
Quattro chiacchiere col morto
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: La casa in valle
- Episodio 2: Solo una leggera inquietudine
- Episodio 3: Trasformazioni
- Episodio 4: Non si viaggia mai col fumo in tasca
- Episodio 5: Tasselli al loro posto
- Episodio 6: Il desiderio di sognare
- Episodio 7: Lettera dall’aldilà
- Episodio 8: Bel pippone ti sei tirato
- Episodio 9: Gita nell’aldilà
- Episodio 10: Sbucciare le patate per guadagnarsi il pasto
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Mi svegliai alla prima luce quando il sole doveva ancora alzarsi sopra le cime. Qua, a differenza che a Bologna, andavo a dormire verso le dieci di sera, e mi destavo all’alba senza alcuna fatica. Era però troppo presto per scendere da Piero a fare colazione così decisi di riassettare con cura la casa: raccolsi la polvere con la scopa elettrica e pulii il pavimento con mocio e acqua calda. Sto diventando come mi avrebbe voluto mamma, pulito e ordinato, pensai con amarezza, peccato non lo abbia fatto quando era ancora viva. Allontanai velocemente le immagini di quei giorni perché mi era difficile confrontarmi col periodo in cui lei era ammalata e io cominciavo ad assaporare quell’incoscienza giovanile che allontana dai genitori e, spesso, deborda in superficiale ingratitudine. Non riuscivo a sopportare il ricordo della mia assenza quando lei aveva bisogno di me.
Finito con la pulizia di camera e bagno scesi in cucina per prepararmi un meritato caffè.
Sobbalzai vedendo l’uomo seduto sulla sedia a dondolo davanti al caminetto. La paura scemò riconoscendolo: era Giacomo, vestito con i chiari abiti estivi che indossava nei miei sogni.
«Ciao Thomas, spero di non averti spaventato.»
Non mi era chiaro se effettivamente parlasse o se la mia mente percepisse il pensiero e lo traducesse in linguaggio.
«Avrei potuto continuare a parlarti nel sonno ma non ci sarebbe stato dialogo mentre così potrò rispondere alle tue domande.»
«Buongiorno Giacomo. Prima di capire che eri tu un po’ mi sono inquietato, però, sinceramente, sono molto confuso: sto parlando con una persona morta da mesi e questo non mi sembra normale e non so più se la mia mente sia affidabile. Avrei almeno bisogno di un caffè, permetti?»
Senza attendere risposta, andai in cucina e riempii la moka.
«Lo bevo volentieri anch’io» la sua voce mi inseguì, sconcertandomi, «non immagini quanto mi manchi il caffè della mattina.»
Preparai per due e, appena pronto, lo versai nelle tazzine e tornai nella stube.
«Prenderesti la grappa per favore?» sorrise, «Abbi pazienza ma questo è l’ultimo che berrò e me lo voglio gustare.»
«Mi chiedo se tu sia qua realmente o se tu sia solo una proiezione della mia mente.»
«Entrambe le cose. Ovvio che non ho più un corpo, il mio è stato cremato qualche tempo fa, ma, ancora per poco, posso manifestarmi più o meno come ero, poi, finita questa storia, sparirò: o annullato o, come spero, ricollocato e, in ogni modo, la mia vita precedente sarà chiusa»
«E il caffè? Cioè, se non sei in carne e ossa come fai a gustarlo?»
«Domanda arguta. Come per te vedermi e parlarmi sarà per me sorseggiare questo caffè: solo un’illusione della mente. Ma accontentiamoci entrambi.» disse, alzando la tazzina e portandola alle labbra. «Ora, veniamo al dunque che non ho molta autonomia, la mia forza è limitata e fra pochi minuti potrei svanire. Domande?»
«Si, tante. Dove sei ora?»
