Rivelazioni

Serie: Cavalieri Teutonici


Werner aprì gli occhi, stirò il collo, un dolore lancinante tormentava la testa, sembrava che qualcosa pulsasse al suo interno pronto a uscirne. Si guardò intorno e vide, seduto al suo fianco, il gran Maestro dell’Ordine Teutonico.

«Dove sono?» Mormorò.

«Va tutto bene, Werner. Ha subito un piccolo trauma, non si stressi.»

Werner dilatò gli occhi, gli tornò tutto alla mente, tirò su entrambe le braccia con tale forza da colpirsi da solo il volto, aveva creduto di essere ancora legato alla poltrona. Il mal di testa aumentò e l’avvocato si piegò in avanti con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, il capo stretto tra le mani e un’atroce espressione sul volto, gli occhi chiusi.

«Cos’è successo?»

«Abbiamo esplorato i suoi ricordi, tramite la macchina della verità.»

«La macchina della verità?»

«Non possiamo fidarci di nessuno, spesso conduciamo interrogatori, e molte volte siamo stati indirizzati verso vie sbagliate. A tal proposito abbiamo messo appunto la macchina, in modo da poter ispezionare la mente e conoscere la verità.»

«Tutto ciò è folle, criminale.»

«Non del tutto. Era l’unico modo per scoprire il suo assalitore.»

«Quell’uomo non mi ha fatto assolutamente male alcuno.»

«Ha attentato alla sua vita, per salvare la propria. Non lo dimentichi.»

«Solo perché il suo uomo gli stava alle calcagna.»

«A ragion veduta.»

«La vostra ragione.»

«E quale altrimenti. Conosce la storia dei Templari, Werner?»

«Sì.»

«La vera storia?»

Werner era stufo di stare a sentire quel vecchio blaterare. Spinto da un moto di rabbia si alzò, il dolore alla testa aumentò facendolo accasciare sulla sua seduta: «Quanto durerà questo strazio?»

«Il tempo necessario per raccontarle una storiella.»

«Non ho voglia di starla a sentire.»

«I Templari», iniziò il gran maestro ignorando Werner, «erano un Ordine istituito per proteggere i pellegrini cristiani durante il loro viaggio verso Gerusalemme. Vivevano, inizialmente grazie alle donazioni ricevute dai pellegrini stessi, i più facoltosi e devoti iniziarono a donare loro anche possedimenti e tenute, come castelli. Questo fece la fortuna e la ricchezza dell’Ordine. La Chiesa non aveva nulla in contrario e allo stesso modo anche i re cattolici. Mai nessuno si permise di sfidare i Templari, autoproclamatosi, nel frattempo, custodi delle Sacre Reliquie di Nostro Signore Gesù.

Tuttavia ciò stonava con la loro condotta. Difatti, i Cavalieri Templari non amavano il prossimo, anzi tutt’altro, erano diventati dei veri e propri strozzini, davano in prestito le loro ricchezze chiedendole indietro con alti interessi. Il potere proveniente dal denaro li rese sempre più temuti, fin quando, Filippo IV di Francia, detto il bello, decise di mettere fine all’Ordine. Furono convocati a Parigi tutti i membri, condannati per eresia e bruciati vivi.»

«Non mi sta dicendo nulla di nuovo. E il mio mal di testa aumenta.»

«Prenda una di queste.» Disse il gran maestro porgendo un blister di pillole.

«No, grazie. Scusi se non mi fido.» Rispose Werner con un pizzico di sarcasmo.

«Come crede. A ogni modo, come le dicevo, i Templari sembrarono estinti, ma non lo furono davvero. Alcuni di essi riuscirono a scampare alla loro brutale condanna, non presentandosi alla convocazione francese, ma era rischioso mantenere quel nome, dunque decisero di mutare il loro nome, molteplici volte, fino all’attuale Priorato di Sion. Sa cosa sostengono questi uomini?»

«No, e non me ne frega un accidente, a essere sincero.»

«Credono che Gesù Cristo abbia generato una discendenza, che alcuni di essi avevano il sangue di Dio nelle loro vene e che la progenie abbia continuato a vivere, tramite il ramo nobile dei carolingi, fino ai giorni nostri. Una notizia che desterebbe scandalo e che farebbe tremare le fondamenta della nostra amata Chiesa cattolica fino al punto di spezzarle e di farle cadere.»

«Perché mi dice tutto questo, non vorrà insinuare che io sia un francese adesso e che mi tiene in ostaggio per fare uno smacco ai suoi nemici?»

«Niente di tutto ciò», sorrise bonariamente l’uomo, «il Priorato non da l’annuncio perché non può dimostrare la Sua discendenza, non ancora. La cosa divertente è che non hanno idea di come farlo. Sono convinti che ci siano dei libri antichissimi, risalenti alla morte di Cristo, in grado di confermare la loro teoria.

