Tamarri

In discoteca c’era la fila.

Patrick e gli altri suoi amici arrivarono, ma non volevano perdere tempo. Si misero a gridare lazzi e insulti.

«Che sta succedendo?». Lo staff della festa era preoccupato.

Patrick e tutti gli altri non volevano certo abbassare la cresta e continuarono sboccati come sempre. Qualcuno spinse via la gente e questa, pecorona, non reagì. Tutti sorridevano e abbassavano il capo, Patrick li aveva capiti: erano troppo vigliacchi per reagire davanti a quelle prepotenze, allora secondo lui era un bene comportarsi così e si mise a spingerli insultando tutto e tutti.

«Ora basta». Arrivarono i buttafuori del locale.

Patrick si spaventò. Finché si trattava di comportarsi male con persone vigliacche e senza spina dorsale era una cosa, ma dover confrontarsi con uomini più grandi di lui e più muscolosi era difficile e gridò agli altri di scappare.

Suo malgrado, gli amici non si erano accorti dei buttafuori e continuavano a fare i bulli.

I buttafuori calarono come magli e li presero uno a uno per poi cacciarli via in maniera delicata, se qualcuno accennava a reagire non esitavano ad alzargli le mani o a prenderli a calci.

Patrick invece era furbo. Era già scappato e non ne aveva voluto sapere di aiutare i suoi amici. Cosa gliene sarebbe venuto? Al massimo si sarebbe preso qualche botta come tutti e nessuno gli avrebbe dato una medaglia.

Scapparono tutti verso le loro macchine da coatti e c’era qualcuno che si massaggiava dove era stato malmenato, qualcun altro piagnucolava con l’orgoglio ferito.

Ma poi, uno di loro puntò un dito verso Patrick. «Tu non ci sei stato di aiuto!».

«No, no, macché! Io vi ho aiutato eccome. Non mi avete visto che vi difendevo e addirittura ho versato sangue per voi? Non fosse stato per me, saremmo finiti tutti male. Credetemi, credetemi, datemi retta!».

Quei tamarri rimasero per un attimo perplessi, poi uno grugnì e disse: «Sì, Patrick ha ragione».

Tutti furono d’accordo.

«Bene, è sabato sera, è presto, e io voglio divertirmi. Cosa si fa?» domandò Patrick.

«Andiamo in un altro locale a scatenare una rissa» sghignazzarono tutti.

Era sabato sera e loro erano dei tamarri.

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Discussioni

    1. Ciao Raffaele! Ecco la tua offensiva di commenti 🙂 Sì, allora, l’idea di questo racconto mi è venuta in mente vedendo il videoclip de Il Pagante “Entro in pass”, a dire il vero volevo fare una storia su dei tamarri che si divertono ma c’era così poco pathos che sono arrivato a scrivere una storia con personaggi poco elevati moralmente e perlopiù mi sono ispirato a gente che anch’io ho conosciuto. Eh, che dire, purtroppo c’è gente così e molti tamarri sono dei gran ignorantoni… ma non tutti! Per esempio conosco due fratelli che sono affascinati dalla tamarreide ma sono un po’ più elevati della media (nel caso umano è impossibile fare classificazioni precise).
      Grazie per la tua lettura!

  1. “Patrick si spaventò. Finché si trattava di comportarsi male con persone vigliacche e senza spina dorsale era una cosa, ma dover confrontarsi con uomini più grandi di lui e più muscolosi era difficile e gridò agli altri di scappare.”
    Ciao Kenji, credo che questa frase racchiuda il senso di tutto il racconto 👏