Successe nel posto di blocco
Il cane lupo abbaiava.
«Buono, Fritz, sta’ buono.» Gottwald tenne stretto il guinzaglio. Poco ci mancava che il cane lupo si rompesse il collo.
Le macchine passavano a poco a poco. La coda era lunghissima e tutti potevano leggere “State lasciando il settore sovietico”. Era scritto in russo e tedesco.
Gottwald non apprezzava i russi. Erano venuti da oriente per imporre il comunismo, ma anche per vendicarsi di quel che l’Heer e le Shutz Staffeln avevano fatto in territorio russo. Certo, erano stati orribili, ma anche i soldati con pilotka e/o colbacco non erano stati da meno. Gottwald non era ancora nato quando i russi avevano occupato la Germania e se l’erano spartita con gli occidentali-capitalisti-revanscisti, ma ogni tanto sua madre gli raccontava che si era finta brutta per non essere violentata e che suo zio era scomparso in un gulag. Suo padre, invece, si era salvato. Una mina nei pressi di Roma gli aveva strappato una gamba e quando era tornato a Berlino era un mutilato di guerra. Nessuno se l’era sentita di dargli un fucile in mano durante l’ultima resistenza e neppure i russi se l’erano sentita di punirlo.
«Sta’ buono» impose a Fritz.
Fritz era agitato.
Era un bene che si mostrasse aggressivo. Era un modo perché le spie e i traditori si sentissero minacciati. Ma Gottwald non era così cattivo da voler spaventare tutti, neanche i turisti che passavano da Berlino Est a Berlino Ovest.
«Gottwald.»
«Agli ordini, compagno sergente.»
«Fa’ annusare a Fritz quell’uomo.»
«Agli ordini. Vieni, Fritz, vieni.» Si mosse fino a un uomo in stampella accanto a un muro.
«Sono solo un veterano…»
«Avrai combattuto i nostri compagni russi.» Gottwald non trattenne il disgusto.
«Non è vero. L’ho persa in Italia, la gamba» si inalberò. «Gottwald?»
«Papà?» Non lo vedeva da anni. Gottwald era stato oberato di lavoro e non aveva avuto occasioni per tornare a casa dai famigliari. Trovò che suo padre fosse irriconoscibile. Era… abbattuto, spezzato.
«Sì, sono io.»
«Ah, ma… Cosa vuoi fare?»
«Voglio… Voglio…» Adesso non era più spavaldo.
«Vuoi andartene? Vuoi lasciare il Paradiso dei lavoratori per…?» Non volle concludere.
Il padre di Gottwald arrossì, poi parve voler trattenere le lacrime. «Io…»
«Hai un permesso per andare a Berlino Ovest? Solo i turisti e chi ha il lasciapassare del ministero dell’interno possono farlo. Tu sei un semplice cittadino della Repubblica Democratica.»
«”Repubblica Democratica”, bah… Si stava meglio con il nazismo!» sputò.
«Papa, no…»
«Compagno, cosa sta succedendo?» intervenne un altro vopo.
«Nulla, nulla. È mio padre. Adesso ritorna a casa. Vero, papà?»
«Sì, certo.» Chinò il capo. Era avvilito? No, di più, era proprio spezzato.
«Ho sentito cosa stava dicendo. È un traditore.»
Gottwald provò a calmarlo. «Non è nulla. È solo che ha un po’ abusato di alcol.»
«Fritz, azione, azione. È un traditore!»
Gottwald volle bloccare Fritz, ma il guinzaglio gli si sfilò di mano. «No, Fritz, no!»
«Azione, Fritz! Azione!»
Il cane lupo azzannò all’unica gamba il padre di Gottwald. Non appena il poveretto cadde sul marciapiede, Fritz passò alla gola.
Gottwald non voleva, ma lo dovette fare. Sparò una corta raffica ravvicinata, con il PPSh-41 e Fritz diventò un cadavere.
Ma anche il padre di Gottwald lo era già.
Il sangue si mescolò.
Il compagno di Gottwald, quel farabutto, scoppiò a ridere. «Il bell’uccidere, il bell’uccidere, ah!»
Gottwald lo conosceva sì e no poco. Sapeva che era un ex studente di belle arti che, dopo aver visto il fratello essere ucciso per aver cercato di passare a Berlino Ovest, aveva lasciato tutto per arruolarsi nella Volks Polizei. Faceva sempre discorsi strani. Qualcosa su quanto fosse bello uccidere e che il corpo umano può essere una tela sulla quale infierire a piacimento.
Gottwald odiò il compagno? O piuttosto si mise a desiderare vendetta verso la Repubblica Democratica? L’unica cosa che fece fu di gettarsi in ginocchio e augurarsi che il padre fosse in un vero paradiso.
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Kenji. Mi chiedo quante volte il dramma che hai descritto abbia avuto luogo in momenti terribili come quello. Persone contro persone, parenti contro parenti. La guerra porta via ben più della vita: cancella l’umanità.
Ciao Micol e grazie per avermi letto! Plaudo quel che dici. Per le lotte di potere l’uomo diventa una bestia perché pensa solo a se stessa… Altro che il Fritz del mio racconto!
Credo sia più semplice dire che non vedeva il padre da anni, e che magari non si era accorto della protesi.
Apprezzo il tuo suggerimento. Penso sia meglio come dici tu.
Breve lezione di storia. Bravo. Anche se a parer mio, pur quanto potrebbe essere “abbattuto e spezzato” un padre, un figlio, dopo svariati mesi dovrebbe riconoscerlo al volo, specialmente con quel segno particolare…
Ciao e grazie per avermi letto, ma anche e soprattutto per avermi fatto notare il “bug”. A volte, quando scrivo, non mi astraggo e perciò quel che nella mia mente è più che chiaro, per il lettore (che non è nella mia mente), può sembrare strano. Direi che lo correggo subito dicendo che Gottwald non ha una grande memoria perché, che so, non è intelligente.
Di nuovo grazie 🙂