Te la do io l’America 

Viaggiare è la mia passione. Una passione innata che ho coltivato fin da piccolo, quando nella mia cameretta volavo lontano con la fantasia, oltre quelle pareti prigione, sognando la statua della Libertà, il ponte di Brooklyn, New York, la California, Hollywood: se non lo si è capito l’America era il mio sogno. Ora, a distanza di anni, ho realizzato molti di quei sogni avendo tanto tempo libero a disposizione: l’insegnante guadagna poco ma, tra le ferie, i giorni delle vacanze di Natale, di Pasqua, i ponti, le chiusure dovute ai seggi elettorali, le giornate di libertà non mancano. 

I viaggi costano, col mio lavoro non potrei permettermeli, lo ammetto. La dea bendata però mi ha riservato una sorpresa: un’eredità. Una prozia d’America, che conoscevo solo per sentito dire, mi ha lasciato un cospicuo gruzzoletto che non aspettava altro che di essere speso. Così, i viaggi si sono moltiplicati e non sono più un problema, almeno fin quando non finiranno i soldi, quando termineranno sarà un bel problema, ma è un problema che in questo momento non mi pongo, adesso proprio no, che sto entrando in un’agenzia viaggi per partire in tutta tranquillità evitando gli imprevisti che possono capitare prenotando un volo su qualche sito clonato. Per fortuna l’agenzia è vuota, la crisi si fa sentire, in silenzio, discretamente, per non spaventare. Seduta dietro una scrivania una signora sulla cinquantina è intenta a digitare con un solo dito sulla tastiera del suo PC portatile alla velocità di Speedy Gonzales chissà cosa, senza fermarsi. Mi avvicino, accenno un colpo di tosse per farmi notare senza ottenere alcun riscontro visibile. Notare da chi? Siamo solo io e lei. Vuoi vedere che sono invisibile? 

«Buongiorno.» Lei non mi degna di uno sguardo, è concentratissima, l’indice della sua mano vola sfiorando le lettere della tastiera come farebbe il topo più veloce del Messico in un cartone, riprovo alzando il tono della voce, forse è un po’ sorda. 

«Buongiorno, vorrei un biglietto aereo per gli States.»

«Gli States sono vasti, qual è la sua destinazione?»

Allora mi ha visto, forse è solo un po’ strabica. Peccato però, non sono invisibile. 

«Ha ragione, gli States sono la mia seconda casa, ho visitato grandi città come New York, Los Angeles, San Francisco, Washington, Chicago, Detroit, Boston, Philadel—.»

«Risparmi il phiato, mi dica piuttosto la sua nuova destinazione.»

Permalosetta la tipa eh, si vede che non sono il suo tipo, neanche lei per me, troppo anzianotta. 

«Mi prenoti un biglietto per Portland.»

«Portland in Oregon o nel Maine?» La risposta, no, non è  una risposta, è piuttosto una domanda a bruciapelo, come uno sparo quando meno te lo aspetti. Guardo su Google Maps e scopro che sono distantissime, una sull’Oceano Pacifico, l’altra sull’Oceano Atlantico.  Recupero allora un foglietto tutto stropicciato dalla tasca dei pantaloni. 

«Lo sa che mi coglie alla sprovvista? Dimentichi Portland, ho un elenco di altre città  meno conosciute che meritano comunque di essere visitate, mi prenoti un biglietto per Springfield.»

«Springfield nel Missouri, in Illinois o in Massachusetts?»

«Bella domanda!  Lei è preparatissima. Vediamo qual è la terza destinazione che avevo in mente: prendo un biglietto per Wilmington.»

«Wilmington in Delawere o in North Carolina?»

«Esistono anche due Wilmington? Non lo sapevo. Ma lei come fa a saperlo?»

«Ho studiato quando la geografia era una materia degna di essere studiata.»

«Ha ragione, io ne so qualcosa: insegno. Allora prenoto per Fayetteville.» 

«Fayetteville in North Carolina o in Arkansas?»

«Niente, lasci perdere Fayetteville.» Ma chi è?  Una donna robot?  Penso osservandola «Vado a Pasadena, ci sono problemi?»

«Pasadena in Texas o in California?»

«Cazzo! Non me ne va ben una! Questo viaggio è stregato! A proposito di streghe, la città delle streghe, parto per Salem, ma sì!»

«Salem in Oregon, nel Massachusetts o nel New Hampshire?»

«Complimenti signora, ne ha trovate ben tre di Salem. Per tagliare la testa al toro vado a Peoria, Peoria non la conosce nessuno, solo io.»

«A Peoria in Illinois o in Arizona?»

«Maria Vergine! La conosce anche lei, e non solo una. E se vado a Rochester cos’è che mi dice?»

«Le dico che deve scegliete tra Rochester nello stato di New York o quella in Minnesota.»

