Telefonata

Serie: Buio al tramonto


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Nick conclude un contratto che ha dell'incredibile: i momenti successivi cambieranno per sempre la sua vita.

Autore ed editore conclusero la stipula del contratto con la firma in forma estesa di Nicholas Robertson, senza chiedersi troppo perché mai ai piani alti della casa editrice fosse stata presa la decisione di elargire quello che era probabilmente il più cospicuo e fulmineo anticipo mai pagato a un esordiente.

Infatti, un’altra clausola particolare del contratto che Nick aveva firmato era quella che precisava il termine di versamento dell’anticipo: l’intera somma sarebbe stata accreditata il giorno stesso. Dopo l’ultima firma Rick si fece dettare da Nicholas i suoi dati bancari e li trascrisse su un foglietto. Quindi uscì dall’ufficio per una decina di minuti, e quando fece ritorno Nick era ufficialmente diventato ricco.

“Sei il primo autore a cui verso l’anticipo il giorno del contratto” aveva commentato senza troppo interesse Rick. Alla fine erano giunti alla conclusione che, semplicemente, il suo romanzo era un lavoro dal potenziale indescrivibile.

Come da accordi, Nicholas e Rick si presero del tempo per gustarsi un paio di birre ciascuno; per Nick erano le più dolci che avesse mai provato. Inutile spiegare il fatto che, al momento di congedarsi, entrambi fossero piuttosto inclini a ridere di battute che normalmente non avrebbero suscitato l’ilarità di un bambino.

Il sole era calato, quando Nick si ritrovò a respirare l’aria che in quel quartiere faceva ancora in tempo a venir influenzata dalla brezza del lago. Pensò di sfuggita che avrebbe potuto festeggiare, magari in grande stile, alla sua carriera. Invece scoprì di non averne voglia, e che al pensiero risultava più attraente mettersi a letto per leggere qualcosa. Ora che era riuscito a sistemarsi – sorrise, mentre camminava per Michigan Street verso casa, udendo nella sua mente una delle parole più frequenti dell’odioso vocabolario di sua madre – Nick scopriva di non aver bisogno di molto per essere felice. Solo un posto nel mondo, in fin dei conti.

Si era trovato, con la velocità di una lampadina a led che si accende illuminando una cantina buia, nella condizione di potersi permettere una serata a base di champagne, o di andare in California a bordo di una Rolls-Royce senza il disturbo di prenotare l’hotel – si sa che quando si paga abbastanza non servono prenotazioni – eppure non lo sfiorò nemmeno il pensiero di spendere la sua fortuna, quella sera. La sua grande ricchezza, in quel momento, quella di cui andava fiero e che forse avrebbe potuto ostentare nei confronti di qualcuno, era il poter dire: “Io sono uno scrittore”. Sarebbe stato lo stesso se il compenso fosse stato della metà? O addirittura un quarto, o una qualunque misera percentuale sotto il 10% ? I signori che chiacchieravano di politica al pub sull’angolo, dove Nick passò avvicinandosi a casa, avrebbero detto che no, la differenza sarebbe stata enorme. Ma per Nicholas Robertson (da oggi scrittore) era diverso.

Non dovette camminare a lungo prima di poter scorgere il portoncino verde che tanto conosceva e che spesso aveva desiderato di prendere a calci. Mancavano poco più di cento metri quando il battente si aprì, e dall’atrio illuminato uscì nell’imbrunire della sera la figura slanciata di sua madre. D’istinto, Nick scattò a sinistra, evitando per un soffio un signore anziano che lo guardò storto, e andando a nascondersi dietro a un cartellone pubblicitario. Si prese un istante – chiedendosi se lei lo avesse visto – e poi sbirciò: sua madre stava scendendo gli scalini fuori dall’ingresso, guardando dritta davanti a sé mentre con la mano destra trafficava su qualcosa che avrebbe potuto essere un cellulare. Si diresse verso un’auto che sostava di fianco al marciapiede con il motore acceso, aprì lo sportello e lo richiuse sedendosi e portandosi all’orecchio il cellulare. Il tonfo della chiusura arrivò alle orecchie di Nick contemporaneamente con l’attacco della suoneria. Per qualche motivo si sentiva incredulo, intontito da quel momento così ordinario ma condito da quella coincidenza che tuttavia nulla aveva di casuale.

Nick Estrasse il cellulare dalla tasca e restò a fissare il display illuminato, sul quale compariva la scritta: “Mamma”. Poi un pensiero gli trapassò la mente, veloce come un lampo: quell’istante era molto più di quel che appariva. Che idea sciocca pensò avvicinando il pollice al display per accettare la chiamata, ma si bloccò.

Quella telefonata non era un caso, ripeté nella sua mente, e le parole immaginarie risuonarono autorevoli, quasi come un… un avvertimento. E allora capì: rispondere – o rifiutare – a quella telefonata avrebbe dato differenti direzioni alla sua vita; e Nick sapeva dove avrebbe voluto andare.

Quando il trillo della suoneria venne troncato e il suo eco fu esaurito, c’era un solo suono che giungeva alla sua attenzione, oltrepassando il rombo dei motori e il chiacchiericcio degli uomini e delle donne che uscivano dai negozi.

Era lo scroscio delle onde del lago. Nick non poteva vederle, a causa dei palazzi che si frapponevano tra lui e l’enorme distesa d’acqua, ma la superficie scintillante rifletteva ancora gli ultimi bagliori purpurei del sole calante.

Bagliori rossi come il fuoco. Come i fari dell’auto a bordo della quale sua madre si stava allontanando, sparendo nel traffico.

Continua...

Serie: Buio al tramonto


Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Horror

Discussioni

  1. Ciao Nicola. Eccolo il seguito del racconto. Mi sa che in questo periodo siamo stati tutti un po’ presi da mille impegni.
    Ottimi i pensieri del neo-scrittore. Bellissima l’esitazione davanti alla telefonata: rispondere o no? una decisione che porta verso mondi molto diversi.

  2. Il finale di questo episodio è per me un’incognita e spero di capirne presto il significato. La storia resta molto interessante, intricata e intrigante. Ci sono elementi che si susseguono e che non preannunciano nulla di buono. Mi piace molto ☺️