Piazza Grande

Serie: La divina bellezza


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Racconto il viaggio di sette giorni, lungo il Cammino degli dei, tra Bologna e Firenze, a piedi, cercando di descrivere le varie tappe del percorso, gli incontri con le persone e la bellezza dei paesaggi.

Il cammino degli dei è un bellissimo percorso in mezzo alla natura, che inizia da Bologna e finisce a Firenze, o viceversa. Il suo nome deriva dai monti circostanti: Monzuno (monte di Giove), monte di Venere, monte Adone, monte Luario (Lua era la dea dell’espiazione).Tutti nomi di antiche divinità pagane. I sentieri passano attraverso le colline dell’appennino tosco emiliano, percorrendo un tratto lastricato dell’antica via Flaminia. Le varie tappe del percorso sfiorano borghi, piccoli paesi, parchi, riserve naturalistiche, boschi in altura e verde pianura. 130 chilometri di strada sterrata, acciottolata e, solo in minima parte, asfaltata. Il camminatore, come per il Cammino di Santiago, ritira le credenziali e la guida, in piazza Maggiore, in un ufficio per il turismo. Il suo viaggio può cominciare: a piedi, in mountain bike, col cane, a cavallo come nel medio evo, o sul dorso di un asino, volendo.

Il mio cammino, che inizierà domani, coincide con i sette giorni di ferie che avevo programmato per andare in altri lidi, in dolce compagnia. La compagnia si è fatta amara, i lidi sono andati a monte, nel vero senso della parola e io mi ritrovo qui, da sola.

Bologna è la mia città del cuore; forse anche dell’anima. Mi sorge il dubbio che, chissà quando e come, abbia trascorso, in un lontano passato, a Felsina (così si chiamava anticamente), i migliori anni di un’altra vita.

Per descrivere questa esperienza userò una narrazione in forma di diario. In tempo reale o quasi immediato, metterò nero su bianco le mie osservazioni, le sensazioni e le emozioni di questa nuova avventura. Cercherò di raccontare non solo i luoghi, ma anche le persone che incontrerò strada facendo.

Ho sentito dire che il Cammino degli dei, così come tanti altri di questo genere, è anche un modo per fare nuove conoscenze, iniziare un rapporto di amicizia o per innescare qualche scintilla amorosa. Oh l’amour, l’amour, dont on parle toujours, diceva la canzone di Marcel Mouloudji. Stendiamo un velo pietoso – mi verrebbe da dire, ma io non faccio testo. In questo periodo così critico della mia vita sentimentale, sono una fonte poco attendibile sul tema dell’amore. Di una cosa, però sono certa: ho appena compiuto quarant’anni e la mia voglia di vivere non può finire nel mezzo di cammin di nostra vita (considerando almeno un decennio intermedio); ho deciso, perciò, di incamminarmi per questa selva oscura. 

So che posso farcela a superare questa fase, per poter ricominciare sentendomi più forte e più libera di prima. Ho provato a proporre alle mie amiche storiche di condividere questa vacanza alternativa, un’ immersione totale nei verdi colli tosco emiliani. Nina, però, ha da fare il sindaco; Titti ha da fare un viaggio con suo marito alle Maldive. Nella dice che è troppo faticoso. Lei è stanca, vorrebbe una vacanza vera, stanziale, per potersi riposare. Tania, invece, aspetta l’arrivo del figlio, che non vede da due mesi: sarà una settimana interamente dedicata al suo amore più grande.

E allora sapete che c’è? Ho deciso di partire sola, in totale libertà, pronta a percorrere i sentieri che mi porteranno a esplorare meglio anche i luoghi più  profondi del mio essere. 

La via degli dei non è lunga come il Cammino di Santiago, ma non è un percorso facilissimo. Dovrò superare molti test: la mia resistenza fisica e morale, la capacità di adattamento e di socializzare con le persone sconosciute, mettendo alla prova la mia fiducia nel prossimo. Dovrò superare la diffidenza innata, che si trasmette da una generazione all’altra, non solo nella mia famiglia, ma anche tra la gente del luogo dove ho sempre vissuto. Forse alla fine di questo mio viaggio avrò riacquistato più autostima, potrò attirare qualcosa di buono, smetterò di razzolare come una gallina e finalmente comincerò a volar un po’ più in alto. Non dico come un’aquila, dalla vista acuta e implacabile, ma almeno come una farfalla leggera e leggiadra. O forse sarebbe meglio come una rondine: le farfalle hanno una vita troppo breve. Va beh, lasciamo perdere l’entomologia e l’ornitologia e torniamo con i piedi per terra. 

