Sbagliato e naturale

Serie: Lascia che passi la notte


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Annalisa e Andrew si trovano a Osaka e sono sempre più in confidenza.

Aprile 2022

Dal parco si spostarono in centro. 

Dotonbori era un susseguirsi di insegne enormi e tridimensionali, di cibi esposti e cucinati davanti a campanelli di turisti e gente locale.

Annalisa non sapeva dove guardare, con la sensazione di trovarsi tra le attrazioni di un luna Park o di un parco di divertimenti, dove tutto era colorato, esagerato, fatto per stupire.

Passarono sotto un polpo, un granchio, un dragone con la bocca spalancata, un panino meccanizzato che si apriva e chiudeva.

Davanti a un’insegna a forma di mano gigante con un sushi, Annalisa si sentì prendere per il polso e tirare in un’altra direzione. “Vieni di qua.”

Avvertì quel misto di tensione e piacere che la attraversava le rare volte in cui il suo corpo e quello di Andrew si toccavano, una sensazione su cui cercava di non soffermarsi. Era qualcosa di sbagliato, proprio come confidarsi con lui, eppure naturale.

Passarono in mezzo a un flusso di persone ed entrarono in un vicolo.

Il chiacchiericcio della folla si abbassò, oltre a loro c’era soltanto una coppia di giapponesi che camminava più avanti. 

La stradina era in parte coperta e decorata con stampe e lanterne di carta rosse. 

“Sembra di essere finiti nel portale di un’altra epoca” commentò a mezza voce Annalisa. “Come fate?”

“A fare cosa?” Andrew si sistemò gli occhiali da sole tra i capelli. Le sue dita stringevano ancora il polso di lei. 

“A rendere normale passare da grattacieli e locali pieni di gente a posti magici e senza turisti come questo.”

Le rispose con uno dei suoi maledetti sorrisi e sussurrò,avvicinandosi un po’: “Abbiamo i nostri segreti e li sveliamo solo a chi se lo merita.” 

Annalisa gli guardò le labbra, aveva più volte resistito all’impulso di toccarle, di immaginarle sulle sue. Lui se le mordicchiò, sorrise divertito e lasciò scivolare lo sguardo sulla bocca di lei. 

Il respiro di Annalisa sembrò incepparsi e il vicolo farsi più stretto. Come mai il suo profumo era così buono? Avrebbe voluto che si avvicinasse, ma anche trovarsi in un altro posto, lontanissima da lui. 

Si liberò dalla sua mano come se avesse preso la scossa. “Non possiamo stare qui.” E non possiamo guardarci in questo modo. Si girò per tornare sulla via principale, la folla e gli odori del cibo l’avrebbero riportata alla realtà. Loro due non erano niente, era pericoloso anche definirsi amici.

“Vieni da questa parte”la bloccò Andrew, “ti piacerà.” Si incamminò verso il fondo del vicolo e iniziò a canticchiare, senza accertarsi che lei lo stesse seguendo.

Come riusciva a mandarle in tilt il battito cardiaco e la razionalità e l’attimo dopo essere così irritante? Cercò una frase sprezzante da rivolgergli, ma non le venne niente di adeguato. Probabilmente non si sarebbe neanche fermato, le avrebbe risposto con una risata e una battuta sarcastica. Ad Andrew non importava di ferirla o farla innervosire, non era come Sebastiano.

L’uomo ideale lo aveva già sposato, l’aveva aspettata per anni e ancora lo faceva. L’amore vero lascia liberi, eppure lei non si sentiva così, un anello e un figlio le ricordavano i limiti che non poteva superare. 

Guardò la schiena di Andrew e prese un lungo respiro, decidendosi a seguirlo. 

Sbucarono in una via poco affollata, con locali dall’aspetto sobrio ed edifici dall’archittetura tipica giapponese. 

Un suono strano e poco armonioso attirò l’attenzione di Annalisa. Sembrava provenire da un altro tempo, da un film fantasy dove il suono lugubre di un corno annuncia un pericolo o l’inizio di una battaglia epica. 

