel momento, percepii il mio corpo ripulirsi da quella sensazione di sporco e provai una strana sensazione di piacere, come se mi fossi liberato di un peso.
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morto e risorto
- Episodio 2: Tutto questo per me?
- Episodio 3: Nuova possibilità
- Episodio 4: Amare per primo
- Episodio 5: La gallina che becca
- Episodio 6: Nato sbagliato
- Episodio 7: Il primo passo
- Episodio 8: Visto, sentito, compreso
- Episodio 9: Vicolo stretto
- Episodio 10: Paura e compiacimento
Gran bel racconto! Mi è piaciuto
Grazie @kenjialbani 🙏🏻😊