Dopo aver attraversato la città di Bologna, sotto chilometri di porticati che la rendono unica nel suo genere, arriverò al Santuario della Madonna di San Luca. Ci sono già stata molti anni fa: è un luogo meraviglioso; impossibile restare indifferenti. La chiesa sorge su un colle, per arrivare fin su bisogna salire una scalinata  serpeggiante, lunga tre chilometri e più. Per molti è un luogo di penitenza. C’è chi i gradini li fa tutti, dal primo all’ultimo, con le ginocchia, per sciogliere un voto, per richiedere una grazia o per ringraziare dopo averla ricevuta.

Anch’io, dopo aver saputo di questa antica usanza, decisi, quella volta,  molto tempo fa, di salire le scale, con spirito umile, rivolto a chiedere, a invocare; direi, anzi, a supplicare, la concessione di una grazia, per un mio famigliare. Per una diagnosi inesatta, sembrava che la sua salute fosse irrimediabilmente compromessa. Ora sta bene.

Erano passati molti anni dall’ultima volta che ero stata in chiesa per assistere a una messa. Le mie preghiere sporadiche non erano quelle solite della dottrina che mi avevano insegnato da bambina. Quando mi rivolgevo allo spirito Divino, che spesse volte ho sentito aleggiare intorno a me, leggevo le parole spontanee dalle pagine più intime del mio cuore, aperto e disarmato: versetti sciolti, senza metrica, né rima, senza formule retoriche ripetute a memoria. Quel giorno, però, volevo rivolgermi alla Madonna di San Luca con la preghiera classica, a lei dedicata. Provai a recitare mentalmente quell’orazione, ma dopo le prime parole “Ave o Maria, piena di grazia…” avevo come un vuoto, un’amnesia. Non sapevo come continuare  e, tra un versetto e l’altro, fui costretta a improvvisare. Arrivai fin su, ripetendo in continuazione la stessa preghiera. Non disponevo di un rosario; se l’avessi avuto, avrei potuto recitare solo il Padre Nostro: l’unica preghiera che non ho mai dimenticato. Un gradino dopo l’altro, soffermandomi qualche istante  a ogni cappella sul muro, sentivo che, lentamente, nel mio petto, si scioglieva un groppo. Lo stato d’animo si faceva più gioioso. Dopo aver  raggiunto l’ultimo dei quasi cinquecento gradini, un vago senso di beatitudine mi invase, arrivando al santuario.

Il belvedere, dal piazzale della chiesa è celestiale, soprattutto se c’è bel tempo. Questo periodo è l’ideale, dicono gli esperti, per intraprendere il cammino. Non c’è troppo caldo, non c’è freddo e si può partire leggeri. Il mese di giugno è tra i più consigliati. Il mio zaino è pronto. Non vedo l’ora che sia domani.

Mi stendo sul letto in questa camera d’albergo, a due passi da piazza Maggiore, in via D’Azeglio, vicino alla casa di Lucio Dalla. Penso a lui, alla sua canzone tenerissima “A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io / A modo mio avrei bisogno di pregare Dio…”  Mi  rialzo quasi subito: ho dimenticato di togliere la pila dalla valigia.  La metterò in una delle grosse tasche laterali dei pantaloni, insieme alla mappa del cammino, a portata di mano.

Mi stendo di nuovo: mi sorge il dubbio di non aver messo nello zaino le mascherine FFP2; potrebbero servirmi. Lo so non è obbligatorio, ma non penso che possano obbligarmi a toglierla, nei posti chiusi dove potrei non sentirmi al sicuro senza protezione.

Nell’ultimo periodo ho sentito molta  gente che diceva “O, non importa, non si preoccupi se ha dimenticato di usarla; tanto non è obbligatorio”. Si, lo so, anche l’uso dei guanti può non essere obbligatorio, ma io quando raccolgo le deiezioni del mio cane, li metto.

Mi stendo un’altra volta: mi viene in mente Luca, non il santo della basilica di Bologna, (tutt’altro), il suo volto, i suoi occhi chiari, il suo fascino che mi aveva incantato al primo sguardo. Le sue ultime parole “Se vai via mi fai un favore”. Sento una fitta… basta, non sono arrivata fin qui per pensare a lui. Mi rialzo, mi metto in posizione zazen e inizio la meditazione, per ritrovare la calma e potermi addormentare qualche ora. La sveglia, domani, suonerà molto presto.

