Un nuovo lavoro

Serie: Il Piano


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Due killer con abilità eccezionali si preparano per un nuovo incarico, ma non sempre tutto fila liscio..

“Non sono sicuro di volerlo fare.”

“Ma stai scherzando? Sono due mesi che ci prepariamo.”

Nell’aria cominciò a diffondersi l’odore di sigaretta. Si formò una nuvoletta di fumo che danzava al ritmo dei giochi di prestigio tra le mani di Pete. Mi guardava incuriosito.

“Lo so. Però sai bene che qualcosa potrebbe andare storto. Una minima variazione nel piano e rischiamo di lasciarci la pelle.”

All’inizio non rispose, si limitò a sorridere mentre tirava avidamente dalla sigaretta. Poi spostò una delle sedie al tavolo accanto a lui e prese posto. Il fumo non mi dava fastidio, ma aprii ugualmente una delle finestre.

“Ultimamente la fortuna non ci ha sorriso molto, è vero. Magari questa è la volta buona che ci mostrerà il magnifico lavoro del suo dentista. Sarò un sognatore?” tirò una boccata e cominciò a fare gesti per tenere la domanda in sospeso “..sì! Ma in ogni caso il piano è praticamente perfetto” disse buttando fuori il fumo.

“Ho due giorni per decidere, dobbiamo comunque aspettare prima di muoverci.”

“No tu non hai due giorni per decidere, hai altri due giorni per rivedere il piano insieme a me e se troviamo falle, le riempiamo con una delle nostre soluzioni geniali” spense la sigaretta nell’esatto momento in cui terminò la frase.

“Non sono due bersagli facili da abbattere e non è nemmeno sicuro che alla fine si incontreranno dove stabilito. Inoltre con noi c’erano almeno altri due tizi che sorvegliavano il posto” dissi e mi sedetti dall’altro lato del tavolo.

“Cosa ti aspettavi? Sono due pezzi grossi che devono farsi guardare le spalle pure mentre vanno a pisciare. Soprattutto, direi. E comunque è il meglio che abbiamo.”

I due soggetti in questione erano proprietari di due multinazionali colpevoli di varie violazioni dei diritti umani in più di un paese, concorrenza che definire “sleale” sarebbe una sorta di complimento, e più di una volta accusati di stupro da parte di ex-dipendenti, di qualsiasi orientamento sessuale. Insomma, avevano le carte in regola per sedersi al tavolo delle incarnazioni del male nel mondo, ma non fu per queste ragioni che ci assunsero. Il motivo era impedire l’avvio della loro carriera politica che altrimenti li avrebbe resi inarrestabili. Non che non avessero già in tasca buona parte dei politici dei loro paesi, ma eventuali presidenze avrebbero garantito l’accesso ad ancora più potere. In più, i loro avversari, nonché nostri datori di lavoro, finirebbero ingoiati senza essere nemmeno masticati. Accettammo per rendere il mondo un posto migliore, ma anche perché erano veramente un mucchio di soldi. A quanto pare una percentuale veniva da una grossa associazione ambientalista che raccoglieva denaro con petizioni per salvare questa o quella nuova specie in via d’estinzione. Non mi rese molto orgoglioso sapere questa cosa, ma erano veramente un mucchio di soldi. Tuttavia il lavoro non era semplice come gli altri. Entrambi venivano sorvegliati costantemente e l’unico momento in cui avremmo potuto beccarli insieme era nell’ascensore in movimento verso l’attico dell’hotel, il luogo dell’incontro secondo le nostre fonti.

Il primo problema era l’ambiente. Non eravamo gli unici ad aver studiato ed effettuato sopralluoghi. Assieme a noi ci sarà stata almeno un’altra squadra per mettere in sicurezza la location prima dell’arrivo dei bersagli. Non potevamo essere sicuri che non ci avessero notato, anche se presumevamo che se l’avessero fatto avrebbero certamente mandato a monte l’incontro e scelto un altro posto. In ogni caso non si sarebbero aspettati l’attacco che avevamo escogitato.

Il secondo problema consisteva nelle trappole e nei controlli dei “corpi di protezione” dei bersagli. L’accesso ad ogni sistema dell’hotel era in mano loro, perciò non potevamo sperare di manomettere l’ascensore e lasciarlo cadere nel vuoto. Inoltre, potevamo immaginare che anche qualche agente governativo avrebbe garantito maggiore protezione ai bersagli, un modo come un altro per arrotondare lo stipendio.

Il terzo era il tempo. Entrare nell’ascensore al momento giusto, uccidere tutti all’istante e svanire nel nulla prima che i rinforzi ci potessero raggiungere non era certo un’impresa semplice.

Ad ogni modo avevamo un piano solido sulla carta, salvo riuscire a saltare verso l’ascensore all’altezza giusta. L’abilità nel teletrasporto è sempre stata utile nella nostra professione. Certo che se ci fossero mai state delle regole nel nostro mondo, non le stavamo certo rispettando. Bastava apparire davanti ai nostri bersagli, rivolgergli un bel sorriso e piazzargli una pallottola in testa prima ancora che potessero rendersi conto della brutta piega che aveva preso la giornata. Tuttavia il teletrasporto porta via molta energia e concentrazione, perciò è sempre meglio essere in due in casi come questi. Il primo salta all’andata, l’altro al ritorno. In più bisogna essere estremamente precisi nel salto, altrimenti si rischia di sbattere contro un muro o venire travolti dall’ascensore in movimento.

