Sabbie tempestose

Serie: Cavalieri Teutonici


Amedeo guardava con i suoi occhietti Giovanni, Aitone II, in cerca di un segnale, un’illuminazione forse, in grado di spianargli la via. Doveva fidarsi di quell’omuncolo? La risposta si faceva attendere, mentre il silenzio fra loro prima fu imbarazzante poi si impregnò di tensione. Alla fine decise di parlare, aveva ancora il suo pugnale, nascosto nella manica della sua tunica e l’uomo non sembrava tanto forte da presentare una minaccia, avrebbe potuto sopraffarlo. Con l’animo pieno di diffidenza disse: «Mi chiamo Amedeo.»

«Da dove vieni, Amedeo?»

«Sicilia.»

«Sicilia? E come sei arrivato in questa landa desolata? Inoltre non sapevo che i fratelli Templari avessero una sede o comunque degli accoliti su quell’isola.»

Amedeo si ricordò della croce cucita sulla sua veste, istintivamente portò la mano su essa, come se volesse nasconderla. Giovanni fece un sorriso. Amedeo cedette.

«Sono stato il paggio del gran Maestro Jacques de Molay, prima che partisse alla volta della Francia, un’improvvisa convocazione da parte di sua Altezza Filippo il bello. Il gran maestro è un tipo diffidente, motivo per cui mi ha assegnato un arduo compito. Devo raggiungere Bisanzio il prima possibile.»

«E il buon de Molay ti ha mandato da noi, per essere scortato.»

«Una cosa del genere.»

«Sarebbe stato possibile in passato, ma forse il vecchio amico ha dimenticato che questa roccaforte non ospita più nessun cavaliere. Baghras, come vedi, è ridotta a un ammasso di vecchie rocce divorate dalle erbacce, con me unico ospite. Sono stato un reggente, e servo adesso Dio, ma io non posso darti nessuna protezione, tanto meno, in questo momento potrebbe farlo il mio successore, mio nipote Leone IV, impegnato com’è alla riconquista dei territori persi a causa delle tribù dei beilicati.»

«Ma io sono il custode della Santa Verità. Devo raggiungere Bisanzio.»

«Quella corte è ormai alla fine, ben presto verrà spazzata via. Le tribù si stanno organizzando sotto la guida di un Sultano e stanno mettendo su un imponente esercito. Bisanzio non è più sicura.»

«Cosa suggerisci di fare, fratello Giovanni?»

«La tua destinazione deve essere Gerusalemme, lì potrai trovare qualcuno in grado di aiutarti.»

«Ma quella è terra musulmana, gli infedeli ne fanno da padroni.»

«Non tutto è perduto, giovane Amedeo. Dio è dalla tua parte, ti guiderà. Adesso vieni, mangiamo qualcosa. Più tardi ti istruirò sul da farsi.»

Aitone II lo fece accomodare presso una stanzetta rischiarata dalla luce di un piccolo focolare. Il fumo generato trovava sfogo tramite una finestrella quadrata scavata nel soffitto. La cena era a base di pane azzimo e verdure marce. Amedeo sbocconcellò il pane, nonostante fosse raffermo gli diede un leggero sollievo, le verdure invece preferì solo guardarle da lontano. Aitone II divorò tutto voracemente. I due pregarono, alimentarono il fuoco e ripresero a parlare della grave situazione attuale in quelle terre.

Il vento fischiava forte. Amedeo saltò in aria per la paura, quando una delle poche imposte rimaste malamente attaccate alle finestre, sbatté forte. Aitone II rise e lo rassicurò: «Non avere paura, giovane Amedeo. Il vento è ormai il mio unico compagno, so riconoscere il suo messaggio. A breve si scatenerà una tempesta di sabbia, meglio scendere nelle segrete.»

Amedeo annuì e si fece guidare dall’uomo per i gradoni intagliati nella roccia, gli indicò una cella; Amedeo controllò il pagliericcio: era pieno di pulci. Il paggio decise dunque di stendersi a terra, con la speranza di non essere assaltato dai piccoli animaletti, che tanto gli facevano ribrezzo. Toccato il suolo, complice il lungo viaggio e la cavalcata si addormentò di botto.

La tempesta, come aveva previsto Aitone II, si manifestò in tutta la sua potenza. Turbini di sabbia danzavano uno intorno all’altro sospinti dal maestoso vento, sotto un tetto di nubi nere come l’inferno, i fulmini davano vita a teatrali e tetri bagliori rossi, in grado di illuminare il deserto per leghe. Le finestre smisero di sbattere perché vennero spezzate e l’ultimo segno di vita lo diedero caracollando al suolo, con un tonfo sordo. La tempesta fece il suo maestoso e temibile ingresso all’interno del fortino spazzando la vecchia sabbia, portandone di nuova, più gialla, più densa, più pericolosa, con orme ben delineate, di uomini e di cavalcature. D’improvviso cessò e i turbini lasciarono il posto a un piccolo esercito con le sciabole ai fianchi e i volti coperti da turbanti di seta bianca.

Gli occhi neri perlustrarono lo spiazzo subito dopo l’ingresso principale. Il condottiero fece un labile cenno della mano e il resto dei suoi uomini accamparono le loro tende.

Serie: Cavalieri Teutonici


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa, Sci-Fi

Discussioni

  1. Ad ogni episodio mi viene sempre più curiosità. Per il paggio si delinea un viaggio ancora più pericoloso. Immagino che de Molay sapeva che la fortezza di Baghras non ospitava più nessun cavaliere templare; probabilmente un diversivo del Gran maestro templare? Staremo a vedere.
    Questo racconto mi sta piacendo assai.