Rosa furiosa

Serie: Le rose e le rouge


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Valentina rilegge distrattamente altri appunti sulla storia di Clara, col pensiero fisso rivolto a Rosa, rintanata in casa sua.

Quella mattina si era svegliata presto, con le immagini vivide di un sogno: sua madre alla guida di un furgone che sembrava quello di Mirto, il ragazzo che trasportava i fiori al chiosco. Insieme a lei c’erano altre due donne: una somigliava a sua nonna, l’altra non era ben chiaro chi fosse. Quest’ultima indicava il percorso lungo le strade principali del paese: «Via Orlandi… Corso Goretti… piazza Sant’Agata…». In un’altra scena del sogno le tre donne scendevano da una macchina decapottabile parcheggiata all’interno di un garage.

Giusto! dal garage, come aveva fatto a non pensarci prima. E dopo mezz’ora era già in strada. Aveva scavalcato la recinzione, passando attraverso i rami di viburno della siepe, raggiunto il retro della casa e, come sperava, la serranda del garage era abbassata, ma senza lucchetto.

Valentina l’aveva sollevata  per entrare nel box e da lì, quattro scalini più su, era riuscita ad accedere all’interno dell’abitazione. Mentre attraversava il lungo corridoio che conduceva alle camere da letto un odore acre le aveva fatto storcere il naso. Un’aria satura di umori accumulati per giorni, senza un solo spiraglio di ossigeno.

Rosa era rannicchiata nel letto, sul fianco destro, col viso rivolto verso il muro.

Non si era voltata e non aveva risposto al saluto. Quando Valentina aveva insistito per sapere dove fosse stata, cosa avesse fatto in quei giorni e perché si fosse rinchiusa in casa, aveva tirato su il lenzuolo fin sopra la testa, continuando a tacere.

«Stai male? Chiamo il medico? Hai il ciclo? Dico a Gemma di portarti qualcosa? O vuoi che chiami tua sorella? L’ho avvisata che sei tornata a casa. Chiamala, dov’è il cellulare?»

E mentre lei lo cercava, frugando dappertutto in quella camera “a gas” sottosopra, Rosa era rimasta dov’era. Era andata a controllare in cucina, in mezzo ai brik sul tavolo, vuoti, semivuoti o rovesciati, col succo di frutta che era colato giù, formando una pozza sul pavimento. Molte bevande e nessuna traccia di cibo cotto, avanzato, o crudo. Dentro il frigorifero un panetto di burro ancora intero e molte verdure appassite. All’interno dei pensili c’era del  sale, un pacco di zucchero e una piccola confezione di pastina per minestre.

«Hai fame? Non hai mangiato nulla. Ti preparo qualcosa?» Le aveva chiesto, pur non sapendo, senza viveri, cosa avrebbe potuto cucinare. «Perché non rispondi?»

E quando Valentina era riandata in cucina per prepararle un piatto di stelline al burro, Rosa era balzata giù dal letto e aveva spinto la porta di botto, per poi chiuderla con due giri di chiave.

Se si è mossa così tanto per andare in cucina a tracannare i succhi e ha tutta questa forza per sbattere la porta, tanto male non sta ─ aveva pensato ─ e infine si era arresa. La pazienza di Valentina non era tra le sue doti principali e neppure tra quelle secondarie.

«Vai a farti fottere!» le aveva urlato attraverso la porta. Poi, però aveva ripreso a preoccuparsi. Stentava a riconoscerla. Non l’aveva mai vista in quello stato. Sembrava arrabbiata, ma non riusciva a spiegarsi il perché. L’ultima volta che si erano viste, prima che lei sparisse, avevano scherzato come sempre. Rosa sembrava allegra anche quando le aveva chiesto di rinunciare al suo programma del “tour” in città, lungo il viale delle jacarande in fiore. Le aveva promesso di accompagnarla da Clara per l’intervista, sembrava disponibile e dolce come sempre; poi, invece… Possibile che fosse in collera con lei per averle chiesto quel piccolo favore, come se la sua esigenza di scrivere la storia di Clara fosse molto più importante di un semplice desiderio, a parer suo infantile o bizzarro. Forse, ripensandoci, si era offesa e aveva preferito andarsene in giro per i fatti suoi, in città e poi al mare, come indicava la sabbia sul pianerottolo davanti alla porta.