«In una specie di limbo, tra la realtà terrena e un’ignota destinazione, una sala d’attesa per anime in discussione. Devi immaginare infinite realtà, tu vivi in una, la tua, ma è solo una questione di fisica. Pensa alla televisione, o alla radio: premendo un tasto cambi frequenza, cambi mondo e, grosso modo, con le altre realtà succede questo. La tua mente, quella di tutti gli umani, è tarata su una certa frequenza, diciamo Rete 1, sugli altri canali danno programmi diversi. Ci sono persone, come me e te, che hanno una taratura leggermente “sbagliata” e, in determinati luoghi e periodi dell’anno sconfinano in “canali” che non sono i loro e percepiscono altri mondi e altre vite. L’umanità meno saggia riassume queste manifestazioni col termine pazzia o, più gentilmente, malattia mentale, mentre culture meno raffinate le considerano, sbagliando, ma non di molto, una porta sull’aldilà. Ovviamente preferisco le seconde.»
«Quindi, questa casa e il mese di maggio⸺», lasciai in sospeso la frase.
«Sono il luogo e il periodo in cui sarà più facile per te, come lo era per me, sconfinare in un’altra realtà.» concluse Giacomo.
«Devi spiegarmi il perché e come io posso esserti utile per chiarire tutta questa storia.» chiesi.
«Qui non abbiamo alcuna possibilità di leggere la mente di Rino mentre tu, se riuscirai a farlo entrare nella tua, sarai in grado di condividerne i ricordi permettendone la visione a coloro che dovranno emettere la sentenza. L’unico rischio che corri è che riesca a sopraffarti rendendoti incapace di interagire ma riteniamo non abbia la potenza sufficiente per farlo perché quando l’anima lascia il corpo perde il supporto del cervello e diventa come un computer con il processore guasto: pieno di dati ma senza capacità di elaborarli. In ogni caso, se qualcosa non dovesse andare come previsto e tu fossi in pericolo, Jurgen interromperà il contatto con la semplice attivazione della schermatura. Sarebbe facile dirti che sarà solo una formalità ma non sarebbe onesto: tutto è a nostro favore ma nulla è ancora deciso.»
«Mi chiedo come sia possibile che Rino, contro il suo interesse, possa venire qua, sarebbe stupido.»
«Difatti, non sarà lui a spostarsi ma tu a venire dove siamo noi. Io sarò il tuo ponte, poi lo dovrai impaurire facendogli intendere che Elisa ti ha raccontato tutta la storia, sarà costretto a ricordarla e così lo inchioderemo. Jurgen ti darà dei suggerimenti affinché il trabocchetto funzioni. Ora devo proprio lasciarti. Hai tutta la mia gratitudine e il mio amore Thomas, davvero!»
Giacomo scomparve e io restai solo, abbastanza inquieto per quel viaggio nell’ignoto che non avevo contemplato. Raccolsi pensoso le tazzine del caffè e le riposi nel lavello. Notare che anche la sua era vuota non mi aiutò a rasserenarmi.
Avrei avuto ancora molte domande che pretendevano risposta: chi giudicava? Chi aveva il potere di cancellare un’anima? Perché Giacomo voleva la mia presenza per tre anni se il tutto sembrava risolvibile in breve tempo? C’era rischio che non tornassi più alla mia vita? Queste erano le domande che avrei rivolto a lui mentre l’ultima era riservata a me stesso: era reale ciò che vivevo o solo il prodotto di una mente malata?
Serie: L'eredità di Giacomo
- Episodio 1: Quattro chiacchiere col morto
- Episodio 2: La vita, il bello e il bene
Mi piace l’idea della mente tarata su una certa frequenza che permetta di vedere cose che altri non vedono (è un po’ ciò che credo anch’io, in realtà).
Ciao Arianna, so che abbiamo idee che collimano e i nostri racconti lo dimostrano. 🌹
Finalmente, mi erano mancati gli episodi di “Giacomo”. Comunque, devo dire che io e te siamo sulla stessa frequenza in fatto di aldilà, solo che tu scrivi e spieghi meglio. Bravissimo, Giuseppe! 😊
Grazie Concetta, ma io trovo che anche il tuo narrare sia ben scritto e ben spiegato e leggerti è sempre un piacere. 🌹
Grazie Giuseppe🙂
Il brano ha un’ottima atmosfera sospesa e misteriosa, con un riuscito intreccio tra elementi quotidiani e sovrannaturali. La scrittura è pulita e precisa.
Grazie Rocco, fa sempre piacere averti fra i lettori!🤗