
Storia di una paura
Serie: Storia di una paura
- Episodio 1: Storia di una paura
- Episodio 2: Storia di una paura II
STAGIONE 1
Questa รจ la storia di una paura.
Il ricordo piรน antico che serbo รจ sfuocato e confuso. Gli unici colori che lo animano sono il blu e il nero: blu รจ il palco del teatrino e nera รจ la figura mostruosa che vi sta recitando sopra. Nel mio ricordo non cโรจ altro; non ci sono i miei compagni di asilo nido, che pure devono essere stati seduti lรฌ di fianco a me a vedere lo spettacolo di cui non ricordo assolutamente nรฉ la storia nรฉ il titolo, non cโรจ la maestra nรฉ il resto dellโedificio. Non cโรจ nemmeno il boccascena e il palco รจ come infinito, non ha una cornice. Ci sono soltanto il blu del telo che ne fa da fondale e il nero di questa figura. Nel mio ricordo mi guarda e mi sorride da vicino, come se fossi seduto proprio in prima fila, giusto ai piedi di questo mostro orrendo che mi sovrasta. Il suo sorriso pur lasciando vedere tutti i denti non รจ bianco, riesce a camuffarsi nel nero; lโimmagine intera รจ come unโombra, informe. Unโombra vaga, indefinita, nebulosa, ma decisamente malvagia. Quel sorriso non รจ certo come quello della nonna che ti chiede un bacio prima salutarti e darti la paghetta, per nulla. Perรฒ non รจ neanche quello della disperazione e della pazzia di Max Cady in Cape Fear, che ride perchรฉ gode della sua vendetta ma lo riconosci subito che di lui non ti puoi fidare, che quello รจ matto da legare. Il riso del mio personaggio รจ piรน sobrio e se lui non fosse nero e grosso sopra di me credo che mi piacerebbe perfino. ร misurato e terribile.
La prima emozione che ricordo รจ la paura.
Un giorno, molti anni dopo, ho avuto cosรฌ tanta paura da non riuscire a mettere un piede fuori di casa. Quella paura lontana nella mia memoria, quella paura nera e blu, silenziosa, si รจ trasformata nel corso degli anni ed รจ cambiata, fino a diventare cosรฌ. Paura di vivere. Ma anche paura di morire, naturalmente.
Dโaltra parte, รจ per questo che a me adesso piace stare in casa, mi ci sento al sicuro. Non sta tanto bene dirlo, me ne vergogno pure, perรฒ รจ cosรฌ. Vivere nel mio piccolo mondo dove tutto va secondo i miei piani, secondo il mio tempo. ร come se volessi sospendere il tempo del mondo di fuori: me e il resto, olio e acqua. Certo, ci ho messo tanto ad abituarmici, e non รจ stato semplice. Ma adesso sto bene.
Forse รจ per questo motivo che ho sempre amato le fiabe, fin da quando sono piccolo. Amo che tutto, nelle fiabe, sia tipizzato. La realtร mi รจ sempre parsa cosรฌ complessa, cosรฌ infinita nelle sue possibilitร dโessere, da spingermi a nascondermi dietro dei modelli, degli schemi con i quali leggere la vita; da spingermi a vivere in casa, nella mia realtร , nel mio tempo. Lโeroe, il cattivo, le prove difficili, il premio; un mondo in cui mi trovo al sicuro, che capisco. E poi, perchรฉ no, il brivido delle storie piรน complesse, che scardinano le certezze che ho accumulato fin ora. Lo stupore di leggere โLe mille e una notteโ, in cui tutto sembra apparentemente stare sotto le solite regole, ma solo in apparenza. Nella testa ho sempre lo schema originario, il piรน semplice, quello a cui rimango aggrappato. Io non sono uno particolarmente interessato allโastrologia ma si dice che bilancia sia ordinato e preciso. Mi sembra che questa necessitร di ordine, di schematizzazione mi appartenga da sempre.
