
Scrivimi una storia – ovvero, quando una musa s’accanisce
Tullio non era capace di scrivere una storia breve.
Forse credeva che senza immergersi più a fondo i suoi personaggi sarebbero apparsi vuoti, superficiali; forse non aveva il dono della sintesi, o forse ancora si lasciava condurre per sentieri secondari, divagazioni, futilitĆ ā¦
Decise dunque, iniziandone una nuova, di concedersi al massimo lo spazio di mille parole e pertanto di concentrarsi sugli elementi essenziali del racconto.
Anzitutto, il soggetto: un innamoramento. Non era la sua area di comfort, ma si era comminato lāesercizio con severitĆ , perchĆ© voleva forzare la sua indole schiva, refrattaria alle sfide.
La protagonista era una giovane fanciulla di nome Isotta. Bene.
Tale circostanza ovviamente implicava la presenza di unāaltra figura, la persona della quale Isotta si invaghiva. E va beā, non si può far senza, si disse. Aveva un nome anche lui: Tobia, e per il momento doveva bastare.
Gli serviva ora qualcosa che ostacolasse lāamore tra i due⦠un fato gaglioffo che mettesse a dura prova il perseguire dellāobiettivo, o addirittura che lo facesse fallire.
Senza troppe riflessioni, ecco che arrivò un terzo personaggio: il cattivo. E come si può chiamare un cattivo? Si chiese, stabilendo che doveva trattarsi di un terzo individuo, ma prima di aver deciso se attribuire questo ruolo a un uomo o a una donna⦠Inizialmente optò per un maschio, rude, ma vile: un vero cattivo, di quelli che si rendono detestabili fin dalle prime battute⦠poi però pensò che cāera la paritĆ dei sessi, le quote rosa⦠sƬ insomma: il ruolo della nemesi poteva benissimo essere incarnato da una donna. Bene, anche questa era fatta. Per il suo nome, optò per qualcosa di simbolico: dal latino āardensā evocò la sua creatura. Ardelia.
Decise che questa carogna avrebbe sedotto il Tobia, chĆ© si sa, la carne ĆØ debole, e poi un poā di sano sesso ci sta sempre bene. Aveva costƬ stabilito quando lo assalƬ un dubbio: e se la bella Isotta fosse stata bisessuale? In effetti era una possibilitĆ , cosƬ ragionò: la cattiva poteva essere omosessuale⦠perchĆ© no. E in ogni caso, lāessenziale era lāineludibile certezza che tra i due le cose sāincrinassero.
Iniziò a digitare:
Tobia, tenero e appassionato amante delle farfalle, un giorno vagava per un viale alberato beandosi dei colori e del profumo dei fioriā¦
Ma dai, pensò Tullio, cosƬ sembra un deficiente, va bene lāecologia, ma Dio bono!
Si conobbero ad una manifestazione ecologista e come si scorsero lāamore sbocciò⦠meglio!
PoichƩ si piacquero fin da subito, decisero nel giro di pochi giorni di vivere insieme, nella bellissima casa di Isotta, con classe A stellare, dove perfino la macchina Nespresso era riciclabile interamente, addirittura edibile.
La storia dei due amanti scorreva appassionata, tra un incatenamento al cancello di una multinazionale e un presidio per salvare unāorca.
La sera, davanti al camino (eco-finto), il trasporto, attraverso baci roventi, li conduceva verso il tappeto sul quale, con passione, differenziavano la spazzatura.
Ā«Non te lāho mai detto, amore,Ā» sussurrò lui Ā«ma solo la termoplastica ĆØ riciclabileĀ»
Ā«Oh, tesoro!Ā» commentò lei, passandogli una mano unta tra i capelli Ā«scusa Toby, erano rimasti dei residui di salsa sulla confezioneā¦Ā».
Soddisfatto, Tullio decise di far entrare in scena la cattiva, a infrangere lāidillio tra i due.
Durante un sit-in dove si protestava in difesa del paguro ivoriano, Isotta aveva lasciato Tobia chiedendo di tenerle il posto, mentre lei cercava una toilette. Si allontanò proprio quando, insieme agli altri manifestanti, lui si sbracciava mimando le zampette del crostaceo.
Raggiunse un bar nelle vicinanze, ma nel momento esatto in cui stava per entrare, udƬ sopraggiungere rombante una motocicletta. Vi scese una donna che subito attirò la sua attenzione: sembrava uscita da un set di 007. Isotta fu conquistata dal corpo statuario della motociclista, le cui lunghe gambe erano fasciate dai calzoni di pelle, il busto era disegnato da un giubbino, anchāesso di pelle nera, slacciato in alto quanto basta per mostrare un marmoreo dĆ©colletĆ© e che in vita scopriva una seducente striscia, sempre in pelle, ma non nera, bronzea. Togliendo il casco a liberare la sua chioma bionda che incorniciava i lineamenti ipnotici di unāamazzone, passò accanto a Isotta, si soffermò un istante a fissarla negli occhi, assumendo un sorriso beffardo. Poi, dandole una pacca sul culo, proseguƬ varcando la soglia del locale.