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    Discussioni

    1. Ho sempre ammirata chi ha intrapreso un “cammino”. É una delle esperienze che vorrei provare una volta nella vita (se non mi tenessero ferma tanti freni e tanti “ma”). Sono davvero felice di poterti accompagnare, sognare, e fingere un po’ d’essere lì al tuo fianco.

      1. Grazie Micol. Al momento credo sia improbabile, soprattutto per grossi impegni familiari, (forse da parte di entrambe), ma non è da escludere che un giorno possiamo ritrovarci a percorrere davvero gli stessi sentieri di qualche cammino che valga la pena conoscere. E non solo col pensiero.

    2. “Le mie preghiere sporadiche non erano quelle solite della dottrina che mi avevano insegnato da bambina. “
      La preghiera è universale, viene dall’anima ed esula da ogni dottrina

    3. Piacevolissima lettura, il cammino è l’attività umana che più rappresenta iconicamente la vita stessa: tante strade, un percorso, molte tappe, tra difficoltà e soddisfazioni.
      Come diceva il grande Lucio Dalla nella sua Piazza Grande: “E se la vita non ha sogni io li ho e te li do”.

    4. Ciao Maria Luisa,
      ho cliccato sul tuo ultimo brano, ma vedo che è anche l’ultimo di una serie e quindi eccomi qui. Ma il diario lo hai pubblicato nel mentre viaggiavi? Se così peccato non esserci stata. Sento vive le tue emozioni.
      Complimenti per aver intrapreso questa avventura da sola, di sicuro sarà stata un esperienza indescrivibile quella di percorrere chilometri a piedi in solitaria.
      Ho appena messo le scarpe da trekking, ti seguo a ruota!

      1. Sarei molti curiosa di conoscere le tue impressioni su questo mio cammino sulla via degli dei. Se trovassi il tempo e decidessi di leggerlo dalla prima tappa mi piacerebbe sapere quanto possa apparire, ai tuoi occhi, fedele alla realta` e quanto o cosa potrebbe sembrarti solo frutto di fantasia.

    5. Mi piace molto come descerivi i flussi di coscineza, autoironici, spirituali, riflessivi, a volte divagano proprio come fanno i pensieri, senza una direzione precisa e arrivano anche dove il dente duole. Non vedo l’ora di iniziare questo viaggio con te.

      1. Grazie mille Alessandro, se mi accompagnerai in questo lungo cammino impervio, ne saro´ felice. Anche perche´ ti ho riservato un posticino che potrebbe piacerti. Si chiama La dimora dei folletti.

    6. “Sentita”, è l’aggettivo che mi viene in mente per questa introduzione, questo primo capitolo del tuo diario di bordo che racconta le fasi appena precedenti alla partenza, cariche di aspettative e di timori, di ricordi da portare ed altri da lasciare.

      1. Grazie Sergio. Commento a sorpresa il tuo, centrato in pieno e graditissimo. Spero di non dovermi arrendere prima di aver reggiunto Piazza della Signoria. Camminero´, meditero´ e preghero´ per non desistere.

    7. Un bell’inizio che promette bene e, come si dice, “chi inizia bene è a metà dell’opera”! Noi, che di o’pere ne sappiamo qualcosa, non ci resta che continuare così. Visto che hai scritto un’opera su Fabius P. e su di quella misteriosa opera in corso, ti comunico che l’opera non resterà incompiuta: l’ho terminata e sarà prossimamente su questi schermi.

      1. Ciao Fabius, sono felice di questa notizia che mi dai, un po’ egoisticamente, perché sono certa che leggendoti di prima mattina inizierò bene la giornata; leggendoti di sera, invece, la chiuderò col sorriso; o forse questa volta hai in serbo qualcosa che mi stupirà.
        Ti ringrazio per le parole riferite a questo mio primo episodio di “La divina bellezza”. Io non sono saggia quanto te. Ho scritto solo il primo episodio è sto elaborando il secondo. Uno schemino, però, l’ ho preparato. Grazie Fabius.

    8. Che forte!! Mi è piaciuto moltissimo questo inizio di diario. Non vedo l’ora di leggere le tue avventure e scoprire l’umanità, la natura e magari un po’anche te stessa, che troverai. Buon viaggio 😉

    9. Interessante questo tuo diario di viaggio! Sai, c’è una collana della mia casa editrice di riferimento che si occupa di pubblicare diari di viaggi, ma credo solamente all’estero, non ne Belpaese…

      1. Grazie Kenji, mi fa piacere che tu abbia letto il primo episodio di questa serie. Ti ringrazio anche per l’ informazione che mi hai dato, ma ti assicuro, al momento sto bene così: mi bastate voi. TVB, kenji. Un abbraccio da “zia Luisa”