Tutti devono pagare. 

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: il fantasma di Hippie Jackson e tutti gli zombie sono stati sconfitti e ricacciati all'interno del televisore indemoniato. Ma l'appartamento è più macerie che mura e la padrona dello stabile non ha l'aria comprensiva.

Tutta la sua frustrazione per Hippie Jackson era convogliata nei suoi colpi e nelle sue parole, dolorose quanto la trippa vegana.

— Ne**o sbiancato! Esteta del ca**o! pedo***o di me**a! Viva l’inquiname***o! La fame del mondo è colpa di voi vegani! —

Hippie era sfinito nel corpo e nello spirito. Il dispositivo elettrico emise scariche e fulmini su tutta la sua superficie. Folate e interferenze si allargarono ed uscirono da esso cominciando a trarre a sé il corpo quasi-decapitato di Hippie; privo di gran parte dei sensi…

Una voce infantile e dalla cadenza disperata e infernale cominciò a gridare:

— HIPPIE! IL MIO HIPPIE! — a questo punto il televisore lasciò andare la voce da bambina interpretando diversi personaggi — IL MIO TESSSORO…! LA PENA SARA’ LA MORTE!–

Hippie, seppur con la testa già risucchiata da pochi attimi, si ancorò con saldezza ad ogni piastrella, cavo o attrezzo pur di tenersi all’esterno. Eugenio sentì in sé il richiamo di Leonida quando si avvicinò con passo minaccioso e sorriso sghembo. Con la suola delle sue infradito scagliò Hippie fuori dal suo salotto con trionfante voce:

— Questa è casa mia! bast***o!–

Il vento non era ancora cessato quando Kadmon riuscì a dedicarsi alla spolpata del suo prosciutto mugolando di vittoria. Dopo qualche morso sul Parma la voce di Maria si udì trionfale:

— Sono veramente giuliva! La giornata più bella della mia vi- —

Un ironico colpo rimbombò nel corridoio come un gong. La venerabile Maria, dopo aver espugnato la fetida fortezza ed aver compiuto la sua epurazione uscì dalla porta con aria trionfante. purtroppo per lei, vi era un dettaglio comprensibilmente trascurato, ovvero che i suoi nemici erano morti viventi. Quindi, qualche istante dopo, Eugenio vide la rispettosa Maria essere travolta con immane irriverenza. La mandria di morti viventi rischiò di investirlo con un tanfo di putridume, fogne e feci. E la voce di Ivan venne trascinata anch’essa nel suo altisonante detto:

— Fuori da mio tubo! capitallisti! —

Mentre gli arti spezzati di Hippie seguivano la rotta del suo proprietario, la donna penetrò nel salotto con sguardo ferito:

— TORNATE QUA CAROGNE GIUDEE! — replicò giustamente la donna, colpita nell’orgoglio — MALEDUCATI! —

Per quanto possa apprezzare sempre e comunque l’operato di Maria, non ritengo necessario stare ad elencare la moltitudine di insulti che questa vomitò nella sua comprensibile reazione, i quali furono così tanto coloriti da oscurare il tempo sereno fuori dalle finestre e indurre il crocifisso in cucina a capovolgersi. Il cane ritenne opportuno nascondersi dietro al mastodontico salume dopo averlo opportunamente salvato e portato in un luogo sicuro; cosa che gli assicurò protezione per il vento forte, in quanto esso era un metro e mezzo di prosciutto e lui una scarpa di cane.

Eugenio, fu allora, che tirò fuori la sua impavidità. Per quanto possa ritenerlo una persona di poco valore e rispetto non posso negare che in quell’istante dimostrò una forza insospettabile nell’affrontare quello spettacolo squisitamente satanico. Si avvicinò al suo pavido cane tirando qualche pacca affettuosa sul muso, non tanto per rassicurarlo ma per rassicurare sé stesso. In quei giorni le situazioni stressanti furono così numerose da fargli credere di saper affrontare qualsiasi cosa.

Da gran crociato quale era, prese nel pugno il crocifisso e rifugiandosi dietro la figura del Cristo, voltato nella giusta direzione, si fece largo verso la sua meta con passi fieri. La leggiadra Maria si era mutata in una figura talmente orripilante da far sbiancare persino il demonio. Come biasimarla visto lo stato indecente del suo proprio appartamento?

Nonostante il vuoto riempisse la sua mente, o forse proprio grazie ad esso, si erse “fiero” davanti alla fonte di tutte le sue paure consce e con la voce tremolante disse:

— Ehi vecchio gram…mofono! — L’alterata donna lo scrutò con volto deformato puntando il fucile contro l’uomo, Eugenio non aveva ben chiaro ciò che aveva pronunziato ed un poco il suo cuore si scosse davanti a lei, come era giusto che fosse. Ma la sua determinazione nel controllarla eguagliava l’istinto di chiudersi le tasche di fronte alle bollette, per questo non si frenò dall’ esprimere la sua balbettante opinione.

– la prego si fermi! ragionasse un attimo prima di distruggere ciò che resta della mia casa — ad ogni parola il volto della anziana donna gli faceva tremare le budella, ma nonostante tutto riuscì a finire di esprimere il concetto così come intendeva e ad accettare in cuor suo la certezza della sua terza morte per mano di una anziana signora.

— la TUA casa?! questa è la MIA casa. E tu l’hai ridotta ad un porcile! hai un debito da pagare che supera il debito italiano dopo la caduta del duce! o lo paghi o è GUERRA! —

Infatti Eugenio non si fece pregare. I cassetti della cucina si spalancarono e mentre cercava qualsiasi cosa che potesse avere un valore, una malsana idea gli arrivò. Eugenio, il quale avendo anche il crocifisso in mano ed una esperienza da cacciatore di fantasmi alle spalle, gli venne istintivo agitare il crocifisso davanti a sé gridando:

— La putenza di dio ti espelle! — In quell’istante tre voci esclamarono diverse sinfonie in contemporanea, presi dal panico e assuefatti dal “carisma” e la convinzione ferrea di Eugenio, avevano creduto che fosse giunta l’ora del loro esorcismo.

— Ti prego no uccidere m-me! Ho tante mogli! — gemette Ivan.

— No! Il caffè mi aspetta a casa! — pregò Old Classic

— Il mio Hippie! — ripeté il televisore come un disco rotto.

Eugenio, come un palloncino su un letto di chiodi, si sgonfiò appena i proiettili minacciarono di forare il suo prominente buzzo. Preso da una strizza, con il conseguente attacco di diarrea fulminante, causa certamente la sua mancanza di vero coraggio e dignità, si piegò in ginocchio cominciando a pregare. Il suo abbassamento sia fisico che spirituale, lo salvò dalla ferocia dei proiettili, i quali viaggiarono sopra la sua sezione cranica andandosi ad introdurre nelle pareti retrostanti.

— Aspetta! — implorò impenitente. — Farò qualsiasi cosa! pagherò l’affitto! Lo giuro!–

— Ovvio che lo pagherai — disse la giusta donna — tutti devono pagare… — contraendo il suo volto angelico tutt’altro che ambiguo e muovendosi con sinuosa determinazione verso l’uscita dall’appartamento e chiudendosi la porta alle spalle. Una volta chiusa la porta dell’appartamento, la sentì mentre sparava i rimanenti proiettili contro i carabinieri scortesemente invadenti, presumibilmente dalla finestra della scalinata, i quali si ritirarono subito dopo aver scorso lei ed il suo fucile.

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


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