Uscita dalla toilette, Isotta ritrovò la donna nellāantibagno, davanti allo specchio; la osservò, senza la giacca ostentava una canottierina che Isotta valutò della misura dodici anni. Dimentica dei paguri, le si avvicinò, senza togliere il suo sguardo dai suoi occhi nello specchio.
«Mi chiamo Ardelia, baby» disse voltandosi, come avesse letto Isotta nel pensiero. La sua voce suonava sublime, un delizioso contrasto col rombo della sua motocicletta, e con gli addominali scolpiti che Isotta divorò senza indugio.
Ā«Isotta, io sono Isottaā¦Ā» rispose non riuscendo ad aggiungere altro. Il suo sguardo, risalito allo smeraldo degli occhi di Ardelia, era come ipnotizzato. Non sapeva cosa la trattenesse dal baciarla, era come se il suo volto le parlasse, come se in pochi istanti fosse riuscita a dirle tutto di lei. E mentre, rapita, stava allungando una mano per lambire la pelle della motociclista⦠nella stanza irruppe Tobia trafelato.
Ā«Oh, sei qui, caraĀ» farfugliò Ā«scusa, ma⦠è quellāacqua, come si chiama⦠quella diuretica e antiurica, che fa fare tanta⦠giuro che non ce la facevo più!Ā» E vociando concitato, si dirige alla porta che reca la scritta Gentleman sulla targhetta.
Come se quella di Tobia fosse stata la figura di uno spettro, che non può essere percepita, cosƬ come la sua voce⦠la motociclista e Isotta uscirono insieme, lasciando lƬ quellāuomo, intento liberare la vescica.
«à diuretica, altrochĆ©, e poi con la bottiglia di vetro ĆØ ecologica, nāĆØ vero amoreā¦? Amoreā¦!Ā»
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Davvero divertente. Bella l’idea di descrivere lo scrittore che cerca di inventarsi la trama e secondo me hai gestito benissimo la differenze tra le parti dell’autore in cui pensa cosa scrivere e il testo effettivo del racconto che scrive.
Grazie molte per il tuo tempo.
Mi sono divertita soprattutto immaginando lo scrittore alle prese con una idea, di quelle che non arrivano mai. E poi, quando finalmente arrivano ci sembrano subito dei lampi di genio. Hai usato bene lo stratagemma del romanzo nel romanzo che conferisce un’aria frizzante a una storia che giĆ lo ĆØ. A me, i finali aperti piacciono, tantissimo e spesso li uso. Pertanto, viva questo finale dove non si capisce bene se ĆØ lei che ama lui o ama lei. Come nella famosa canzone š
Grazie per il tuo commento. Son lieto che l’idea possa aver funzionato in qualche modo. Sto cercando di imparare a governarlo il “sopraggiungere delle idee”, e penso che sarĆ una strada lunga… Nel frattempo, temo che raccogliendo commenti positivi finirò per montarmi la testa, ma se dicessi di non gradirli sarebbe un’ingenita falsitĆ , quindi grazie ancora
leggero e ben scritto, il finale aperto mi lascia perplesso.
Non ho ben inteso come si conclude questa storia, mi manca quel millimetro per chiudere perfettamente il cerchio. E allora chiedo all’autore: puoi essere più incisivo con un finale seducente e appagante?
Anzitutto, grazie per aver letto. In effetti, il tuo dubbio ĆØ più che lecito perchĆ© a ben vedere sono due i racconti che si aprono (per complicarmi la vita), ma solo uno dei due si chiude: la relazione tra Isotta Tobia con l’abbandono di quest’ultimo e la fuga delle due nuove amanti. Ho tentato altri finali che chiudessero anche la prima istanza, quella che ha come personaggio il Tullio (lo pseudo-scrittore), ma non sono riuscito a trovarne uno convincente, complice anche stretto margine di manovra nelle mille parole che complicava un po’ le cose, ma del resto era parte della premessa, oltre che (qui) regola del gioco. In definitiva, il vero “finale aperto” ĆØ quello che l’ascia all’immaginazione del lettore che cosa ne farĆ il Tullio della robaccia che ha scritto. Grazie ancora.
Si ĆØ parlato di manuali e corsi di scrittura in questi giorni, ed ecco apparire un racconto che invece di parlare ci mostra esattamente come si fa (show, don’t tell, lo chiamano. Ed eccolo qua.)
Ho immaginato i pantaloni di Ardelia di pelle vera. La moto, un diesel. La fuga delle due donne verso il mc Drive š¤£
Scherzi a parte, hai scritto un pezzo notevole. Complimenti.
Spassoso e intelligente. Bravo!
Grazie molte per aver letto, Roberto.
Semplicemente delizioso. Per come hai descritto Ardelia me ne invaghirei all’istante anch’io. Ottimo Paolo.
Grazie mille, Giuseppe. Quanto alla figura di Ardelia… be’, pare un po’ quella pubblicitĆ che diceva “ti piace vincere facile…”