Ricordo ancora quella prima volta in cui sono rimasto a casa per una settimana. Se ci ripenso, mi colpisce come tutto sia successo allโimprovviso. A ventโanni. Dico allโimprovviso ma in realtร , in quelle poche pagine che ogni tanto scrivo sui miei diari, serpeggiano sempre piรน spesso ombre inquietanti e le riflessioni che provo a mettere per iscritto tendono ad avere un epilogo pessimista ai limiti del macabro. Sono impregnate del patetico esistenzialismo tardo adolescenziale che a me colpisce tuttโoggi. Quando le rileggo qualcosa mi smuove ancora perรฒ, a distanza di anni. La morte. Scrivo sempre meno ma, quando lo faccio, รจ sempre per riflettere sulla morte, immancabilmente. Non sono mai stato uno ossessionato da progetti suicidi eppure da queste pagine si capisce come in quei giorni ci pensi tanto alla morte, in qualche modo devo sentirla vicino. Devo respirarla con naturalezza perchรฉ non ne parlo con toni melodrammatici o teatrali. Sembra piuttosto un nuovo interesse, come un libro che mi รจ piaciuto tanto e a cui penso ancora giorni dopo averlo letto. Cerco di darmi spiegazioni che mi tranquillizzino – in fondo sto diventando grande e non รจ mai facile, me lo hanno sempre detto tutti. E allora scrivo che da piccoli non si puรฒ pensare al suicidio perchรฉ le ragioni per commettere un simile gesto giungono solo con la grande delusione che puรฒ essere la realtร . Bisogna essere egoisti per salvarsi o insensibili per non soffrire. Scrivo di come finalmente mi renda conto che la morte tiene in sรฉ una moltitudine di significati e valori diversi; pensare che non me ne ero mai accorto. Sono perplesso nel constatare come possa essere una liberazione dalle fatiche del vivere, per esempio. O possa essere considerata un peccato, una tragedia, una sconfitta o, chissร , una vittoria perfino. Prima non รจ che ci pensassi molto e, quando lo facevo, potevo al massimo osservare che fosse un mistero e una cosa lontana che mi spaventa. Mi torna in mente quellโultima pagina da โMemorie di una ragazza per beneโ, quando la giovanissima amica di Simone, Zazร , รจ stesa a letto, sul proprio letto di morte. Lei sa di stare per morire ma sorride. Si dispone alla morte con il sorriso e una rassegnazione positiva. โNon vi addolorate, mamma cara โ disse: In tutte le famiglie cโรจ qualcuno da buttare via.โ Piango.
Quella settimana di paura inizia con una passeggiata. Sono con Luca e stiamo dirigendoci verso lโuniversitร . Ci piace camminare insieme dopo le lezioni e chiacchierare di musica. Abbiamo gusti diversi e ci scambiamo suggerimenti dโascolto ai quali difficilmente arriveremmo da soli. ร lโora di pranzo e pensiamo di andare a mangiare insieme alla mensa che cโรจ nella sede, in centro. La nostra succursale รจ a sud di Milano, parecchio in giรน, e scherziamo sempre dicendo che รจ cosรฌ triste che, se lo avessimo saputo prima, non ci saremmo iscritti a questo corso di laurea.
ร lโinizio della primavera ma fa giร molto caldo; arriviamo alla mensa che รจ affollata e caotica. File dappertutto, per il pranzo, per il caffรจ e perfino per sedersi ai tavoli. Noi in piedi con giacca e zaini. A me inizia a girare la testa e mi cala la pressione; non mi รจ mai successo con tanta intensitร e mi spavento un poโ. Non vedo piรน nulla, i rumori spariscono. Cerco di respirare con calma ma mi accorgo che non passa. Faccio un cenno a Luca e gli dico che ho bisogno di uscire altrimenti svengo. Lโaria fresca del cortile mi fa bene, immediatamente. Mi riprendo in fretta e decido di tornare subito a casa perchรฉ non mi sento in gran forma, mi scuso con lui per lasciarlo lรฌ da solo e vado, niente di grave.
Camminare mi fa bene, mi ha sempre fatto bene. Per la strada quasi mi dimentico dellโaccaduto, mi distraggo. Penso che devโessere stato un calo di pressione causato dal caldo e dalla calca della mensa, adesso vado a casa al fresco e torno a fare la mia vita. E in effetti torno a casa e sto subito meglio. Se cโรจ una cosa che credo di aver imparato fin ora รจ conoscermi e ascoltarmi. Questo imprevisto che mi ha colto di sorpresa non รจ poi tanta roba.
Perรฒ, quel pomeriggio, mi sorprendo quando ogni tanto mi torna in mente il โcalo di pressioneโ del pranzo. ร come se mi vergognassi di pensarci, come se non valesse nemmeno la pensa perderci un minuto, eppure lo faccio.
La mattina dopo mi sveglio e la prima cosa a cui penso รจ lโepisodio di ieri, non me lo riesco a togliere dalla testa. Forse mi ha fatto tanta impressione perchรฉ non lo sento mio. Io, che sono cresciuto con il mito della ricerca del sรฉ, dellโaderenza alla propria identitร , dellโaccettazione di sรฉ allโimprovviso sono vittima di me stesso. Ho speso gran parte del mio tempo a riflettere su chi sono e cosa voglio, a dare spazio alle mie emozioni piรน recondite, ormai credo di sapere con un sufficiente grado di approssimazione come funziono. Ed ecco che allโimprovviso mi faccio lo sgambetto da solo. Inspiegabile.
Serie: Storia di una paura
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- Episodio 2: Storia di una paura II
Mi รจ piaciuto molto, poi, che il protagonista e il suo amico abbiano gusti musicali diversi eppure sono amici. Da quel che ho sempre visto le persone si frequentano solo se ascoltano lo stesso tipo di musica…
Be’, il fatto di amare stare in casa credo che ultimamente sia molto diffuso con quel che sta succedendo… Almeno, a me piace, ad altri non so.
Comunque riguardo il tuo racconto direi che le scene che descrivi sono molto vivide.
Grazie del commento Kenji. In effetti questo racconto รจ molto ispirato all’attuale quarantena. L’ho estrapolato da un breve romanzo a cui sto lavorando, mi sembrava pertinente a questa strana situazione che stiamo vivendo.
Grazie ancora
Ma figurati ๐