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Serie: IL SETTIMO BICCHIERE - I sussurri del diavolo


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Adelmo torna da Sandra, ma le cose prendono una piega inaspettata. Nella Zona Bassa, gli ululati di Cerbero si fanno sempre più vicini. La bestia sta arrivando...

L’alba trafigge l’oscurità con i primi raggi sbilenchi. Adelmo barcolla. L’aria frizzante del mattino è un toccasana contro la sbornia, ma le tempie hanno preso a pulsare. Per adesso è un dolore ovattato, ma presto esploderà portando conseguenze feroci.

Si è perso. Le linee sgraziate dei palazzi hanno sostituito l’ordine delle villette. Se non fosse dominato dalla rabbia, e da una buona dose di alcol nel corpo, forse Adelmo tornerebbe sui propri passi. Scuote il capo. Non vuole rivedere Sandra e il suo ripugnante corpo flaccido… Un improvviso senso di vertigine lo travolge. Prima di crollare, si china per dare libero sfogo a un conato di vomito. Le immagini davanti ai suoi occhi si sovrappongono; la realtà si fa vacua e il cemento tanto vicino da essere toccato. 

«Ehi, amico!» Una voce che conosce. «Che ci fai qui?»

Adelmo sputacchia un filamento di saliva. «Marco?»

L’uomo in costume da maiale lo fissa con occhi di plastica. 

«Pensavo di averti fatto un bel regalo».

Adelmo si stringe la testa tra i palmi. Trattenere il dolore è impossibile. «Regalo?! Ma di che cazzo stai parlando?»

«Pensavo che Cerbiatto e Coniglietta fossero abbastanza».

Le tempie pulsano, ma il male ha regalato ad Adelmo un po’ di lucidità. «Sto sognando? Giuro che non berrò un altro goccio di alcol in tutta la mia vita».

«Ma non è mai abbastanza».

Adelmo si asciuga il sudore in una manica della camicia. Espelle un fiotto denso dalla bocca.

«Tutto bene, amico?» Marco gli sta dando dei colpetti sulla schiena. «Com’è che si dice? Meglio fuori che dentro».

Adelmo scansa la mano di Marco. «Sarà meglio che torni a casa».

«Con Cerbiatto e Coniglietta è stato meglio dentro che fuori».

«Basta così» taglia corto Adelmo. «Ci vediamo in ufficio; se ci diamo una mossa, potremmo arrivare in orario».

«Prenditi un giorno di ferie. Anzi, una settimana. Mi sembri un po’… Mhm… Stanco».

«A dopo.» Non riesce a fare un solo passo. Le gambe tremano. Il cuore galoppa. 

«Dopo?» Marco ride; un suono gracchiante e catarroso. «Non trovi che sia un termine vago? E se ti dicessi che quelle due puttane erano solo l’antipasto del regalo di quasi compleanno che ho preparato per te?»

«Regalo. Di. Quasi. Compleanno».

«Certo!» La risata sfuma in un sussurro. «Ed è una bomba. Amico mio, non tornare a casa da una donna che non riesce neanche a fartelo rizzare».

«Non la sopporto».

Marco annuisce. «Dio sa quanto c’hai provato.» Sospira. «Ascolta. Fidati di me: prosegui per questa via. Al di là del fiume. Perdersi nei vicoli della Zona Vecchia è il solo modo per ritrovarsi».

Le gambe si muovono da sole, e Adelmo si lascia trasportare. Si volta e solleva la mano per un saluto. Il figuro che gli risponde non indossa un discutibile costume da maiale.

«Mi raccomando!» Sul volto di Marco non c’è traccia di sorriso. «Stavolta goditelo tutto il tuo regalo».

I sensi di Ade sono ancora annebbiati, non può farci troppo affidamento; ma gli sembra che la pelle del collega si sia fatta nera.

***

Un ragazzetto dall’aria stralunata sta urinando in un canale di scolo. Fischietta un motivetto che Adelmo non conosce. Sembra non accorgersi del suo passaggio. Forse gli abitanti della Bassa sono talmente abituati alle stranezze che neppure l’ululato demoniaco che risuona per ogni dove riesce a toccarli. Adelmo ne è terrorizzato. Nel mondo fumoso che è la sua nuova realtà, solo la paura ha senso.