Pete accese un’altra sigaretta e andò alla finestra, osservò la vita nelle strade muoversi convulsamente verso le sue destinazioni. Il brusio e gli schiamazzi delle persone si confondevano al borbottio dei motori delle auto nel traffico. Rimanemmo in silenzio. Anche se non dava a vederlo, Pete era sicuramente nervoso quanto me per questo lavoro. Era sempre stato molto sicuro di sé da quando sono apparsi i poteri, ma più di una volta la realtà gli aveva riservato brutte sorprese. Da quando cominciammo a far coppia la situazione non migliorò molto in fatto di fortuna, ma eravamo sempre riusciti a cavarcela. Eppure c’era qualcosa nell’aria quella sera, oltre ai profumi del cibo di strada che cuoceva nei chioschi al di sotto della nostra stanza, a dirmi che avremmo dovuto rinunciare. O per lo meno rimandare. Ma Pete aveva ragione, era il meglio che avevamo e non sapevamo quando avremmo potuto ottenere un’occasione simile.

“Sai cosa? Hai ragione. Facciamolo” dissi battendo la mano sul tavolo, facendo sobbalzare sia Pete che il posacenere.

“Non avevo dubbi” disse lui sorridendo “anche perché non avrei avuto abbastanza soldi per pagare questa e l’altra stanza.”

“Non voglio sapere cosa ne hai fatto dei soldi del lavoro in Cina, ma dovresti darti una regolata. Se dovessimo uccidere qualcuno per ogni volta che rimani al verde, correremmo il rischio di rimanere soli al mondo.”

“La verità è che ormai accetto solo contanti. I pagamenti con le carte di credito ormai sono rischiosi” disse Pete sollevando le spalle.

“La verità è che sei consapevole del tuo potere nel perderle.”

Quella sera cenammo con poco e ci preparammo per l’indomani.

La mattina seguente lasciammo la stanza. Pagai in contanti e raggiunsi Pete che caricava i borsoni nel bagagliaio dell’auto noleggiata qualche giorno prima. Ci recammo all’hotel Supreme, luogo dell’incontro.

“Ricordati di telefonarmi appena sei dentro” dissi a Pete mentre accostavo davanti all’entrata dell’albergo.

“Certo mamma, ricordati di parcheggiarla lontano” rispose scendendo dall’auto.

Mi diressi verso l’altro lato della città, dove avevamo individuato un parcheggio pubblico ben distante da occhi indiscreti. Il telefono squillò non appena girai la chiave per spegnere il motore. Rifiutai la chiamata e uscii dall’auto. Recuperai i due borsoni dal bagagliaio, nascosi le chiavi dietro la ruota anteriore sinistra e tornai al posto di guida. Il piano prevedeva che entrassi saltando, per evitare che il mio bel faccino venisse ripreso dalle telecamere dell’albergo. Chiusi l’auto dall’interno e mi concentrai sull’immagine della mia destinazione, Pete e la stanza. Feci un paio di respiri profondi, chiusi gli occhi e resi più chiara quell’immagine. Poi saltai verso di essa e, dopo il solito momento di confusione dello spostamento, travolsi Pete che cominciò a lamentarsi.

“Io lo sapevo che mi saresti piombato addosso. Meno male che ho aspettato prima di pisciare” disse spingendomi via per rialzarsi e andare in bagno.

“Potevi farti trovare davanti al letto per un atterraggio più romantico.”

“L’ho fatto. Sei tu che hai fatto il salto nella direzione opposta.”

Mi girai. Ero per terra al centro della stanza ed effettivamente il letto si trovava alle mie spalle. Pete uscì dal bagno mentre si tirava su i pantaloni e si dirigeva verso la porta della camera.

“Bene, ora non ci resta che prepararci alla fine del lavoro. Ma prima di questo, meglio mettere qualcosa sotto i denti, vado giù al ristorante ad ordinare la colazione.”

Si fermò improvvisamente nel momento in cui guardò attraverso lo spioncino, con la mano destra sulla maniglia. Vidi la sinistra muoversi lentamente verso la fondina nell’interno giacca.

“Ti conviene venire a vedere” disse Pete a bassa voce “credo che sia uno dei figli di puttana che sorvegliava questo posto insieme a noi.”

Lo guardai mentre ero ancora a terra.

“Ora voglio proprio sentire l’idea geniale che dovrebbe salvarci il culo.”

Serie: Il Piano


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Anche io ho apprezzato l’efficacia e la naturalezza dei dialoghi, cosa affatto scontata.
    Utile il potere del teletrasporto, ma intelligente la tua idea che abbia dei limiti, per non renderlo una soluzione troppo “di comodo” che avrebbe banalizzato la narrazione.

    1. Ciao!
      Credo che i dialoghi, in certi casi, esprimano di più la personalità dei personaggi, perciò cerco di renderli fluidi e naturali proprio per far capire parte della psicologia dei personaggi.
      Grazie per la lettura e per i complimenti!

  2. “Magari questa è la volta buona che ci mostrerà il magnifico lavoro del suo dentista”
    bello questo giro di parole! “la fortuna ci sorriderà” era troppo scontato!! 🙂 Bravo!

    1. Pensa che inizialmente c’era una frase lunga il doppio con un giro di parole intricatissimo – per fortuna sono un cultore della semplicità! 😀

  3. Ciao, mi hanno convinto i dialoghi, realistici, che hai messo in bocca ai personaggi. Molto particolare l’idea e interessante la trama. Curiosa di sapere come si salvano. Ad uscire dalla stanza non credo che incontreranno problemi visto il potere. Piaciuto.