Tutte quelle elucubrazioni mentali non la convincevano.

Dovrei andare ad avvisare il maresciallo ─ aveva pensato subito dopo ─ mentre attraversava, a passo svelto, l’ultimo tratto di via Orlandi. Ci vado più tardi. Ora ho fame. Quel gran genio di Lo Piccolo può aspettare. Dopo la mia denuncia non si è degnato, neanche una volta, di fare un sopralluogo a casa di Rosa. Valentina era stanca e irritata: ce l’aveva soprattutto con se stessa. Non era riuscita a cavare una sola parola dalla bocca della sua giovane amica. In qualità di “sorella” maggiore di riserva, avrebbe dovuto restarle vicino. Quel suo mutismo non prometteva niente di buono; lei, invece, l’aveva piantata in asso. Era tentata di richiamare Viola, rischiando di allarmarla inutilmente, al punto da indurla a mollare il lavoro a Roma per precipitarsi dalla sorella. Il giorno prima aveva cercato di rassicurarla, mentendo e assumendosi una grossa responsabilità di cui avrebbe potuto pentirsi. Le aveva garantito che Rosa era tornata, dopo essere stata al mare e, avendo perso il cellulare, aveva chiesto a lei di avvisarla.

Aveva appena svoltato in via Gentileschi, quando una Gazzella dei carabinieri aveva rallentato per affiancarla. Il gran genio era comparso all’improvviso,  senza lampada, da sotto un lampione spento, abbassando il finestrino dell’auto.

«Allora, la sua amica? Ha finito di imboscarsi? L’abbiamo vista mentre scavalcava per entrare. Lo sa che potrei fermarla per violazione di domicilio? Ma… chiuderò un occhio. Tutto a posto?»

Valentina era rimasta raggelata, mentre cercava di decifrare quel sorrisetto ambiguo sulla faccia del maresciallo, che sua nonna avrebbe definito “da maschio sciupafemmine”.

«Tutto a posto e niente in ordine, maresciallo.»

«In che senso?»

«La mia amica mi è parsa un po’ strana, come se…»

«Come se?»

«Come se… Come se non volesse parlare con me.»

«Quindi lei l’ha offesa e magari avevate pure litigato.»

«Non abbiamo litigato, maresciallo, neanche una volta, da quando ci conosciamo.»

«E allora perché non vuole parlare con lei?»

«Non ho idea.»

«Va be’, o signori’, la sua amica è tornata, viva e vegeta, se non ha nient’altro da segnalare, la saluto.»

Ma guarda questo. Mi hanno pure pedinato, manco fossi una pericolosa ricercata. Tutti uguali questi cervelli ad angolo…

«Signori’, se ha bisogno di me, venga a trovarmi.»

Serie: Le rose e le rouge


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Discussioni

  1. Ho la mia idea su quello che sia successo a Rosa e mi dispiace che Valentina non sia stata in grado di dimostrare un po’ più di sensibilità ed empatia. Il comportamento di Lo Piccolo è strano, ma forse è solo una persona molto stupida.

    1. Valentina sembrerebbe impulsiva e un po’ irascibile. Il maresciallo boh!? Non so ancora se ci é o ci fa. Genio, comunque non direi. Me lo devo studiare meglio. Diamogli ancora qualche possibilità.

  2. Sono rimasta stravolta dal cambio repentino di Rosa, alla “dr. Jekyll e mr. Hyde”: mi domando cosa l’abbia veramente spinta ad assumere questo atteggiamento, un misto tra depressione e collera fuori controllo.
    Comunque, il maresciallo sarebbe da prendere a bastonate!

