
Uccidere cornacchie
Nella nebbia, nella neve, nel fango… ci sono sempre loro.
Fra i panzer e i semoventi d’artiglieria, fra gli autocarri e le motociclette con sidecar le si possono vedere.
Sono del colore del carbone e si muovono veloci da soldato a soldato, di cadavere in cadavere.
Oggi c’è stato un combattimento molto severo, che ha chiesto un dazio di sangue esoso. Interi plotoni annientati, compagnie decimate, battaglioni sotto organico.
È stata una lotta senza esclusione di colpi. I nostri sono avanzati con precisione germanica e hanno provato a scalzare i comunisti da certe posizioni. Ci sono stati scambi di piombo, ma anche duelli d’artiglieria con tanto di razzi katyusha. E dopo, ancora, lotte corpo a corpo con armi bianche e i Kar 98K usati come mazze.
I comunisti in pilotka sono morti in abbondanza, ma molti altri dei nostri sono morti. Per ore c’è stata tutta questa serie di scoppi ed esplosioni, poi, una volta che la battaglia si è acquietata, le urla e i lamenti dei feriti hanno tormentato i superstiti mentre i portaferiti provavano a individuarli tutti – è stato un grosso lavoro per gli infermieri; ma non tutti ce l’hanno fatta… sembra che per ogni ferito assistito e medicato, ce ne siano due, cinque, dieci!, che muoiono nel fango, nella neve e nella nebbia.
Le cornacchie si limitano a muoversi in mezzo a questo scenario di morte e sono incoscienti della morte collettiva, di questa tragedia senza fine. A loro non importa, basta solo che ci siano i morti.
Poi ci sono io, che con la mia ottica le miro e poi gli sparo uccidendole. Finora ne ho uccise una dozzina, ma so che posso fare di meglio: se non c’è limite alla violenza e alla morte, allora neppure le cornacchie ne sono esenti e certo sono delle belle ingenue se lo pensano… Ma non importa, io non glielo chiedo. Mi assicuro solo che ne muoiano il più possibile e che i loro corpi si uniscano a quell’humus di carne morta e devastata che ricopre ogni campo di battaglia da Leningrado a Stalingrado passando per le desolate steppe innevate e fangose.
Sono così abituato alla morte…
L’unica cosa che mi rende felice è questa: uccidere cornacchie.
Le cornacchie: gli uomini dei reparti Waffen-SS.
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Pensavi ti riferissi davvero ai corvi. Non so nel presente, ma nel passato non mancavano mai di attendere con pazienza la fine delle schermaglie per profittare di un lauto pasto
Eh, già! Grazie per avermi letto!