Andrew le fece segno di accelerare il passo. Svoltarono l’angolo. Alcuni uomini vestiti con tuniche bianche e gialle ricamate sostavano davanti alla scultura in pietra di un Budda e soffiavano in strumenti panciuti. Senza smettere di suonare, si misero in processione, alcuni con le mani giunte e la testa china e percorsero il vicolo fino a una nuova svolta. Si fermarono davanti a una piccola costruzione sorretta da pilastri e aperta su tre lati. L’interno era illuminato dalla luce dorata di tantissime lanterne e all’esterno c’erano una teca con candele votive, panche in legno e, da una parte, un fazzoletto di verde delimitato da un recinto in pietra. 

“È un santuario” le spiegò Andrew a voce bassa. 

“Di che cerimonia si tratta?” Gli uomini con le tuniche si erano seduti all’interno e avevano ripreso a suonare.

Lui la ignorò e guardò l’ora. “Hai fame? Voglio farti provare un piatto tipico di qui.”

Tornarono sulla via principale e si fermarono davanti a un locale dall’insegna verde. L’interno era piccolo e sobrio con una lunga piastra a cui si avvicinarono. Un tizio vestito di bianco mescolava qualcosa dentro una ciotola in metallo, poi rovesciò il composto sulla piastra che sfrigolò e sprigionò un odore di uova e verdura. 

“Si chiama Okonomiyaki.” Andrew la condusse a un tavolo libero. “È come una frittata, l’impasto base è composto da farina, uova e verdure, ma si può aggiungere carne, pesce, qualsiasi ingrediente ti venga in mente.”

“Una sorta di ricetta svuota frigo.”

“Hai preferenze o ordino per te?”

“Va bene tutto, c’è un profumo delizioso qui dentro.”

Andrew tornò al tavolo con due piatti fumanti e l’aria soddisfatta. 

Annalisa deglutì e non solo per la fame. Era bello, non era l’unica a pensarlo. Due ragazze da un tavolo vicino lo fissavano estasiate e ridacchiavano. Una fitta che rifiutò di definire di gelosia la attraversò. 

Raddrizzò la schiena e le fulminò con lo sguardo. 

Andrew sollevò un sopracciglio e trattenne un sorriso. “Ti stanno antipatiche?”

Lei prese il piatto e lo tirò verso di sé con più foga del necessario. “Ho solo fame.”

Impugnò le bacchette e iniziò a mangiare, gli occhi puntati nel piatto. 

“Dove andremo poi?”

“C’è un’altra specialità di Osaka che devi provare, un dolce.”

Il cellulare di Annalisa incominciò a  far vibrare il tavolo. Seba.

Raggelata, spostò lo sguardo dallo schermo a Andrew e di nuovo sul telefono. Cosa doveva fare?

“Tranquilla, rispondi.” Lui si versò da bere con l’aria di chi sta per mettersi a ridere. “Non sono geloso.”

Continua...

Serie: Lascia che passi la notte


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Discussioni

  1. Ho notato anch’io un tono più leggero. Annalisa per un attimo sembra essersi scordata tutto, proprio come una ragazzina al primo appuntamento. Ma quella telefonata finale la riporta alla realtà…

  2. Mi è piaciuto molto questo episodio che definirei con un tono più leggero e scanzonato. Certamente, l’emotività di Annalisa ha il sopravvento su tutto, ma mi sembra di sentirla, a tratti, più rilassata. Forse, l’impressione di scivolare in un piacevole baratro da cui sa già di non avere scampo?
    I dialoghi, in questo episodio, sono particolarmente efficaci e trasmettono gli stati d’animo dei protagonisti. Sicuramente, la tua scrittura, già molto bella, prende nuove ‘pieghe’. Mi sa che la scrittrice si trova molto a suo agio in questa storia 🙂