«Ma lei dovrebbe lavorare all’Istituto Geografico De Agostini, qui è sprecata; ascolti, andiamo a Newark, così mi fa da Cicerone.»

«A Newark nel New Jersey o in Delawere?»

«Madonna mia, non me ne va bene una! Andiamo ad Aurora.»

«Aurora in Illinois o in Colorado?»

«Gli americani non hanno fantasia, sono peggio dei cinesi, si copiano anche le città! Roba da matti! Allora partiamo per Augusta.»

«Augusta in Georgia o nel Maine?»

Georgia on my mind! Direbbe Ray Charles! E Columbus?»

«Columbus in Ohio o in Georgia?»

«Incredibile? Cambio musica, andiamo a Charleston, Lola. 

«Non mi chiamo Lola, comunque Charleston in West Virginia o in South Carolina?»

«No so proprio dove andare. Lei mi sta spiazzando, e pensare che credevo di conoscere l’America, invece… Idea! Nella città di Michael, vado a Jacksonville.» 

«Mi dispiace contraddirla ma non abitava là,  vuole comunque  andare a Jacksonville?»

«Sì, voglio andare a Jacksonville!»

«Jacksonville in Florida o in North Carolina?»

«AD ARLINGTON, VOGLIO ANDARE AD ARLINGTON, CAZZO!»

«Si calmi, e moderi i termini;  ora scelga tra  Arlington in Virginia o in Texas?»

«Ma siamo su Scherzi a Parte? Dov’è la telecamera nascosta? A proposito di cinematografo, mi prenoti un volo per Hollywood.» 

«Hollywood in Florida o in California?»

«MA VA IN MONA!*» (Insulto dialettale)

«De tu mare o de la mia?» La replica di rito.

Resto di stucco, ha sempre l’ultima parola.

«Te son proprio una vecia crodiga!**» le rispondo incazzatissimo. Scusate la volgarità ma: 

  ‘Co ghe vol ghe vol! (Quando ci vuole ci vuole)

La signora finalmente alza lo sguardo, la guardo dritta negli occhi, la fisso senza riguardo e sbianco: era un uomo. Nessuno è perfetto!

* Modo di dire molto in uso nel veneto e a Trieste, detto in modo bonario non rappresenta un insulto, alzando il tono della voce è l’insulto per eccellenza che si sente nella città della bora e equivale a un invito volgare a dirigersi verso i genitali femminili della madre. 

** Letteralmente la cotenna del maiale. L’espressione “Te son una vecia crodiga”, se non detta con tono amichevole, sta a indicare una persona sgradevole.

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Discussioni

    1. Io, come ho già detto a Tiziana Muroni, ci vedo Ale e Franz, loro saprebbero mettere in scena questo testo valorizzandolo. Sono contento che ti sia piaciuto, ha fatto ridere anche a me quando lo scrivevo. Grazie del commento.

  1. Piacevolissimo e divertente questo sketch, con finale a sorpresa. Bravo Fabio! In effetti… un popolo privo di fantasia, sarà perché quelli che ce l’avevano li hanno sterminati o rinchiusi nelle riserve…? Grazie per la lettura

    1. A parte le città famose non conoscevo molto degli USA. Ho deciso di acquistare un atlante con gli ultimi aggiornamenti visto che quello che avevo era degli anni ’70. Dando uno sguardo alle cartine geografiche dei vari stati mi è saltato all’occhio questi doppioni. Al momento pensavo di perdere dei colpi visto l’età: “Ma questa città non era in altro stato?”. Poi, consultando l’indice mi sono accorto che non era un’eccezione, era una prassi. Un’altra americanata,

  2. A parte divertirmi tantissimo e sentire uno stato d’ansia che cresceva e cresceva, mi sono chiesta come e dove la signora/e abbia trovato la santa pazienza di ascoltarti! Io mi alzo in piedi per lei/lui e faccio un applauso, perché con me dietro lo sportello, saresti durato 30 secondi 😀
    Complimenti, Fabius. Sempre divertente e irriverente. Bello leggerti.

      1. Non li conosco bene, quindi non so dirti se il loro stile valorizzerebbe il tuo testo. Tuttavia, sono certa che il palcoscenico sarebbe perfetto. In scena sarebbe ancora più esilarante.

  3. Incredibile. Non immaginavo fossero così tanti i nomi doppi delle città americane. Grazie per la condivisione di questo studio, interessante e istruttivo. E, come sempre, una lettura che non manca di far sorridere.

    1. Di Springfield ce ne sono 5 se consideriamo città più o meno piccole, considerati tutti i paesi si arriva a 72. È stata scelta come luogo di ambientazione dei Simpson perché rappresenta un luogo immaginario comune per un uomo comune come Homer Simpson. Grazie per la lettura.