    1. “Fuori controllo” pare anche a me. Io, però, in uno stato simile, una mia cara amica non l’avrei lasciata, senza insistere per cercare di capire cosa avesse in testa, neanche se mi avesse sbattuto la porta in faccia. Non so se tu sia d’accordo, a me il carattere di Valentina pare un poco suscettibile.

  3. Mi è piaciuto molto il modo in cui a Valentina appare l’idea del garage, indicato in sogno. Mi ha sorpresa, oltre al comportamento strano di Rosà, quello ancora più strano del maresciallo…perché segue Valentina? Davvero la sta pediinando?
    Molti nodi ancora da sciogliere….

    1. Ciao Irene, grazie. Valentina non ha grande fiducia nei cervelli ad angolo… Forse il maresciallo stava tenendo sotto controllo la casa di Rosa, per fare semplicemente il suo dovere di tutore dell’ordine. O forse ha ragione Valentina quando dice che Lo Piccolo ha un’espressione da maschio sciupafemmine. Boh! Non si sa.

    1. Ciao Arianna, c’ë qualcosa di strano, di molto strano, davvero, per una ragazza come Rosa, sempre così dolce e socievole, che si sia rinchiusa e non voglia parlare neanche con la sua cara amica Valentina. Boh?!
      Riuscirâ Valentina a risolvere presto il mistero? Lo spero.😊
      Un abbraccio.

  4. “«Va be’, o signori’, la sua amica è tornata, viva e vegeta, se non ha nient’altro da segnalare, la saluto.»”
    “Signorí” ogni volta che lo sento mi viene l’orticaria. 😂

    1. Ciao Tiziana, il finale per chiudere la questione su Rosa si allontana sempre piú. Mi sono infilata in una storia un po’ intricata, con tanti personaggi che reclamano attenzione per non essere dimenticati e per farsi conoscere un po’meglio. Non so se la conclusione ancora vaga che ho in mente riuscirà a soddisfarvi. Anzi, non so neppure quale, tra gli ultimi epiloghi che mi sono balenati, possa convincere me per prima. Mi metteró in ascolto e, un po’ per volta, spero possa arrivare qualcosa di buono o di sensato.
      Grazie Tiziana, leggere i vostri librick e i vostri commenti é sempre un valido aiuto.

  5. Ammetto che le prime righe mi hanno messo i brividi e ho davvero pensato al peggio. Ho pensato a una tua svolta noir, ma sarebbe stato davvero troppo crudele da parte tua. Tuttavia, la situazione resta molto confusa e intricata. I dubbi sono tanti e, anziché sciogliersi, si infittiscono. Mi piace questa tua maniera di procedere che sembra assecondare totalmente la vicenda, come se lo scrittore altro non fosse che la mano che muove la penna. Mi piace molto questa sensazione anche se poi verrò a scoprire dalla tua risposta che invece, chiusi in soffitta, hai migliaia di pagine di appunti e che la conclusione è bella e che scritta 🙂
    Interessante e costruttivo ai fini della storia il pensiero di Valentina che sembra fare continuamente a pugni con l’esterno.

    1. Per ora posso dirti che ho soltanto qualche idea un po’ incerta su come procedere. Nei prossimi episodi ci saranno molte cose da chiarire sul comportamento di Rosa, e molte altre rivelazioni da parte di Clara, sulla causa scatenante che l’ha spinta a fuggire. Di scritto, per ora, non ho piú neanche una riga. Procederó ascoltando la vocina interiore che ogni tanto mi suggerisce qualcosa, ma anche traendo ispirazione, come sempre, dalle vostre parole e da qualsiasi altro stimolo visivo, uditivo o cognitivo che farà accendere la lampadina.
      Grazie Cristiana.

    1. É un’espressione che ho coniato per sottintendere un angolo specifico, quello maggiore di 90° e inferiore a180°. Ho lasciato in sospeso la frase per non apparire troppo irriverente verso le forze dell’ordine che rischiano spesso la vita per garantire un servizio pubblico molto importante per tutti noi. L’ironia che colpisce indistitamente tutti i personaggi della storia, spero non offenda nessuno.