«Mi sono perso» bofonchia. «Ho bisogno di aiuto».

Sistematosi la patta, il ragazzetto si avvia ciondoloni calpestando i ciottoli sconnessi della stretta viuzza.

«Ehi giovane, sto parlando con te!»

Nulla. Sembra svanito. Non è rimasta nemmeno la puzza di piscio a testimoniare la sua presenza.

Adelmo deve allontanarsi. Tutte le strade portano alla Zona Alta. Lì i cani non urlano come donne sgozzate. Certe assurdità non sono concepite nella Zona Alta.

«Zitta, bestiaccia».

La voce dell’uomo nero è il suono più dolce che Adelmo abbia mai sentito: la insegue. Sbuca in una piazzetta. Geremia è appoggiato alla statua di una donna che tiene un bimbo per mano. Sorride e, nella foschia che rende ogni cosa indistinta, i suoi denti sembrano avorio.

«Ade!» La bocca dell’uomo nero si spalanca. «Non si abbandonano gli amici del bar senza salutare».

«Ho avuto paura. Ce ce Cerbero. Voglio solo tornare a casa».

Geremia si muove verso Adelmo. Lento. A ogni passo, il suo bastone colpisce il cemento producendo un battito sordo.

«Hai perso la via di casa molto tempo fa, amico. Ogni desiderio ha un prezzo e sembra che il tuo dovrai pagarlo molto presto.» La bestia è vicina. «Quel vecchio bastardo sta venendo a morderti il culo!»

Adelmo vorrebbe piangere, ma non ricorda come si fa. «Ti preeegooo».

«Preghi me?» sibila l’uomo nero. Solleva un dito scheletrico a indicare il cielo, così scuro da confondersi con esso. «Pessima scelta».

Gli ululati si placano. Adelmo non si aggrappa all’illusione di essere scampato al pericolo. Il custode infernale arriverà; lo sa con assoluta e inspiegabile certezza. Quell’attesa non è altro che la calma che anticipa l’epilogo.

Rumore di passi, qualcosa che viene trascinato.

«Bravo, negro.» Nonostante abbia trasportato un enorme sacco dell’immondizia fin lì, lady Mary non sembra accusare sintomi di stanchezza. «Vedo che stai ancora a perdere tempo con Cazzo moscio».

Geremia scuote le spalle. «Vorresti negarmi lo spettacolo del cagnaccio che lo trascina all’Inferno?» Sputa un grumo di catarro. «Lascia che un vecchio si goda i suoi piccoli piaceri».

Il donnone stringe i pugni come un pugile pronto alla sfida. «Il naso rotto ti lascerò se non fili a prendere la vanga. Mica vorrai che sotterri questo cadavere da sola…»

«Lo faccio io.» Adelmo pensa che potrebbe essere una sorta di espiazione. «È un mio dovere nei confronti della ragazzina».

L’uomo nero si china e, accompagnato dagli scricchiolii sinistri delle giunture, apre il sacco mettendo in mostra il contenuto. Nessuna ragazzina nella spazzatura.

«Certo!» Lady Mary esplode in una risata roboante. «Un morto che sotterra se stesso: questa fila diritta nel libro d’oro delle puttanate». 

Serie: IL SETTIMO BICCHIERE - I sussurri del diavolo


Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Horror

Discussioni

  1. Bello! Ho letto tutti gli episodi finora uno dietro l’altro. Mi piace molto lo stile di scrittura, le scene e le ambientazioni — hanno un’atmosfera che a tratti mi ricorda Sin City. L’alternanza tra il passato(?) di Adelmo e il suo presente è un po’ complessa da seguire, serve attenzione, ma la storia merita davvero. Complimenti!

    1. Ciao Mariano, sono davvero lieto che la serie ti stia piacendo. Per quanto riguarda le due linee temporali, ho scelto di utilizzare sempre il tempo presente. Magari richiede un pizzico di attenzione in più da parte del lettore, ma quando il puzzle della trama sarà completo, ogni tassello troverà la giusta collocazione. Grazie ancora.