
Prologo
Serie: Cavalieri Teutonici
- Episodio 1: Macchina della verità
- Episodio 2: Ahmet, il turco
- Episodio 3: Rivelazioni
- Episodio 4: Epilogo
- Episodio 5: Prologo
- Episodio 6: Il fine settimana italiano
- Episodio 7: Il pellegrinaggio
- Episodio 8: Deutschordenstaat
- Episodio 9: Sabbie tempestose
STAGIONE 1
La giornata lavorativa nei campi intorno al castello di Kolossi volgeva al termine e i cupi raggi solari rossastri, stanchi di splendere, non illuminavano a dovere le piantagioni di zucchero, il raccolto era ormai concluso e i templari, in vesti contadine, con la fedele spada sempre a portata di mano si caricarono i sacchi di iuta pruriginosa sulle nude e muscolose schiene.
Ordinati in fila per uno, camminavano barcollanti lungo il piccolo viottolo setacciato che guidava fino alla roccaforte.
Il castello di Kolossi era sezionato su tre piani, ognuno tanto lungo quanto largo, un parallelepipedo roccioso che imperioso controllava tutto ciò che accadeva intorno a sé. Le guardie facevano turni di quattro ore con un corno d’avorio appeso al collo pronto a squillare in caso d’allerta. Le quattro guardie avevano iniziato il loro turno da una manciata di minuti mentre i cavalieri tornavano dai campi. La flebile luce rubizza cedeva velocemente il posto alle tenebre bluastre quando una guardia aguzzò la vista e intravide una figura muoversi veloce verso il castello, portò il corno alle labbra e soffiò dentro tutta l’aria che conteneva nei polmoni.
I templari dei campi abbandonarono i sacchi e indossarono rapidamente le loro tuniche bigie, i sergenti accorsero all’ingresso principale con indosso le loro tuniche nere aprendo il portone attraverso cui uscirono i cavalieri vestiti di tuniche bianche. Sul lato sinistro del petto la croce patente rossa.
I cavalli nitrivano nervosi e cercavano di impennarsi sulle gambe posteriori mentre i loro cavalieri faticavano a tenerli buoni stringendo le redini con una sola mano, nell’altra stringevano una torcia.
L’attesa non durò molto, un cavallo bruno passò dal galoppo al trotto fino a fermarsi a pochi metri di distanza dall’ingresso. L’animale era cavalcato da un giovinetto snello, dal viso comune con naso all’insù. Il ragazzo abbandonò la monta e toccato il suolo cadde a terra, era sfinito, le gambe non avevano forza alcuna.
«Reverendi Cavalieri», iniziò a dire mentre sedeva sul suolo polveroso, «ho cavalcato il più velocemente possibile per raggiungervi, vi prego di aiutarmi a rimettermi in piedi e riacquistare la mia dignità. Ho un’importante missiva per il Maestro Jacques de Molay da parte di sua Maestà Filippo IV in persona.»
Uno dei sergenti, robusto e dalla folta barba grigia, lo aiutò a rimettersi in piedi. Il ragazzino controllò nella sua bisaccia di cuoio e tirò fuori una pergamena ingiallita, venne fatto entrare all’interno della roccaforte, trovò ristoro su di un piccolo sgabello di legno, si massaggiava freneticamente le gambe.
Il Maestro lo raggiunse lento, silenziosamente accompagnato dal suo paggio, Amedeo di Sicilia, si posizionò davanti all’ambasciatore guardandolo oltre la sua barba bianca con occhi grigi e stanchi.
«Sei in grado di alzarti mio giovane amico?»
Il ragazzo, sovrappensiero, ebbe un sussulto, alzò lo sguardo, cercò di alzarsi perdendo l’equilibrio e cadde rovinosamente a terra. I templari iniziarono a ridere grossolanamente, il Maestro fece segno al suo paggio di aiutare il ragazzo, che lo sostenne in piedi facendolo appoggiare alla sua spalla.
«Maestro Jacques de Molay, le consegno questa missiva da parte di sua Eccellenza Filippo IV di Francia.»
de Molay prese la pergamena dalle mani del giovinetto, gli fece segno di sedersi nuovamente, tolse il sigillo e srotolò il foglio avvicinandosi alla torcia del paggio. La lettura fu breve. Il Maestro portò indice e pollice sull’osso nasale e strizzò gli occhi. Li riaprì.
«Preparate lo stretto necessario, domani si parte per la Francia, controllo dei registri fiscali. Date un pasto caldo e un giaciglio a questo povero ambasciatore, ha bisogno di riposo, da domani sarà la nostra guida fino alla residenza di sua Altezza Filippo IV.»
I sergenti e i cavalieri si misero subito all’opera, la roccaforte sarebbe rimasta quasi vuota, solo i templari fattori con le loro tuniche bigie e il cappellano sarebbero rimasti al castello.
Era la sera del 15 settembre 1307.
Serie: Cavalieri Teutonici
- Episodio 1: Macchina della verità
- Episodio 2: Ahmet, il turco
- Episodio 3: Rivelazioni
- Episodio 4: Epilogo
- Episodio 5: Prologo
- Episodio 6: Il fine settimana italiano
- Episodio 7: Il pellegrinaggio
- Episodio 8: Deutschordenstaat
- Episodio 9: Sabbie tempestose
La partenza l’ho trovata avvincente. Ho notato che hai fatto anche un bel lavoro di ricerca. L’ordine dei Templari mi ha sempre affascinato assai: se non sbaglio Jacques de Molay fu l’ultimo Gran maestro dell’Ordine templare. Sono molto curioso nel proseguire la lettura. Scrivi veramente bene: complimenti.
Al prossimo episodio.
Mi è piaciuto, ho sempre amato la storia degli ordini cavallereschi e come ogni amante dei templari, conoscevo già storia e personaggi.
Ma leggerli in un racconto mi ha donato una bella sensazione, i rimandi storici sono puntuali ma non stra bordanti e non appesantiscono la narrazione, per il resto scrivi sempre molto bene.
Al prossimo episodio
Be’ diciamo che sono affascinato dai racconti/romanzi storici ma scriverli è tutt’altra cosa, per questa serie ho faticato non poco proprio per dare una certa veridicità e congruenza appunto storica.
A presto