    1. Ciao Cristiana, grazie, sono contenta che tu abbia trovato questo episodio più leggero. Ho sempre paura di appesantire, di calcare troppo la mano.
      In merito al finale del commento, scrivere questa storia è una sfida, ma è anche divertente.
      Grazie per continuare a seguirmi😊

  3. “Tranquilla, rispondi.” Lui si versò da bere con l’aria di chi sta per mettersi a ridere. “Non sono geloso.” idem come prima. Adoro questa storia. Mi piace come organizzi l’episodio, le singole scene. Per non parlare delle descrizioni, che ti fanno venire voglia di prendere un aereo e partire. I dialoghi… credibili, con battute incalzanti. Bravissima.

  4. “Annalisa deglutì e non solo per la fame. Era bello, non era l’unica a pensarlo. Due ragazze da un tavolo vicino lo fissavano estasiate e ridacchiavano. Una fitta che rifiutò di definire di gelosia la attraversò. “
    Riesco a visualizzare la scena come se fossi lì, a osservarla😂 👏

  5. Osaka prende vita come un personaggio, tra luci e suoni che fanno da sfondo alla tensione crescente tra Annalisa e Andrew. “Avrebbe voluto che si avvicinasse, ma anche trovarsi in un altro posto, lontanissima da lui.” racchiude perfettamente il conflitto tra desiderio e il senso di colpa.

  6. “Si incamminò verso il fondo del vicolo e iniziò a canticchiare, senza accertarsi che lei lo stesse seguendo.”
    Temo che Andrew sia un narcisista patologico, se così fosse Annalisa sta rischiando grosso. Un uomo che va avanti spedito e non si cura di aspettare la donna con cui é uscito é uno dei tanti segnali.

    1. Grazie Maria Luisa per la lettura e il commento.
      Siamo fatti tutti di luce e ombre, una sfumatura negativa o un modo di comportarsi sbagliato (e ciò che è accettabile o meno nelle relazioni è spesso relativo) non nasconde per forza una persona pericolosa.

  7. Ciao Melania, descrivi molto bene la situazione, reiterando il mood degli episodi precedenti. La sensazione è che Andrew si stia divertendo (pur senza cattiveria) con Annalisa, avendo compreso il suo ascendente su di lei, unitamente alla lettura di certi segnali che paiono indicare che Annalisa non abbia il quel certo conflitto sotto controllo. Laddove, il continuo altalenare tra pulsione naturale e convenzionalmente inaccettabile, rischia di sfociare in una danza schizofrenica. Grazie molte per la lettura

      1. No, almeno per ora credo che l’indecisione di Annalisa sia “ragionevole”, per quanto possa esserlo la mente di chi ha due persone nel cuore… la danza che la fa pendere ora qua ora lì rispecchia bene l’animo combattuto tra un affetto consolidato (per così dire) e il fascino di una passione nuova o diversa. Resta la curiosità di scoprire se uno dei due stimoli avrà ragione sull’altro. Ciao

  8. Ma che meraviglia! E che voglia di vacanza mi fai venire ogni volta che leggo un nuovo episodio di questa serie 😍 Vedere posti nuovi, mangiare quella specie di frittata… Tutto stupendo e magico❤️

  9. Stamattina non ero in gran forma fisica e sono rimasto a casa dal lavoro. Mi sono detto: ne approfitto per andare avanti con il libro che sto leggendo ora. Poi ho visto una serie di notifiche di pubblicazioni, fra le quali la tua, e dal libro sono passato alla tua serie. Ho fatto bene. La aspettavo da un po’, il finale mi ha strappato la risata inesplosa di Andrew, e tutto il capitolo mi rimanda allo studio che sta dietro al lavoro di un architetto. Bravissima.

    1. Grazie di cuore Roberto! Il solo fatto che hai dato precedenza a questa storia piuttosto che a un libro mi ha strappato un sorrisone enorme. Sono di grande incoraggiamento le tue parole, considerato la grande difficoltà che ho in questo periodo a scrivere.