Questi documenti, secondo le loro fonti erano conservate presso il castello di Kolossi. Purtroppo per loro non fu mai trovato nulla del genere, perché il gran Maestro Jacques de Molay aveva portato tutto con sé in Francia e quei libri furono bruciati, sempre che fossero realmente esistiti, diventando leggenda. Inoltre, dopo il rogo dei Templari, vennero a mancare anche le Sacre Reliquie: il Sudario di Cristo e la Coppa dell’ultima cena.»

«Il Santo Graal.»

«La Coppa dell’ultima cena. Santo Graal è una traslitterazione del francese Sangre Real, che vuol dire sangue reale, per confermare la discendenza da Cristo. Comunque sia, anche il Priorato può far sfoggio di ultramoderne tecnologie in grado di facilitare i loro studi e le loro ricerche. Fu così che arrivarono a noi.»

«I Cavalieri Teutonici esistono da centinaia d’anni, lo sanno tutti che insieme agli Ospitalieri italiani e ai Templari francesi eravate un Ordine religioso cavalleresco, non c’era bisogno di internet e dell’attuale tecnologia.»

«La sua rabbia oscura la ragione, Werner. Il gran Maestro de Molay aveva un paggio, che non viaggiò con lui verso la Francia. Cosa alquanto strana per l’epoca. Il Priorato venne a saperlo dopo attenti studi e testimonianze dell’epoca e tutto ciò esattamente grazie a internet, senza bisogno di spostarsi in medio Oriente e nella fattispecie in Turchia.»

«Senta, cosa diavolo c’entra adesso la Turchia. Ne ho abbastanza. Non mi può trattenere.»

«Solo un attimo di pazienza, Werner. Il paggio era fuggito da Cipro verso Baghras, una roccaforte templare in Turchia, con l’ordine di trasportare la Coppa di legno e il Sudario a Bisanzio. A Baghras trovò solo mura, polvere, sabbia e un francescano, tale Giovanni. La notte stessa in cui arrivò presso quel forte, una tempesta di sabbia costrinse Osman I, quello che sarebbe diventato il primo Sultano dell’Impero Ottomano, a rifugiarsi presso Baghras. Lì avvenne l’incontro tra il Sultano e il paggio, che da allora venne chiamato Ahmet.

Secondo Ahmet, quello era il piano di Dio, che riuscì, inspiegabilmente, a farlo entrare nelle grazie di Osman I. Ahmet fu essenziale per lo sviluppo dell’Impero. Grazie ai suoi consigli Osman I riuscì a espandersi in tutta la Turchia, gettando solide basi per uno degli imperi più longevi della storia.

Dopo anni di onorato servizio, Ahmet trovò il coraggio di chiedere al Sultano di essere lasciato libero di svolgere un pellegrinaggio verso Gerusalemme. Osman I acconsentì, e da allora non ebbe più notizie di Ahmet.

L’uomo, raggiunta la Città Santa, entrò in contatto con il gran Maestro dell’Ordine Teutonico dell’epoca, raccontandogli ogni minimo particolare. Il gran Maestro decise dunque di dare protezione ad Ahmet che si rivelò un ottimo uomo di chiesa, nonché un valoroso guerriero. La sua spade trafisse migliaia di infedeli, tanto da guadagnarsi un quadro e un posto di merito sulla parete dei gran Maestri, nonostante non lo fu mai. Ahmet non si scostava mai dalla sua sciabola e dalla maglia che portava sotto la corazza. In punto di morte confessò che quella maglia era il Sudario di Cristo e che l’elsa della sua spada era la Coppa dell’ultima cena.»

«E voi, ovviamente gli avete creduto.»

«Esattamente. E li proteggiamo ancora, con la nostra stessa vita. L’unico modo che ha il Priorato di confermare la propria teoria è quello di far analizzare eventuali tracce di DNA sulle reliquie e confrontarle con quelli dei presunti discendenti di Gesù Cristo.»

«Quindi cercano di rubarvi il vostro prezioso tesoro.»

«Ma non ci riusciranno mai. Il posto della custodia viene cambiato di continuo e all’improvviso.»

«Perché, quindi, state dando la caccia a quell’uomo?»

«Ha trovato il nascondiglio poco dopo che avessimo spostato le Reliquie, quindi è di fondamentale importanza sapere come abbia fatto.»

Il monitor principale si illuminò interrompendo il gran Maestro, che si alzò, pigiò la fibbia della sua cintura e fu ricoperto da una sgargiante armatura rossa con cappa bianca e al centro la croce patente nera.

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